Ci segnalano e condividiamo questo comunicato al quale siete invitati ad aderire diffondendolo e segnalandolo sulla pagina facebook di Torpedos Roma.Buona lettura!
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Ciò che avvenne a via Testi nel 2010 è stato descritto approfonditamente dalle decine di comunicati usciti in questi giorni, di cui forse il più dettagliato è quello intitolato “4 crepe”.
Per questo motivo non racconteremo tutto l’accaduto, e soprattutto perché preferiamo non ripetere i particolari di questa storia.Una storia che non avremmo mai voluto leggere né ascoltare e che -forse per un eccesso di presunzione- pensavamo che non sarebbe mai potuta succedere. Presunzione perché molti di noi hanno ritenuto che bastasse definirsi “compagni” per esserlo davvero, e che era sufficiente riempirsi la bocca con parole come “antisessismo e antifascismo” senza doverne comprendere appieno il significato. Quella sera in quella sede politica non c’era un gruppo di compagni –sebbene appartenenti alla RAF e piuttosto attivi nella militanza- ma un branco di stupratori. Branco che in questi anni è stato fin troppo protetto, coperto, difeso, e nel “migliore” dei casi allontanato con poca fermezza.
Riteniamo intollerabile e ingiustificabile questo episodio e non condanniamo SOLO chi ha compiuto fisicamente lo stupro, ma anche chi –implicato penalmente nei fatti o meno- ha minimizzato e nascosto la verità, ignorato l’accaduto, guardato il video senza riconoscere la sua violenza intrinseca, deriso e isolato la ragazza, sostenuto e tutelato gli stupratori. Perciò chi ha compiuto anche una sola di queste amenità non si reputi “innocente” solo perché non ha ricevuto un atto dalla questura. Non aspettiamo che un tribunale penale ci indichi quali siano i presunti “complici”, non aspettiamo che un gruppo di sbirri prenda possesso di un video di uno stupro per renderci conto della realtà dei fatti. Sei anni di pesantissimo silenzio hanno avvolto questa vicenda ( interrotti solo da un vago e confuso comunicato di 2 anni fa) e in questo arco di tempo si è cercato di mistificare le dinamiche spostando la focalizzazione sulla ragazza, giudicando la sua condotta morale, screditando la sua versione dei fatti, tacciandola di infamia e tramutandola con un abile gioco di pettegolezzi in una persona non gradita negli spazi. Dall’altra parte chi invece non era la vittima bensì il seviziatore fu lasciato libero di orbitare intorno a noi, di frequentare concerti e assemblee ritendendo perfino più credibile la sua versione (se uno stupratore nega di essere tale allora sicuramente non lo è…).
Includere la ragazza nella cerchia dei responsabili è ripugnante e incoerente, come è ripugnante ed incoerente condannare questo episodio aggiungendo allo stesso tempo dei “ma” e dei “però”. Prendere una posizione dura e chiara è utile affinché un fatto così grave non avvenga più. Condannare e cacciare chi l’ha compiuto o ha collaborato affinché rimanesse“un panno sporco da lavare in famiglia” è fondamentale. Ma per sradicare il sessismo bisogna fare un lungo percorso di autocritica, per riconoscerlo anche nei più piccoli gesti ed eliminarlo totalmente. Perché il sessismo non è solo rappresentato dal suo esempio più brutale, lo stupro, ma si cela in tanti altri comportamenti di cui i compagni e le compagne non sono esenti. Non tollerare lo stupro significa non tollerare anche tutti gli altri atteggiamenti spesso ritenuti “innocui”.
Quello che è accaduto a via Testi è l’apice della degradazione in cui stiamo precipitando rovinosamente da molti anni; la violenza sessuale, l’omertà al riguardo, la totale perdita di lucidità, l’assenza di rispetto per una sede politica, l’oltraggio alla gloriosa resistenza che oppose Parma al fascismo. Dovremmo tutti quanti riesaminare il nostro comportamento fuori e dentro gli spazi politici e analizzare con più attenzione le situazioni che avvengono attorno a noi -ad esempio durante le serate- per evitare di voltare ancora una volta la testa pensando “che vuoi che sia”. Agire affinché non avvenga più vuol dire soprattutto intervenire tempestivamente quando si ha il presentimento che qualcosa non va.
La nostra solidarietà va a Claudia (n.b. nome di fantasia) che sta affrontando con forza un processo penale in cui la sua vita sessuale è messa sul banco degli imputati, e che dopo anni di vessazioni e isolamento è riuscita a far emergere finalmente quello che accadde davvero quella notte. INVITIAMO tutti i collettivi, i gruppi e le individualità varie che condividono questo comunicato a firmarlo per diffonderlo il più possibile.
TORPEDOS ROMA
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