Sicuramente ricorderete la vicenda di Parma, su alcuni ragazzi accusati di stupro di gruppo dentro uno spazio autogestito e “antifascista” ai danni di una ragazza che era del tutto incosciente. Il processo che vede imputati i ragazzi scaturisce dall’indagine su un video in cui si vede quello che era successo e che è diventato prova per una accusa di stupro di gruppo. A margine della vicenda che vede la ragazza abbastanza sola ad affrontare le udienze c’è l’indifferenza o, peggio, la banalizzazione da parte di compagni e compagne che fanno muro a difesa degli accusati invece che a difesa della “presunta” vittima. A rompere il silenzio sono intervenute alcune realtà (Generiot, ArtLab Occupato, Casa Cantoniera Autogestita, Rete Diritti in Casa, Parma Antifascista).
Un’altra realtà prende la parola oggi con questo comunicato [QUI il pdf che eventualmente potete stampare e fare leggere nelle vostre realtà] firmato come Romantic Punx assieme ad un gruppo di Guerriere Sailors. Stanno raccogliendo adesioni e se avete voglia di aderire potete scrivere all’indirizzo mail: romantikpunx@gmail.com
Un abbraccio alla donna che sta affrontando un processo sulla propria pelle, in termini giudiziari e sociali, fino all’ostracismo nei suoi confronti in sedi e ambienti politici. Un abbraccio a chi riflette sul sessismo nei movimenti perché è necessario guardarlo a fondo per combatterlo. Buona lettura!
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Circa i fatti di Parma nella sede della RAF: come riparare 4 crepe prima che qualcosa si rompa per sempre.
Nel settembre del 2010 in via Testi a Parma un numero imprecisato di individui (da 4 a 6) ha preso parte attivamente e/o come spettatore ad uno stupro di gruppo ai danni di una ragazza, che da poco aveva compiuto diciotto anni.
La violenza è avvenuta su un soggetto totalmente incosciente, condizione che pare impossibile possa essere stata causata soltanto dal (poco) vino che lei ricorda di aver bevuto. Al momento dello stupro era incapace di dare il suo consenso o di opporre resistenza fisica o verbale. Lo sappiamo perché i suoi stupratori hanno ripreso la scena con un cellulare. Quello che si vede in quel video non lascia alcun dubbio in merito alla natura della violenza di cui sono colpevoli. Colpa, già di per sé terribile, aggravata dalla volontà di infierire attraverso la penetrazione coatta di un fumogeno.
Non avremmo voluto entrare così nel dettaglio; questo elemento tuttavia è importante dal momento che quell’oggetto, o meglio, la parola con cui viene identificato –fumogeno-, nei mesi successivi allo stupro è diventato il nomignolo dispregiativo con cui la vittima è stata chiamata. La ragazza del fumogeno non poteva davvero immaginare che i fatti di quella notte, mai denunciati per paura, vergogna o per incolmabile voglia di buttar tutto alle spalle e dimenticare; fossero diventati un fenomeno “virale”.
Quel video è stato visto da decine e decine di persone, guardato e riguardato fino a farlo diventare il simbolo della loro prevaricazione e della sua umiliazione, un osceno spettacolino di cui ridere o vantarsi.
E fin qui tutto male. Anzi malissimo… Eppure il peggio deve ancora arrivare, perché in via Testi a Parma non c’era un pub, una discoteca o un’abitazione privata e neanche un bosco oscuro e minaccioso o un vicolo buio e degradato di un quartiere pericoloso. In via Testi c’era un edificio come ce ne sono tanti nel nostro Paese. Quei blocchi tutti uguali che si confondono uno con l’altro… questo era diverso perché in quel blocco banale di cemento armato c’era la sede della RAF (la Rete Antifascista di Parma) ed i soggetti coinvolti in questa storia di orrore e violenza sono uomini e donne che appartenevano o frequentavano la RAF.
E qui qualcosa si rompe.
PRIMA CREPA
Siamo convinti che il fascismo non sia un’esclusiva della Storia identificabile nel ventennio del regime in Italia. Crediamo anche che i fascisti non siano soltanto i nostalgici di quell’epoca, perché il fascismo non è solo un partito, un regime del passato o una fazione politica a cui unirsi o contro cui lottare. Il fascismo è prima di tutto un’attitudine, un modo di pensare, agire, lottare e odiare. È fascista chiunque usi la propria forza per normalizzare e uniformare le diversità e opprimere le minoranze. È fascista chiunque usi la debolezza altrui per imporre con la violenza la propria volontà. È fascista chi discrimina in base alla sessualità, il genere, il corpo, la spiritualità, la religione, la specie o l’età.
Non possiamo oggi parlare di antifascismo senza condannare ogni sessismo o specismo, perché la lotta per la liberazione della donna e dell’uomo è una guerra per la libertà in difesa degli oppressi, degli animali e della Terra. Una guerra contro la disperazione, l’ignoranza e il potere che opprime.
Uno stupro è sempre e comunque un atto fascista, anche se chi lo commette si dichiara antifascista.
L’antifascismo non è soltanto un coro da urlare in “curva” o una toppa da cucire sul bomber. Essere antifascista è pensare e agire antifascista.
Chiunque stupra è un fascista e noi lo combattiamo in quanto fascista e stupratore.
Chiunque respira, si muove e parla dalla nostra parte della barricata, che si permette di avere atteggiamenti fascisti verrà combattuto in quanto fascista e stupido vacuo pezzo di merda.
E nei giorni, settimane, mesi successivi alla violenza? La ragazza non denuncia alla polizia, non parla con nessuno; il video continua a girare, tutti lo guardano eppure nessuno VEDE la violenza. Gli uomini attorno a quel tavolo sui cui giaceva inerme la ragazza continuano a frequentare cortei, concerti, spazi occupati e autogestiti… E ridono, parlano, bevono birre, escono con ragazze, stringono nuove amicizie; nonostante giri un video in cui “fanno sesso” con una donna che sembra morta. Non pensano sia sbagliato e nessuno glielo fa capire. La ragazza non ha chiari ricordi, ma sa che quel gruppo di persone le ha fatto qualcosa di brutto, qualcosa che ha percepito come una violenza,e vuole sapere il perché di quel nome, vuole sapere perché i “compagni” di Parma (e non solo) la chiamano Fumogeno. È un amico a dirglielo, un amico che le dice: «è per quel video che gira, per quello che è successo quella notte…»
Se una donna o un uomo percepiscono un atteggiamento come fastidioso o violento è una molestia.
Se una donna o un uomo sono palesemente alterati perché sotto l’effetto di alcol o droghe non possono dare un consenso. Senza consenso è stupro.
Può capitare di sentirsi degradati o violati dopo un rapporto sessuale, anche se inizialmente abbiamo dato il consenso. Non sapere cogliere o ignorare i segnali del malessere altrui è violenza.
Se una donna prova piacere durante un rapporto sessuale, lo esplicita. La totale passività a volte è sintomo di un malessere che non riesce ad essere espresso. Il silenzio non equivale ad un consenso. Senza consenso è stupro.
Riprendere un rapporto sessuale senza consenso è violenza. Diffondere un video girato durante un rapporto sessuale (e a maggior ragione uno stupro) senza il consenso dei soggetti coinvolti è violenza.
E non importa se in altre situazioni abbiamo dato il consenso per rapporti di natura intima, sessuale o sentimentale. La violenza troppo spesso avviene all’interno di mura: muri domestici, muri di relazione e muri di appartenenza ad un gruppo sociale e ciò non la rende meno grave. Così come la moralità (intima e politica) di una donna non deve costituire un attenuante al sopruso di un uomo. Se non diamo il consenso e percepiamo una parola, un atteggiamento o un rapporto come degradante o violento è stupro.
E questo dovrebbe essere scontato per chi si dichiara antifascista e quindi anti-sessista.
Chiunque non comprenda questo e non distingua la differenza tra una donna che gode e gioca ed una donna che subisce una violenza, verrà combattuto in quanto fascista, maschilista e orribile vacuo pezzo di merda.
Lo stupro – ridotto ad un ridicolo spettacolo ad uso della miseria umana di uomini e donne a cui mancano non solo le basi teoriche, ma anche semplicemente il cuore e la testa di capire – sarebbe così rimasto impunito. Un peso schifoso ad esclusiva della vittima, che nel frattempo crolla emotivamente e viene travolta da una spirale di autolesionismo e disperata ricerca di affetto e calore; una spirale verso il basso, fatta di scelte sbagliate, di relazioni tossiche e merda intuibile e/o prevedibile anche senza bisogno di cercare su Google “disturbo post-traumatico da stress dopo una violenza sessuale”. Lei, sola, in balìa dei suoi demoni // gli altri, gli stupratori (e spettatori dell’orrore), in mezzo a noi.
Ma nell’agosto del 2013 un ordigno rudimentale scoppia a pochi passi dalla sede di Casa Pound a Parma e partono delle indagini che come prevedibile, vanno a colpire il movimento anti-fascista e anarchico parmense e delle zone limitrofe.
C’è chi dice che sia stata una soffiata, c’è chi dice sia stata proprio Casa Pound a fare la segnalazione o forse è stato il normale iter delle indagini. Poco importa il come, ciò che conta è il fatto che gli inquirenti sono venuti in possesso di quel video – che gli stupratori avevano realizzato e diffuso – e di un nominativo: il nome e il cognome di colei che troppi hanno chiamato la ragazza fumogeno.
Sola, con i suoi demoni, e un numero imprecisato di carabinieri che le fanno domande per ore e ore. Le chiedono quali sono i suoi rapporti con quel gruppo di uomini e donne che si trovano nella sede della RAF, le chiedono se li frequenta, se sono suoi amici, se sono suoi compagni.
No, non li frequenta.
Perché non li frequenta? Ha forse litigato? Le hanno fatto qualcosa? E lei ci è mai stata in via Testi? E cose le è successo in via Testi? Poi tirano fuori il video e glielo mostrano. E ancora domande. È lei nel video? Chi c’erano quella notte in via Testi? Iniziano a fare dei nomi. Lui c’era? E questo? Sicura che non ci fosse anche quest’altro? Alcuni sono stati identificati nel video. Si sentono delle voci. Di chi sono quelle voci?
Dopo ore interminabili vengono fuori i nomi di persone che lei ricorda nella sede della RAF il giorno dello stupro. E quanti… quanti di noi sarebbero realmente in grado, al di là delle nostre saldissime convinzioni, di reggere?
TERZA CREPA
Chiunque si dichiari “anarchico” dovrebbe rifiutare lo Stato, le sue Istituzioni e disconoscere la giustizia dei tribunali perché legale non equivale a giusto. Gli anarchici, quindi, non dovrebbero cercare di correggere i torti subìti rivolgendosi a chi le leggi le fa, le impone e punisce chi non le rispetta. Questo perché l’anarchia è auto-organizzazione ed auto-gestione, con il fine supremo del bene comune che dovrebbe superare l’interesse individuale.
Ma se per mantenere e garantire il bene di un gruppo, bisogna schiacciare altri individui, mettere a tacere il malessere e voltare le spalle agli ideali? Possiamo ancora definirci anarchici?
Se rifiutiamo quella legge sorda e cieca che viene imposta dall’alto e punisce chi non obbedisce, possiamo replicarne il modello imponendo la sterilità della teoria, a discapito dell’imperfezione dell’empatia, del buonsenso e dell’umanità?
“Chi parla con la polizia è un infame e nei nostri posti non ci deve mettere piede”
E allora chiediamoci perché i primi a VEDERE la violenza in quel video, che tanti compagni e compagne anarchiche avevano guardato, sono stati carabinieri e magistrati. Perché una ragazza che ha subìto una tale violenza si è trovata sola e impreparata “in mano” alle forze armate, addestrate e formate per gestire queste situazioni a loro vantaggio? Dove siamo state in quei tre anni che vanno dallo stupro al giorno in cui due pattuglie sono andate a cercare la ragazza a casa della sua famiglia? Perché al posto di diffondere il video, umiliarla, organizzare assemblee CON gli stupratori non è stato fatto muro attorno alla ragazza? Perché per salvare il gruppo si è deciso di abbandonare chi davvero aveva bisogno?
“Le persone fragili indeboliscono il movimento perché possono essere manipolate da sbirri e fasci”.
Crediamo invece che il movimento sia debole se non è in grado di accogliere e proteggere i deboli e gli oppressi. Crediamo che il movimento si indebolisca se si arrocca su teorie di purezza e integrità, senza essere capace di accogliere (e formare e informare) anche chi non obbedisce alle Sacre Scritture del rivoluzionario perfetto. Siamo fermamente convinte che non sia questo il momento di fare un processo all’integrità politica di chi ha subìto la violenza degli stupratori (prima) e dello Stato (poi), perché il suo agire non può far passare in secondo piano la condanna dello stupro e della violenza sessista perpetuata da chi si dichiara compagno, anarchico e antifascista. Se dobbiamo fare un processo politico allora facciamolo anche a chi ha stuprato e condiviso quel video, a chi l’ha chiamata fumogeno e facciamolo soprattutto a noi stessi. Noi per prime dovremmo metterci sul banco degli accusati e chiederci che cazzo avevamo in testa quando non abbiamo voluto prendere posizione perché “è stata violentata, MA…”
Durante quell’interrogatorio avvenuto anni dopo lo stupro, è stata redatta dai Carabinieri una deposizione, firmata dalla ragazza, con i nomi di chi lei si ricordava quella sera in via Testi. Tra questi nomi è stata tirata in causa una persona che ha dichiarato di essere all’estero all’epoca dei fatti e che poi è stata prosciolta dallo Stato. Degli altri nominati e convocati dalle Forze Armate come persone informate sui fatti, 4 uomini sono poi stati accusati e ora a processo (di cui uno all’estero che risulta irreperibile), perché identificabili nel video.
Ricordiamoci che stiamo parlando di una persona che non ha mai denunciato e non aveva nessuna intenzione di farlo, ma che si è trovata a doversi costituire parte civile di un processo per reato di stupro di gruppo. Non per un atto politico, non per un’azione del movimento, ma per violenza carnale con una manciata di aggravanti dal momento in cui era priva di sensi quando è avvenuta. A cui si aggiungono quattro persone accusate di favoreggiamento che, secondo gli inquirenti, hanno mentito per coprire gli stupratori o minacciato la vittima per indurla a negare la violenza subìta. Sono innumerevoli i messaggi di minacce e di insulti sessisti con cui è stata bombardata da quando sono partite le denunce. Troppe sono state le occasioni in cui è stata cacciata con violenza, senza la possibilità di essere ascoltata, da spazi occupati e autogestiti.
Per quanto si possa reputare grave il fatto di trovarsi “collusa” con la giustizia, non crediamo che la sua debolezza sia tanto grave da giustificare quello che è stato fatto nei suoi confronti. Per “vendicare” chi era stato convocato dalle Forze Armate o proteggere gli stupratori, infatti, è stata messa in moto una macchina spietata che si è alimentata di voci assurde, minacce e persino aggressioni fisiche nei suoi confronti. Nel darle dell’infame, nel trattarla da infame, è passato il messaggio che è più grave denunciare uno stupro che stuprare. Che sebbene lo stupro fosse avvenuto all’interno di uno spazio politico, risultava difficile prendere posizione perché lei ha fatto questo, detto quello e perché lei è… E noi non crediamo che chi la condanna per aver parlato con le Forze Armate, voglia questo. Speriamo vivamente che il movimento sia abbastanza maturo e lucido per distinguere le due cose e contestualizzare i fatti. Condannare la violenza senza se e senza ma e poi, in un’altra sede e coi giusti modi*, riflettere sul perché si siano creati i presupposti di ciò che è successo.
*I GIUSTI MODI: quanti di noi le hanno scritto o chiesto la sua versione? Quanti di noi l’hanno minacciata con messaggi anonimi o su Facebook per poi bloccarla e non darle la possibilità di parlare? Quanti di noi hanno diffuso le “voci” messe in circolo dagli accusati senza mettere in discussione la fonte? Quanti di noi hanno reputato più grave la presunta infamia di uno stupro? Quanti di noi attaccano la Giustizia dei tribunali per poi formulare le proprio accuse con le loro carte e i loro metodi? Quanti hanno chiesto di vedere il video perché “altrimenti non ci crediamo”? Ed è così che pensiamo di gestire la nostra giustizia all’interno degli spazi?
QUARTA CREPA
Alla base dell’antisessismo ci dovrebbe essere la forza di condannare qualsiasi forma di violenza ai danni delle donne in quanto donne. Ciò non significa difendere una donna per partito preso, ma condannare ogni stupro anche se fatto da “compagni”, amici o uomini che amiamo. Anche ai danni di una donna che reputiamo esecrabile, meschina o nemica. Anche se ci ha fatto del male. Una femminista non insulta un’altra donna per il suo aspetto fisico, per le sue preferenze sessuali o per i suoi appetiti erotici. Una femminista non usa espressioni violente e maschiliste ai danni di un’altra donna. Per quanto siano nobili le motivazioni, la violenza sessista (fisica e verbale) è per noi condannabile, inaccettabile e ci batteremo duramente contro di essa.
Concludiamo.
Se anarchici vogliamo creare una socialità-altra all’interno dei nostri spazi libertari, rivendichiamo le nostre idee e i nostri corpi, rifiutiamo il ruolo delle istituzioni in ogni sua forma, combattiamo il braccio armato dello stato, tanto da chiamare lucidamente infame colui che denuncia un compagno; non possiamo che chiederci ora cosa abbiamo fatto negli anni in cui avremmo dovuto cercare le modalità di tutelare una vittima, coscienti del nostro ruolo, prima della macchina giudiziaria, prima della meraviglia di fronte al crollo emotivo di una donna. Sei anni di silenzio.
Eppure sapevamo bene che l’omertà è da sempre fedele compagna della violenza maschile.
Come possiamo definire libertario un luogo in cui può avvenire una violenza tanto grave da essere definita stupro, anarchico colui che perpetua atteggiamenti che condanniamo nella società patriarcale, fascista, omertosa e violenta?Come possiamo oggi definire questi spazi liberati e noi liberi?
Ciò che è accaduto a lei poteva succedere ad ognuna di noi. Messa da parte la teoria astratta, la marzialità di un codice e il superomismo celodurista che preferiamo lasciare a predicatori, soldati e bulli, non possiamo che essere orgogliose di lei e della sua forza, oggi, perché ciò che ha vissuto avrebbe forse annientato molte di noi. Quell’incredibile forza che sta dimostrando nel voler rivendicare il diritto a frequentare i nostri spazi e il suo coraggio davanti all’oscenità perpetuata nell’aula di Tribunale, dove si ritrova – davanti agli occhi dei suoi stupratori – a rivivere ogni istante, ogni sensazione, ogni ricordo legato a quella notte e alla sua vita intima passata e presente.
Ed è con la sua stessa forza, nella nostra unione, nella nostra voglia di lottare in nome della gioia, dell’ironia e della rivolta contro l’esistente che rivendichiamo la stessa urgenza che è dell’essere punk. Ci sarà il tempo dei comunicati ben scritti e dei percorsi a lungo, lunghissimo termine atti a rivoluzionare i nostri mondi – li stiamo già facendo così nell’intimo così come nei nostri spazi – ma ora è tempo delle parole urlate, della follia sgangherata dei tre accordi suonati con tutta la nostra forza, della bellezza imperfetta delle nostre anime in subbuglio, perché da sempre il punk ci ha insegnato ad usare il cuore, la testa per mettere in discussione e contrastare ogni tentativo di oppressione e subordinazione alla norma.
Ed oggi ci alziamo in piedi, ritti come chiodi che scintillano nella notte delle belle cose, insieme, contro la violenza avvenuta quella notte in via Testi, la vergogna di quel video diffuso e l’orrore di quel nomignolo. Contro il suo abbandono e l’incapacità di vedere il disagio di una donna. Contro l’omertà e il muro di silenzio. Contro i modi e il linguaggio adottati nei suoi confronti. Contro chi l’ha processata, condannata e punita basandosi su voci e fatti incompleti e di parte. Contro chi l’ha minacciata, aggredita, allontanata dagli spazi occupati usando la violenza…
Ed è contro tutto questo che aprendo la bocca è uscito questo urlo.
Leggi anche:
Comunicato di solidarietà dalle Mujeres Libres di Bologna
Ai compagni e alle compagne di #Parma: restituite agibilità politica alla vittima di violenza
Stupro di gruppo a Parma: la violenza è sempre fascista
Ancora sui fatti di #Parma: cosa vuol dire essere vittime di abusi
Intervista su Radio Onda Rossa (audio)
Comunicato RoR su stupro di gruppo a Parma
A proposito dello stupro di gruppo a Parma
#Parma: fuori i sessisti e i cripto/fascisti dai movimenti
#Consenso: se capisci quando lei vuole un tè perché non sai quando vuole il sesso?
A proposto dello stupro di Parma del 2010
https://antispefa.noblogs.org/a-proposto-dello-stupro-di-parma-del-2010/
La violenza degli uomini sulle donne non ha colore politico, non ha classe, non ha appartenenza. È trasversale a tutti gli ambienti perché la volontà di umiliare la donna è presente e permea la societa tutta: siamo noi donne a dover fare squadra e sostenerci SENZA DUBBIO ALCUNO in queste situazioni, invece di ossequiare i nostri seviziatori. Se su quel tavolo ci fosse stata una qualunque di noi credete avrebbe fatto differenza?quando toccano una, toccano tutte.
il fascismo o l’antifascimo non ha nulla a che fare con l’atto dello stupro. quella manica di merde umane che ha commesso quel fatto non ha importanza di che colore politico o in quale ideologia anarchica o meno credano. sono merde punto e basta. questo episodio dovrebbe far riflettere attentamente su chi oggi si proclama antifascista , antagonista, anarchico. non sono gli ismi a determinare cio che sei, sono gli atti del singolo che lo identificano come essere umano. tutto il resto sono solo stronzate. quanta gentaglia abbiamo nei centri sociali che si dichiara antifascista e ha un comportamento assolutamente identico al peggiore fascio in circolazione? a questi omini di letame che manifestano nelle piazze dichiarando il loro antifascismo per poi stuprare una loro “compagna” auguro di marcire in galera e di crepare di stenti. agli aguzzini e ad i complici del silenzio..voglio dire solo che avete dato una reale dimostrazione di cio che siete e di quanto sia pulita la rete antifascista di parma . i miei complimenti , siete riusciti a far apparire i veri fascisti come i “puliti” mentre siete proprio voi che meritate di affogare nella vostra stessa merda ipocrita !
…marcire in galera e crepare di stenti sono parole eccessive che rendono un po’ fragile questo post. Parlerei piuttosto di una pena giusta (tra cui senz’altro galera e servizi sociali). Per il resto completamente d’accordo. Aggiungo: uno stupro é uno stupro (una orribile violenza), sono stupefatto che questa cosa non sia riuscita ad essere stata nascosta per così tanto tempo. É molto triste sapere che viviamo ancora in una società che consente queste cose.
In ultimo ma é la prima cosa SOLIDARIETÀ ALLA RAGAZZA. SONO CON TE, TE, TE, TE!!!
Buongiorno, vorei capire cosa vuol dire la frase:
“quanti di noi sarebbero realmente in grado, al di là delle nostre saldissime convinzioni, di reggere?”
Vuol dire che la cosa migliore sarebbe stata reggere e tacere mentre purtroppo non è stato possibile perché messa sotto pressione dai carabinieri?
Forse sono io che ho capito male, in ogni caso per me anche se la denuncia l’avesse fatta lei di sua iniziativa ne avrebbe avuto il pieno diritto legale e morale, se poi altri hanno una morale diversa che obbliga a subire qualsiasi abuso senza denunciarlo perché lo stato è cattivo, queste persone sono libere di agire secondo la loro morale, ma non di imporre ad altri la morale propria. Per quello basta il Vaticano.
Mah, se proprio non volevano chiamare gli sbirri dovevano, il giorno dopo, ridurre gli stupratori a delle polpette umane. Se è mancato il coraggio di fare ciò, si è delle merdine, ci si scaglia contro gli sconosciuti per deflagrare la rabbia, ma il fascista amico che stupra lo prendiamo a pacche sulle spalle. Tutta questa gente è spazzatura, inferiore, degna di oblio e del peggio.
Hai capito bene invece, hai rilevato la perversione di fondo.
Io però non ho ancora capito una cosa:
A parte questi comunicati lunghissimi e prese di posizione da celodurismo c’è qualcuno che ci mette la faccia e dice a chiare lettere “Tizio, Caio, Sempronio che si riconoscono benissimo nel video non sono più ben accetti nello spazio X / al corteo Z / alle azioni riguardo Y?”.
E lo stesso dovrebbe valere per chi l’ha coperti.
O ancora meglio: c’è qualcuno che L’HA fatto e li ha allontanati fisicamente o a 6 anni di distanza me li posso tranquillamente trovare a qualche iniziativa NoTAV? Giusto per sapere.
quello che si sa è che hanno allontanato lei e non il contrario.
“Fedeli e ubbidienti, i Mirmidoni servivano bene il loro padrone, agendo nell’anonimato come EFFICACI AGENTI DI TERRORE. In un senso molto reale, in seno alla nostra società gli stupratori svolgono una funzione di Mirmidoni per tutti gli uomini. Ammantati da miti che oscurano la loro identità, anch’essi fungono da ANONIMI AGENTI DI TERRORE.
Sebbene siano questi a sporcarsi le mani, SONO GLI ALTRI UOMINI, QUELLI SUPERIORI A LORO COME CLASSE E CONDIZIONE SOCIALE, CHE HANNO SEMPRE BENEFICIATO DEI VANTAGGI DURATURI del loro stolido misfatto.
Un mondo privo di stupratori sarebbe UN MONDO DOVE LE DONNE POTREBBERO MUOVERSI LIBERAMENTE SENZA PAURA DEGLI UOMINI.
Il fatto che ALCUNI UOMINI stuprino costituisce una MINACCIA SUFFICIENTE A MANTENERE TUTTE LE DONNE IN UNO STATO COSTANTE DI INTIMIDAZIONE”.
(Susan Brownmiller “AGAINST OUR WILL” 1975)
Fermo restando che i miliziani della colonna Durruti, anarchici e veramente antifascisti (loro sì, non queste indegne, miserabili caricature degli Arditi del Popolo, questi abusivi di Parma, sia i responsabili della violenza, sia coloro che sapendo hanno taciuto), gli stupratori semplicemente li fucilavano.
Gianni Sartori
Muro crollato:
La sottile linea di confine tra compagno e camerata.
Immagino per un attimo di essere lei. Sono fumogeno. Oggi mi sono svegliata e sono fumogeno. Ieri ero lei. Mi piaceva fare sesso se capitava. Oggi no. Oggi sono fumogeno. Fu-mo-ge-no. E’ la cosa più ridicola che abbia mai sentito. E sono io. Sono io la cosa ridicola, la cosa risibile.
Forse sarebbe successo in qualsiasi luogo, in qualsiasi contesto. Forse era scritto che io, appena compiuti i diciott’anni, sarei diventata fumogeno. Fossi stata in fabbrica a lavorare, o pure suora, o a una festa coi compagni di classe, forse sarei stata stuprata ed umiliata comunque.
Ma la cosa che non mi convince, la cosa che è successa e che poteva succedere solo nel contesto nel quale mi trovavo, è il post. Il post di silenzio e omertà. Perché gli sbirri vanno tenuti alla larga. Perché se legittimi lo Stato a punire i tuoi di oppressori, allora legittimi lo Stato ad ammazzare i Cucchi, gli Uva e tutto il resto. E non può essere. In fondo sono solo un corpo abusato. Sono un ridicolo ammasso di carne con un ridicolo nomignolo ora, che non vale quanto il mantenere intatta la nostra capacità di autogestirsi le situazioni.
Ecco. Questa cosa di stare zitti, di non fare gli infami, poteva succedere solo tra noi compagni. O al più tra noi camerati.
Ora io mi chiedo ma il movimento ha intenzione di prendere le dovute posizioni riguardo a chi gestisce questo spazio? Lasciamo a parte momentaneamente il gruppo di beceri violentatori. Chi gestisce il centro antifascista di Parma, che ha affrontato la situazione con fare omertoso, può davvero continuare ad dichiararsi antifascista o anarchico?
Non sono d’accordo che chi denuncia un “compagno” che ha sbagliato, venga giudicato un “infame”, perché è un principio che appartiene ai fascisti e mafiosi. Il rispetto di un’altra persona è un principio irrinunciabile per chi si professa antifascista.
Fino a quando si troverà una giustificazione ad uno stupro,una violenza o ad una qualsiasi violazione del diritto di essere liberi di essere chi siamo,senza subire “il gruppo” codardo e vigliacco, non potremo definirci società civili. Sono vicina a questa ragazza e la stimo per aver avuto la forza di non soffocare tutto dentro. Spero che la giustizia la aiuti
Sento da tempo la necessità di ritrovare dignità, buttare all’aria la definizione stessa di “compagni” per quanto da una vita m’accompagni. Non sono compagno di uno skin, per quanto antifà si dica, ma nemmeno di chi indossa una cravatta. Non sono compagno d’uno sbirro, ma nemmeno dell’omertà coatta. Non sono certo compagno con lo stupratore, ma nemmeno con il maschilismo di chi lo pesta. “Non mi avrete mai come volete voi”. È una frase che mi ridonda in testa. Non ho un bel rapporto con l’istituzione ma se gli pago lo stipendio, che facciano rispettare la costituzione. È per motivi come questi, è per trovare solidarietà, sinistra vera, che non elenco i miei problemi questa sera, porgo il mio sostegno contro il fascio indegno che risiede dentro noi. E proprio in questa discussione vorrei parlar di cosa fare: Quale etica, quale filosofia, che nome nuovo si può dare che non si possa mescolar con certa feccia? Come riaggregare per osteggiare un fascismo globale? Su quali basi? Questa tematica spero sia una breccia nel cuor di noi villani, che come molti umani ci si arrovella per capire della storia umana la novella. Cerco un pensiero meno vario, cerco un filo conduttore Evoluzionario… e questo è il nome che ho dato al mio piccolo blog, dove corro a sponsorizzare il vostro. “Abbatto i muri”, avete il mio pieno sostegno e tutta la propaganda che posso dare.. p.s. se posso lanciare una speranza, mi piacerebbe poter parlare..
Solidarietà e coraggio! Anche da lontano, siamo con te.
La violenza di genere è da condannare senza se e senza ma, sia che sia “fascista” che “antifascista” o di altro tipo e qua bisogna ricordare Marx e le vere idee comuniste e libertarie per capire cos’è un’ideologia e perché bisogna rifiutarle, anche se si presenta nobile come il cosiddetto “antifascismo militante” che spesso non è nient’altro che un’ideologia anch’essa autoritaria e con i propri dogmi religiosi.
Bisogna anche denunciare le cose con il loro nome e denunciare chiaramante e senza discorsi e trita e ritrita retorica ideologica o teologica l’oppressione da cui scaturisce la violenza di genere che come oppressione va combattuta in tutte le parti della società in cui avviene e che,nonostante sia assai rassicurante e comodo e per molti offra l’alibi di proiettare il marcio che può esserci anche nei “propri ambienti” all’esterno,non è causata dal “fascismo” che ricordo che è un sistema totalitario novecentesco certamente oppressivo sorto negli anni 20 e non la versione laica del concetto cattolico di “Satana” che nonostante gli anni 70 siano finiti da un pezzo molta sinistra radicale ancora utilizza per utilizzare un nome “alternativo” per indicare il concetto del Male e dell’oppressione(che riperto è analogo all’utilizzo cattolico di Satana, dove il cattolico da le colpe del male e della violenza a Satana con lo stesso identico rigore dottrinario un “compagno” da le colpe al “fascismo”)…
Bisogna combattere l’oppressione in ogni posto dove si annida, lotta contro oppressione che non può ridursi ad utilizzare retoricamente e dogmaticamente il vecchio concetto stalinista e oggi tipicamente liberista e borghese di chiamare “fascista” tutto ciò che odiamo visto che dobbiamo chiamare le cose con il loro nome e devo dire che pur non essendone forte simpatizzante, che Bordiga(e Pasolini) avevano ragione nel denunciare le contraddizioni e la sempre più palese inconsistenza della cosiddetta ideologia antifascista tanto più oggi che non è altro che il “braccio culturale” e a volte amato della dittatura neoliberista del padronato nazionale e internazionale (e ripeto ideologia in senso marxiano e non con riferimento al necessario disgusto verso i regimi e le pratiche ideologiche fasciste,disgusto che non deve e nn può essere non legato all’antisessismo e al discusto verso i regimi capitalisti e cosiddetti comunisti e a qualunque altro regime nemico della libertà e della giustizia), che ieri è stata usata per giustificare le repressioni staliniane e ieri e oggi quelle della NATO(ricordo che sia neocolonialismo angloamericano e i regimi autoproclamati “comunisti” sono stati anch’essi oppressori e nemici della libertà delle donne,e di tutti, e legittimatori dello stupro, la storia ne ha dato orrendi esempi a partire dalle due milioni di donne tedesche stuprate dalle truppe sovietiche o alle marocchinate in Italia o ancora ad altre vicende e si può continuare all’inifinito).
Bisogna affrontare e sconfiggere l’ingiustizia e l’oppressione ovuque ci si annidi e ripeto sarebbe ra di fare a meno di gridare al fascismo quando il fascismo,sia nelle forme storiche ha assunto e sia nelle forme moderne, non è nientr’altro che una dele tante espressioni del sistema di oppressione sociale,patriarcale o meno.
Chi usa violenza merita il peggio, non può dirsi antifascista e deve essere cacciato a pedate nei denti da tutti gli spazi antifascisti. Su questo siamo d’accordo e non ho altro da aggiungere. Ho però una domanda, che vi pongo nella massima serenità però in modo diretto e senza sconti. Premessa: quelli di cui stiamo parlando sono fatti su cui la magistratura è già all’opera. Per voi magari non significa nulla, però l’iter giudiziario sta andando avanti, ed è qualcosa. C’è un processo, i colpevoli finiranno in galera (per troppo poco tempo, però è così…). A partire dal comunicato delle Romantic Punx si è generato un macello su cui i giornali stanno banchettando alla grande con la loro solita imprecisione e faziosità. Purtroppo oggi il messaggio che passa la stampa è (in soldoni) “Stuprata in un centro sociale!”. Brutta pubblicità di cui nessuno di noi aveva bisogno! Vi avevo promesso una domanda. Eccola: non vi sembra che la cosa vi sia sfuggita di mano? In questi giorni io sto pensando alle decine, centinaia, migliaia di militanti, compagne e compagni che già si fanno un mazzo così per tenere botta su tutti i fronti e ora devono pure confrontarsi con l’eco mediatico di questa storia. Che è una storia di merda, vecchia di sei anni, della quale blog e giornali avevano già parlato (ma in toni meno ossessivi rispetto a quelli odierni, e con meno clamore) e sulla quale, presto o tardi, grazie al cielo, la magistratura si pronuncerà. Oppure, come spero, qualcuno deciderà di muoversi autonomamente e spaccherà i denti ai colpevoli. Cerco di chiarire un punto sennò sembra che parteggio per l’omertà: fosse accaduto tutto l’altro giorno e i giudici non ne sapevano niente, nessun megafono sarebbe stato troppo grande per denunciare questo schifo… Però non è così, e mi piacerebbe sapere se qualcuno per un secondo ha pensato ai nostri compagni là fuori. Nel frattempo, la questione della cosiddetta “agibilità politica” la si sarebbe potuta gestire a livello locale, facendo in modo che a Parma non si dia spazio a stupratori ecc e che una ragazza abbia tutto il sacrosanto diritto di fare attività politica nonostante l’abuso subito e la successiva umiliazione di essere cacciata dagli spazi antifascisti. Quello subito è abuso che non auguro a nessuno, perché è una vigliaccata schifosa che lascia segni per tutta la vita. Però il tema rimane: c’era un modo più sensato e meno urlato di gestire determinati aspetti di questa vicenda (scusate il cinismo) senza suggerire a mezzi giornali italiani il titolo da prima pagina “Nei centri sociali si stupra!”?
il fatto che i giornali titolano sui centri sociali ci può riguardare fino ad un certo punto. non c’è modo meno urlato (cioè sussurrato? cose risolte in famiglia?) di denunciare un fatto così grave e di richiamare l’attenzione di chi non sapeva o era indifferente alla questione. su quello che si è fatto a livello locale credo che puoi capirlo da ciò che leggi nel documento sopra. sul resto a me pare come quando si dice che in sicilia è brutto parlare di mafia perché si dà l’immagine che tutti i siciliani sono mafiosi. il punto è che certe cose vanno nominate e se avvengono negli spazi che costruiamo vanno nominate ancora di più. la demonizzazione dei centri sociali ad opera di testate che strumentalizzano mi pare un problema non fondamentale in questa circostanza. prima di tutto la ragazza. non credi?
Scusate la pignoleria ma nel 2015 è stata propria “Parma Antifascista” a spezzare il silenzio, dato nell’immagine che si apre appare in riferimento un volantino del Kollettivo Anarchico Antisessista (KAS). È un errore o cosa? Grazie.
Io lo correggerei, non credo che nel 2015 vi erano collettivi “Parma Antifascista” se non quello in cui purtroppo è incappata la ragazza suo malgrado, tanto più che nel volantino la firma è pure un altra.
L’ha ribloggato su this machine kills fascistse ha commentato:
«[…] Infine, il nemico maggiore, l’avversario strategico: il fascismo. E non soltanto il fascismo storico di Hitler e Mussolini, che ha saputo mobilitare e impiegare così bene il desiderio delle masse, ma anche il fascismo che è in noi, che possiede i nostri spiriti e le nostre condotte quotidiane, il fascismo che ci fa amare il potere, desiderare proprio la cosa che ci domina e ci sfrutta. […] Come fare per non diventare fascisti anche (e soprattutto) quando ci si crede dei militanti rivoluzionari? Come liberare i nostri discorsi e i nostri atti, i nostri cuori e i nostri desideri dal fascismo? Come lavar via il fascismo che si è incrostato nel nostro comportamento?» (Introduzione alla vita non fascista, Michel Foucault)
Il sessismo è consustanziale a fascismo, criptofascismo e microfascismo. Così come «uno stupro è sempre uno stupro». È doloroso quanto necessario dovere ribadire che su sessismo e violenza di genere non solo non si possa cedere un millimetro, ma che millimetro dopo millimetro si debba contrastare e bonificare con ogni mezzo necessario discorsi, relazioni, affetti. Occorre in primo luogo vigilare su noi stessi, sui nostri riflessi culturali condizionati, su chi ci sta attorno, in ogni contesto di vita e di lotta.
La merda a volte tracima, come nella vicenda avvenuta a Parma. C’è chi ha rischiato di annegare in questa merda. C’è chi si è preso l’impegno di indicarcela e sollecitarci a guardarla.
Tutta la solidarietà alla prima, tutto il sostegno alle seconde.
Uno stupro resta tale anche se intorno ci si costruisce della “teoria politica”: come si fa a dire che chi ha taciuto o addirittura ha deliberatamente occultato i fatti e minacciato la ragazza, lo ha fatto per “proteggere” il movimento, per aderenza ai “principi teorici” dell’anarchia che prevedono di reputare nemici le forze dell’ordine? Ma cosa dite?? Ma quale movimento si può considerare in modo serio e può pensare di avere delle basi teoriche se nella concretezza si fanno fatti gravi (o anche meno gravi) che contrastano con tali principi? Se fai un atto che il tuo “ideale” ti dice di non fare, allora automaticamente diventano legittimi al 100% le forze dell’ordine e la Giustizia, sia quella con la G maiuscola che nessuno, ripeto nessuno, ha in tasca sia quella ordinaria delle nostre imperfette ma necessarie società da comuni mortali. Quindi ammettete di non essere assolutamente capaci di tenere comportamenti rispettosi dell’altro e delle cose degli altri e che quindi è necessario avere un soggetto che, seguendo certe regole condivise, ci controlla e ci persegue se sconfiniamo!! In galera chi ci deve andare e solidarietà piena alla ragazza, che deve pure sentirsi dire che è stata una traditrice. Ma che c’avete in testa?
Ho appreso solo domenica i fatti di Parma. Oltre che inorridirmi il fatto in se, mi scandalizza la reazione di molti ” compagni” che , o specificano che non sapevano niente, non c’erano, o ,se c’erano , non vedevano, o si disperdono su disquisizioni storico politiche sullo stupro nella storia. Lo stupro non è solo un atto sadico di violenza su una donna, persona, ma è anche, soprattutto, una asserzione di potere, di dominio di uno sull’altro. Come lo chiami questo Andrea ? Queste persone, in mancanza di altri mezzi , vanno denunciate, vanno isolate politicamente e socialmente e lo stesso va fatto con chi li ha coperti. Ma forse, nelle nostre sedi ancora non è proprio stato rielaborato il concetto di potere, di dominio e rimane solo il fatto che si vuole eliminare il potere degli altri.
Tutta la mia solidarietà alla vittima e il mio ringraziamento a chi ha avuto il coraggio di infrangere il muro. Federica
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