la verità è che questa storia della sorellanza è parecchio opinabile. non dite che al solito si può generalizzare perché non serve. non sono tutte istigatrici d’odio o incattivite con chi alza la testa, dimostra autonomia intellettuale o pecca di presunta lesa maestà. c’è chi la politica la intende come rivalità accanitamente e lungamente ossessiva nei confronti di un’altra, singola, persona. progetta di distruggerla con ogni mezzo perché a suo dire sarebbe pericolosa e bisognerebbe “fermarla”.
oh quante ne ho sentite di cazzate deliranti di questo tipo, cose che dimostrano ovviamente la frustrazione, il senso di inferiorità canalizzato nei confronti di chi acquisisce una maggiore visibilità, perché se di lei vuoi solo la morte sociale deve essere morta, smettere di respirare, e cosa importa al danno enorme che le crei e che certamente non sarà dimenticato.
ho incontrato donne senza un minimo di raziocinio, e amavano definirsi femministe, spacciatrici di patentini di femminismo dati e resi dalla stessa cricca abituale in pieno incarico di intimidazione a tiranneggiare chiunque non la pensasse come loro. minacce di provvedimenti atti a distruggere l’esistenza, il rapporto di lavoro, la vita privata, perfino le relazioni amicali, i rapporti di stima, con la minaccia per cui se non la lasci sola subirai il suo stesso trattamento.
ma non per questo si può mancare, penso, la manifestazione di domani, a roma, dove mi collocherò tra gli ombrelli rossi perché a chi mi dà della puttana piuttosto che della precaria dirò che sarei stata orgogliosa di esserlo e sarei orgogliosa di diventarlo. misurerò anche questa tra le mie possibilità, e non per questo mi sentirò lontana da donne a me affini, sorelle vere che non ti abbandonano neppure in tempo di tempesta, quando solo starti vicino diventa rischioso per la propria stessa vita.
ci sono donne che agiscono con fare disumanizzante. non sanno che tu sei una persona, non hanno forza e argomenti per opporsi a critiche politiche legittime e per nulla diffamatorie di alcunché. si tratta dell’ultimo lamento di un potere distorto che non sortisce alcuna reazione in chi lo subisce. perché fino a che avremo respiro saremo sorelle, fratelli, insieme, a combattere in fondo, la stessa battaglia, inclusa quella che vede coinvolte donne che tirano pietre per stare forse meglio con se stesse.
povere loro. poveri noi che dobbiamo tendere la mano per afferrar la pietra e consegnarla al terreno. a roma, amiche e amici, perché la lotta contro la violenza di genere è troppo importante per farsi scoraggiare da chi da tempo avrebbe voluto boicottare la manifestazione. a roma o in qualunque altra città in cui si racconta questa bella battaglia.
a presto, ovunque siate. mentre noi, per oggi, andiamo a fare un bagno di bellezza portoghese. :*
A me capita spesso il contrario. Vengo attaccata pesantemente, spesso e volentieri su Facebook, dalle mie stesse compagne, perché “non sono abbastanza”: non la penso in maniera abbastanza alternativa, non posto solo articoli scritti da donne e uomini allineati, non mi va di sbandierare al mondo la mia vita sensuale. E giù di attacchi violentissimi, che se fosse un uomo ad essere così aggressivo staremmo a stracciarci le vesti. Il 26 tutte in piazza, sicuro. Ma guardiamoci anche dal celodurismo al femminile e dal mascherare i propri limiti con pretese ideologiche.