Leggo incredula l’ennesimo post/sermone di Terragni e l’unico commento che sento di voler condividere in proposito, a parte quel che ho già scritto mille volte sul tema, è quello di Jinny Dalloway che scrive:
“Ecco a cosa hanno portato decenni di egemonia italica del “pensiero della differenza” e della sua Chiesa Murariana: un discorso filosofico complesso (vedi la prima Irigaray) ridotto al Terragni-pensiero. La peggiore ideologa del peggiore donnismo liberal-borghese, che si appropria del termine “femminismo” oggi in Italia, vorrebbe imporre agli uomini di sfilare SOLO IN CODA al corteo del 26 novembre, perché per lei i maschi sono “prepotenti” per natura. Io non credo alla Natura e le lotte voglio farle con tutt*, cis, trans, etero e omo, froce e terrone. Detto ciò, certo presenzialismo ipocrita cis-etero-maschile quando si fanno le lotte condivise, per mettersi al petto la “spilletta figa” del femminismo/donnismo, l’ho vista in vita mia anche nei centri sociali. Così come vedo, in altri contesti, donne autoritarie e prepotenti. Per me invocare un separatismo differenzialista (che aveva il suo senso rivoluzionario negli anni ’70) non è la soluzione, ma parte del problema, e perciò il 26 novembre starò gioiosamente nello spezzone transfemminista queer, libera dalle gabbie imposte da queste tristi Signore “Donne”.”
Giusto un appunto sul terragni pensiero: i compagni “antagonisti” non rappresentano alcun problema di sicurezza. Casomai il problema è rappresentato da chi detiene l’esclusiva in fatto di manganellate per silenziare il dissenso. Inibizioni reali o simboliche che dir si voglia.
Buona manifestazione a tutt*.
E abbasso il femminismo della differenza e quest’ultima sua rappresentazione ridicola e sempre più dannosa per tutt*.
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