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Manifestazione #26N: uomini in fondo al corteo? Sbagliato e sessista!

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Come sempre ogni volta che si parla di cortei nazionali contro la violenza di genere si assiste ad una discussione ridicola che poi assume toni ancor più incredibili se ad autonominarsi portavoce della manifestazione sono nomi di “femministe” che rappresentano lo “0,1”, forse, tra le femministe italiche.

L’appello diffuso e i documenti approvati dall’assemblea organizzativa del corteo del 26 novembre non parlano affatto di posizioni, latitudini, longitudini, dedicate ai maschi. Si parla di analisi e valutazioni, si tenta una mediazione su intenti e ragioni, battaglie e progetti futuri da realizzarsi in rete. E’ sempre così e si apre alla partecipazione di spezzoni ciascuno dei quali, come per esempio quello transfemminista, racconta un proprio perché.

Giusto oggi mi contattava una sex worker che diceva di voler organizzare uno spezzone di sex workers, perché sono femministe anche loro e hanno rivendicazioni da portare avanti quando si parla di violenza di genere che subiscono e vogliono raccontare a modo proprio senza farsi rappresentare da chi, dall’alto, immagina di poter interpretare le vite altrui senza neppure rispettarne la soggettività. Non so se lo faranno o meno ma questo mi pare lo spirito giusto per partecipare ad una iniziativa senza sottrarre nulla ma sommando rivendicazioni in una marcia corale e bella.

Gli obiettivi che si pongono quando si lotta contro la violenza di genere sono complessi e non si possono sintetizzare in un orrendo “gli uomini in coda” perché il problema non è costituito dagli “uomini” ma da una cultura che colpisce gli stessi uomini che si raccontano, per esempio, anche con la nostra campagna sulla #mascolinitàfragile.

E’ banale ribadirlo ma se tutto fosse così semplice allora potremmo ritrovarci a marciare con donne fasciste che hanno in comune con noi una vagina. Non è la vagina che ci rende femministe e le donne sono tante e diverse. Pensare che siano tutte “unite” è sintomo di donnismo acuto, altro che femminismo.

La questione della violenza di genere, oltretutto, ha molte, complesse, interpretazioni e tutto diventa ricchezza in una dialettica costruttiva che si evolve e mai resta statica come fosse un dogma. Non esiste un comitato centrale che decide qual è il femminismo da votare o da far prevalere in un corteo come quello del 26N. La discussione in corso, che contiene come sempre gravi esempi di retorica autoritaria, di chi tutto vorrebbe imporre a tutte, ponendosi, come da ideologia vittimaria “al fianco delle vittime”, facendo la voce grossa presentandosi come interprete autorevole del dolore e del sangue di tutte le vittime della violenza di genere, è abbastanza surreale nelle conclusioni o in quelle che vorrebbero sembrare tali.

Qualcuno ha deciso che gli uomini stanno in coda? Ma chi lo ha deciso? A nome di chi? E se io sento di avere in comune con molti uomini, antisessisti, straordinari, più di quel che ho con donne il cui femminismo prevarica e offende la mia intelligenza, perché mai dovrei pensarmi lontana da “gli uomini” in corteo? Se sono in coda allora in coda staremo in tant*, e lasceremo i primi posti alle filo/istituzionali che non rappresentano altre che se stesse o poco più.

Ma a prescindere dalle percentuali giudico tutta la discussione come diversivo rispetto al vero obiettivo che una manifestazione di questo tipo dovrebbe porsi e sicuramente vuole porsi. Cos’è la violenza di genere? Perché non parliamo delle mille forme che la violenza di genere mostra? Perché non parliamo di stereotipi sessisti, di attribuzioni di colpe su base sessuale, cosa che colpisce le donne, gli uomini, gay, lesbiche, trans. E le persone trans poi dove le mettiamo? Gli uomini trans? In fondo al corteo? Le donne trans sono abbastanza donne da stare con le altre o le releghiamo in fondo a tutto?

La violenza di genere parte dal pregiudizio sulle persone giudicate in base al sesso. Uno di questi pregiudizi gravi colpisce anche gli uomini che non sono carnefici per nascita (la violenza di genere con responsabilità attribuita a tutti gli uomini si previene con l’eliminazione fisica di tutti gli uomini?) e che hanno voglia di liberarsi di costrizioni e obblighi dati dalla cultura maschilista, del possesso, autoritaria e patriarcale, tanto quanto e a volte anche più delle donne. Questa è la realtà.

Senza voler essere sovradeterminante: che ciascuno spezzone si organizzi per affinità politiche e non per sesso biologico. Le vagine con le vagine e i peni con i peni è una cosa che non si può sentire e se ancora avete problemi in questo senso direi di dare una ripassata al femminismo queer e intersezionale.

Certa che chi organizza e popolerà il corteo la intende esattamente in questo modo auguro un buon corteo a tutt*! 🙂

Ps: comunque ci si potrebbe andare tutt* coi baffi disegnati sul viso. Spezzone “uomo in coda”. Avrà un successone. 🙂

Per saperne di più, anzi, per conoscere le notizie reali su quel che si farà (senza stare a sentire chi divulga proprie posizioni a nome di tutte), leggi il blog nonunadimeno.wordpress.com e in particolare:

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