
Ciao a tutt*,
Lanciamo questa campagna per mettere a nudo la concezione di una mascolinità unica, monolitica e normante.
Perché?
Vi è mai capitato di assumere atteggiamenti o fare cose giudicate poco maschili, poco virili, inadatte al ruolo di uomo?
Vi è mai successo di sentirvi inadatti, o timorosi di quello che gli altri avrebbero potuto pensare delle vostre azioni, parole, atteggiamenti?
Ecco, noi vogliamo provare a mostrare, rendere manifesto questo disagio, provocato dalle dinamiche di potere celate sotto il velo, non poi così spesso, di un’appartenenza maschile sempre pronta ad essere revocata per chi sgarra, ad infrangersi alla prima mancata conferma che incontra.
Vogliamo provare a raccontare una storia diversa, spiegare che l’uomo virile è un canone e, come tale, non è l’unico esistente, né il migliore possibile.
E insieme ci piacerebbe raccontare le vostre storie di maschilità diversa, dissonante, non in linea con chi ci vuole raccontare sempre tosti e duri, senza mai un dubbio né un’incertezza.
Aiutateci a costruire questo corteo di esperienze in cui rendere manifesti i mille volti, le infinite possibilità di una maschilità al di fuori della narrazione dominante.

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La prima storia
Cerco le parole, il foglio di testo bianco mi osserva in paziente attesa.
Vorrei evitare le banalità e di essere lagnoso. Il fatto è che vedo trappole ovunque nel discorso che mi accingo a fare e questo mi blocca.Forse questo blocco può essere un buon punto di partenza.
Non c’è una parola migliore per esprimere questo sentimento di profonda impotenza, incapacità di agire e totale inadeguatezza. È una sensazione che conosco molto bene e spesso mi sono chiesto cosa me la faccia provare, capita in tante situazioni diverse, lo ha sempre fatto.Accanto a questa sensazione ci sono occasioni e appuntamenti mancati, rapporti deteriorati, possibilità evaporate e una grande apatia. E poi un dovere – un indefinito, immenso, pesante senso del dovere.
Nella società in cui viviamo il dovere ha un grandissimo peso, lo sentiamo da sempre: “ci sono diritti e doveri!”, guai a dimenticarsene.
Eseguire bene il proprio dovere poi è un punto di onore, glorifica noi e chi abbiamo intorno. Fin da quando abbiamo ricordo.“E se non fossi in grado?”
“E se non volessi?”
“Perché?”
Queste domande non si possono porre davanti al dovere, il dovere va eseguito e bene.
E se questo dovere fosse un codice di comportamento? Un modo di essere, di porsi, di interagire, di guardare il mondo e interpretarlo. Se fosse ciò che definisce i tuoi gusti e i tuoi interessi, ciò che è accettabile e ciò che non lo è. Se fosse qualcosa che ti viene trasmesso fin dalla più tenera età e atto a definire il tuo intero percorso di vita. Se ti fosse presentato come unica possibilità, se ti fosse imposto attraverso l’isolamento, l’umiliazione, la violenza. Se la gloria che si porta dietro l’accettarlo fosse in realtà solo una sottile laccatura sul grande trofeo per la tua disfatta, la tua vergogna e il tuo senso di colpa?Se tutto questo fosse solo una menzogna, come reagiresti?
– (a cura della Crew di Abbatto i Muri – abbattoimuri@grrlz.net) – Guarda le immagini e i meme creati per la campagna.
Che sia una menzogna è vero, anche se… non voluta. Quello che definisci ‘codice di comportamento’ Bourdieu lo definisce habitus (Il dominio maschile, P. Bourdieu), cioè l’insieme delle regole e dei comportamenti di un gruppo o società che ti circonda fin dalla nascita e ti plasma tutto, pensieri in generale, pensieri di genere, modi di camminare, di agire, sguardo, modo di gesticolare ecc. Senso del dovere, responsabilità, promessa: cosa c’è di sano in queste parole, e quanto di…inquinato?