
E’ l’ennesima segnalazione che ci arriva su una certa pagina facebook, ma più che sulla pagina stessa è sulla maniera in cui questa pagina incuriosisce e viene descritta dai media. L’ultimo in ordine di tempo è l’huffington post con un articolo che parrebbe ironizzare sul senso della pagina e poi man mano si arrampica (sugli specchi) per raccontare quale meraviglia, quale sommo sapere, quale sottile umorismo, quale arguzia e intelligenza rappresenterebbe lo spazio social in questione. In realtà si tratta di una pagina che gioca con un pregiudizio antico quanto il mondo. Quelli nati biologicamente maschi che osano comportarsi senza seguire la norma etero/machista vengono definiti donne, ovvero femmine, femminielli, in poche parole froci. Un po’ come capitava al povero Billy Elliot bullizzato perché voleva fare danza classica, o come capita a qualunque uomo che non puzza, si lava le ascelle, ha un buon alito e non prende le donne con la forza per baciarle alla maniera dei film anni ’50. Sostanzialmente se non sei john wayne e non fai la voce scura e tenebrosa ingaggiando duelli ogni due per tre allora sei la “nuova donna”.

Quel che sarebbe il caso di spiegare al genio o alla genia, chi lo sa, che sta dietro la pagina, è che stigmatizzare l’uomo che non si comporta da macho è la cosa più sessista del mondo. E’ sessista perché non ha ben capito che la donna può anche non essere quella serie di cose che dice ello o ella. Immagino che vedere una donna che non si depila gli provochi un triplo infarto. Immagino anche che se gli si dice che una persona si identifica con un genere che non corrisponde a quel che ha in mezzo alle gambe, perché il genere è una costruzione culturale, a dispetto di chi vorrebbe tutti quanti fedeli alla biologia, gli verrà un quintuplo infarto.
Quello che si fa in quella pagina è un eterno “vergognati!”, è tutto un fare e uno sfare per farti sentire sbagliato, perché, in culo ai rocker o ai punk di un bel po’ di anni fa, che proprio esempi di donnismo non erano, osano truccarsi, esaltano lo sguardo con il rimmel, si occupano del proprio aspetto avendo come modello estetico qualcosa di diverso dal virilissimo sceriffo della contea di eterolandia, indossano capi di abbigliamento che non esaltano il pacco e non sputano per terra quando camminano tra una molestia e uno slut shaming alla prima gentile fanciulla di passaggio.

Oggi la “fanciulla” ti molla un calcio sui coglioni se fai lo stronzo (e fa bene), e ciò non vuol dire che sia il “nuovo maschio” per quanto il vaticano, forse in stretto contatto con il gestore della pagina su descritta, non faccia che raccontarci come dovrebbero essere le femmine di questo secolo.
In un patto d’acciaio ci sono quelli che ti dicono come essere donna, mamma, moglie, fidanzata, adolescente, bambina, e quelli che ti dicono come essere maschio, masculu, virile, col petto velloso, ‘a cullanina con il crocifisso dorato e potrei aggiungere in sottofondo un brano neomelodico napoletano, di quelli che si cantano per celebrare la carcerazione della famigghia mafiosa o camorrista. E’ tutto un fabbricare, alimentare, istigare, ingigantire stereotipi sessisti che rappresentano un maschilismo omofobo che a differenza di quel che pensano molti non fa danno solo alle donne ma anche agli uomini i quali non sono liberi di essere come cazzo pare a loro. Pensavo fosse passato il tempo in cui per dimostrare di essere uomo dovevi ingoiare le lacrime, nascondere la fragilità, colpevolizzarti per il feticismo che ci coglie alla sprovvista tutt* quando vediamo un tessuto morbido e setoso o una scarpa stravagante. Pensavo che non dovessi più dimostrare nulla, che non fosse più necessario ergerti a protettore della povera femmina che non sarebbe intelligente a sufficienza per aprirsi lo sportello della macchina da sola.

Ma evidentemente sottovalutavo il selvaggialucarellismo di ritorno con quell* come lei che non fanno che narrare la nostalgia del maschio vero, quello che ti paga la cena, che poi ti viene a prendere in macchina, che ti apre la portiera e che già che c’è pensa pure al posto tuo. Non si capisce proprio come si concilia tutto ciò con il fatto che le donne hanno imparato a fare i conti e a leggere, hanno perfino acquisito il diritto di prendere la patente e possono prendere l’iniziativa con il sesso senza temere che a lui gli si ammosci giacché non esiste più il rapporto, per fortuna, predatore e preda.
E’ vero che esistono donne a cui piace un tipo d’uomo che interpreta ruoli dominanti ma una donna può anche chiedere che sia un’altra donna ad avere il controllo. E’ un gioco delle parti, si fa nelle relazioni, si crea un accordo che si può spingere fino al bdsm dove però non esistono ruoli di genere imposti perché tutto è regolato da un accordo tra le parti, consensuale, liberamente scelto, e non per discendenza naturale. Se tu vuoi fare il dominatore, il cavaliere, quel che cavolo vuoi con una donna, che bisogno hai di convincere tutti che dovranno essere come te per essere maschi? E chi ti dice che l’essere maschi comporti quello di cui parli tu? E se tu, donna, ami la sottomissione o ami essere condotta, con la sicurezza spavalda di una personalità dominante, perché tenti di convincere le altre che devono essere come te?

La verità è che ciascun@ è come è e questo continuo prendere sul serio stereotipi sessisti, che neanche mio nonno riterrebbe più adeguati, non fa che creare un divario enorme tra chi domina semplicemente il discorso pubblico e chi cerca spazi di autorappresentazione senza attirare la scìa di omofobi che verranno a dirti che per essere vero masculu devi fare così e cosà.
Il concetto di “vero uomo” non esiste, come non esiste il “falso uomo” o la “vera donna”. Sono stereotipi sessisti, a partire dalla divisione di colori, ruoli, compiti sociali. E’ uno stereotipo dire che un uomo che lava i piatti, si prende cura della famiglia e dei figli, fa tutto quello che anticamente era assegnato alla donna, non sia un vero uomo. E’ un maschilismo di ritorno alla Trump, il backlash gender che si maschera da satira quando è invece solo spinta al regresso, all’involuzione sociale, che guida, che lo sappiate o meno, la penna ignorante di chi ti dà del frocio perché ti depili il sopracciglio. L’unica confusione esistente è quella che regna nella testa di gente che ha una mente troppo piccola e troppo pochi neuroni per concepire tutto assieme un cambiamento che coinvolge generi, sessi, mascolinità, femminilità, umanità di ogni tipo che va raccontata anche in via intersezionale.

Una cosa che la tal pagina del cazzo (la chiamo così perché mi pare che abbia un misurino per dirvi chi ce l’ha più lungo) non vi dice è che tutto quel che racconta va bene finché si parla di uomini bianchi etero benestanti. Forse. Un uomo nero che avesse osato essere macho con la donna bianca fino a un po’ di tempo fa sarebbe stato linciato dalla folla. Di più: dell’uomo nero dotato di pene in misure varie, pur di non lasciare che il confronto avvenisse sulla stessa piattaforma di chi piscia più lontano, si disse che l’uso penense del nero era solo in stupro mode/on. Dovreste mettervi d’accordo con i vostri stessi neuroni, allora, su quel che è un “vero uomo”. Va bene se a prendere una donna con decisione è un bianco e se lo fa un nero è stupro? O è un dominatore in rapporto consentito o è uno stupratore e lo è a prescindere dal colore della pelle.

Poi: un uomo povero che non aveva un soldo per pagare la cena della sua bella finiva nel dimenticatoio per via di genitori che selezionavano i mariti per le proprie figlie a partire dal numero di cammelli posseduti. Vorrò vedere quelli che tifano per quella tal pagina quanti soldi hanno per pagare cene, e non perché veri maschi ma anche solo per gentilezza, per contribuire alla causa di una altra persona precaria. Vorrò vedere quante disgrazie mettete da parte, rimuovete dalla vostra testa, per non vedere che in realtà quando pensate alle donne che chiedono il vero maschio -automunito e pagante – state creando un modello per voi irraggiungibile che potete provare a scalfire alimentando l’idea misogina diffusa da chi poi giudica le stesse “vere donne”, rispondenti al criterio di “si fa pagare la cena e la vado a prendere in macchina”, delle zoccole che se la fanno con il ricco automunito. Che bello creare stereotipi per poi restarci intrappolati dentro in una miserevole idea delle relazioni che invece che liberare i vostri peni li costringe all’angolo destinato ai “non veri uomini”. Liberatevi, sentite a me, non in versione subordinata al credo delle femministe, che sono tante e di diversi tipi, ma per garantire a voi stessi un percorso autodeterminato che nessun machismo può inibire.
Oh, dimenticavo, scordatevi che un bel po’ di donne seguano i sei punti per fare di lui un macho perfetto. Non avete capito un tubero delle relazioni, dei sessi, dei generi, di un milione di cose. Ma si sa che qui siamo infett* perché c’abbiamo il Gender. O siete voi che avete un po’ di cultura queer mancante?

E ora vi lascio al messaggio di Vale. Buona lettura!
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Cara Eretica,
innanzitutto volevo ringraziarti per la tua rubrica. Ê semplicemente fantastica!
Volevo semplicemente segnalarti questo articolo che ho appena letto. In principio credevo si trattasse di un articolo che impiegasse un tono ironico, mea culpa, ma man mano che continuavo a leggerlo, mi sembrava sempre di più assurdo.
Non entrerò nel dettaglio, ma vi sono alcuni passaggi che credo debbano essere citati, come per esempio:
– “Per “nuove donne” intendiamo quell’immaginario stereotipato che l’emancipazione femminile ha superato, relegandolo al passato. Gli uomini di oggi sembrano usciti da un romanzo femminile dell’ 800: si fanno corteggiare, sono indecisi, saltano i pasti per non ingrassare, pretendono che sia la ragazza ad andarli a prendere a casa, temono di essere abbandonati, di compromettersi se finiscono a letto la prima sera. Il dramma è che molti pensano così di essere più rispettosi delle donne, di tutelare la parità dei sessi, non accorgendosi che invece si viene a perdere quella imprevedibilità reciproca che è alla base dell’attrazione tra eterosessuali”,
Per non parlare dei “sei consigli per vivere al meglio il rapporto con “questa tipologia di uomini”:
1. Non transformatevi in un uomo
2. Ponete un limite al suo lato femminile
3. Stuzzicate il macho che è in lui
4. Siate coerenti
5. Consegnategli il vostro “libretto di istruzioni”
6. Valorizzate il vostro essere femmina.Mi piacerebbe sapere la tua (vostra) opinione in merito.. Ti/vi ringrazio e buona serata a tutt*!

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Non sono sempre d’accordo con ciò che leggo in questa pagina (il più delle volte sì), ad esempio non ero d’accordo sulla polemica riguardante Emis Killa. Però qui mi trovo d’accordo. Non vedo dove sta scritto che il “vero” uomo debba pagarti il cocktail alla prima uscita. La maggior parte suppongo lo faccia perché è considerato obbligatorio. E già che la donna parla di “fare il gesto di pagare” mi mette tristezza. Perché poi probabilmente è la stessa che si indigna se la donna sta a casa a fare la calzetta e a tirar su figli anziché lavorare. Ultimamente vedo concetti confusi, sia quando si parla di “vere” donne (ubriacone, bestemmiatrici, vestite in un certo modo, mangione) che di veri uomini. Alla fine sono gusti, ognuno si sceglie ciò che più lo aggrada. La cosa che mi fa davvero tristezza è che le donne possono fare i “maschiacci” ma guai se succede il contrario.
L’ha ribloggato su Blog delle donne.
A mio parere siete, al solito, esagerate. A me la pagina in questione piace forse proprio perché tendo ad essere divergente dal classico stereotipo maschile. Mi piace vedere come questa gente sia capace di lamentarsi di tutto e del contrario di tutto. E’ ironico che, per una vita intera, io mi sia sforzato di diventare più sensibile e alla fine mi scopra a esserlo diventato più di molte donne, donne che da un lato si lamentano del macho e dall’altro lo rimpiangono quando non c’è, donne che dunque dimostrano di desiderare l’opposto di ciò che credono di volere.
Quello che però voi sbagliate, nella vostra considerazione degli eventi, è che la tendenza sia una e una soltanto. La realtà di oggi è estremamente variegata: questa confusione, insoddisfazione, smarrimento e difficoltà nelle relazioni, nasce proprio dal fatto che non sai chi puoi trovarti davanti, non puoi fare previsioni o avere delle aspettative e questo è – naturalmente – molto poco rassicurante.
E se credo poco nelle filosofie spicciole moderne come “vivi senza aspettative” è perché la psicologia sostiene il contrario. Fornire uno script, ovvero una serie di consuetudini che si ripetono sempre uguali, è fondamentale ad esempio per lo sviluppo di un bambino: gli da sicurezza, punti di riferimento cui aggrapparsi, lo aiuta a formare capacità previsionale e migliora la sua autostima.
Probabilmente, ma qui azzardo, gli script sono, in una certa misura, fondamentali anche per un adulto. Dopotutto, in campo biologico, il mutare dell’ambiente spesso rappresenta un rischio per chi non riesce ad adattarsi, cosa che evidenzia chiaramente come l’adattarsi come una potenziale criticità.
Noi siamo passati da una realtà che forniva script in abbondanza (stereotipi di genere ma non solo) a una dove regna la più totale e assoluta anarchia. Se siamo spiazzati e spaventati un motivo c’è e non dico che questa crisi non possa portare dei miglioramenti ma che il formarsi di categorizzazioni e dunque – in certa misura – di stereotipi, dovrebbe essere considerato normale e fisiologico poichè, in mancanza di categorie mentali, non potremmo assolutamente capire e interpretare il mondo attorno a noi.