Antisessismo, Antispecismo, Autodeterminazione, La posta di Eretica, Personale/Politico, R-Esistenze, Storie

Il seme dei disturbi alimentari

Lei scrive:

Ciao Eretica,

ti scrivo per raccontarti una situazione familiare che sto vivendo e che mi sta infastidendo molto. Ho 26 anni e l’anno scorso ho avuto una bambina. Non era stata una gravidanza programmata, ma sia io che il mio compagno abbiamo preso coraggio e ci siamo dati da fare, spesso sbagliando, ma sempre cercando di fare il meglio per tutti e tre.

Siamo antispecisti e da diversi anni non consumiamo prodotti animali. Quando è stato il momento di svezzare nostra figlia abbiamo deciso di non darle carne o latticini, ma solo uova casalinghe procurateci da amici di famiglia (in aggiunta a molti altri alimenti naturalmente). Ovviamente siamo seguiti da un pediatra e una nutrizionista, e la bimba è sempre stata bene, mai una febbre, crescita perfetta e sviluppo cognitivo ottimale.

Tutto questo è del tutto irrilevante per le nostre famiglie, che da mesi, da quando ero incinta, non fanno altro che prospettare scenari di malnutrizione e malattie. Naturalmente, visto che la bambina cresce e sta bene, non possono certo dire che sia deperita. Allora hanno cambiato registro, iniziando a dire che è ‘flaccida’, ‘grassa’, che non ha muscoli ma solo ciccia. Non solo i nonni ma anche un’altra parente (sotto antidepressivi e con la figlia che soffre di anoressia nervosa), mi ha detto che la bambina ‘è grassa’. Ora, a parte il fatto che dovrebbero farsi una carrellata di fatti propri, quale tara mentale può portare un individuo a dire che una neonata di 10 mesi che per l’80% si nutre di latte materno sia grassa?

Io ho sofferto di disturbi alimentari per molti anni. Ne sono uscita quando ho iniziato ad avere più consapevolezza dei costi sociali, ambientali, umani e animali del cibo. Ho smesso di essere bulimica quando mi sono resa conto di quanto fosse sbagliato e vergognosamente sprecone mangiare del cibo per poi vomitarlo. Insomma ne sono uscita per una presa di coscienza personale, e non certo grazie alla mia famiglia, o agli psichiatri.

Anzi, ricordo di quando a 10-11 anni mia mamma e mia zia mi dicevano che mangiavo troppo (preciso che non sono mai stata veramente sovrappeso nella mia vita), che ero ‘cicciotta’ e via dicendo. Da quando sento le stesse parole riferite a mia figlia mi chiedo: e se fosse questo l’inizio di un rapporto malato con il cibo? Oggi le bambine e i bambini arrivano a manifestare i DCA intorno agli 8-10 anni, molto prima che un tempo. C’è forse da stupirsi?

Cosa succederebbe se mia figlia a forza di sentirsi dire che è cicciottella e flaccida, scivolasse dentro quel tunnel di autodistruzione che ben conosco?

Non si tratta solo di sentirsi sotto esame come genitori. Non si tratta di essere giudicati per le nostre posizioni politiche (perché per me l’antispecismo è una scelta politica oltre che morale). Si tratta di innescare un meccanismo malato in una bambina pura e libera da stereotipi e canoni di bellezza impossibili e malsani.

Ho deciso che appena li avrò tutti in una stanza farò ai miei parenti un bel discorso: come prima cosa gli dirò che le loro preoccupazioni sono legittime ma ingiustificate e comunque non sono fatti loro. Gli dirò anche di guarire da questa malattia tutta italica che enfatizza il cibo come se quello che si mangia o non si mangia fosse l’elemento più importante nella vita di una persona, di smetterla di esprimere giudizi estetici su una bambina come se dovesse fare la velina a un anno, a meno che non vogliano rischiare di ritrovarsi con una nipote affetta da DCA. Ma soprattutto voglio dirgli che non c’è niente di male ad essere grassi. O magri. O bassi. Spero che recepiscano il messaggio, ma purtoppo ne dubito.

Grazie dello spazio.

Ombra

4 pensieri su “Il seme dei disturbi alimentari”

  1. Succede in sicilia, tre giorni fa. Una vicina di casa ha avuto da poco una bambina. 8 mesi. Bellissima. Ci gioco e, senza alcuna malizia, le tasto una gambotta morbida e dico: com’e’ morbida e paffutella! Com’e’ assolutamente normale che sia un neonato. Morbido e paffutello. Partono in coro la madre e la nonna: non e’ grassa! e se diventa grassa, la mettiamo a dieta! Vero che ti mettiamo a dieta? Vero che non diventi una cicciona?
    Alla bambina di 9 mesi. Sono rimasta talmente basita da un atteggiamento cosi’ malato che non ho nemmeno avuto il coraggio di controbattere.
    Fai benissimo a proteggere tua figlia. Benissimo.
    E se si permettono di dire qualcosa sulla sua dieta, di’ loro chiaro e tondo che non possono saperne piu’ dei medici. Il pediatra e il nutrizionista sono gli unici che possono criticare la vostra dieta. Stay strong.

  2. Ciao, è la prima volta che commento dentro questo bellissimo blog pur conoscendolo da qualche tempo, ed essendo vegana etica anti specista anch’io non potevo esimermi dall’esprimere un mio parere sull’argomento, che è molto, troppo importante se non “fastidioso” e “pericoloso” per molti ormai, e lo so perché stando dentro ai social di lettere come questa ne leggo a centinaia e ogni volta mi sale una gran rabbia mista a tristezza, perché il mondo deficita sempre di più di consapevolezza della vita e dell’etica non solo alimentare, ma in generale.

    Cara Ombra, fai benissimo quando ne avrai l’occasione a radunare parenti e conoscenti in una stanza e dar loro una bella strigliata, anche se in modo pacato ed educato, ma se come già hai scritto dubiti che capiranno (e non posso che confermare, ci sono già passata io pur non avendo figli e ci passo ogni giorno), ti consiglio di andarci giù più dura la prossima volta, ovvero non far loro vedere la tua bambina e dì a tutti chiaro e tondo che non permetterai a nessuno nè ora nè mai di far del male alla tua piccola, perché ci sei già passata tu e il fatto che la tua famiglia sembri non ricordarsene è vergognoso e indice di totale insensibilità ai drammi degli altri. Se ci tengono alla piccola e a te dovranno giocoforza comportarsi meglio.
    Aspettarsi invece che persone di una certa età ormai avvezze a subire passivamente ciò che il sistema impone è un’utopia. Ma esigere da loro il rispetto che devono a CHIUNQUE è il minimo sindacale, pena la rottura di rapporti (è accaduto a me, e non mi mancano per niente, anzi, senso di liberazione proprio).
    Le nostre speranze dobbiamo riporle tutte nelle nuove generazioni come te e la tua bimba, che cambieranno il mondo spazzando via tutto il vecchiume mentale e convenzioni fossilizzate e del tutto indegne e non etiche con una ventata di aria fresca, pulita e nuova.

    Un abbraccio a te e alla bimba.

  3. Ciao Ombra, anch’io di solito non lascio commenti, ma il panorama familiare che hai disegnato mi sembra di conoscerlo da sempre, e spero che anche tu possa trovare utile la mia esperienza. Ho quasi 25 anni e da quando ho memoria (da piccola pare che non toccassi cibo, ma non lo ricordo) mia madre e le mie zie hanno sempre cercato di farmi mangiare meno di quanto volessi, spaventandomi con i “sei già sulla via dell’ingrasso” e con lo spauracchio della zia più giovane che, vergogna della famiglia, è veramente grassa. Sono, e sono sempre stata, normopeso, al massimo con qualche tendenza ad andare verso la zona più alta della fascia di peso normale per la mia altezza, ma mi sono sempre considerata grassottella. A quindici anni, ad una visita medica per la scuola, mi dissero che coi miei 55 chili e il rapporto massa grassa/massa muscolare ero perfettamente in forma, ma non riuscivo a crederci, pensavo che i parametri medici fossero sovrastimati o comunque non rilevanti. Ora riguardo le foto di quel periodo e degli anni precedenti e mi sembra impossibile che mi abbiano potuto dire che ero grassa. A dodici anni ero uno stecchetto, eppure ricordo bene quanti malumori ho dovuto digerire perché per la merenda a scuola volevo un panino intero e mia mamma me ne dava mezzo o una mela. Al massimo sono ingrassata un po’ dopo, ma appunto perché il mio più grande sfogo era diventato lanciarmi sulla dispensa in cerca di cibo non appena venivo lasciata sola in casa. Anche ora che vivo fuori mi viene la frenesia di dimagrire non appena si avvicinano le vacanze, perché so che al mio ritorno a casa ogni etto guadagnato o perso sarà immediatamente notato e commentato. Però c’è qualcosa in più che ho capito quest’anno, mentre mi sfogavo con mia madre e cercavo di farla sentire in colpa per gli squilibri alimentari che mi aveva causato: anche lei non ha mai fatto pace col cibo; da giovane, lo ha ammesso, era di gran lunga troppo magra. Anche lei si butta sulle merendine nel pomeriggio, e poi se ne pente amaramente, perché se pranza con qualcuno non vuole far vedere che mangia un piatto intero. Mia nonna, prima di lei, sempre un po’ in sovrappeso e vergognandosi del suo aspetto, ha condizionato tutte le figlie con la sua fobia del cibo. Chissà dove ancora si potrebbe risalire.
    Insomma, quanto alla strigliata ai tuoi parenti, non ho consigli da dare, ma occhio ai traumi che potrebbero stare a fondamento di comportamenti ormai normalizzati. Siamo sempre troppo spietate, noi ragazze, nel giudicare le nostre madri.

  4. Oddio, sono d’accordo con la maggior parte delle parole, meno con il “non c’è nulla di male ad essere grassi”.
    Ce ne sta eccome, visto che l’obesità infantile è un gravissimo fattore di rischio per la salute e cercare di evitarlo… non credo sia male.
    (poi seriamente smettiamola di evitare di guardare il problema. Grasso non è bello e porta problemi(
    Poi boh… Ok, fa la dieta vegana seguita da una nutrizionista (e va bene), ma è giusto imporre ad una bambina che non può comprendere una scelta simile?
    Non è meglio che le scelte vegetariane o vegane o simili siano fatte in età adulta?

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