Antifascismo, Personale/Politico, R-Esistenze, Violenza

#G8Genova – Chi siamo noi? O con il popolo o con i manganelli!

chi siamo noi, quell* che non si fidano a priori delle istituzioni, o che sono diventati diffidenti perché genova 2001 insegna, e poi perché non c’è nulla di buono che ci si possa aspettare da quei corpi armati di gente che a bolzaneto ha torturato persone, ha negato umanità e diritti a donne e uomini inermi, spogliati, scherniti, isolati, dileggiati, abusati. chi siamo noi, quell* che non direbbero mai “comunque appoggiamo la polizia sempre e comunque”, giusto noi che insegniamo alle donne, per esempio, a salvarsi da sole, perché chi dice di volerti salvare usa quel pretesto per sorvegliarti, controllarti, per raccontarti balle, e anche se so che non si deve generalizzare, come pretendete voi che io guardi con gli stessi occhi un uomo in divisa dopo quello che ho visto, provato, subito. le prove inventate, la balla della violenza usata per proteggere i cittadini, quando in realtà quei cittadini eravamo noi, siamo noi, e non ci siamo sentiti protetti affatto, anzi, abbiamo trovato un muro enorme contro cui si sono infranti sogni e speranze ed era un muro fatto di violenza che cercava solo scuse ridicole per essere legittimato, giustificato.

abbiamo trovato un muro che abbiamo tentato di scalfire con tecniche di resistenza ad armi impari. con gli occhi, le telecamere, le penne, i computer, i racconti, sapendo che la distinzione tra manifestanti buoni e cattivi era solo funzionale ad una narrazione viziata, tossica, propria di chi evita di guardarsi dentro e promuove le azioni violente di chi per quelle violenze riceve uno stipendio. uno stipendio che paghiamo noi, con le nostre tasse, a partire dalla bugia di chi dice che loro stanno lì, armati, a difenderci. ma chi ci difende dai nostri difensori? solo noi. solo tu. solo io.

con i revisionismi avete dilapidato la memoria di una lotta di resistenza fatta da chi prevedeva quello che poi sarebbe successo dopo. la povertà, e tutte quelle cose che ora sono diventati argomenti di propaganda elettorale proprio di chi nel 2001 ci ha chiamati criminali, ha detto che le divise in difesa del potere economico avevano ragione, che gli otto che hanno deciso la sorte economica del mondo, tacendo sul disastro che poi sarebbe avvenuto, avevano ragione, e oggi li vedi, fascisti, populisti, politici che ci propinano la storiella della vicinanza con il popolo, lo stesso popolo che se alza la testa per reagire e ribellarsi viene ferito a suon di manganelli.

chi siamo noi, quell* che da anni cercano di insegnare e condividere un sapere, un’esperienza, preziosa, che dice chiaramente quanto sia complessa la realtà e che l’unica ragione storica che possiamo trovare per le nostre scelte deve per forza derivare dalla nostra critica, dal nostro sguardo lucido sulla realtà, senza lasciarci deviare da media collusi e complici, senza lasciarci imbonire da venditori di morte, quella delle nostre prospettive, del nostro futuro. chi siamo noi, quell* che oggi devono far comprendere che serve conoscere il passato per guardare con chiarezza a quello che accade nel presente, facendoci spazio tra chi racconta per partito preso, per un semper fidelis che non ha affatto senso e che sembra soltanto un suono d’oltretomba che ruba la nostra voce per correggerla, cambiarla, usarla.

qualunque retorica vuota intorno a questa giornata che ricorda quel 21 luglio del 2001 serve a poco, ma dire che io c’ero è necessario, perché abbiamo un dovere, noi che c’eravamo, il dovere di testimoniare facendo emergere la verità tra i tanti slogan che, se non l’avessi ancora capito, ti dicono che chi oggi ti racconta che sta dalla parte del popolo in realtà sta dalla parte del potere, lo stesso potere economico che quel popolo l’ha massacrato. prova a distinguere e individua le contraddizioni delle parti politiche che chiamano criminali i partigiani, le parti resistenti e chiamano “giusti” i possessori di manganello. delle due l’una. o stai col popolo o stai con la repressione e i manganelli. e tu, dimmi, da che parte stai?

ps: la legge che doveva introdurre il reato di tortura, quella perpetrata dalle forze dell’ordine, è stata affossata. ecco dove sta la giustizia, sempre che una legge possa davvero rappresentarne la consistenza.

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