di Irina
Succede pochi giorni fa in una biblioteca comunale di Ferrara. Nell’atrio centrale viene allestito un banchetto con libri sulla Resistenza in occasione del 25 aprile. Tra questi trionfano (esattamente al centro del tavolo, sotto la locandina di presentazione) due titoli dell’autore Giampaolo Pansa più un terzo volume collocato sulla sinistra. Mi rivolgo alle bibliotecarie chiedendo chi fosse il responsabile di tale disposizione, spiego il mio punto di vista e chiedo che i libri vengano tolti da quel tavolo. Mi viene risposto che probabilmente la volontà della biblioteca era quella di garantire molteplici punti di vista. Nei giorni successivi, cercando di coinvolgere i miei concittadini, arrivano le risposte ufficiali della responsabile della biblioteca, del direttore del polo ferrarese e dell’assessore alla cultura: garanzia del pluralismo secondo i primi e competenza esclusiva dei bibliotecari nell’operare tale decisione per il secondo.
Quando è successo tutto questo? Quando abbiamo lasciato che il fascismo diventasse uno dei punti di vista che si possono esprimere liberamente e che, anzi, dobbiamo garantire? Ho l’impressione che abbiamo dimenticato completamente il significato delle parole libertà e democrazia. La libertà tanto abusata per dare giustificazione a qualsiasi comportamento, anche a quelli che con la libertà non hanno niente a che fare. Perché il fascismo si trova all’estremo opposto della libertà, perché durante il ventennio si finiva in carcere o ammazzati se si aveva un pensiero diverso, plurale. E la democrazia, sappiamo ancora cosa significhi vivere in un sistema democratico? Io non credo che sia l’autorizzazione dello Stato a che ognuno esprima la sua opinione indipendentemente da quale essa sia. Considero la democrazia come la partecipazione del popolo alla vita pubblica, alla presa delle decisioni che lo riguardano: per me democrazia è essere abbastanza attenta da accorgermi della presenza di quei libri e chiedere che vengano spostati.
E in tutto questo, il punto centrale della questione è che il fascismo non è un’opinione. Sulla Resistenza e la Liberazione dopo vent’anni di dittatura non ci sono punti di vista diversi da quello che considera la guerra partigiana come uno dei pilastri della storia d’Italia. Esattamente come nessuno avrebbe il coraggio di apporre un libro di Hitler accanto al Diario di Anna Frank, come nessuno proporrebbe tesi negazioniste per accompagnare la memoria della Shoah, così, con lo stesso rigoroso e intransigente rispetto, dovremmo preoccuparci di difendere la nostra memoria. Invece no, per la nostra storia non mostriamo alcun tipo di referenza. Vorrei che nessun partigiano o civile fucilato durante una rappresaglia fosse morto se è servito per riconsegnare alle istituzioni il diritto di garantire la libertà di espressione a chi ha nostalgia di quella dittatura.
Ciò che trovo fuori luogo non è il fatto che quei volumi facciano parte del catalogo della biblioteca: ciascuno scriva i libri che più preferisce scrivere. Il problema è la loro collocazione su quel banchetto. Possiamo aprire un dibattito sulla composizione del movimento di liberazione in Italia, su chi ne faceva parte, su ciò che è successo anche dopo la Liberazione, ma facciamolo da storici. Utilizziamo un approccio scientifico valido per condurre questa ricerca ed illustrarla ai lettori. Non proponiamo i libri di Pansa carichi di voyeurismo anti-partigiano e in ogni caso, possiamo farlo qualche giorno dopo il 25 aprile?
“Nessuna conquista è per sempre (…) per questo resistere non è solo un dovere, ma una necessitò dei giovani”. Aggiungo alle parole di Maria Cervi che è una necessità anche dei non più giovani: è una necessità per tutti e tutte. Combattere il fascismo, sradicarlo dalla nostra cultura è compito di ognuno e ognuna. Impedire che possa esprimersi ed agire nelle nostre città, nelle nostre strade e nelle nostre biblioteche è nostro dovere. Perché tutti coloro che sono morti lo hanno fatto per un mondo migliore, per una società di eguali e tuttora siamo ben lungi dall’aver creato quel mondo e quella società. La libertà è di tutte e tutti: coloro che ritengono non sia così, che qualcuno la meriti più di qualcun altro per una certa natura o per essere nato su un preciso pezzettino di terra, costoro sono fascisti. E per me hanno due possibilità: arrendersi o perire.
Buon 25 aprile. Buona libertà.
Premetto che non ho mai letto i libri qui menzionati di Giampaolo Pansa, né ero presente per vedere di persona come i libri fossero collocati sul banchetto. Credo però che la Storia insegni, e che l’unico modo per essere veramente liberi sia quello di conoscere, mi si perdoni l’espressione, anche i “punti di vista” altrui. Non è vero che all’estero non ci siano mostre o manifestazioni culturali sul Nazismo in cui l’ideologia nazista non sia fatta conoscere. Anzi, recentemente è stata pubblicata una versione commentata del “Mein Kampf” proprio perché la conoscenza è l’unica arma che può veramente combattere l’oscurantismo dilagante. Non nego i meriti della Resistenza, anzi ho un grande rispetto per i partigiani che l’hanno combattuta. Ma non dimentichiamoci che da entrambi i lati della barricata ci sono persone, non eroi da una parte e cattivi dall’altra. Sono stati fatti errori anche dai partigiani! Ammantarli di una luce eroica non lo chiamerei “un approccio scientifico valido.
Pansa adesso è fascista?
Mi sarei anche stufato di sentire usare questa etichtta da ogni “antifa” che passa su qualsiasi opinione non sia conforme alla sua.
P.S.
Io sono antifascista, la figura dell’antifa con in mano manganello e olio di ricino, pronti a censurare qualsiasi cosa, la lascio ad altr*
Al di là delle idee di ciascuno, a mio parere di egual dignità, credo che la Democrazia sia lasciare ad ognuno la possibilità di vedere le cose sotto la propria ottica: togliere da quella bancarella d’imperio i libri che non piacciono ricorda molto i Bücherverbrennungen.
https://tranquillamente.wordpress.com/2014/04/25/una-festa-che-mi-sta-stretta/
Quello che penso a riguardo
Gli scritti di Pansa possono essere trattati e dibattuti in ogni sede (e se lo fossero davvero probabilmente avrebbero meno seguito di quel che hanno riscosso), tuttavia farlo in occasione delle celebrazioni del 25 aprile adducendo pretestuosamente la motivazione della pluralità non è altro che sottile revisionismo, il medesimo portato avanti da almeno 25 anni dalla classe politica e culturale di questo paese, di cui Pansa è uno dei migliori interpreti, in base al quale si mettono sullo stesso piano fascisti e resistenti (magari sperando, primo o poi, di piazzare sul podio i primi).
Mi dispiace per i pluralisti, ma la realtà dei fatti sta da un’altra parte e in base a questa, le due posizioni e i morti dei due differenti schieramenti, non saranno mai, moralmente, socialmente e storicamente sullo stesso piano. Quindi no, il 25 aprile, in una biblioteca pubblica che esiste anche grazie a quel 25/04/1945, i testi di Pansa a “memoria” della Resistenza antifascista sono un provocatorio insulto che va rispedito al mittente.
Ma certo T.S., non preoccuparti che quanto a revisionismi, gli antifa sono i primi in linea, ché per legittimare la distruzione dei libri mancavano giusto loro:
http://www.vice.com/it/read/libro-salvini-strappato-hobo-bologna
Tra l’altro, sei totalmente fuori luogo, perché qui non si sta dibattendo della “parificazione” dei morti (qualsiasi cosa questo voglia dire) ma della fantasia dei vivi, che vedono gomblotti revisionisti ovunque (e intanto distruggono i libri).
Qui non si parla dei partigiani, si parla degli antifa, che con i partigiani come mio nonno non hanno nulla a che spartire.
l’08 settembre 1943 è successo un fatto più unico che raro. con la fuga del re, il capo di stato,uno stato occidentale moderno cessa di esistere in modo istantaneo.
da quello che succederà dopo nascerà il Secondo Stato degli Italiani.
La domanda diviene ma chi saranno quegli italiani che formeranno il Secondo Stato Italiano?
La risposta è semplice: chiunque accetta la Costituzione Italiana,e questo indipendentemente dal suo passato. Chiunque accetta la Costituzione ne accetta e ne condivide anche i suoi perchè,la sua storia e la sua genesi, anche se la sua storia personale è stata dall’altra parte.
con gli occhi del poi quello che veniva chiamato un tempo l’Arco Costituzionale non si annovera fra le cose indovinate , e le parole di Calamandrei e di D’Azeglio risuonano ancora:
si è fatta l’Italia ma non gli italiani.
una rivoluzione promessa in cambio di una mancata
Il fascismo è una ideologia politica, un partito politico, una forma di governo.
Il fascismo non e’ un opinione e’ un reato!