Affido condiviso, Critica femminista, Genitori separati

#Sentenza: finalmente una bambina può restare a dormire da papà

Una sentenza dice che, in relazione ad una coppia di persone separate, una bambina di 16 mesi, un anno e quattro mesi, può dormire anche con il papà. Fino ad ora si era detto che la relazione padre e figlio, prima di arrivare al pernottamento, avrebbe dovuto essere graduale a partire dai tre anni. Con questa sentenza si rompe finalmente un tabù. Il ruolo di questo genitore viene riconosciuto anche per quel che riguarda la spinta affettiva, la volontà di condividere con la figlia la notte, la quotidianità senza guardare l’orologio. Ne ho ascoltati di uomini che in caso di separazione, per quanto le loro compagne, con sensibilità di genere, non avessero alcun problema a condividere le responsabilità genitoriali con l’ex compagno, si sono ritrovati comunque estromessi dalla vita quotidiana e intima dei propri figli. Viene preservato il rapporto con la madre, come primario, e può andare bene fino ad un certo punto. Dopodiché i genitori possono essere intercambiabili, perché sanno fare le stesse cose, possono organizzarsi con tiralatte e biberon già pronti pieni di latte materno, con poppate di latte in polvere, con tutto l’occorrente per lo svezzamento, e possono fare il bagnetto e cambiare la creatura, possono cantarle la ninna nanna e tenerla stretta finché non si addormenta.

A volte il problema è solo pratico. La lontananza tra due case. La mancanza di disponibilità da parte della madre che soffre il distacco o non si fida o è troppo possessiva e maniaca del controllo riguardo al figlio. Cosa che avviene quando una madre dichiara di volere l’aiuto del papà ma poi gli fa intendere che lui è un incapace e gli sta col fiato sul collo. La consapevolezza del fatto che i padri non sono più quelli di una volta, giacché hanno braccia, calore, da condividere con i figli, va ribadita affinché i figli possano contare su due letti disponibili, entrambi segni tangibili di responsabilità. La genitorialità è tale a prescindere dal sesso di chi la realizza. E se questo vale per una coppia etero vale anche per una coppia gay. Perchè no, e lo dico a Muraro che ho avuto il piacere di commentare nella mia recensione al suo ultimo libro, non è vero che i padri non hanno l’istinto di abbracciare, stringere a sé i figli.

Quella della condivisione della responsabilità genitoriale era ed è anche un obiettivo femminista. Se non vogliamo essere caricate di responsabilità, nel ruolo materno e di cura, se vogliamo autonomia economica, e parlo di noi precarie che vorremmo lavorare a tempo pieno, giacché è semplice parlare in linea di principio quando a badare a tuo figlio hai in casa la badante, o deleghi ad altre donne della famiglia, come se non ci fosse alternativa, se va bene tutto questo dobbiamo cedere quel pizzico di potere che alcune donne immaginano di avere e poter esercitare come se la maternità desse loro chissà quali privilegi. Alcune pensano che sia meraviglioso tornare ad epoche in cui la mamma, e il suo sacro ruolo, dovrebbe essere tutelata in senso paternalista. Ma sono certa, perché ne ho ascoltate e lo so, che ci sono donne che non hanno voglia di rappresentare le figure care al tempo mussoliniano. Ci sono donne che vogliono tempo per sé, per studiare, lavorare e per uscire, per fare l’amore, e se in questo troviamo un grande alleato nell’altro genitore non capisco perché mai ci si voglia rinunciare. Non siamo martiri, agnelli sacrificali. Siamo persone. Le mamme sono persone. I bambini sono persone. I padri sono persone. Ed è bene che cominciamo a ripensare il mondo tenendo conto di questa tangibile complessità.

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