Antiautoritarismo, Autodeterminazione, Critica femminista, Femministese, Precarietà, R-Esistenze

#Francia #sexworking: sanzionare i clienti perseguitando le prostitute

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Una aberrazione giuridica. Una legge incostituzionale. Un ritorno al passato, allo Stato Etico, con il controllo della moralità del sesso a pagamento tra uomini e donne. Protestano i/le sex workers in Francia e ovunque nel mondo si parla della forzatura operata con l’introduzione del fallimentare modello svedese con la penalizzazione dei clienti e, di fatto, il boicottaggio, l’ostracismo e la persecuzione dei/delle sex workers. Festeggiano le/gli abolizionist*, unici a pressare per ottenere l’imposizione di un modello morale che riduce tutte le prostitute in vittime di sfruttamento e tutti i clienti in criminali. Invece in Svezia le conclusioni rivelano quel che viene censurato dalla propaganda abolizionista. Penalizzare il cliente mette a rischio la prostituta che è costretta a lavorare in clandestinità, consegnandosi in mano a sfruttatori e avendo più probabilità di subire violenza o di essere contagiata da malattie sessualmente trasmissibili. Meno clienti e meno soldi e senza lavoro accetteranno anche clienti che lo fanno senza il preservativo, ed è questo che svelano i ricercatori quando si parla di modelli in cui si criminalizza il commercio di servizi sessuali.

Vince la Francia moralista, sessuofoba, puttanofoba, di quell* che passano il tempo a delegittimare le prostitute come soggetto politico, negando l’esistenza di chi chiede la depenalizzazione e raccontando in giro che sarebbero tutte vittime di sfruttamento. Se non si dichiarano tali saranno definite malate, colluse o essere stesse pappone. Perché quello che conta è vincere e per farlo, la donna bianca, privilegiata, neocolonialista, con lo sguardo denso di commozione nei confronti della migrante vittima di sfruttamento, nega alla migrante di scegliere liberamente il modo, il tempo, per emanciparsi dal bisogno. Quindi la prostituzione non va bene perché esercitarla sarebbe immorale, altrimenti perché mai una donna avrebbe voglia di farlo? Già. Perchè mai?

Peccato che leggi come quelle che dicono di far bene alle prostitute in realtà sono pretesti affinché si possano fare delle retate di migranti alle quali, udite udite, solo se dichiarano di “voler uscire” (e in cambio che lavoro svolgeranno?) dalla prostituzione sarebbe dato un permesso di soggiorno di sei mesi. Dopodiché loro e le altre saranno espulse, così come la gente razzista in Francia vuole, perché c’è tanto da dire sulla assoluta coincidenza di obiettivi di chi dice di salvare la migrante e chi dice che vuole espellerla. Voler gioire di fronte ad una legge del genere, solo perché si immaginano gli uomini tutti come criminali, potenziali stupratori, significa soltanto affermare la divisione tra donne e uomini immaginando le prime sempre vittime e i secondi sempre carnefici. Attenderò che ci si ritrovi a parlare della donna che ha acquistato sesso e per questo sarà duramente sanzionata e poi vorrò vedere di che parliamo.

La legge francese parte da presupposti totalmente errati, con un inizio pessimo che parla di violazione della privacy soprattutto per le prostitute, perché per beccare i clienti ovviamente dovranno essere spiate le sex worker, mandando a monte la loro vita, economica ma anche sociale, acuendo le conseguenze dello stigma che pesa su di loro, se è vero che quel lavoro l’hanno scelto per mantenersi in una terra che non è la loro. Una sconfitta in relazione alla difesa dei diritti umani, che saranno violati quando le prostitute saranno vittime della persecuzione delle polizie, così come lo sono in Svezia e in qualunque altro luogo in cui, come le sex workers denuncia, “salvarle” è un pretesto per reprimerle.

Pia Covre, presidente del Comitato per la difesa dei diritti civili delle prostitute, scrive:

Dopo aver subito anni la legge Sarkozy che le metteva in galera per adescamento passivo con multe di migliaia di euro, oggi le lavoratrici del sesso francesi saranno usate come esca per far cadere i clienti nella trappola sanzionatoria. Se questo fa felici alcune donne che hanno sete di vendetta verso i nostri clienti, che poi sarebbe come dire i loro fidanzati, mariti, padri e figli ecc…la famiglia di genere maschile insomma….. è comprensibile. Ma non veniteci a dire che è un miglioramento della condizione delle donne prostitute e sopratutto andate a leggervi gli studi fatti sulle politiche proibizioniste e abolizioniste per rendervi conto delle bugie che raccontano.

Il resto lo abbiamo detto in tante occasioni. L’Europa volge verso l’affermazione di un femminismo autoritario che non ha in mente di rispettare la soggettività e l’autodeterminazione delle donne. Un femminismo che divide le precarietà a seconda di quel che è morale o immorale, giacché di badantaggio, schiavitù sotto le serre, a lavorare per due soldi per un padrone qualunque, non si occupa. E’ un femminismo che mette assieme alcune imposizioni morali che al momento corrispondono ad un neofondamentalismo che consegna i corpi delle donne allo Stato. La tutela del nostro corpo, la nostra sessualità, il nostro utero, allo Stato, così come si evince dai posizionamenti anti/prostituzione, anti/porno, anti/gpa. E’ un femminismo che usa l’anticapitalismo per giustificare autoritarismo e siamo ad un rossobrunismo interno al femminismo che vorrebbe avere il potere di dettare legge su tutto in nome di tutte le donne. Le donne però non tutte vogliono essere rappresentate e il femminismo altro non può e non deve fare che ascoltare le soggettività, tante e diverse, senza sostituirsi a loro. La sovradeterminazione, la negazione delle soggettività, l’imposizione di un modello – tutte vittime – alle donne, come stereotipo sessista buono a compiacere un nuovo patriarcato, non sono espressioni di un femminismo che mi piace. Per quel che mi riguarda si tratta di autoritarismo con il quale non voglio avere nulla a che fare. Autoritarismo. Fascismo.

—>>>Manifesto femminista in supporto dei diritti delle sex workers

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