Car*, dopo aver scritto il post “La donna privilegiata e il femminismo intersezionale” ho letto, su un gruppo facebook che fa riferimento al “pensiero della differenza”, alcuni commenti ai quali avrei voluto rispondere in quella stessa pagina ma, per un motivo o per un altro (soprattutto per problemi di salute), non ne ho avuto il tempo. Poi leggendo e rileggendo mi sono anche resa conto che quelle risposte, in realtà, costituiscono un repertorio tipico di un certo femminismo che liquida alcune critiche o altri femminismi banalizzando, delegittimando con attacchi velatamente personali, teorizzando complotti. Quel repertorio rende, a mio avviso, impossibile la dialettica tra femminismi perché se non la pensi come loro allora ti considerano una nemica delle donne. Lo stesso capita per chi commenta il post “Sul dis-ordine simbolico della beddamatresantissima“, ancora sulla stessa pagina, e qui mi consegnano perfino strane teorie su quel che avrei mangiato a pasqua (nessun agnello, di sicuro).
Vorrei allora passare in rassegna i commenti, senza censure, per decostruirli e rispondere, quando e se ne vale la pena.
A qualcuna il post non piace. Va benissimo così. Non possiamo pensarla tutte allo stesso modo. Ci sono delle critiche, ed è ok. Poi si parte con la foga complottista.
“…mentre queste intersezionano i maschi bianchi etero omo chi più ne ha più ne metta continuano a dominare“. – quindi il nemico è l’uomo, etero, gay, e, continuando, lei scrive “mi ricorda tanto le correnti della sinistra che fanno solo il gioco della destra” – Dove le donne, immagino, sono a sinistra e tutti gli uomini, considerati il nemico, sono collocati a destra.
Poi c ‘è chi attribuisce a me quella che in realtà è la sua logica escludente. Ed arriva, prevedibilmente, un “non capisco questa volontà di seminare odio tra donne“. Perché se critichi quel femminismo si immagina tu lo faccia per seminare odio, per dividere quel che invece deve andare avanti, compatto, omogeneo, tutte quante insieme, accomunate dalla fica, contro il “patriarcato”. Chissà che ne pensano di quel che scrive bell hooks quando dice che il patriarcato va sconfitto assieme agli uomini.
Ricordo che per il pensiero della differenza i generi sono solo due, corrispondono ai sessi, maschile e femminile, e tutte le donne, di qualunque classe, cultura, orientamento politico, identità culturale, sessualità, razza, dovrebbero stare insieme. Quel che il femminismo intersezionale insegna è che non basta essere donna per essere la mia compagna di viaggio e di lotte. Se sei donna e sei antiabortista, sei ricca, privilegiata, classista, razzista, omofoba, transofoba, autoritaria, non ti considero una mia alleata. Ci si allea per obiettivi politici, considerando l’intersezione tra classe, genere, razza e anche specie. Quindi un uomo può essermi alleato più di quanto non sarà mai una donna reazionaria, razzista, omofoba, fascista.
Si va avanti con ulteriori fantasie complottiste. Delegittimare la persona per delegittimare la critica, per toglierle dignità, o attribuire delle “intenzioni” fasulle a quanto viene proposto come critica. Non manca poi chi parte scomunicando il blog, la pagina, perché solo quel che si dice altrove “vale”. E si tratta di metodi che spostano l’attenzione. La critica non vale perché non vale chi la fa e non vanno bene le sue intenzioni. Lascio a voi la libertà di giudicare serenamente quello che scrivono di me. A me interessa discutere di politica e non di “persone”.
Ed eccoci arrivare al nocciolo della questione: la nemica sarebbe Judith Butler perché “la causa dell’umanità è stata diluita nel calderone gender (…). Iniziamo a dirlo. La teorizzazione di Judith Butler era ed è tesa a eliminare le donne come soggetto politico. I risultati sono sotto gli occhi di tutte.” – badate che non è Adinolfi o la Miriano a parlare. Sarei curiosa di sottoporre codesto allarme alla Butler per sapere che ne pensa ma immagino si farebbe una gran risata. Le soggettività tutte, a qualunque genere esse facciano riferimento, allontanandosi dalle tesi basate sul riduzionismo biologico, vengono descritte come “calderone gender“. Complimenti. Fortuna che interviene un’altra donna che osserva l’assurdità di tali affermazioni.
C’è chi invita, giustamente, ad una più attenta lettura della Butler e chi invece scrive che “le padre del pensiero mio non le voglio (…) quando alcune femministe pur autorevoli scivolano nel totalitarismo“.
Proseguo e vado oltre le ulteriori teorie complottiste di chi mi addebita (argumentun ad personam) addirittura lo “scopo” di “attaccare le pochissime residuali femministe italiane“. E già questo la dice lunga sulla selezione durissima (fiuuuu!) che una donna deve superare per ricevere il patentino femminista. A me era sembrato che di femministe ve ne fossero tante, a meno che non consideriamo tali solo quelle che si riferiscono all’ammuffito (e mi si consenta di dirlo) pensiero della differenza.
Le ultime tre screen mostrano i commenti al post di critica alle teorie della Muraro, quelle sull’ordine simbolico della madre.
Siamo su una pagina anti/Gpa, e il mio articolo, in realtà parecchio ironico, a partire dal titolo, viene giudicato “triste, violento e offensivo“. Riconosco di avere uno stile politicamente scorretto, soprattutto se a leggere quel che scrivo sono persone che amano un frasario femminista accademico, non esplicito, opaco, rispettoso nella forma prima che nella sostanza. A me pare estremamente violento l’approccio da madri del femminismo che hanno bisogno di bacchettare la discola che deve rientrare in riga. Ma è questione di punti di vista. Sul “maschilista” ho poco da dire perché in quella pagina danno della “maschilista” a chiunque non declini il femminismo alla loro maniera. Anzi. Qualcuna potrebbe perfino dire che in realtà sono un maschio che mira alla distruzione delle femmine tutte. [ironia/mode on]
Sul mio definirmi “persona“, detto da chi dice che rinnegherei il mio sesso (la donnità) e non sarei addirittura riconoscente nei confronti della madre che mi ha messo al mondo, dico solo che essere persona non significa rinnegare alcunché, sempre che il mio sesso biologico corrisponda al mio genere, e che la riconoscenza nei confronti di mia madre – e grazie del pensiero – è fuori discussione. Temo davvero che queste non siano argomentazioni politiche. Non vi pare?
Per il resto, dite un po’ voi che valore hanno simili commenti e quanto sia plausibile ragionare di femminismo, restando sul tema, quando ad argomentazioni critiche si oppongono solo queste frasi. Non mi amareggia né avvilisce più di tanto, ormai, perché per fortuna, negli anni, mi sono accorta che invece di donne, persone, uomini, lesbiche, gay, trans, bisex, con i/le quali è possibile discutere di femminismo ad altri livelli ce ne sono tant*. Il pensiero, per fortuna, non si immobilizza solo perché c’è chi vorrebbe stabilirne il monopolio.
Ps: spero con ciò di non essere stata troppo “violenta” con questo post. E no, io non faccio post contro le persone, perché riporterò sempre la discussione su un piano politico. L’unico che a me interessa. Per ragionare di femminismo. E di lotte. E di soggettività che si autonominano e che hanno pari dignità.
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Queste femministe non-intersezionaliste, a mio avviso, sono alla ricerca di una nicchia entro cui dominare e dettar legge, e non di un cambiamento positivo per tutti.
A parte questo, spero che tu ti riprenda presto 🙂