[Testo originale da QUI. Traduzione di Fabrizio]
“Ho iniziato con il Sex Work per via della mia invalidità, non potendo più lavorare in un bar, negozio, o ufficio, ma dovendo sempre pagare un affitto. Viste le opzioni, ho deciso che questa fosse, fra tutte, la migliore.
Il più delle volte il mio lavoro non mi piace. Come non mi piaceva lavorare per £3.70 all’ora in un negozio di vestiti, vendendo roba che costava più di un mese del mio stipendio, o quando facevo turni di dodici ore in un bar.
Non conosco nessuno che non debba lavorare per sopravvivere. Se le mie indennità per la casa e l’invalidità coprissero il costo della mia vita e potessi quindi vivere decentemente, non farei questo lavoro. Ma mentre svolgo le mie mansioni, voglio poter lavorare in sicurezza. Questo significa combattere per la decriminalizzazione del Sex Work nel Regno Unito. Che a me piaccia o no il mio lavoro, non dovrebbe mai essere messo in dubbio il mio diritto di esercitarlo.
Io come molt* altr*, sono stata felice quando, la scorsa settimana, Jeremy Corbyn si è pubblicamente dichiarato a favore della decriminalizzazione, nel Regno Unito. Essendo io membro e attivista del Partito Laburista, mi sento sempre dire che il Sex Work equivale alla violenza carnale, che siamo tutt* vittime, senza rappresentanza e che io sono una serva del patriarcato.
Trovo deprimente che molti di questi discorsi provengano da donne, deputate del Partito Laburista.
Dopo il discorso di Corbyn, Harriet Harman gli si è rivoltata contro, Stella Creasy ha iniziato a twittare della campagna “End Demand” e Caroline Flint ha apparentemente bloccato su Twitter tutt* i/le Sex Workers che cercavano di spiegare il fallimento del “Modello Nordico” (che criminalizza sia i/le S. W., che i clienti – ndr)
Melissa Gira Grant ha giustamente osservato come i discorsi riguardanti il Sex Work spesso provengano da sfere che non lo hanno mai praticato, pontificando su chi lo fa.
Se le femministe del Partito volessero davvero fermare donne come me, dal fare questo lavoro, potrebbero concentrarsi sulle battaglie per far si che le invalidità e le indennità per malattia aumentino a seconda dell’inflazione; potrebbero combattere perchè vi siano sussidi adeguati per gli studenti, o dei limiti agli affitti e per un Welfare che effettivamente protegga, invece di essere punitivo.
Avrebbero potuto votare contro la legge sul Welfare, che ha danneggiato le donne di tutto il Paese. Potrebbero finalmente accettare di iniziare un dialogo con la Sex Work Open University, il collettivo per il quale anch’io lavoro, e ascoltare ciò che hanno da dire i/le Sex Workers.
Il risultato del “Modello Nordico” è stato di aver peggiorato le relazioni con le Forze dell’Ordine, anche spingendo i/le Sex Workers a comportarsi in modo sempre più rischioso, per disperazione. Inoltre non fa nulla per ridurre la richiesta e l’offerta di prostituzione.
Recentemente in Irlanda del Nord è entrato in vigore il “Modello Nordico” e ci sono stati quattro arresti, di cui tre erano Sex Workers. Ma secondo voi è femminista, fare arrestare donne che cercano di lavorare insieme e in sicurezza?
Si parla tanto di volere ascoltare coloro che sono marginalizzati dalle attività e dalle discussioni del Partito Laburista, dicendo che bisognerebbe consultarsi con questi gruppi e queste realtà, ma poi le voci e i pensieri di Sex Workers, o delle organizzazioni a loro vicine, vengono completamente escluse da qualsiasi dialogo. Il Sex Work è talmente stigmatizzato, che sono persino costretta a parlare delle mie esperienze utilizzando uno pseudonimo, per timore di essere attaccata.
Potete pensare che il Sex Work sia immorale, sbagliato, o sintomatico di un mondo patriarcale. Ma non potete cambiare nulla, con leggi che mi mettono in pericolo, mentre faccio il mio lavoro.”
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