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Guadagno scoprendo il corpo: perché pensi sia affar tuo?

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Non tengo particolarmente al parere di altre persone, disse lei, e subito dopo fece un’espressione intristita e mi riferì di false manovre di una sua collega d’università che le sparlava dietro e cercava di bollarla come gran puttana. Aveva detto un giorno che non preservava la propria verginità per nessun uomo. Lo disse ritenendo che tutti fossero sufficientemente evoluti. Invece la questione diventò di dominio pubblico e una delle rivali disse che era ora che i maschi si facessero sotto per liberarla da quel fardello. Sembra una storia d’altri tempi, ma io vi giuro che è accaduto tutto pochi mesi fa e che il mobbing sociale è un male che viene praticato oggi anche più di ieri. In questa brutta epoca in cui si sfaldano i legami umani, con troppo tempo trascorso a fingere che quella virtuale sia la vita vera, si rischia di confondere tutto quanto e quando tre o quattro persone si bullano di te sui social pensi di aver perduto l’affetto di tutte le persone che per te contano davvero. Non è così, e lei lo capì fin dal momento in cui cominciò a osservare meglio il contesto in cui viveva e vide persone distratte da se stesse, o meglio, non in contatto con niente, come perse, in cerca di qualcuno su cui sfogarsi, a volte senza cattiveria e altre volte, invece, con perfidia estrema.

Quando si rese conto di questo cercò un contatto umano e trovò un tizio che organizzava raduni il fine settimana per andare a passeggiare su nei boschi. Passeggiare fa bene e ti fa respirare meglio. E nel frattempo parli, smetti di fumare, ti godi l’aria buona e ricominci a vivere, senza demonizzare la tecnologia ma senza neanche farci troppo affidamento. E’ uno strumento di comunicazione. Nulla più di questo. Quando decise di usare la sua cattiva fama come principio di marketing per vendere un po’ del proprio appeal, le venne tutto facile. I fine settimana a passeggiare e per il resto guadagnava in premi e regali facendo la webcam girl. Trovò lì un mondo in cui la realtà virtuale serviva ad altri per celare le proprie paure. Per non confondersi con chi vive immerso in esse lei decise che non avrebbe mai più smesso i suoi fine settimana. Trovò anche un amore, uno reale, nulla a che fare con i giochi di erotismo simulati sul web. C’era uno che la toccava e la leccava per davvero, che dal vivo godeva dei suoi orgasmi, e si serviva di quella spinta, di quello stimolo erotico anche per lavorare. Senza nulla di reale non hai niente da dare o prendere al mondo virtuale. Se perdi la tua umanità non riesci più neanche a simulare un grammo di empatia. Ed è una cosa che dovrebbero imparare tutti. Se non hai una vita fuori dal pc romperai i coglioni a chi, per debolezza, pensa di contare su una vita dentro quella macchina. Quando sei forte della vita vera non c’è donna invidiosa, moralista e molesta che possa distruggerti.

Le arpie spettegolavano sul fatto che lei mostrasse il corpo seminudo sul profilo facebook. Che troia, dicevano tra loro. Si fa mercificare e non gliene fotte niente dei diritti delle donne. A volte a lei, e parlo della presunta “troia”, scena del crimine tutto quel che trovi intorno e dentro la sua fica, venne da chiedere: ma voi, anime pie, che lavoro fate? Qualcun@ disse che non lavorava, lavorava male, qualcuna stava male, qualcuna non aveva un amore, altre non avevano quella vita della quale lei si era invece munita. Che fare per aiutarle? Come spiegare che il problema non era poi tanto il fatto che lei avrebbe voluto scrollarsi di dosso i pettegolezzi. Chissenefrega se quattro povere donne sole o sessualmente insoddisfatte mostravano rifiuto per lei. Il punto era che queste donne avrebbero dovuto bastare a se stesse. Non sono stereotipi, perché a furia di dire che è sessista osservare che una donna possa essere lievemente acida perché sola abbiamo finito per negare una realtà e nasconderla, oltre a noi stesse, a chiunque. Non è possibile che giusto noi ci nascondiamo dietro l’antisessismo per non svelare nostri fragili e parziali angoli di vita.

E che ci vuole a dire che si, sei sola, possibilmente un po’ depressa, ma questo non ti rende inferiore e non è un elemento a riprova che le tue parole non suonano giuste. Ma è possibile che il tuo modo di relazionarti sia paranoico e che tu veda in ogni donna, se pensi sia un po’ più visibile di te, una nemica. Che male c’è ad ammetterlo? Ammettere il problema vuol dire essere sulla buona strada per risolverlo. Quando io parlo di masturbazione in pubblico, mi riferisce ancora, è come se per queste donne fossi una aliena. Quando è stata l’ultima volta che si sono masturbate? Da dove comincia e dove finisce la loro vita sessuale? E detto da una donna non è affatto sessista, perché non ha introiettato un modello maschile che le fa dire che senza un cazzo loro non sono niente. Per quel che le riguarda l’insoddisfazione sessuale può derivare da tante cose. Sei etero, sei lesbica, sei trans. Qualunque sia il tuo orientamento sessuale, tu, ti senti a posto con te stessa? Ti stai prendendo cura di te o passi il tempo a scassarci la minchia e la fica per evitare che il resto del mondo viva un po’ di più?

Cos’è che non sopporti delle donne che scoprono il corpo, sicure di sé. Cosa ti spinge a pronunciare cattiverie e a dare della zoccola o, per quelle politically correct, della “sessista” (dal sessismo introiettato e bla bla bla) a quella che mostra se stessa senza alcun problema? Lei piace? E di chi è la colpa? Sua? ma sai che la metà delle ragazze “belle” soffrono delle stesse paranoie di cui soffri tu? Lo sai che nelle cliniche per la cura dei disturbi alimentari trovi ragazze bellissime ridotte a niente? Sai che ci sono ragazze molto belle che non riescono ad avere un approccio sereno con la propria sessualità? Personalmente, e la mia amica è d’accordo, ho sempre avuto una particolare avversione per quelle che ce l’hanno con le donne belle, che le sentono come rivali, che le allontanano. Io, al contrario, ho sempre cercato di infrangere quella linea di separazione tra me e il mondo della bellezza, e ho trovato solitudine, a volte spocchia, a volte molti problemi. Le ragazze belle sono come tutte. Non le temo. So di avere la mia maniera di sedurre e non mi sento in competizione con nessuna. Io so – mi dice la webcam girl – che trovi anche tra loro una buona percentuale di persone straordinarie. Non fanno eccezione. O mi si vuole dire che tra quelle che si giudicano brutte sono tutte sensibili e perfette?

Eccolo lo stereotipo. Perché, continua lei, mi sono trovata a dover difendermi dall’insensibilità e dal vittimismo gnegnegnaro di donne che facevano pesare a me il fatto di non piacere. Capite come? Quasi che io dovessi imbruttirmi per fare un piacere a loro. E mi dicevano che se io mi “mettevo in mostra” per quello che chiamavano “esibizionismo” facevo in modo che un colloquio di lavoro non risultasse mai a loro vantaggio. Ma se il datore di lavoro è uno stronzo io cosa posso farci? Sono quelle stesse donne che alimentano il mito secondo cui se mi stuprano me la sono cercata. Un’altra a dirmi che se pubblicavo le mie foto sexy poi non potevo lamentarmi degli approcci molesti.

Perciò l’amica trova che certe donne siano assai più sessiste degli uomini. Gli uomini, non tutti ovvio, ci vedono come oggetti di desiderio. Lì c’è la speranza di riuscire a capovolgere la storia e mostrarsi come soggetti desideranti. Certe donne, invece, ci vedono come nemiche, rivali, ostacoli da abbattere, e l’unico ruolo attivo che puoi avere nella vicenda è quello di donna pentita che intende espiare mentre quelle godono del processo della santa inquisizione. Se ti mettono al palo, legata dai loro stessi pregiudizi, come fai a raccontarti quando devi impedire che ti diano fuoco?

Io temo più le donne che gli uomini – dice lei -. Inutile dirle che non è così. Lo è per lei perché l’esperienza di ognuna si basa di quel che hai vissuto. Io – continuò lei – sento oppressiva la censura delle donne molto più di quanto non mi dia fastidio l’atteggiamento molesto di certi uomini. Difendersi da quelle che reputavi amiche per nascita, quando poi ti accorgi che non è così, è molto più arduo, perché ti spiazzano e ti colgono indifesa. L’unica risposta che sentirei di dare a certe donne problematiche, perciò incattivite, è che sarei perfino disposta a leccargliela, per renderle felici. Non è meglio farsi leccare invece che trarre finto e temporaneo sollievo da una lapidazione? Questa potrebbe essere una domanda, e la rivolgo a chi legge, perché mi piacerebbe capire. Solo, per favore, non negate che tra donne ci sia inimicizia. Non fatelo: altrimenti non ci sono premesse per discutere sinceramente.

Ps: è una storia vera. Grazie a chi l’ha raccontata.

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