di Kristen Sollee (pezzo in lingua originale QUI – traduzione di Antonella)
Uno degli obiettivi centrali del femminismo è quello di combattere la rappresentazione della sessualità femminile per portarla lontano dalle grinfie del controllo patriarcale e spesso l’arte delle femministe sex-positive persegue questo obiettivo in maniera visiva, arrivando là dove la parola scritta o parlata spesso fallisce. Questo tipo di attivismo estetico è perfettamente rappresentato da una nuova mostra alla Dallas Contemporary, Black Sheep Feminism: The Art of Sexual Politics, (Il Femminismo della Pecora Nera: l’Arte della Politica del Sesso), che allestisce il lavoro di quattro artiste che sfidarono lo status quo sessuale negli anni ’70. Joan Semmel, Anita Steckel, Betty Tompkins e Cosey Fanni Tutti: ognuna di loro ha esplorato una esplicita sessualità femminile attraverso diversi percorsi artistici e come risultato tutte incontrarono un certo livello di esclusione dalla comunità artistico/femminista.
Le “guerre femministe al porno,” che iniziarono a diffondersi nei tardi anni Settanta e raggiunsero il loro apice negli Ottanta: a quelle va in parte addebitato il forte contrasto che queste artiste ricevettero. Due schieramenti ideologici si materializzarono al tempo: le femministe anti-censura e quelle che credevano che la misoginia insita nel porno e nei contenuti espliciti doveva essere fermata ad ogni costo – persino con un intervento governativo se necessario. Sebbene ancora oggi la critica all’intrattenimento per adulti rimanga una parte caratteristica del femminismo — e con ragione — il femminismo sex-positive ha verosimilmente “vinto” lo scontro, che ha preparato il terreno a rappresentazioni più complesse e articolate della sessualità femminile, nell’arte e oltre. Qui sotto troviamo cinque artiste contemporanee, femministe sex-positive che portano avanti l’eredità di certo attivismo estetico attraverso una varietà di metodi e mezzi.
1] Zanele Muholi
– le fotografie, I video e le installazioni artistiche di questa artista del Sud Africa sono intime e sospese e intendono sollecitano consapevolezza sulla comunità LGBTQ* nera e sul pregiudizio e la violenza che deve affrontare a casa e nel mondo.
2] Kate Durbin
– confondere la linea di confine tra cultura pop e cultura alta, ripensando l’uso del selfie e dello scattare selfie come un terreno fertile per le performance di arte femminista, l’opera di Kate Durbintesse senza soluzione di continuità mostra legami tra vita reale e virtuale.
3] Leah Schrager
– essendo soggetto unico dei suoi lavori tra reale e digitale, Leah Schragerabbatte entrambe le categorie di artista e musa nelle sue esplorazioni che si spingono ai confini dell’oggettificazione e del potenziamento del personale e del politico.
4] Go!Push Pops
– sia che sfidi la cultura dello stupro nel mondo militare o che esplori gli archetipi estetici dell’hip hop, questo collettivo artistico transnazionale, radical e queer di performance artistica femminista dà corpo ad un femminismo che è eclettico e colorato.
5] Naomi Elena Ramirez
– nell’intersecarsi tra danza, arte performativa e fotografia, l’opera di Naomi Elena Ramirez getta uno sguardo sfrontato alla semiotica dell’erotico e a come la sessualità femminile e la sua rappresentazione venga riempita e distorta dalla pornografia e dai mass media.
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L’ha ribloggato su Random Mee ha commentato:
Signal boost, because emerging feminist artists deserve no less