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Ci hanno fottuto il femminismo (e noi ce lo riprendiamo)

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Sono femminista da sempre, perché ho sempre avuto voglia e bisogno di liberarmi da norme che mi obbligavano a essere qualcuno che non conoscevo. Non mi ero scelta. Non sapevo chi fosse la persona che avrebbe dovuto essere il mio modello di bellezza. Quando vivi un femminismo che si concretizza sulla tua pelle è difficile che altre possano ingannarti svelando una sorta di misoginia inconsapevole.

Le misogine inconsapevoli sono quelle che si alleano con l’estrema destra per dare battaglia al porno o alla GpA. Sono quelle che si ostinano a presentarsi come salvatrici delle mie simili come se avere una fica in comune fosse il loro lasciapassare al dominio della pelle altrui. Sono bianche, etero, borghesi, perbene, e non sono consapevoli di essere estremamente dannose per le altre. Dico questo perché do per scontata la loro buona fede, anche se a volte mi pento di contare sul loro buon senso perché dimostrano un’incapacità di ascolto senza eguali.

La teoria che portano avanti è quella secondo cui chi ti salva agisce sempre per il tuo bene. Quella è la teoria che le rende così distanti da me, da tante. Perché non pronunciano nessuna parola solidale per le legnate che le polizie consegnano alle femmine da salvare. Le prostitute, le femmine da tutelare, subiscono violenza repressiva e lottano affinché la loro carne sia affidata esclusivamente a se stesse. I tutori dell’ordine sono quelli che agiscono per ripristinare l’ordine etero/patriarcale. Se poi teniamo conto del fatto che quell’ordine vuole rimuovere la differenza di classe, scopriamo perché certe donne sono facilmente ammaliate dai salvatori della patria. Femministe che ci consegnano alla repressione pur di salvare l’ordine morale. Che ragionano di violenza sulle donne senza tenere conto della violenza che tante subiscono da poteri economici e istituzionali, oltre che dalle donne stesse. Le bianche, occidentali, moraliste, perbene. Femministe che non hanno alcuna difficoltà a rimuovere, dall’immaginario collettivo, la ricerca circa il cattivo e violento uso dell’autorità costituita, allo scopo di affermare il diritto paternalista e patriarcale di chi ci salva costruendo attorno a noi perfide prigioni morali.

12744519_10154000673409525_7365446853367256881_nSalvare le donne dalla violenza, dal velo, dalla prostituzione, dal porno, dalla gestazione per altri, continuando a spacciare per femminismo quel che sovradetermina le donne non tenendo conto delle loro libere scelte. Vittimizzando tutte quante, rendendo il femminismo uno strumento del potere che ci guarda e sorveglia come fossimo tutte infanti senza capacità logica di decidere per noi stesse. Donne che per “salvare” le donne da se stesse usano il moralismo e il potere del manganello, approvando leggi repressive che ci puniscono e non tengono mai conto della nostra opinione.

Sento violento questo sguardo salvifico fin dal momento in cui scoprii che la questione della violenza sulle donne non poteva essere trattata senza sentire il parere delle donne stesse. C’è un contesto “femminista” che racconta l’antiviolenza imponendo una narrazione universale, stereotipata, che non riconosce alle donne la libertà di poter decidere per se stesse, e che le chiama traditrici del genere femminile se esprimono una lettura personale e diversa. L’antiviolenza viene narrata a partire da limiti imposti da quelle stesse donne che poi non ci riconoscono la capacità di intendere e volere se consapevolmente e consensualmente li oltrepassiamo.

Le norme dicono che se tu, donna, parli un diverso linguaggio, vesti un diverso abbigliamento, vivi una diversa sessualità, vendi servizi sessuali, mostri il tuo corpo, metti il tuo utero in condivisione con chi non ce l’ha o non può usarlo, indossi abiti con o senza velo, non sei femminista. L’hanno stabilito loro, e ti violentano ogni giorno dicendo a te quel che devi essere per mostrarti libera. E io ho imparato a diffidare di queste inconsapevoli misogine che odiano tutto quel che delle donne a loro non somiglia. Odiano tutto quello che non riescono a riportare entro uno schema che piace tanto ai patriarchi vecchi e nuovi. Chi si lascerebbe mai sfuggire l’occasione di gestire il corpo delle donne per riaffermare un potere che lascia ad altri la facoltà di decidere per noi? Quanto sesso, quanti uomini, quante donne, quanti figli, quanto in vendita e quanto no, quanto tessuto, quanti tacchi, quante corde attorno al corpo, per piacere e non per imposizione, e quante scelte che le donne, bianche, etero, perbene, non riescono minimamente a concepire.

12728901_10154000674339525_4752530658798986881_nPerciò sono contenta di aver creato uno spazio in cui tutte possono parlare, donne bio o anche no, etero, bisex o lesbiche, casalinghe, mogli, madri per scelta, o donne invise a chiunque, perché non casalinghe, mogli, e neppure madri. Donne che non sentono il dovere della maternità e donne che fanno figli e vengono chiamate pazze perché li lasciano crescere ad altri. Donne che si vestono o che si svestono, che amano essere sottomesse o che amano dominare, che amano scambi di qualunque genere o che non barattano niente con nessuno. Donne pulite o sporche, truccate o no, puttane o monache. Donne con lo smalto nero d’ordinanza o con i piedi lindi e le scarpe di una scolaretta. Donne che per salvarsi dalla violenza esigono reddito e casa e non la tutela, in senso repressivo, di istituzioni patriarcali che poi vorranno controllarle pur lasciandole più povere e precarie di prima. Donne, migranti o no, che scelgono di vendere servizi sessuali e affermano la libertà di scelta denunciando di subire la violenza repressiva di polizie che godono della complicità e legittimazione delle “femministe abolizioniste”.

Sono felice di aver creato uno spazio in cui tutte sono ben accette, purché non impongano la propria scelta ad altre, perché è così semplice giudicare e pronunciare dogmi ed è così difficile rispettare la libertà di tutte a partire dalla loro scelta, che non è e non sarà mai quella di un’altra. E’ semplice legittimare il moralismo, assegnare poteri ai patriarchi – con teorie machiavelliche che dicono che il fine giustifica i mezzi – senza vedere che quei mezzi legittimano il potere patriarcale e rubano libertà alle donne. Libertà di gestire la propria sessualità, il proprio corpo, la propria vita.

C’era una volta una femminista che decise di salvare una donna che non voleva essere salvata. La invitò a ragionare e capire che si sbagliava, ma quella rispose con un no. Le disse che sicuramente era malata, e quella disse che invece no. Le disse che sarebbe stato meglio che si rivolgesse ad uno psichiatra, perché una donna sana non può volere questo o quest’altro. E l’altra disse no. Le disse che avrebbe votato una legge in parlamento che autorizzava altri a decidere al posto suo: se denunciare o no, se smettere di fare la puttana o no, se smettere di fare film porno, figli per altri, mettere il velo, o no. E l’altra disse che in quella presunta salvatrice non vedeva più una femminista, una compagna, sorella, amica, ma una fascista. Non c’è femminismo dove non c’è rispetto della soggettività delle donne, anzi, delle persone tutte. Non c’è femminismo dove c’è vittimizzazione forzata, per una costruzione di una donna/vittima quale corpo/oggetto sociale, utile a istituzioni, governi, borghesi, donne etero, bianche e perbene. Non c’è femminismo dove c’è sovradeterminazione, dove manca l’ascolto, dove c’è chi stabilisce norme per tutte e celebra scomuniche se non eseguono gli ordini.

Non c’è femminismo dove c’è colonizzazione, dove le ricche parlano per le povere che hanno difficoltà a condividere spazi di confronto politico (perché non hanno soldi e tempo), dove le etero parlano per le lesbiche e le trans, dove le borghesi e ricche occidentali parlano delle povere del “terzo mondo”, dove le cristiane parlano per le musulmane, dove le proibizioniste parlano per le libertarie.

Oggi troviamo questa categoria autoritaria di femministe che si allea con le destre, per impedire alle altre di scegliere liberamente. Si allea con le antiabortiste, con le peggiori colonialiste. Si tratta di misoginia inconsapevole, ma pur sempre di misoginia, perché se tu obblighi qualcuna a somigliarti è perché odi quel che di diverso c’è in lei. Odi quel che gli stessi maschilisti odiano di lei, la sua libertà, la sua sfrontatezza, la sua rivendicazione all’autonomia morale/economica/culturale, perciò sposi tesi misogine per riproporle come femministe.

Lo dico ad altre: ci hanno fottuto il femminismo e io lotto affinché ce lo restituiscano. Anzi, no: io do spazio e voce a chi se lo ripiglia senza chiedere il permesso. Senza. Chiedere. Il. Permesso.

Con amore
Eretica

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5 pensieri su “Ci hanno fottuto il femminismo (e noi ce lo riprendiamo)”

  1. Sei mitica Eretica e mi fai sentire meno sola da femminista straniera in questo paese. Credo in tutto che fai. E’ cosi’ importante. Grazie infinite di questo spazio meraviglioso.

  2. Che poi anche quelli che han bruciato Giordano Bruno erano in buona fede.
    Parer mio “femminismo” è un termine vecchio, appartenente a loro, che trent’anni fa si passavano i sassi sedute in cerchio e oggi cercano spasmodicamente un nemico demoniaco per poter avere qualcosa da dire. La nuova inquisizione.
    Io il termine glielo lascerei. Superata la distinzione di genere, appurato che il problema è il tipo di potere e non il potere – e soprattutto che il potere non ha sesso – si potrebbe saltare il fosso, abbracciando in toto il nuovo già creato e lasciando a loro i sassi, le dicotomie e tutte le altre stronzate assolutiste. Credo che una delle cose che dia più fastidio a loro è che oggi, finalmente, può esser strega anche l’uomo e, soprattutto, che è devastantemente normale il fatto che lo possa essere.

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