Autodeterminazione, Comunicazione, Critica femminista

Solidarietà a Nichi Vendola: no attacchi personali per opporsi alla GpA

La discussione sulla step child adoption e sulla Gestazione per Altri è già abbastanza deleteria, in certi casi limitata da scivoloni rovinosi in termini di stile e onestà politica, senza aggiungere altra carne al fuoco. Mi riferisco in questo caso alla carne di Nichi Vendola, la cui dimensione politica non è qui in discussione perché c’è chi ha inserito il suo nome in una gogna che è riferita ad una sua presunta – non confermata – scelta personale. Ho letto un articolo che mi ha spiazzata. Non pensavo davvero che da femministe si potesse dedicare un post che invade e giudica le scelte e la sfera privata di un uomo, per quanto sia una figura pubblica.

Mi pare una cosa talmente scorretta da non trovare neppure le parole adatte per definirla. Non leggo una conferma all’accusa prima descritta su Repubblica e poi sull’Huffington Post. La telefonata mi pare si concluda con un “a noi non risulta” e dunque perché mai si continua a parlarne come se fosse una cosa certa? Oltretutto, se, come scrivono, Vendola si trova accanto al compagno che vive un grave momento di lutto, non diventa particolarmente sgradevole dedicargli un articolo basato su una domanda alla quale non è stata data una risposta? E cosa c’entra questo con il ddl Cirinnà e con l’articolo sulla step child adoption?

Perché si insiste con atteggiamento tanto demonizzante e normativo nel giudizio alle scelte delle persone che, come scrive Giuseppina la Delfa sempre sull’Huffington Post, non hanno bisogno dell’autorizzazione delle persone per fare figli e crescerli? Se anche fosse che un uomo decidesse di avere un figlio con la GpA, da quale teoria femminista abbiamo tratto questo moto giudicante, direi anzi inquisitorio? Perché mai un uomo deve subire un processo pubblico su una scelta così personale?

Io sono seriamente amareggiata e avvilita per il basso livello del discorso che dovrebbe sempre mantenersi sul piano politico e mai di attacco contro le scelte delle persone. Sono amareggiata perché se cominciamo a legittimare gogne pubbliche per porre a giudizio persone che fanno scelte che non VI piacciono direi che non ne usciamo più. Ci piacerà quando sarà violata la privacy e saranno messe alla gogna e schedate le donne che abortiscono? Ci piacerà quando si giudicherà la scelta di una donna che vuole fare un figlio con l’eterologa? Ci piacerà essere messe alla gogna per le nostre vite, i nostri amori, i nostri affetti, i nostri lutti, riducendo il dibattito politico alla stregua di un gossip da giornali scandalistici?

Un articolo di questo genere crea un pericoloso precedente e non vorrei essere nei panni delle mamme lesbiche quando saranno messe alla gogna da maschilisti che temono l’esclusione della figura maschile e esigono che le donne restino intrappolate nella “famiglia tradizionale”. C’è un limite che non dovremmo superare mai e questo limite tocca la sfera personale. Perciò, che io apprezzi Vendola o meno dal punto di vista politico, non posso che essergli solidale e non posso che chiedere a tutte, soprattutto se femministe, di trovare altre maniere di manifestare la propria pur legittima opinione. Altre maniere. Non dovrebbe essere difficile, no?

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