Oggi a Parigi sono riunite donne, sedicenti femministe, che parlano dei corpi di altre senza che le altre siano state interpellate. Un po’ come avviene nel sovradeterminante family day. O come avviene nel sinodo con vescovi e cardinali che parlano di noi, o in una assemblea di gatti che parlano di topi, o di ricche che parlano di povere, o di bianche che parlano di nere, o di ricche occidentali che parlano di donne povere che abitano in nazioni altrettanto povere.
C’è un po’ di tutto nella Parigi odierna, tra neocolonialismi, autoritarismi, donne che si rifanno la reputazione di “femministe” pretendendo di gestire i corpi altrui. E non è certo un caso se a Parigi sono riunite quelle che sono anche abolizioniste della prostituzione, contro il velo, contro la surrogacy, quest’ultima diventata oggetto della nuova crociata dell’anno 2016. Tra loro vediamo le Snoq (Libere), ovvero quel residuo di Se Non Ora Quando che riunisce nomi noti e non rappresentativi di alcuna base territoriale. Insomma: sono poche donne che intendono parlare di molte altre donne, con lo stesso piglio delle colonialiste, con una o più fobie, che non avendo proprie rivendicazioni da fare decidono di sostituirsi ad altre. Decidono di silenziare altre voci e diffondere il nuovo verbo che dice che il corpo non è più tuo e lo gestiscono loro.
Oh, la presunzione di queste signore. Oh com’è triste sapere che – come è avvenuto in altre occasioni – queste donne procedono per conto proprio senza ascoltare nessuno. Il velo autodeterminato non va bene, perché una donna realmente libera, secondo loro, non indosserebbe mai volontariamente il velo. Il porno o il sex working in genere non vanno bene. Perché una donna libera, di nuovo, non sceglierebbe mai di fare questi mestieri. La surrogacy nada, perché la donna libera eccetera eccetera. Sostanzialmente tu sei libera di essere come dicono loro. Punto.
Vogliamo fare una sintesi delle varie crociate condotte da questa categoria di femministe? Prima ci fu la questione del “corpo delle donne”. E decisero il significato universale di quel che vuol dire decenza, decoro, ribattezzando il moralismo (di alcune) con il concetto di “offesa a tutte le donne” (tutte chi?). Poi si occuparono di violenza sulle donne. Sponsorizzarono il ddl contro il femminicidio, non ascoltarono nessun’altra a parte loro, banalizzarono i contenuti delle battaglie contro la violenza, decisero di rendere ovvio, banale e discriminatorio il termine femminicidio che al momento parla di omicidio di femmine, meglio se mogli e madri. Certamente più comodo del concetto di violenza di genere che riassume la violenza commessa per ruoli di genere imposti. Parla, cioè, di violenza perpetrata anche nei confronti di una donna alla quale viene impedito di abortire, o nei confronti di una lesbica, il gay, la trans, l’uomo che sfugge alle norme e che ridisegna nuovi ruoli per se’. Il termine femminicidio è diventato sintesi che raccoglie gli umori reazionari di una destra che ama vedere le donne come deboli, sempre vittime, mai autodeterminate, investendo piuttosto su uomini paternalisti, su un nuovo schema culturale, pur sempre patriarcale, in cui sono gli uomini e le sue sodali ad avere il controllo delle nostre scelte.
La scelta di denunciare, di usare strumenti vari per salvarci, di emanciparmi dal bisogno attraverso il mestiere che io scelgo, di usare il mio corpo come mi pare e di combattere ogni forma di autoritaria sovradeterminazione. Qualunque cosa delibereranno le monarche a Parigi non varrà per tutte. Non ci riguarda, perché le femministe parlano per sè e nessun@ ha delegato alle Snoq o chi per loro la rappresentazione di tutte le donne. Dimenticavo che, tra le altre cose, arrivò pure la crociata contro la prostituzione. Le signore benestanti tirano fuori i numeri dello sfruttamento per impedire ad altre di fare un lavoro che hanno liberamente scelto. Infine arriva la crociata contro la surrogacy e si parla delle “vittime” che affittano l’utero per povertà senza parlare delle donne che prestano l’utero senza soldi o perché semplicemente scelgono liberamente di farlo.
La costante è una: è l’impegno impiegato affinché le donne non vengano considerate mai affidabili e i tutori si sostituiscano a noi nelle nostre scelte. Tutto ciò è mostruoso. Non vedo nulla di diverso rispetto a quello che facevano quando le donne venivano rinchiuse in manicomio perché giammai poteva essere condivisa la loro scelta. Nulla di diverso rispetto a quel che hanno fatto tanti patriarchi nel tempo. Il femminismo non è questo. Il femminismo non è appropriazione e colonizzazione culturale delle rivendicazioni femministe. Il femminismo non è espropriazione della propria capacità di scelta e autorappresentazione. Femminismo è il rispetto per l’autodeterminazione delle donne, qualunque sia la loro scelta, anche se TU non la condividi. Perché sono io, e solo io, a decidere per me stessa. Quante volte ancora dovremo ripetere questa cosa tanto ovvia?
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Simple as fuck. Grazie Eretica che mi ridai ogni giorno un po’ di speranza :’)