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Ho fatto un figlio per mia sorella e ne vado fiera

StepChildAdoption sta per "Adozione del figliastro" per chi avesse problemi con l'inglese.
StepChildAdoption sta per “Adozione del figliastro” per chi avesse problemi con l’inglese.

 

Lei scrive:

Cara Eretica, anni fa ho fatto la scelta di non raccontare a nessuno quello che sto per dire. Nessuno a parte le persone care e quelle direttamente coinvolte. Mia sorella non poteva avere figli. Aveva tentato l’adozione ma era difficilissimo. Dopo molti tentennamenti e dubbi le proposi di accettare il mio regalo. Avrei fatto un figlio, per lei. Non abbiamo usato le nuove tecnologie. Non avevamo i mezzi per farlo. Fummo d’accordo che sarebbe stato suo marito a mettermi incinta. Dopo tre tentativi, verificando i ritardi mestruali, rimasi effettivamente incinta. Durante tutto il periodo della gravidanza mia sorella e suo marito mi furono molto vicini.

Nacque un bambino bellissimo, che ora è già grande. Suo padre lo riconobbe e io glielo affidai, sistemando tutto anche con la legge. Poi ho continuato a fare la mia vita. Ho studiato, ho viaggiato, ho lavorato. Da poco ho deciso di convivere e, chissà, forse io e il mio compagno faremo un figlio insieme. Quel bambino è cresciuto benissimo. Ero sicura che nulla avrebbe scosso il suo equilibrio. Quando fu grande abbastanza gli abbiamo spiegato tutto e lui l’ha accettato come se fosse la cosa più naturale del mondo. Aveva due mamme. Una biologica e una che l’ha cresciuto come fosse la persona più preziosa del mondo. Tra me e mia sorella non ci sono mai state rivalità. Io non ho mai preteso di imporre un principio di possesso sul bambino.

Non ho fatto alcun sacrificio perché in quel periodo io non avrei voluto né potuto crescere un figlio. Mia sorella e suo marito mi considerano la persona più cara del mondo e il legame che si è creato tra noi, di complicità e rispetto, è molto più forte di quello che c’è tra altre sorelle che conosco. Se avessi usato le nuove tecnologie quello che ho fatto io si chiamerebbe Gestazione per Altri. Se mia sorella avesse avuto una compagna avrei fatto lo stesso. Se fosse stato mio fratello unito ad un altro uomo, idem. Ora spiegatemi cosa c’è di sbagliato e che cavolo c’entrano tutte le speculazioni fatte su una scelta così intima, bella, libera e autodeterminata, con tutte le stronzate omofobe che leggo. Spiegatemelo, se riuscite a farlo.

Ah, ultimamente quel bambino che io ho partorito, sta leggendo di considerazioni così perfide e feroci. Mi ha ricopiato un commento di uno stronzo qualunque che diceva “la madre che dà via il figlio che ha partorito è un mostro“. Me l’ha fatto leggere preoccupandosi per me, per quello che avrebbe potuto significare per me quel messaggio. Me l’ha fatto leggere per dirmi che lui non si sente mancante di qualcosa e che non ha mai pensato che io “l’ho dato via“. Ecco quello che scatenano certi commenti. Pensate ad altri figli “donati” e altre donne che hanno fatto la mia scelta. Quanto dovrete fare sentire sbagliati e in colpa figli e madri surrogate per portare avanti le vostre tesi omofobe? Avete una vaga idea dell’impatto che può avere ogni vostra parola su famiglie costruite grazie ad un grande lavoro e a tanta attenzione? L’egoismo rende voi dei mostri. Voi che vorreste scegliere al posto delle donne che fanno figli per altri.

Grazie Eretica per lo spazio e l’ascolto.

2 pensieri su “Ho fatto un figlio per mia sorella e ne vado fiera”

  1. Grazie a te per averci raccontato questa storia.
    Penso che il tuo sia stato un gesto d’amore. E una libera scelta che nessuno può permettersi di giudicare. Tutta questa campagnia di odio verso noi non eterosessuali sta avendo il terribile effetto collaterale di far sentire “sbagliati” o “diversi” i bambini che, per un miliardo di motivi, non hanno “una mamma e un papà” che rispondano ai canoni della “famiglia tradizionale”, l’invenzione che serve a propagandare paura e sfiducia verso ogni altra forma di amore e di unione. Le voci come la tua, specie perché non provengono dal mondo lgbt e quindi non possono essere strumentali al “tirare l’acqua al nostro mulino”, sono preziose. Ti ringrazio davvero.

  2. Ricordo una scena del film “La prima cosa bella” di Virzì, in cui la protagonista accetta di donare un figlio al suo capo (lei è segretaria presso un avvocato) perché la moglie non poteva averne. Siamo negli anni ’70, per cui si intuisce che si è proceduto in modo tradizionale. Il film uscì nel 2010 e non esisteva il ddl Cirinnà e stepchild adoption, ricordo che alcuni parenti mentre guardavamo il film, avevano manifestato orgogliosi il loro assenso a una cosa del genere. Oggi, travolti dalle polemiche e dal bigottismo dilagante, hanno già dimenticato tutto e vi lascio immaginare i commenti. Grazie per la tua storia, ancora una volta insegna che l’amore è l’unica cosa che conta, above all.

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