Ho visto il film Suffragette. Gran bel film. Un concentrato di disgrazie che rendevano le donne vittime di discriminazione. Quella discriminazione, al solito, veniva percepita solo da alcune donne, meno propense ad essere mansuete e obbedienti rispetto al potere esercitato dagli uomini. Uomini in politica che consideravano le suffragette delle fanatiche che avrebbero sovvertito l’ordine sociale, familiare, morale. Vi ricorda niente?
Film che racconta di donne costrette a fare un lavoro durissimo, tra molestie dei capi e stipendi da fame, inferiori a quelli maschili. Donne che non avevano alcuna voce in capitolo sulla gestione della propria ricchezza, giacché erano i mariti gli unici a poter amministrare quel denaro e le proprietà. Donne che non potevano rivendicare nulla quando un uomo, il marito, le buttava fuori casa e decideva quale destino riservare ai figli, da tenere lontani dalle donne e perfino da dare in adozione ad altre famiglie senza il consenso della madre.
Così era fino a un po’ di tempo fa e quelle donne combattevano contro leggi ingiuste. “Rispetteremo le leggi quando le leggi rispetteranno noi“, dicevano. Avendo ben chiaro che il concetto di “legalità” è piuttosto soggettivo, decretato da chi quella legalità l’aveva stabilita su leggi scritte da alcuni contro altre persone. Potenti contro poveri cristi, ricchi contro poveri, bianchi contro neri, etero contro gay, lesbiche, trans, uomini contro donne.
Avevano un sogno, le suffragette, e speravano che avendo ottenuto il voto avrebbero poi potuto lottare in nome delle donne per esigere il rispetto di improbabili diritti mai ritenuti tali dalla parte maschile. Chissà cosa direbbero, oggi, vedendo che il voto alle donne ha portano – a governare e amministrare le istituzioni – donne che per il fatto stesso di essere tali non sono di certo migliori. Già all’epoca l’opposizione era esercitata anche da donne conservatrici che non avevano alcuna voglia di rimettere nulla in discussione.
Il loro obiettivo era sacrosanto, di questo sono sicura, e considero quel movimento, quello delle suffragette, assai più stimabile di quello costituito oggi da certe “femministe” che pensano di avere il diritto di normare la vita altrui, incluse quelle donne che non sono d’accordo con loro.
Le suffragette erano un gruppo forte, costituito da varie aree, moderate, filo-istituzionali, operaie, laureate, tante donne che lottavano sapendo che la loro vita, pubblica e privata, al lavoro e in famiglia, così com’era, non andava bene. Il gruppo più tosto fu quello operaio, schiacciato da padroni e dal capitalismo. Parlavano di soldi, loro, di stipendi e contratti adeguati, di molestie sul lavoro, di diritti che poco c’entravano con quel che oggi viene richiesto da signore benestanti che nulla fanno o sanno per e delle precarie.
Donne coraggiose che proteggevano la loro leader, quella più incazzata e fiera, la Pankhurst, latitante e ricercata, protetta da una rete di donne che mai avrebbero voluto che lei fosse arrestata. Donne che venivano censurate, al contrario di quelle che oggi immaginano che la censura sia uno strumento “democratico”. Donne che hanno fatto lo sciopero della fame in galera (se ne contano almeno un migliaio, tra donne incarcerate e condannate e rilasciate dopo pochi giorni) e furono rilasciate – di tanto in tanto – solo per timore che la morte di qualcuna di loro diventasse strumento del movimento tutto per ottenere forza dal suo martirio.
Avevano un cattivissimo rapporto dunque con le leggi, la polizia, il carcere. Tutto il contrario di alcune femministe d’oggi che vanno a braccetto con chi continua a fare leggi di merda, con le polizie che criminalizzano il dissenso, con la galera, manettare che non sono altro, immaginando che disobbedienza civile e ribellione oggi possa essere una stupida raccolta firme su La Repubblica. Femministe che si sono formate puntando sulla “volontà di emancipazione acritica che vuole il privilegio di diventare giudice, carceriera o boia”.
Le suffragette non disconoscevano le pratiche dei vari gruppi. Si sostenevano a vicenda, per quanto differenti, e marciarono tutte insieme durante il funerale di una di loro, Emily Davison, uccisa nel bel mezzo di un derby durante il quale lei voleva mostrare il suo striscione al re. Le suffragette erano perciò – anche – antagoniste in lotta che sfasciavano vetrine, facevano esplodere canali di comunicazione e fecero esplodere perfino una casa in costruzione di proprietà di un ministro, senza mai causare vittime tra le persone. Secondo me si rivolteranno nella tomba sapendo che le donne che ora votano e sono entrate in parlamento ammansiscono le altre, e gli altri, militanti evitando di parlare della violenza dei poteri istituzionali, uomini in divisa inclusi. Donne che oggi ti chiamano “violenta” se usi un linguaggio differente, se non hai la loro stessa opinione o se esponi un’idea che non è subordinata al volere di chi sta nelle istituzioni.
Il film è una bella occasione per farci riflettere sullo stato del movimento oggi. Cosa siamo diventate noi? Cosa siete voi? Perché a quelle donne bisogna dire grazie, infinite grazie per quello che hanno fatto e per ricordare che il nostro obiettivo non può essere quello di ricalcare i passi di chi deteneva il potere prima che se ne appropriassero donne che non mi rappresentano e che, sono sicura, non rappresentano neanche tant* di voi.
Allora il punto è che non bisogna perdere di vista il fatto che quello contro cui si lotta è il potere, economico, istituzionale, militare, che oggi è nelle mani di uomini e donne di classe differente dalla nostra.
Oggi non può valere quella unione tra donne, sebbene diverse, in corsa verso un unico obiettivo. Oggi l’unione è tra persone affini, che lottano per lo stesso obiettivo, qualunque sia il sesso, il genere, che gli/le appartiene. Allora grazie suffragette, grazie mille, ma qualcun@ deve pur dire che le quote rosa – pretese da certe donne che pensano di essere meglio in quanto donne – non vanno bene. Non vanno bene affatto. Se vuoi qualcosa lotti e te ne appropri senza chiedere l’elemosina a nessuno. Questo le suffragette ci hanno insegnato. Altro che quote rosa. O no?
Del film mi è piaciuto l’accento sull’organizzazione delle operazioni dimostrative e di sabotaggio. Molto meglio che andar per boschi ad abbracciare alberi e parlare di bambini indaco come molte “donne donnissime” che conosco