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La mia prima volta

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I ragazzi che conosco hanno avuto il primo approccio con la sessualità attraverso l’autoerotismo intorno ai 12/13 anni. Io sono stato un po’ più lento, la prima volta che mi sono masturbato è stata a 16 anni inoltrati. Non ero attratto dalla cosa, un po’ avevo paura di rimanere insoddisfatto dai risultati – parte dei miei personali complessi -, un po’ mi preoccupava l’accesso ai siti per adulti e la reazione dei miei genitori nel caso in cui mi avessero scoperto.
Non è questo, però, ciò di cui voglio parlarvi. Scrivo per raccontarvi del mio primo rapporto sessuale con una ragazza, avvenuto solo sei/sette mesi dopo aver scoperto la masturbazione, quando ancora non avevo scoperto abbastanza il mio corpo per avventurarmi alla scoperta di quello opposto.

Frequentavo il Primo Liceo (terzo anno del liceo classico, per il vecchio ordinamento allora ancora in vigore), avevo appena compiuto 17 anni, ero un ragazzo bruttino, con diversi chili di troppo e – a causa di questo -parecchio insicuro.
Avevo vissuto solo storielle durate massimo un paio di mesi con ragazze della mia età con le quali non ero mai andato oltre il bacio appassionato, fatta eccezione per qualche strusciamento, provocato da una sorta di magnetismo ormonale.
Un bel giorno la mia migliore amica, che chiameremo “Paola”, mi scrive su facebook: – “C’è una mia compagna di classe che è interessata a te”. Mi risultava strano, la mia migliore amica era due anni più grande di me e ben conosciamo le dinamiche sociali che spesso interferiscono con i rapporti ragazzo – ragazza quando c’è questa differenza d’età, soprattutto a quell’età, soprattutto se è la ragazza a essere più grande del ragazzo.

La mia incredulità crebbe ancora di più quando la mia amica mi disse di quale sua compagna di classe si trattasse. La coprotagonista della storia – che chiameremo “Silvia” – era una ragazza bellissima, sogno erotico di una buona percentuale dei ragazzi (e forse anche delle ragazze, non so) dell’istituto, fidanzata da anni con un aspirante medico molto più grande di me.
Ora, attaccate i pezzi del puzzle: una ragazza molto bella e popolare, fidanzata con un universitario barbuto e affascinante (è ben noto il fascino che esercita il/la ragazzo/a universitario/a sul/sulla liceale), interessata a un ragazzo più piccolo di lei, insicuro, grasso e brufoloso.

La fase del corteggiamento venne totalmente a mancare e si giunse al primo bacio dopo due giorni dalle imbarazzate presentazioni. Io ero felicissimo, la mia autostima era alle stelle, la ragazza mi piaceva da morire e già iniziava un doloroso processo di infatuazione che terminerà nel peggiore dei modi.
Una decina di giorni dopo il mio primo bacio con Silvia, la mia amica Paola, che si era accollata l’onere di fare da Cupido, invita me e la mia super fidanzatina (per me eravamo fidanzati, lei era molto restia al definirsi tale) a dormire a casa sua con il suo fidanzato, che chiameremo “Giacomo”.

I miei genitori non mi hanno mai permesso di dormire fuori casa, era una sorta di fissazione; potevo fare molto tardi la sera, ma non dormire fuori casa. Insistetti come poche volte ho fatto nella vita ammorbandoli con suppliche e invenzioni finché non ottenni la tanto agognata concessione. Il sabato sera di quella settimana, avrei dormito con la mia bella Silvia.
Quel sabato sera io avevo in programma una festa di compleanno, lei una serata con le amiche, quindi l’accordo era: all’una tutti e quattro (io, Silvia, Paola e Giacomo) ci saremmo incontrati e con la macchina di Paola saremmo andati a casa sua, poi le due coppie sarebbero andate a dormire ognuna nella propria camera da letto.

Quella sera lì, un mio amico –che chiameremo “Antonio” – doveva venire a prendermi con la macchina per andare alla festa. Gli dissi dunque di passare da casa, così avremmo fatto una partita a FIFA e poi saremmo andati via. Mentre giocavamo io gli dissi che quella sera avrei dormito con Silvia. Lui si alzò, spense la console e mi disse: – “hai i preservativi?”.
Io non ci avevo minimamente pensato, non era mia intenzione quella sera passare una serata che non fosse a base di abbracci, baci, coccole e dolcezze sussurrate a bassa voce nell’orecchio. Risposi dunque: – “No, Antò, non voglio scopare, voglio solo passare una bella serata con Silvia e dormirci assieme”.
– “Ma sei frocio?”
– “No, non sono gay, semplicemente credo sia troppo presto per una cosa del genere, non mi sento pronto e poi te l’ho detto, sarà una notte di dolce intimità, tutto qui”
– “Alza il culo e andiamo a prendere questi preservativi, altrimenti farai davvero una figura di merda”.

Il teatrino andò avanti per una ventina di minuti in cui il mio amico, anche lui più grande di me di un paio d’anni, dall’alto della sua esperienza da gran scopatore, elargiva consigli quali – “ascolta a me, quella vuole scopare, lo dico per il tuo bene… Stiamo parlando di Silvia! Non fare questa figura di merda e dammi ascolto”.
Alla fine però prevalse la mia cocciutaggine. Ci mettemmo in macchina, lui fece il giro lungo pur di passare a più distributori automatici di profilattici possibili, ammiccando ogni volta e scuotendo la testa amareggiato nell’osservare la mia risposta negativa e arrivammo alla festa.
Io però non mi divertii, pensavo costantemente a quello che sarebbe accaduto di lì a poche ore, fremevo. Arrivò l’ora dei saluti e dei baci alla festeggiata e all’una in punto io ero davanti alla macchina di Paola. Un quarto d’ora dopo eravamo a casa sua.

Era una sua seconda casa, ci andava solo per fare sesso con Giacomo, non era arredata e non c’erano letti, quindi io e Silvia ci sistemammo su un paio di coperte solo per attenuare la durezza delle mattonelle. Stesi, abbracciati, vivemmo un’intensa ora di romanticismo, lei mi toccava e io sentii il dovere di fare lo stesso. Non sapevo farlo: le infilai la mano nelle mutande e probabilmente le grattai la vescica osservandola per capire se quella specie di grattino potesse darle piacere, convinto che la stessi masturbando. Era buio, insomma, non ci capivo granché. Lei rise, infilò anche la sua mano e mi guidò verso il posto giusto. La masturbai. Male, suppongo.

Dopo diversi minuti in cui io mi cimentavo nell’ardua impresa facendo ricorso alle mie conoscenze acquisite nei pochi mesi di analisi di video porno, arrivò la proposta da parte sua: – “Ti va di farlo?”
Cazzo, aveva ragione Antonio.
– “Mah, Silvia, non so, non me la sento molto, poi ho molto sonno, magari la prossima volta”
– “Dai, chissà quando ci ricapita, proviamo!”
– “È che proprio non mi sento nel mood ideale”
Dopo diverse battute in cui il mio imbarazzo cresceva in modo esponenziale, decidiamo di dormire. Lei si addormenta con la mano nelle mie mutande. Io dormo ben poco: eccitato, confuso, imbarazzato.

La mattina successiva facciamo colazione tutti e 4 tra sorrisini, occhiolini, imbarazzo e frasi del tipo “ma che ci avete sentiti?”.
Arrivano le 11 di mattina, Paola dice “va be’ ragazzi, allora sistemiamo i vestiti e le coperte e ci vediamo fuori dalle camere tra mezz’ora”.
Io e Silvia torniamo in camera, Silvia si stende di nuovo sulle coperte e mi dice di stendermi accanto a lei. Lo faccio, felice di passare qualche altro minuto insieme.
Purtroppo però, torna la proposta: – “Dai, oggi ti va?”
– “Silvia, non è cambiato molto da ieri, preferisco di no, se non ti dispiace”
– “Mi dispiace invece. Dai proviamoci”
– “ È che proprio non me la sento, poi non ho nemmeno le protezioni… Mi sa proprio che non è cosa”
– “ Non fa niente, lo facciamo senza, quando senti qualcosa lo tiri fuori: dimostrami che sei uomo!”

Lì è stato difficile. “Dimostrami che sei uomo” detto da una ragazza così, a un ragazzo così… è difficile.
Ci leviamo i pantaloni e le mutande. Nient’altro, non avevamo né il tempo né la confidenza per mostrarci nudi. Io sopra di lei, lei fa tutto. Consumiamo un rapporto orrendo, io provavo un senso di vergogna che mai si presenterà così prepotentemente di nuovo in vita mia. Lo tiravo fuori ogni due spinte convinto di essere lì lì per venire (avevo paura, era la mia prima volta, – orrenda tra l’altro – ci mancava solo che rimanesse incinta)… e ogni volta nulla. Finché dopo 5 orrendi minuti, venni. Le venni sulla pancia. Ero imbarazzatissimo, non sapevo che fare e rimasi lì a guardare lei che si puliva ridacchiando.

Vado in bagno e mi sistemo anch’io. Ci salutiamo con un bacio veloce. Mi sarei dovuto sentire uomo, forte, avevo finalmente SCOPATO. Invece mi sentivo solo più piccolo. I giorni seguenti saranno giorni in cui lei insisterà molto per avere altri rapporti sessuali, nella sua macchina. Richieste difficili da soddisfare, soprattutto perché io ero io e lei era lei. Intanto per un’assurda legge che ti lega molto a colui/colei che prende la tua verginità, io dieci giorni dopo la nostra prima volta, le sussurro sotto le stelle che la amo. Lei ride.
Una settimana dopo mi tradisce e mi lascia. E io mi dispero.

Sono passati anni ormai e questa storia è solo un ricordo a cui penso sorridendo e sulla quale io e Silvia ora ridiamo su.
Mi ha fatto crescere, ha fatto sì che da allora io trattassi sempre con il massimo rispetto il mio partner, aspettando il momento giusto, aspettando di essere pronti senza forzature.
Sono stato abbastanza forte da non lasciarmi trascinare giù, da non cadere in un loop di rapporti consumati “PUR DI FARLO”, di continue dimostrazioni di “sono uomo, mi comporto così”, di “dai, siamo grandi, che ti frega, dammela”.

Questo episodio, fortunatamente, non ha avuto ripercussioni sulla mia vita, se non aver provocato lunghi pianti nei pochi mesi a seguire. Non ne risento affatto e ho sempre vissuto le mie relazioni seguenti con tranquillità. Ma non sempre si è fortunati come lo sono stato io.
Vi invito ora a scambiare le parti. O meglio, a scambiare i sessi.
Immaginate un ragazzo molto bello che decide di portarsi a letto una ragazzina bruttina, grassa, insicura. Immaginate questo ragazzo che la tocca e ride quando lei non sa dove mettere le mani. Immaginate un ragazzo che “costringe” ad avere un rapporto sessuale questa ragazza nonostante i suoi rifiuti. Immaginate un ragazzo che le dice “però non lo dire in giro”. Immaginate un ragazzo che costringe a un rapporto non protetto una ragazza vergine. Immaginate, poi, se vi va, che la lascia quando lei vede in lui il suo primo amore. Che per fortuna, amore non è.

ps: è una storia vera. Grazie a chi l’ha raccontata.

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