L'Inchiostrato, Precarietà, R-Esistenze

Due pilloline amare su Expo

di Inchiostro

Il fatto sorprendente, riguardo l’occhio dell’opinione pubblica, è che tutte le attenzioni si basano su focus passeggeri, che non durano più di uno o due giorni.
Settimana scorsa eravamo tutti indignati per la riduzione di pena all’individuo pentito o presunto tale, poi quell’indignazione è passata e, sostanzialmente, il fatto non sussiste più.

Mi ha sempre affascinato la velocità con la quale ci si dimentica delle cose. Un altro esempio è lo scandalo di Expo, tra tangenti, fondi neri e i cazzi e i mazzi. Per una settimana – parbleu! – indignazione trasversale e univoca, poi basta, poi il nulla; poi tutti in coda al padiglione del Giappone, a scrivere messaggi sul legno, lamentarsi d’essere lì e via continuando.

Io – sarò puntiglioso, sarò brontolone – certe cose non riesco a mandarle giù, a dimenticarle. Anche se Expo è finito, anche se abbiamo dato una lezione al mondo.

Personalmente, ci sono due o tre pilloline, riguardo Expo, che proprio non riesco a buttar giù.

Partirei dal controllo del profilo eseguito su chi faceva domanda per lavorare nei padiglioni: se si risultava essere aderenti a un qualche collettivo della sinistra extraparlamentare, si era automaticamente scartati, nemmeno presi in considerazione. Una discriminazione in base agli ideali politici degna del ventennio, oserei dire.

Continuerei dicendo che, per sei mesi, qualunque tipologia di sciopero nel settore autotrasporti è stata inibita e vietata, negando così un diritto sancito per costituzione, sospendendo, in questo modo, i diritti democratici del cittadino.

Ancora, si può dire qualcosa riguardo il fatto che nessuna delle persone che ha lavorato all’evento ha ancora visto un salario. Si può dire qualcosa riguardo i lavoratori del padiglione del Belgio, che dopo due giorni dall’avvio della manifestazione hanno mollato in massa il lavoro, perché non pagati. Notizia che è stata abilmente taciuta dai giornali italiani.

Possiamo poi analizzare per bene cosa rappresenta l’evento, finanziato e appoggiato dalle multinazionali, le stesse multinazionali che sfruttano e distruggono le terre e i territori che la manifestazione si prefiggeva di esaltare e, bene, possiamo appurare che non è stata null’altro che una vetrina per la parte ricca del mondo, che godeva del sudore di quella povera.
Proprio come nel medioevo, direi, quando a corte i nobili godevano del frutto della terra lavorato dai contadini e dai servi della gleba.
Io non vedo molta differenza, perché parto dal presupposto che, ad Expo, non c’erano i contadini vietnamiti, i raccoglitori brasiliani, i coltivatori messicani dietro le bancarelle, ma persone che stavano lucrando sul frutto del loro lavoro, pagato una miseria.
Poi che McDonalds, che l’America Latina la sta distruggendo, venga a fare i bei discorsi sullo sviluppo sostenibile – e che la gente creda a queste cazzate – mi lascia veramente allibito e divertito.
Per non parlare di Nestlé – chissà se in Congo si ricordano ancora le tonnellate di latte andato a male che erano state spedite come aiuti umanitari -.

Al netto di queste cose, posso ben dire, io nemmeno mi sono indignato per lo scandalo delle tangenti e di tutta quella roba là.
Perché dei soldi non me ne fotte una sega. Sui soldi posso solo dire che trovo quantomeno scorretto che venga finanziato un evento con soldi pubblici ad esclusivo profitto di privati. Solo quello.

Io ero incazzato già da prima, perché Expo è stato un evento ipocrita, nel quale l’aguzzino ha fatto finta d’essere buono e magnanimo e ha mostrato il suo sorriso migliore a quella parte di mondo che, all’evento, nemmeno è potuta venire perché troppo povera, perché troppo impegnata a sopravvivere.

E se dite che “beh, però è stato un bell’evento”, vuol dire che non avete capito un cazzo. E se lo dite definendovi di sinistra, forse dovreste farvi delle domande serie a riguardo.
Belli i padiglioni, per carità. Belle le luci, gli spettacoli. Bello l’albero della vita.
Per me è plastica, plastica macchiata col sangue di chi ha lavorato – per 20 centesimi al giorno o meno – i prodotti che sono stati messi in mostra all’evento dell’anno.

E non sono indignato. Sono incazzato. Sono ancora incazzato.
La differenza tra chi sta da una parte precisa e chi, invece, se fosse in una strada finirebbe investito (cit.) è che i primi si incazzano, i secondi si indignano, dicono ma com’è possibile?! e poi si dimenticano di tutto. Di tutto.

E, ve lo dico subito, non sono disposto a dibattere a riguardo, perché se non riuscite a capire cosa sto dicendo, vuol dire che tra me e voi c’è una barricata ideale, che non può essere abbattuta.
Perché i dati e le informazioni ci sono, e basta reperirli e se non li avete trovati è perché non li avete cercati.
Perché in fondo siete indifferenti, e queste cose non vi interessano.
E, per questo fatto, dal mio punto di vista siete collusi e io, per dirla con Clement Duval, in cuor mio non vi perdono.
Per questo, se dovete scrivere sviolinate moderate su quello o quell’altro cazzo campato in aria, vi dico, non fatelo.
Non scrivo per avere ragione, ma perché sto da una parte.
Fondamentalmente quella che perde, ma, pur perdente, è la parte dalla quale stanno le persone vive.

Vostro,

Inchiostro.

19 pensieri su “Due pilloline amare su Expo”

  1. “Nessuna delle persone che ha lavorato all’evento ha ancora visto un salario”… Questa è inventata di sana pianta. Posso farti i nomi di oltre 20 lavoratori Expo (di mansioni diverse) che sono stati sempre regolarmente pagati.
    “Perché i dati e le informazioni ci sono, e basta reperirli e se non li avete trovati è perché non li avete cercati”. Esatto. NON ti sei documentato, perché VUOI credere che le cose stiano così, per partito preso.

    Poi, ognuno ha libertà assoluta su chi assumere, quindi non vedo nulla di male nel fare una preselezione (o ti ha dato fastidio perché avresti segretamente voluto lavorarci?). E’ anche stato giustissimo precettare gli scioperi dei mezzi pubblici, che secondo me non dovrebbero esistere: dei lavoratori che causano danni ad altri lavoratori. A cosa serve? A nulla. Travassero altri modi di scioperare, che colpiscano l’azienda e non chi ne usufruisce.

    1. Soprattutto quelli del Belgio sono stati pagati!

      Lo sciopero è diritto sancito per costituzione, negarlo è compiere atto anti-costituzionale (mi baso sulle regole che conosco).

      Poi, d’accordo, 20 son stati pagati. 20 su quanti? Magra consolazione, pelo nell’uovo.
      Non assumere qualcuno per le sue credenze politiche è atto di discriminazione, è come se non li avessero assunti perché neri o cinesi, per quanto mi riguarda (ed è abbastanza un dato di fatto).
      Perché non è una preselezione sulle competenze, ma su cose che non servono per lavorare e spero tu ti renda conto di star dicendo una stronzata. E se non te ne rendi conto, fa nulla, si sopravvive.

      Il caps lock, poi, è fastidioso: leggo lo stesso, non ho bisogno che qualcuno orienti il mio focus, sono attento di mio e sono consapevole d’aver scritto una forzatura, con quel “nessuno”, perché speravo arrivasse qualcuno come te a scassare i maroni.

      Visto che ci sei, dimmi qualcosa riguardo anche al resto.
      Ad esempio: cosa ne pensi di McDonalds che si dichiara a favore dello sviluppo sostenibile?
      Della nestlé?

      In sostanza, obiezioni noiose e prevedibili. Nulla di nuovo sotto il sole.
      Ritenta 🙂

      1. Art. 40 della Costituzione che rimanda alla Legge 146 del 12 giugno 1990.
        No, non si può scioperare come e quando si vuole grazie al cielo.
        Per il resto ti chiedo solamente se ci sei stato all’Expo.

        1. Io non ho detto che si può scioperare quando si vuole.
          È, d’altro canto, incostituzionale vietare lo sciopero, che è ciò che è stato fatto. Non si scappa da questa cosa, piaccia o meno. Perché non è che è stato regolametato in un periodo, ma è stato proprio vietato. A rigor di logica – e giuridicamente parlando – son due cose diverse.

          Mi aspettavo la domanda. Qualitativamente l’evento è stato bello, ha funzionato, i padiglioni erano bellissimi.
          Però, ad aver letto attentamente, io scrivo che non sono d’accordo col concetto di base. Il che non vuol dire che contesto l’evento per i soldi, le tangenti o tutte quelle altre robette. Io ne contesto l’idea di base che, come scrivo, si riassume in una vetrina per ricchi allestita sulle spalle dei poveri del pianeta.
          Non pretendo la si pensi come me, né voglio aver ragione o convincere chicchessia – scrivo anche questo -.
          Espongo semplicemente il mio punto di vista.
          Non è che ad averlo visto – l’ho visto – cambio idea. Perché non critico l’organizzazione. Critico i rapporti di produzione e sfruttamento insiti nel capitalismo, dove per il profitto di pochi si sacrificano le vite di molti. E tutto questo, mascherato sotto l’ipocrisia del “nutrire il pianeta” è ciò che rappresenta Expo.
          Quindi che io ci sia stato o meno non cambia il mio essere a favore o contro. Perché faccio un ragionamento politico, filosofico e sociale ben distante dalle critiche dozzinali e circostanziali che sono state fatte all’evento.
          Non stessi dalla parte in cui sto, potrei anche dire che Expo è stato una gran figata. Purtroppo ho scelto la parte dei deboli, e non dei forti ed è per questo che Expo, per me, è uno schifo.
          I deboli ad Expo non c’erano.

    2. Lo sciopero se non crea un disagio a cosa serve? Con questa logica del si danneggiano gli altri qualsiasi lavoratore che sciopera se danneggia il turista, il lavoratore, lo studente ecc ecc diviene un bersaglio così che alla fine il diritto viene di fatto abolito.Gli scioperi dovrebbero invece essere sempre generali e veri. Non esiste alcuna forma alternativa di protesta che possa dare i risultati voluti. Se ci fosse verrebbe usata…

    3. Io conosco almeno 20 persone che non sono state pagate, come la mettiamo?
      Indipendentemente dai pagamenti e da quel che si può pensare degli scioperi, qual è il punto su Expo?
      L’impressione che ho io è che si debba m, a priori, attaccare chi critica, ma non si prende in considerazione il punto del discorso: non andare a Expo è stata una scelta etica e politica, e tu, che forse non sei certa del significato di queste due parole, visto che parli di “preselezione”, che posizione hai deciso di prendere a riguardo?
      Bisogna scegliere da che parte stare, altrimenti siamo degli Indifferenti, come Inchiostro ha ben detto.

        1. Se ci vai, è perché ci vai. Se avessi detto che non ci sono andato, sarebbe stato perché non c’ero andato.
          Anziché parlare di contenuti, si fa il processo alla persona.
          Parli di contenuti piuttosto, è troppo facile star lì a giudicare in base a delle stronzate colossali.

          Io, comunque, ho scritto che l’ho visto, non che ci sono andato. Fa differenza. Differenza che, forse, non si riesce a notare, perché quando si legge le parole si sta già pensando a quale accusa imbastire.

          E, invece, “fidati delle cose chiare, non delle cose ovvie” diceva il saggio.
          Ma per voi è troppo difficile. 🙂

          Mi cito e chiedo scusa:

          “Quindi che io ci sia stato o meno non cambia il mio essere a favore o contro. Perché faccio un ragionamento politico, filosofico e sociale ben distante dalle critiche dozzinali e circostanziali che sono state fatte all’evento”.

          E’ quello che ho risposto rispondendo al suo commento.
          Mi viene il dubbio che lei non l’abbia neanche letto.

          Se vuole può continuare a commentare, mi sto domando a cosa si attaccherà per continuare a gracchiare da suo scranno.

        2. Poi, sant’iddio, mica dico che non bisogna andarci nel mio scritto – ma le leggete le cose? -.

          Nel mio scritto parlo di cosa rappresenta Expo, e di cos’è per me chi è a favore di Expo, o chi non si è esposto in merito o chi, come lei, aspetta che gli altri dicano qualcosa per dire che non è d’accordo.

          Il suo ragionamento, che vorrebbe che, in nome di un’ideologia, uno non visioni ciò cui è contrario, è l’atteggiamento tipico di chi si dà le risposte ancora prima d’essersi fatto le domande. Io invece le risposte me le do in seguito alle domande, dopo aver verificato perché, come già scritto, mi fido delle cose chiare e non delle cose ovvie.
          L’ovvio lo lascio a voi, che vorreste il mondo a vostra immagine e somiglianza e chi la pensa diverso è stronzo.

          Quindi anche questo è un bel tentativo, ma non ci siamo.
          Mi spiace.
          Saluti e baci.

          1. Io leggo, trasecolo e preferirei di gran lunga essere una che non capisce.
            Esiste una bella cosa che si chiama coerenza la quale prevede che se uno pensa che una cosa è eticamente scorretta non la sostiene andandoci. Per qualche strano motivo di distorsione spazio temporale tu sei riuscito a vederlo senza andarci. È un bel trucco: me lo insegni?
            Io non ci sono andata invece. E mi fa abbastanza specie che tu sia partito con questa tirata inutile e fuori contesto.

            1. È lei ad esser fuori contesto, dato che non un suo commento è in merito al post.
              Expo era ovunque, conosco persone che ci sono andate, ho visto le riprese dell’evento. In quel senso l’ho visto.
              In sostanza mi ha dato dell’incoerente senza aver approfondito.
              Non sarebbe stato meglio chiedere in che senso dicessi l’ho visto, anziché decidere per me quale fosse la risposta?

    4. Sei seria ?! Chi assume ha diritto assoluto a fare una preselezione?? Con l’articolo 3 della costituzione cosa ne facciamo, carta da culo? Lo stato ha speso miliardi su questa patetica vetrina per multinazionali e nell’unico momento in cui la coso può rivelarsi utile ovvero la creazione di posti di lavoro giustifichiamo una discriminazione cosi gratuita e odiosa? Dimmi che stai scherzando

    5. Fa spavento come anche qui dentro in troppi siano progressisti quando si tratta di diritti civili ma su tutto il resto siano reazionari come i più integerrimi borghesi.

      La stragrande maggioranza dei 14mila che expo l’hanno fatto funzionare non hanno ricevuto una retribuzione e se l’hanno ricevuta non andava oltre importi nemmeno assimilabili come rimborsi spese. Quindi Expo, dal punto di vista del mercato del lavoro è stato l’incubatrice della prestazione gratuita da parte del lavoratore che “entra nel giro”, fa “esperienza” e altre puttanate assortite, funzionali ad incrementare la quota di profitto di chi il lavoro dovrebbe invece retribuirlo.
      Non capirlo è onestamente gravissimo, per se e per gli altri.

      In merito ai dati, ne esiste una mole infinita a sostegno della tesi che l’Expo è stata una mangiatoia per gli speculatori edilizi e una vetrina in cui le multinazionali, che il pianeta lo affamano, hanno tentato di rifarsi una verginità. Per capirlo non era necessario visitare la fiera, basta mettere a confronto il tema portante con chi lo ha “sviluppato” e magari darsi un’occhiata alla nota spese, per vedere chi ha messo il capitale per tirare su il carrozzone e chi invece ha messo in tasca i profitti.

      Quella che tu chiami libertà di assumere è discriminazione bella e buona, alla stessa stregua di chi non assume una giovane donna perché, magari, 1 anno dopo l’assunzione va in maternità diventando un “costo” che il datore di lavoro si trova tra i piedi. La discriminazione politica, oltretutto, è retaggio del peggior ventennio, a dimostrazione che la classe imprenditoriale sempre dalla stessa parte pende, quella del fascio.

      In merito allo sciopero, se l’azienda in cui lavori opera nel settore dei servizi, mi spieghi in quale altro modo la puoi colpire se non bloccando l’erogazione del servizio su cui l’azienda stessa produce i suoi utili?

      Commenti come i tuoi, pur essendo francamente imbarazzanti, sono comunque utili per avere la misura di quanto il pensiero reazionario e conservatore abbia fatto breccia nelle menti di quella massa che in larga parte dovrebbe aborrirlo.

  2. Non ci sarei andato nemmeno se mi fosse stato regalato proprio perché il tema era ipocrita e nutrire il pianeta significava nutrire i soliti noti che disprezzano il resto del pianeta.

  3. Ciao,
    Una cosa al volo: i servi della gleba nel contratto col signore ricevevano casa, beni e attrezzi per lavorare e tenevano per sè parte del raccolto. Quindi di fatto stavano meglio lavorativamente parlando nel IX secolo che noi. Per me l ‘Expo si può riassumere nella frase detta da una idiota il 2 maggio che faceva finta di pulire un muro per ‘solidarietà’ dopo che erano passati i vandali in centro: “se proprio dovevano rovinare qualcosa, potevano farlo in periferia”: la periferia del mondo non deve pagare sempre per i ricchi viziati, quindi sì, expo ha fatto eticamente schifo, ha nutrito multinazionali, distruggerà ancora di più le economie e l’ambiente di altri paesi e ha permesso di sfruttare quanti più lavoratori possibili tanto da far sembrare Cheope un sindacalista.
    Grazie per l’articolo.

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