Serafina, l’abolizionista, è sempre pronta a dare battaglia a chiunque abbia idee diverse dalla sua. Riflette tra sé e sé su quale potrebbe essere un copione adatto a rendere credibile il suo pensiero. Innanzitutto serve dichiarare lo stato d’emergenza per abbattere quella puttana che continua a dire che il lavoro sessuale è lavoro.
Serafina non farebbe mai quel lavoro e quindi il sex work non è lavoro. Le sex workers vanno chiamate puttane perché bisogna capirsi meglio su queste cose. Il lavoro della puttana non è lavoro.
È un hobby? Una richiesta di donazioni? Una specie di furto dei denari altrui? Se la donna che prende un compenso per la vendita di servizi sessuali è convinta che quello sia il proprio lavoro, e vorrebbe riuscire a sentirsi una lavoratrice come un’altra, senza stigmi che le pesano sulla testa, senza nessun impedimento che la costringa a lavorare in clandestinità, dovrà scontrarsi con Serafina che sta a guardia delle norme morali che guidano le mosse di ogni donna.
Il tempio abolizionista tiene in uno scantinato una zona in cui sono rinchiuse alcune sex workers che dovranno sottoporsi alla tortura Serafina, per il loro bene, così quando la tortura, che consta di un chilometro di pedanti interventi volti a esorcizzare e a cambiare la natura intrinsecamente diabolica di queste donne, è al termine le donne ripeteranno all’unisono che sono “puttane”, vittime, sfruttate, e che giammai ritengono che il sex work sia un lavoro.
La pena per chi non è in grado di superare la fase dei test Serafinensi è la totale invisibilità. Se tu sei convinta che il tuo è un lavoro non esisti. Bocca cucita e testa bassa perché la grande Madre Taglia Cazzi non perdona quelle che si comportano così male.
Il secondo step della terapia sta nel convincere quelle donne che non è dovere di Serafina ripagarle dei guadagni mancati. Il loro cambiamento è già un compenso sufficiente. La ricchezza risiede nella loro anima ripulita dall’oscurità. Dunque le puttane redente potranno uscire fuori e comportarsi come chiunque altro in questo mondo. Saranno felicemente disoccupate e giammai si lasceranno tentare da guadagni ottenuti sacrificando la propria dignità e moralità. La Grande Madre Taglia Cazzi ti osserva sempre, ricordalo.
Se Serafina e le sue seguaci accoglieranno in casa propria le puttane che non possono più pagare l’affitto? Giammai. Che si organizzassero, perché altrimenti viene meno il sacro ruolo degli insegnamenti di Serafina. Le donne curatrici non devono ospitare nessuno. Facciano pure le senzatetto così tempreranno la loro indole sì tanto fragile. Superare le grandi prove della vita le farà diventare più forti.
Il punto seguente da risolvere è fare sentire le puttane mancanti di lembi di pelle e sangue. Non è vero che le puttane vendono servizi sessuali. Loro vendono il corpo. Alla domanda di una allieva che vuole sapere “in che senso?”, Serafina risponde che ogni volta che la puttana fa, per l’appunto, la puttana vende un pezzo del proprio corpo.
Il corpo delle donne notoriamente è fatto a strati, come le cipolle. Vendi uno, poi due, poi tre strati, e quando sarai magra tipo il cadavere di mia nonna allora vorrà dire che Serafina proporrà quella puttana per un servizio fotografico per fare manifesti da affiggere in tutta la città. Vedete come è consumata la puttana che vende il corpo? Combattete la magrezza, contro i clienti cannibali che comprano strisce di corpo femminile come souvenir da mostrare agli amici.
La fase di intervento seguente sarà quella di scovare i pezzi di corpo mancante e riappiccicarli sulle donne smagrite. Per questo compito hanno delegato delle Serafine segugio che annusano la puttana e girano per la città in cerca degli strati mancanti.
Infine Serafina conclude la giornata dedicandosi alle abolizioniste in erba. Le giovani e promettenti abolizioniste del domani. Ogni sera lei racconta una fiaba un po’ rivista in alcune parti. Biancaneve sfugge al patrigno violento che pretende di vendere il cuore di sua figlia. A quel punto Biancaneve viene costretta a fuggire nella foresta dove l’aspetteranno sette nani, ma pur sempre uomini dotati di pene, che poi faranno di tutto per rivenderla a uno stronzo in abito azzurro che diventerà il suo pappone. Per istruirla nel mestiere i sette nani mantengono Biancaneve in stato di schiavitù e la sottopongono a ogni prova possibile. Per tale ragione la fiaba si intitolerà Biancaneve e i sette peni.
Resta una sola cosa da fare, per la povera Serafina così afflitta per le disgrazie che capitano al mondo.
– Ave Grande Madre Taglia Cazzi, Serafina è con te, obbediente e in stato virginale come da te richiesto. A tal proposito mi sono fatta ricucire l’imene per soddisfare meglio la tua richiesta. Non ci sarà alcun maschio nella mia vita e impedirò che le donne siano puttane dentro e fuori. Certissima del tuo amore ti chiedo di vegliare su di me, stanotte. Amen.
Ps: E’ una storia di pura invenzione. Ogni riferimento a cose, fatti, persone, è puramente casuale.
—>>>Le puntate successive si trovano nella categoria Femministology.
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#Femministology: smettete di chiamarvi sex workers. Il vostro nome è “puttane”
“Serafina, l’abolizionista, è sempre pronta a dare battaglia a chiunque abbia idee diverse dalla sua……………………………..”
Davvero? Non me nero accorto, solo che ci stanno metodi e metodi, per questo è nata anche nei temi passati la Cavalleria. anche perchè non utilizzando metodi riconosciuti da tutti si potrebbe magari ottenere un vantaggio momentaneo, ma difficilmente poi si potrebb costruire qualcosa per il futuro ……………………………………………..
Oggi a milano avevano la bava alla bocca
immagino. poi mi racconti, vero? 🙂