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La depressa consapevole: l’insonnia

Sto scrivendo di notte, non riesco a dormire. Mi sento stanca per non so cosa eppure non riesco a chiudere occhio. Rimugino, penso a cose non gradevoli, perché la notte, con quel silenzio che pure ho sempre ricercato, i pensieri risultano più chiari. Mi faccio più domande che restano quasi sempre senza risposte. Allora uso questo diario per mettere a frutto queste ore di infelice insonnia.

Oggi sono riuscita a fare un discorso abbastanza lungo con il mio compagno e con mio figlio che mia suocera ha accompagnato in visita. In genere mio figlio, che ormai è un adolescente, resta attaccato al telefonino per giocare o scambiare messaggi con whatsapp. Lui sa che io sto male e ho sempre il timore che non voglia vedermi, perché mi odia, mi guarda a malapena, si è sentito probabilmente abbandonato. E sono altri sensi di colpa e quel coltello che scava e scava e scava.
Sento il respiro del mio compagno, quieto, senza sorprese. Stasera è rimasto a dormire anche mio figlio.

Gli ho dato un bacio della buonanotte e si è sentito infastidito. Sbaglio sempre, qualunque cosa io faccia. E non posso aspettarmi comprensione da un figlio che io dovrei comprendere. Per stare un po’ in contatto con lui oggi (per voi che leggete è ieri) mi sono fatta spiegare un po’ di cose sul funzionamento del telefonino. Fingere di essere completamente idiota mi riesce benissimo, per provare a valorizzare l’esperienza di mio figlio, per farlo sentire più sicuro.
Non so se faccio bene o male perché non ho ingoiato libri di pedagogia o psicologia infantile.

Vado a tentoni, cerco di stabilire un dialogo. Provo a farmi voler bene. So che è completamente sbagliato. Un figlio si ama anche se ti considera feccia. Invece che cercare il suo consenso dovrei capire se ha qualche problema e aiutarlo a risolverlo. E quando sembra che io e lui abbiamo raggiunto un buon livello di comunicazione comunque sia arriva la suocera che se lo porta via e poi lo riempie di chiacchiere allontanandolo sempre di più da me.

C’è lei che se ne fa un vanto del fatto che il mio bambino stia con lei. Si fa coccolare. Gode dell’abbraccio di mio figlio. e io invece sono qui a non riuscire a gestire niente. Con mio marito abbiamo parlato anche di questa iniziativa, il diario virtuale, e mi ha detto che è comunque qualcosa di nuovo, diverso e che mi aiuta a non tenermi tutto dentro. Ha detto che mi seguirà e allora, per iscritto, vorrei dirgli delle cose che non gli so dire di persona.

Sei un uomo così straordinario, così amabile, così meraviglioso, e se da un lato penso che per il tuo stesso bene dovresti lasciarmi dall’altro ho una fottuta paura di perderti. Dipendo da te in tutto e per tutto, come se fossi tornata bambina, e ti ho rubato la possibilità di veder crescere nostro figlio in casa nostra, qui con noi. Io vedo come lo guardi quando tua madre lo porta via e non capisco come fai a non mandarmi a quel paese.

Mi sto autocommiserando e avevo promesso di non diventare pesante al punto da farvi desiderare di drogarvi. Allora vi racconto dei rumori della notte. C’è il ticchettio dei tasti del computer. Sono sempre stata piuttosto rozza nella maniera di scrivere. Schiaccio i tasti come fossero quelli di una vecchia macchina da scrivere. Ci sono i respiri dei membri della mia famiglia. C’è il figlio della vicina che torna a casa con la sua moto rumorosa, poi c’è una famiglia, nel palazzo di fronte, e marito e moglie litigano sempre. Sento le urla ma non riesco a distinguere le parole.

Quando invece litigano i coniugi che stanno al piano di sopra distinguo bene le parole. Lei dice che è finita, glielo dice più o meno ogni dieci giorni. Poi continua a urlare e lui la manda a quel paese. Di mezzo c’è un bambino che piange. La ragazza che sta sul mio stesso pianerottolo riceve persone fino alle tre di notte. Penso sia una prostituta o una massaggiatrice che fa le ore piccole. Potessi uscire andrei a trovarla e sono certa che riderei con lei.
Così trascorre anche questa notte, con me che sono immobile e il mondo attorno che si muove continuamente e mi impedisce in ogni caso di ignorarlo.

Dimenticavo: oggi ho lavato i capelli. Volevo che mio figlio non sentisse la puzza. Mio figlio ha anche contattato via skype la figlia di una mia conoscente. Ho dovuto scambiarci qualche parola, mentendo. Come stai? Benissimo. Ti vedo bene. Si si, anch’io. Allora ciao, sentiamoci qualche volta. Hai ragione, sentiamoci.

Tutto ciò per me è un grande passo. Forse è per questo che non riesco a dormire. Forse.

Azzurra

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3 pensieri su “La depressa consapevole: l’insonnia”

  1. Di notte i pensieri si fanno multipli per poi sparire la mattina.
    Di notte progettiamo, ripensiamo, ci facciamo e sentiamo più forti e capaci di affrontare le sfide della vita che per alcuni possono sembrare piccole ma per persone come te e me che non stanno bene possono risultare scalini troppo alti da scavalcare.
    La mattina ritornano le paure ( chissà se nella notte se ne sono andate)
    Si finge la maggior parte delle volte perchè non si sa mai se dichiarare come si sta veramente possa interessare all’interlocutore e allora meglio rispondere come fan tutti, in maniera automatica ” sto bene, certo, sentiamoci !”
    Ma la realtà che percepiamo di notte, nella nostra intimità d’animo che tanto ci tocca e putroppo sentiamo e viviamo è difficile da affrontare ed è difficile anche accettare una mano che ci accompagni fuori da tutto questo.
    Difficile ma non impossibile!

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