Antisessismo, Autodeterminazione, La posta di Eretica, Personale/Politico, R-Esistenze, Sessualità, Storie

Ti amo perché prima di me eri vergine

Lei scrive:

Cara Eretica,

mi chiamo Gianna, ho 26 anni ed é ormai da tempo che seguo la tua pagina. Oggi sono io a scriverti per raccontarti la mia storia, o almeno una parte della mia storia di vita che mi ha parecchio segnata e mi ha aiutata a prendere maggiore coscienza di quello che per me è importante nella scelta di un partner e ciò di fronte a cui non sono disposta a scendere ad alcun compromesso.

A farmi prendere la decisione di scriverti è stata l’inquietante scoperta (grazie alla tua segnalazione) dell’esistenza di quella pagina fb in cui degli uomini raccomandano di sposare solo donne vergini. Mi è venuto in mente il mio ex.

Quando l’ho conosciuto avevo 17 anni, ero una ragazza molto insicura e mi assillava quello che allora per me era un forte handicap: essere ancora vergine, mio malgrado. Si, perché non era di certo per convinzioni religiose o eccesso di pudore che mi trovavo nella situazione in cui tra le mie amiche ero l’unica ad avere ancora l’imene intatto! In realtà io bramavo la condivisione del piacere sessuale con qualcun altro al di fuori di me, ma a bloccarmi erano: 1) la convinzione di non essere abbastanza piacente, 2) la paura del dolore fisico (c’erano amiche e parenti che facevano terrorismo psicologico sulla “prima volta” parlando di quanto fosse dolorosa etc).

Ad ogni modo, arrivò il momento anche per me. Uno dei ragazzi considerati più carini nel mio piccolo paese, uno di quelli che avevano fama di essere “belli e maledetti”, si era accorto di me e voleva conoscermi. Iniziammo ad uscire insieme (io ero incredula, cercavo di scovare “la vera ragione” per cui avesse scelto me, doveva esserci qualcosa sotto…). Lui mi riempiva di attenzioni, mi diceva che era la prima volta che si sentiva così bene con un’altra persona, arrivò a dirmi che mi amava solo dopo un mese che ci frequentavamo. Insomma io caddi nella trappola in brevissimo tempo…

Fu allora che decisi di togliermi questa grossa palla al piede che era la verginità, per aprire le porte del mio piacere. Una sera eravamo a casa sua e io decisi che il momento era arrivato! Nessun sentimentalismo, semplicemente pensai: ok, sembra che mi voglia veramente bene, a me piace parecchio, se dovesse andar male, se dovessi non essere appetibile e attraente, impacciata, un disastro insomma, non mi deriderà con gli amici. Così fui io a prendere l’iniziativa e fu così che persi (dolorosamente) la mia verginità.

Dolorosamente perché come ho già scritto per me equivaleva a togliersi un dente malato per poi star meglio e poter godere le volte future; quindi fui molto immediata, avevo fretta, non gli diedi neanche il tempo di dedicarsi ai preliminari, non ero eccitata, solo spaventata, ma dissimulavo in qualche modo. Subito dopo mi sentii meglio e mi dissi: “ok ora inizia il bello!” E così effettivamente è stato. Sono stati 3 anni di sesso abbastanza appagante tra di noi (era il resto che non funzionava, ma all’epoca lo negavo a me stessa).

Poi accadde che lui decise di partire per andare a studiare fuori. Dopo qualche settimana dal suo trasferimento mi lasciò perché non sopportava la distanza. Avevo 21 anni e mi sentii abbandonata come un cane in autostrada ma poi decisi che dovevo sfruttare questa situazione per “provare” altre esperienze con altre persone, per conoscere meglio anche i miei gusti sessuali (perché si sa, spesso stando a lungo con una persona ci si adagia un po’ su certe abitudini e non si esplora più di tanto). Fu così che ebbi qualche partner occasionale e qualche altro che frequentai più a lungo.

Poi tornò lui, il mio ex, e io che credevo di esserne ancora innamorata, mi lasciai incantare delle sue scuse, dalle sue frasi d’effetto come “ho fatto l’errore più grosso della mia vita a lasciarti, mi manchi tanto, ti prego torniamo insieme, perdonami se puoi”.

Ebbene, dal momento in cui iniziò questa vecchia-nuova relazione con lui la mia vita prese una piega che a pensarci ora credo che io abbia rischiato seriamente di diventare eterna vittima di violenza (ammesso che già non lo fossi). E, attenzione, nel definirmi vittima non mi deresponsabilizzo affatto, so che l’errore è stato soprattutto mio nell’accettare un certo trattamento in nome dell’”amore”.

Il mio ex mi sembrava un’altra persona (in realtà era sempre lo stesso, ero io che prima di allora non gli avevo dato occasione di mostrare questa parte di sé). Per prima cosa mi chiese di essere sincera ed enumerargli tutti i partner occasionali che avevo avuto (lui disse che avrebbe fatto lo stesso ma mi ha sempre nascosto delle cose, credo anche dei tradimenti del periodo in cui stavamo insieme), poi volle sapere esattamente cosa avessi fatto con ognuno di loro, a quel punto mi diede della troia, iniziò a farmi scenate anche in mezzo alla strada, a trattarmi come una reietta, a sospettare di me continuamente, a dirmi che lo avevo deluso, che mi credeva una persona diversa, che quella che lo aveva fatto innamorare era un’altra persona e fu lì che mi disse che in buona sostanza ciò che lo aveva attratto di me a suo tempo era stata la mia verginità, il fatto che non avessi avuto altro dio (ah no quella era un’altra cosa!), partner prima di lui.

Questa storia andò avanti per quasi un anno in questa maniera: lui mi urlava contro, io piangevo e urlavo a mia volta contro di lui, e poi cercavo di farlo ragionare dicendogli che i suoi erano retaggi maschilisti che non si confacevano alla sua “intelligenza” (all’epoca credevo ancora che fosse una persona intelligente), lui si calmava, mi chiedeva scusa, stavamo tranquilli per qualche giorno e poi di nuovo…In più la nostra vita sessuale era diventata un incubo: io, forte anche delle esperienze fatte durante la sua assenza, avevo ben più chiaro quali fossero le mie preferenze ed ero senz’altro più sicura, disinibita, avevo molta più voglia di sperimentare, di coinvolgerlo in giochi erotici etc…

Lui invece si era irrigidito, non riusciva a godere più come prima, aveva problemi di erezione. Percepivo chiaramente che temeva il confronto con gli altri e che mi odiava per questo. Ovviamente la cosa non durò e ci lasciammo nuovamente perché lui decise di partire, questa volta per una meta ancora più lontana e, una volta giunto lì, cominciò anche a frequentare altre ragazze. Questa disparità non potei sopportarla: io ero continuamente accusata anche per un “mi piace” su fb di persone dell’altro sesso, lui si faceva immortalare circondato da ragazze in contesti ambigui e in più ogni giorno discutevamo a causa della “distanza” (per lui era una comoda scusa per non dire che si era disamorato di me per via della mia parentesi di promiscuità). Lo lasciai, o meglio dissi le fatidiche parole “molliamoci”, che lui non aveva il coraggio di pronunciare ma che di fatto aveva già messo in atto (non stavamo più “insieme” da tempo, forse non lo eravamo veramente stati in tutto quell’anno d’inferno).

Adesso non ho più sue notizie da tre anni, so solo da amici comuni che lui non vuole nemmeno tornare per le vacanze nel nostro paese di origine per non vedermi. Questo mi fa pensare che mi reputi ancora causa delle sue sofferenze, che mi odi e mi giudichi negativamente solo perché ho osato non consacrarmi a lui come una moderna Didone la cui unica scelta di fronte alla partenza dell’amato (e lui non è solo partito, ma mi ha proprio lasciata) sia quella della fedeltà al prezzo della morte del proprio desiderio, del proprio corpo.

Io adesso sto con un’altra persona che non mi ha mai giudicata (e ci tengo a precisare che la nostra è una storia a distanza e che ce la stiamo cavando benissimo) sulla base di quanti partner avessi avuto prima e che non l’avrebbe neanche voluto sapere se non fosse che ho deciso IO di parlargliene mentre gli raccontavo della mia vita. Tuttavia so che questa storia mi ha condizionata a tal punto che solo da qualche mese posso dire di essere veramente riuscita ad eliminare i sensi di colpa che il mio ex aveva instillato in me. Per troppo tempo pur dichiarando a me e agli altri che ero perfettamente conscia che fosse un mio sacrosanto diritto quello di andare a letto con chi volevo e quando volevo e che questo non influiva sulla valutazione di me in quanto persona, inconsciamente mi sentivo quasi sporca.

Adesso però devo superare un altro nemico che assesta duri colpi alla mia autostima: mi è insopportabile l’idea di essere stata “scelta” e poi giudicata, finanche mollata solo sulla base dello stato di una membrana (perché per me la verginità è solo quello); mi fa sentire un’idiota aver permesso a qualcuno di farlo, di giudicarmi appetibile solo quando ero meno consapevole, più insicura. Come se la mia insicurezza, e perché no, la mia ignoranza sul sesso, la mia situazione di svantaggio rispetto all’altro fosse un valore. Ma ci sto lavorando. Come si dice? E’ acqua passata ed esperienze come questa servono per evitare errori in futuro e per acquisire maggiore consapevolezza su ciò che vogliamo essere e su chi non vogliamo avere accanto perché dannoso per la nostra stessa salute psichica.

Grazie per dare a tutti la possibilità di raccontare le proprie esperienze. (…) Pur non conoscendoti ti stimo molto e il tuo blog e la tua pagina fb rappresentano per me una boccata di ossigeno nel mondo inquinato dei social network. Ti mando un abbraccio virtuale.

Gianna

3 pensieri su “Ti amo perché prima di me eri vergine”

  1. Questa storia mi ricorda il mio ex, quando, ancora fidanzati, mi disse che se ci lasciavamo nessuna mi avrebbe voluta perché ero stata troppo “usata” – siamo stati insieme dieci anni, lo so, una pazzia assoluta da parte mia. Adesso, ironia della sorte, ha sposato una ragazza che prima di lui era stata fidanzata con un altro per dieci anni. Da noi si dice: a chi in cielo sputa in testa torna!!!

    Spero sul serio, per la moglie, che il nostro distacco gli abbia insegnato qualcosa, e che abbia imparato ad approcciarsi in maniera diversa con l’altro sesso… Purtroppo ci credo poco, ma la speranza è l’ultima a morire

  2. Carissima, innanzi tutto complimenti per il coraggio e la determinazione e la consapevolezza! Penso tu stia facendo tutte le cose giuste per te stessa. Capisco e sostengo la tua lotta di liberazione da quei “sensi di colpa” instillati e la sensazione di essere stata “qualcosa” solo in relazione allo stato del tuo imene. Provo a darti una chiave di lettura in base all’esperienza con un personaggio della stessa risma, vedi tu se ti può essere utile. Alcune persone vedono l’altro come un’estensione di loro stessi; quello che chiamano amore nasce in realtà dal desiderio di controllare e sentire di avere un potere sull’altro. Non è (solo) banale possessività o gelosia, che spesso si individua facilmente; sono forme di controllo anche mentale più sottili. Per queste persone non vai bene in quanto te stessa, indipendentemente dal complesso che decidono di instillarti. A qualcuno non vai bene se hai avuto troppi partner, ad altri se ne hai avuti troppo pochi, alcuni diranno che sei troppo vicina o, come il mio ex che se mi allontanavo “non esistevo più perché lo abbandonavo” , che sei sempre troppo lontana (e come te lo racconto il complesso che mi ha fatto venire l’idea di essere stata solo una che “gli era capitata dentro casa al momento giusto”?). La verità è che queste cose che cerchi di superare hanno senso solo per noi; a loro non andremmo bene comunque fintanto che siamo libere di non metterli al centro del nostro universo. Fai il tuo percorso e quando senti quei fantasmi dovuti al suo “lavaggio del cervello” ritornare, ricorda: tu vai bene così come sei, era lui che cercava pretesti per controllarti. Se avesse fatto pace con il tuo imene, ne avrebbe trovati altri. Non hai usato la parola “violenza” a sproposito, queste cose bisogna iniziare a chiamarle con il loro nome. Il problema non era il tuo imene. Il problema era lui, e lo vedi benissimo da sola visto che la tua nuova relazione funziona. Sei fortissima e si percepisce e sono certa che supererai questi “strascichi”. Un abbraccio.forte.

  3. Da maschio, non riesco a capire i meccanismi che portano a queste gelosie morbose. Comincio a credere che davvero questo attaccamento ai partner precedenti sia il sintomo di un disturbo mentale, come taluni dicono, anche se l’idea di “patologizzare” ogni comportamento umano mi spaventa…

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