Antisessismo, Autodeterminazione, La posta di Eretica, Personale/Politico, Storie, Violenza

Lei mi molesta e mi credono in pochi

Perché negare, dico io. È più che evidente che mi stai molestando. Io non capisco da dove viene la convinzione che le donne non siano mai moleste. Io ne conosco una, collega di lavoro, che non avrebbe, teoricamente, né il potere né il ruolo professionale per poter negarmi i diritti di lavoro. L’ho rifiutata. Non sono stato al suo gioco. Lei ha cominciato a parlare male di me con tutti/e. Non me ne risparmia una. Ogni occasione è buona per mettermi in cattiva luce. Lo fa in ufficio, poi mi lancia battutine acide su facebook e io so che se la banno sarà ancora peggio, perciò devo subire il suo tono che a detta di tutti sarebbe assolutamente tranquillo. Allora mi sono detto che forse sono io che ho paranoie e sogno quel che dice. Il giorno dopo vado in ufficio e mi rendo conto che invece ho proprio ragione io.

Per questa storia mi sono scontrata con i colleghi uomini, alcuni dei quali mi hanno detto che lei è una bella donna e se invece che rifiutarla “me la faccio” così come farebbe qualunque macho virile, allora tornerebbe tutto a posto. È te che vuole, diceva uno, e daglielo e torna serena. Il fatto è che a me già fa schifo l’idea di doverla dare a una donna perché altrimenti ripercorre lo stereotipo dell’acida che non tromba, poi figuriamoci se cedo al ricatto di una donna molesta. Una collega un giorno mi dice che in fondo è un’infelice, si sente molto sola e ha aggiunto tante attenuanti per dire che sebbene sia molesta comunque è una brava persona. Dunque cosa faccio? Perché devo tenermela nella mia vita? Cosa c’entro io con lei?

Se quel che lei fa a me fosse accaduto a una donna allora apriti cielo. Tutti si sarebbero mobilitati o avrebbero perfino chiesto il licenziamento del collega molesto. Chissà che gogna e che petizioni a supporto dell’impiegata molestata. Con me invece è un’altra storia. Suona non credibile il fatto che una donna molesti perché patriarcato vuole che i maschi le molestie le pratichino e non le subiscono mai. Un uomo vero non rifiuta un’avance da parte di una donna. La soddisfa e se ne vanta. Lei si lamenta un po’ perché l’hai sputtanata, continuando a dire che è stata la prima volta che ha ceduto al primo incontro, e poi però diventa dipendente da te, dalle tue minime attenzioni. Insomma vinci.

Un uomo vero non può sentirsi infastidito per l’interesse espresso da una donna. Ne dovrà gioire, anche se lei ti dà ai nervi. Anche se scrive cazzate da riferire al capo. Anche se mi destabilizza e mi impedisce di concentrarmi su altro. Ho letto che se la psiche e le abitudini vengono condizionate da una persona che ti perseguita quello si chiama stalking. Allora un giorno le ho detto che se avesse continuato l’avrei denunciata. Mi dice che lei avrebbe fatto di tutto per me e io invece, dato che non l’ho corrisposta, sono un vero mostro insensibile. Rifugiarsi nel ruolo di vittima è tipico di chi ti fa violenza e nega l’evidenza. E dire che le donne dovrebbero saperlo. Saper interpretare i gesti di chiunque, perché se parli tanto di violenza sulle donne e non hai compreso le dinamiche di quella violenza, così da riconoscerle anche quando le metti in atto tu, è il minimo che ci si possa aspettare da te. Per quanto io sappia che pretendere che tutte le donne abbiano questa capacità di analisi è un po’ troppo.

Una sera lei mi chiama, piangendo, perché a tutti i costi voleva attirare la mia attenzione. Le concedo un appuntamento perché ha qualcosa di molto “importante” da dirmi. Butto giù una premessa e le spiego che non significa nulla e che poi dovrà smetterla. Passo a prenderla e andiamo a parlare in un posto tranquillo. Restiamo seduti in macchina e lei dapprincipio parla delle colleghe, del lavoro, del capo, di cose che avrebbe potuto dire il giorno dopo. Le chiedo di fare presto e dirmi quel che ha da dire. Diventa triste all’improvviso, quasi disperata, e io ho imparato a diffidare dell’altrui disperazione quando la causa viene attribuita ad un’altra persona. Mi guarda e spera in qualche mio ripensamento. Si umilia, si mortifica. Mi chiede di baciarla, di abbracciarla, solo una volta, mendica carezze, e io odio dover trattare male una donna, perché un po’ di paternalismo ce l’ho nel sangue anch’io. Dico di no, con fermezza, allora tira fuori una lametta e fa il gesto di tagliarsi le vene. Mi minaccia, dice che si suiciderà e che l’avrò sulla coscienza.

Le dico che è immatura e che non può sperare nelle attenzioni di chi non è interessato a lei ottenute con un ricatto. All’improvviso ho paura. Non so perché ma ho pensato a una donna che l’anno prima era stata uccisa dal suo ex fidanzato, nel corso del loro ultimo appuntamento. E se mi facesse del male? Se volesse uccidermi? Tutto è possibile. Il punto è che io sono più forte di lei e che lei non può farmi niente. Ringrazio babbo e mamma perché m’hanno fatto forte e muscoloso. Le blocco le mani e prendo la lametta. La lancio fuori dal finestrino e lei si mette a piangere. Singhiozza come una bambina. Non la smette. Io nel frattempo avvio il motore dell’auto e mi incammino per riaccompagnarla. Le dico che non dovrà mai più succedere e che se non la smette la denuncio per stalking.

Il giorno dopo lei è uguale a prima. L’espressione acida, ancora più velenosa nei miei confronti. Vado da un avvocato e chiedo cosa c’è da fare per difendermi. Mi dice che lui può preparare la denuncia e occuparsene ma che è solo una perdita di tempo e soldi. Dice che altre sono state assolte perché fondamentalmente non si crede alla pericolosità delle donne. Sono angeli, non fanno violenza, non hanno alcun potere di rovinare la vita di qualcuno. Mi dice che è una mia scelta. Se voglio sprecare dei soldi vada così, altrimenti sarebbe meglio trovare un’altra soluzione. Io già vedo la faccia di lei che fa la vittima mentre racconta della mia denuncia. Allora parlo col capo, lo informo della mia situazione e incredibilmente lui mi crede. Chiedo se sia possibile trasferirmi in un altro ufficio, anche con ruolo e stipendio inferiori. Tutto pur di stare lontano da lei. Lui dice che la sua più stretta collaboratrice sta andando in maternità e se io voglio intanto posso occupare quella posizione e poi si può pensare a qualcosa di preciso da farmi fare.

Perciò respiro un po’ dal giorno in cui il mio capo mi ha concesso la possibilità di starle lontano. Continuano gli insulti. Era passata a velate minacce e l’ho bannata anche da facebook. Talvolta lei arriva da me con la scusa che deve dire qualcosa di molto urgente e importante al capo. Il capo puntualmente dice che non gliene frega niente e che lei deve tornare al suo lavoro, così a lei è inibita la possibilità di venire a procurarmi rogne. Penso allora a quello che sarebbe potuto succedere se il capo non mi avesse creduto. Se lei avesse raccontato di essere la vittima delle molestie. Se lei avesse ribaltato la situazione, come in realtà ha fatto, fingendosi mia vittima quando ho cominciato ad adottare strategie minime di difesa. Se lei avesse messo in difficoltà i colleghi e il mio datore di lavoro, magari denunciandomi per molestie, la mia vita sarebbe stata rovinata per sempre. Una vita rovinata da una stalker.

E non importa se non mi credete neanche voi, perché a me basta che qualcuno mi abbia ascoltato e che io abbia potuto raccontare la mia storia degli ultimi sei anni. Non un giorno o due. Sei anni della mia vita rovinati da questa stronza. E poi non ditemi che la violenza è praticata solo dagli uomini perché mi metto a urlare.

Ps: è una storia vera. Grazie a chi l’ha raccontata.

—>>>Segnalo che non ho trovato un’immagine utile a rappresentare questo racconto. Sul web abbondano immagini con uomini che perseguitano le donne ma nulla che illustri quel che si racconta in questa storia.

6 pensieri su “Lei mi molesta e mi credono in pochi”

  1. Ma certo che ti credo.
    Ti credo ovviamente come una persona che non conosce né te né lei e che ha sentito solo la tua campana, ma queste riserve le porrei a chiunque mi avesse raccontato qualunque storia, uomo o donna che fosse.
    Sono donna e femminista e non penso che le donne siano degli angeli, né che in generale siano migliori degli uomini.
    Come tu stesso sottolinei, la cultura sciovinista dell’uomo virile che deve dominare non ha soltanto distrutto, e continua a distruggere, la vita e la sensibilità di tante donne, ma anche di tanti uomini.
    Mi dispiace per quello che ti è successo, rispetto ciò che hai passato e che continui a passare e sono contenta di notare che nel tuo intervento non hai in alcun modo generalizzato parlando male di “tutte le donne”, così come non sarei d’accordo se una donna molestata incolpasse “tutti gli uomini”.
    Fai bene a parlarne, anche a rischio di essere assurdamente messo in ridicolo, perché proprio denunciare questi meccanismi è il modo migliore di mettere in discussione gli stereotipi di genere e fare in modo che in futuro qualcosa cambi.

  2. Se una cosa accade meno di frequente del suo opposto, non significa che sia impossibile. Di donne moleste ce n’è eccome, stalkers, bulle e chi più ne ha più ne metta e negare questa realtà significa avere la segatura al posto dei neuroni.
    SIgnifica avere una visione distorta della realtà, in cui non esistono uomini etero che non vogliono trombarsi qualsiasi cosa che respiri – e magari anche quelle ancora calde – purchè di sesso femminile, nè donne con la determinazione e la capacità di fare del male. Significa sottovalutare gli uomini e le donne.
    Ti credo, come dice Vulcanica qua sopra, come credo a chiunque altro scriva qui, cioè con la riserva data dal non poter verificare, ma ti credo perchè la storia è verosimile.
    Non sei solo, siete in tanti nelle stesse condizioni… io ne ho conosciuto qualcuno.
    Cerca il supporto di altri uomini che come te subiscono molestie, sono certa che ne troverai tanti in rete, che ti sappiano anche indirizzare verso avvocati più preparati sul tema (magari il tuo non ha le competenze specifiche, non tutti gli avvocati si occupano delle stesse cose) ma soprattutto che possano condividere con te le tue preoccupazioni. Non sentirsi soli è già un passo avanti!
    In bocca al lupo.

  3. E’ successo anche a me.
    Vivevo in Svezia, lei era la manager HR della’azienda per cui lavoravo.
    Abbiamo iniziato una relazione, e sono andato a vivere a casa sua.
    Molto più giovane e molto più immaturo io, e un po’ psicologicamente abusiva e con la mania di controllo lei…beh…l’ho tradita. Mi ha beccato nel suo letto con un’altra.
    Il “bello” è accaduto poche ore dopo: aggressione a freddo, un paitto rotto in testa, una coltellata, buttato fuori di casa, perso il lavoro. In un paese straniero.
    L’avvocato mi ha consigliato di lasciar perdere. Ha detto che c’era la possibilità, nel caso lei avesse fatto una controdenuncia, che IO finissi in prigione.
    Per carità, io non sono stato un angelo, l’ho tradita.
    Ma che sarebbe successo se fosse stata una ragazza (pur traditrice) di 25 anni ad essere malmenata, buttata fuori casa (di notte) e licenziata dal suo HR manager over 40?

  4. È successo anche al mio ragazzo quando aveva 17 anni anche se lui si vergogna a definirlo stupro e ostentava tranquillità mentre me lo raccontava. Mi ci sono volute più di due ore di psicoanalisi/interrogatorio per farmi spiegare bene tutti i dettagli e continuava a non capire la mia preoccupazione, che in fondo in fondo era stata un’esperienza quasi tragicomica e che comunque tutti i suoi amici ci ridano tutt’ora, al ricordo di quella storia. Io non ci ridevo per niente e più mi mostravo dispiaciutae più lui si chiudeva a riccio, a disagio e voleva cambiare discorso. Purtroppo fa molta fatica a staccarsi dal suo ruolo di “maschio che non può essere vittima di una donna”..il mio ragazzo è stato filmato mentre praticava sesso orale con questa tipa (maggiorenne) e lei lo ha ricattato per mesi per soddisfare i suoi feticismi fin quando lui non è riuscito a distruggere il video. I fatti sono questi ma lui cercava di minimizzare tutto e concentrare la sua storia suo momento in cui lui le ha distrutto il telefono, facendola piangere. Quando gli ho chiesto come faceva ad essere sicuro che non ce ne fossero altre copie mi ha confessato con imbarazzo che non è riuscito a dormire per settimane per il terrore della sua vendetta

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