Ogni tanto arriva una di queste notizie che parla di donne che uccidono uomini che le picchiavano. E’ successo a Catania e leggo sui social cori di approvazione, perché un uomo ucciso diventa una bandiera per chi lotta contro la violenza sulle donne. Una vendetta di genere. Una forma di riscatto che dovrebbe compensare tutte le donne delle violenze subite.
Non so come sia andata in quella casa, quanto male lui facesse a lei ma so quello che accadrebbe se si fosse verificata la stessa cosa ma capovolgendo i ruoli. Lui la vittima assassina e lei la carnefice assassinata. Lo so perché ogni volta che ho letto di uomini, soprattutto quelli parecchio adulti, forse al dopo pensione, che lamentavano di non sopportare più la moglie, per le urla, una violenza più psicologica che fisica, le mortificazioni, l’abuso come esercizio di potere all’interno della casa, a tante è sembrata una balla.
Ed è possibile che sia così, ma lo è sempre? Non ho mai letto parole di comprensione per un uomo che uccide dopo aver patito per responsabilità della moglie, e il fatto di non leggerle per me è giusto perché tali parole non dovrebbero essere scritte neppure nel caso contrario. Non bisognerebbe scriverle perché si indica una via che è totalmente sbagliata. A meno che non si tratti di legittima difesa vi assicuro che ammazzare il maltrattante non è un buon modo di uscire da quella trappola. Perché quella donna finirà comunque in galera, senza che si immagini di applicare qui la sindrome della donna maltrattata (noi alle sindromi non crediamo, giusto?). Perché ammazzare un uomo, nel sonno, in genere quando non è in grado di reagire, è un modo di restare ancorata al circolo vizioso dell’essere vittima. Risorgere dopo una relazione violenta implica più fatica e più responsabilità.
Puoi denunciare o meno chi ti maltratta ma per rinascere devi andare via. Devi distruggere il legame, devi smontare la dipendenza psicologica che si crea nei rapporti violenti. Devi recuperare autostima. Vai via. Ti rivolgi a qualcun@. Tronca ma fallo nel modo giusto. Se per scindere quella dipendenza ammazzi lui sappi che, a parte il fatto che hai deciso di porre fine ad una vita, non hai risolto nulla e rimarrai una persona imbrigliata nel passato per tutta la vita.
Non tollero che un uomo, dopo aver ucciso una donna, possa addurre ragioni di vario tipo a giustificazione del suo gesto. Non ci sono giustificazioni per l’assassinio. Non ci sono in nessun caso. Perciò se leggo di una donna che ha ucciso un uomo io non rido, non dico che finalmente le cose cambiano. Non penso a un occhio per occhio e dente per dente. Penso che è una sconfitta. Lo è anche per me. Penso che concorrano mille storie che restano tutte entro la stessa cultura che diciamo di combattere.
Ho conosciuto una donna, tempo fa, che aveva ucciso il marito quando i figli erano grandi. Descriveva se stessa come una martire. Era rimasta accanto a quell’uomo per i figli. Lo aveva sopportato per anni, era andata a letto con lui, sapendo che un giorno sarebbe finita o che lo avrebbe ammazzato. Aveva premeditato la fine di quel rapporto fin dalla seconda gravidanza, così mi ha detto. Non le sembrava giusto perdere tutto. Se lo lasciava vivo lui avrebbe dato la casa in beneficenza invece di lasciarla ai figli. Perciò avrebbe agito anche nel loro interesse, perché era un uomo egoista, violento, stronzo e a quanto pare non era stato neppure un buon padre.
La mia risposta fu sempre uguale: perché cazzo sei rimasta con lui? I figli sono legittimi eredi dei beni dei genitori in ogni caso. E se lui avesse voluto vendere e andarsene altrove chissenefrega dei beni? Tu fai vivere te stessa e i tuoi figli in una situazione intollerabile e pensi di aver agito a fin di bene? Hai fatto sopportare ai tuoi figli tanta merda da sommergerli, non ultimo il dispiacere di vedere il padre morto e te in galera, e dici di essere una martire?
E’ che con me non attaccano i discorsi da beddamatresantissima. Restare con un uomo che ti fa male per me non è un atto di coraggio. So che le donne vittime di maltrattamenti sono anche succubi dal punto di vista psicologico e ci vuole tempo per riprendersi e capire che non è giusto quello che subiscono. Ma se l’hai capito e per anni gli sei rimasta accanto per la “robba“, facendo un calcolo costi e benefici per trarne comunque una specie di vantaggio, per me è sbagliato e per nulla ammirevole.
L’atto di coraggio è andarsene, liberarsi da una situazione che ti fa stare male e ricominciare. Vai via, trova un modo per farlo e se non riesci per questioni economiche allora urla assieme a me che uno dei motivi per cui le donne continuano a restare con uomini violenti è l’assenza di reddito. Dillo ad alta voce che le soluzioni antiviolenza fanno ridere i polli perché non servono a nessuno, salvo a usare le donne per fare marketing istituzionale.
Ma ucciderlo, non si fa. Mi sembra la conclusione di una relazione in cui tu hai comunque manipolato, non hai detto la verità, hai calcolato, un po’ come calcolano quelli che programmano un femminicidio perché, così dicono, la separazione sarebbe più complicata da gestire. Stronzata stratosferica che induce altri a pensarla allo stesso modo: mettere fine ad una vita per non avere “problemi”.
Perciò, quando leggete una notizia del genere, non brindate, non eleggete l’assassina a simbolo femminista, perché non lo è. Una femminista va via, ricomincia da capo, rinuncia a qualunque forma di dipendenza e si fa un culo quadro per non dover chiedere all’ex neppure un centesimo. Questo è quello che fa una femminista. E con ciò vi auguro una buona serata.
Ps: sarà un caso ma come la vedete la storia delle armi in casa del defunto?
Credo che la violenza subita da parte di genitori, coniugi, ecc. finisca prima o poi per scaricarsi all’esterno (vedi per esempio i figli maltrattati che diventano a loro volta genitori maltrattanti); qualcuno potrebbe arrivare a sostenere che sia meglio che la vittima la riversi sul perpetratore come un karma vendicativo, piuttosto che su altri non coinvolti.
Fermo restando, comunque, il fatto che esistono altre opzioni prima di arrivare a tanto, e che risolvere i problemi relativi a occupazione, reddito ecc. porterebbe a molti più risultati delle solite predichette istituzionali.
Tutto può essere potenzialmente letto come violenza, magari psicologica. Anche la semplice convivenza di un soggetto con un carattere debole con uno con un carattere forte può essere vissuta dal primo come insopportabile, perché effettivamente lui percepisce la forza di imporsi (persino involontaria) dell’altro ed è incapace (magari anche a insaputa dell’altro) di opporsi.
Tirare in ballo il karma vendicativo significa demandare alla sensibilità personale una sorta di licenza di uccidere. O, meglio, una sorta di autoassoluzione morale per l’omicidio.
Aspettavo di leggere il tuo commento per fare ordine in quello che da subito ho pensato confusamente. Una persona, non solo una femminista, va via, ricomincia da capo e taglia ogni forma di dipendenza.
Si rimane attaccate ad un uomo non solo per mancanza di un reddito o per i figli. Spesso anche perchè si è cresciute con l’idea che una persona te la porti dietro per tutta la vita e divorziare da quella sarebbe una vergogna.
Non so che tipo di violenza ci fosse in quella casa, non è giustificabile neanche l’assassinio da assurgere a legittima difesa. Ma se fosse stato raptus?
tanto raptus non è se lo ha fatto mentre dormiva e ha tirato su una messainscena
poteva esserlo se magari lui manco la picchiava, ma avesse alzato la voce per l’ennesima volta e lei a quel punto fosse sbroccata con una reazione omicida non tanto a quel che accadeva in quel momento, ma per chiudere con un certo tipo di esperienze, un rifiuto netto che ti spinge ad uccidere perché non vuoi più vivere cosi
ma non mi pare il caso descritto, poi certo noi si conoscono solo gli articoli sulla stampa
condivido parola per parola quanto scritto da eretica
Si tratta di un omicidio premeditato a sangue freddo, questo è certo.
Che lui la maltrattasse non è certo, ma sicuramente lei non stava bene con lui.
Io l’ho fatta finita con una moglie oppressiva e manipolativa, senza bisogno di ucciderla o picchiarla. Siamo ancora in discreti rapporti, per il bene dei figli. Credo che chiunque possa fare così: le persone che sposiamo, per quanto opprimenti, le abbiamo amate in passato, e questo, lungi dall’impedirci di lasciarle se la cosa è chiaramente irrisolvibile, dovrebbe renderci civili.
Mia moglie adesso ha uno, poveraccio… 🙂