Antiautoritarismo, Autodeterminazione, Critica femminista, R-Esistenze, Sessualità

Davvero esiste un feminist porn?

Valentina Nappi, Porno Star
Valentina Nappi, Porno Star

 

Su Liberation leggo un pezzo di Agnés Giard nel quale la giornalista e antropologa afferma che senza alcun dubbio il porno femminista non esiste, dunque le opere di Erika Lust o Le ragazze del Porno qui in Italia, o l’attivismo delle porno queer o delle sex positive negli stati uniti, non sarebbero altro che un modo di fare porno.

Lei parte dalla considerazione che non esisterebbe un porno buono perché diversamente bisognerebbe pensare che il resto è porno cattivo. D’altronde chi divide il porno buono da quello cattivo dimostra di non conoscere affatto la gran quantità di materiale porno che viene diffusa. Alcune femministe descrivono la pornografia come luogo di sottomissione delle donne, con donne che si muovono per soddisfare il piacere maschile o addirittura un immaginario violento dello spettatore medio che fruisce di quei video.

Eppure dovrebbero sapere – e qui mi piacerebbe sentire l’opinione di Valentina Nappi –  che il porno è talmente complesso da non poter essere targato con una classificazione schematica e tanto banale. Non è affatto vero che si immagina la donna sottomessa, salvo che in certe categorie di film dove si mostra un aspetto della relazione sessuale che esiste e perciò ha un pubblico. Ci sono donne a cui piace essere sottomesse, dominate nel rapporto e questo per liberissima scelta. Poi si può vedere la donna dominare l’uomo per il proprio piacere, ci sono infiniti video di relazioni lesbiche o di relazioni trans. E’ vero che il porno è stato orientato alla soddisfazione di un immaginario erotico etero e maschile, ma oggi io direi che non è più esattamente così. C’è un vasto pubblico femminile e di ogni altro genere che si appassiona ai porno.

Li guardiamo, ci eccitiamo, da sole o in compagnia e questo non sollecita alcuna violenza, non ci pone nelle condizioni di dover smarcarci da un video in cui la donna viene trattata male. Se vedi una sequenza in cui lei viene masturbata fino a squirtare, o ha un orgasmo dopo un cunnilingus attento e premuroso vorrei capire dove sta la sottomissione o lo sfruttamento. A meno che non si pensi, come fanno i britannici che hanno redatto la proposta di legge di censura di alcune tipologie di porno, quasi tutte evidentemente pratiche che sono pensate per soddisfare le donne, che le donne siano tutte sottomesse a prescindere da quello che dichiarano. In realtà il messaggio che arriva stimola eventualmente gli uomini a imparare dai porno aspetti del piacere femminile che fino a un po’ di tempo fa non venivano prese in considerazione.

Erika Lust, regista porno
Erika Lust, regista porno

 

Anch’io perciò penso che non esista un porno buono e uno cattivo. Non riconosco nel porno femminista una superiorità morale, quanto una appropriazione di un linguaggio da decolonizzare ulteriormente da una codificazione sessista fino a raggiungere lo spazio in cui si parla la lingua di persone che si incontrano, fanno sesso, soddisfano le proprie fantasie e lo fanno come se non fosse una finzione. Il porno femminista è un modo intelligente per evitare di istigare censure che, come abbiamo già visto in passato negli stati uniti, hanno finito per penalizzare le donne e le persone glbt. La censura è un atto fascista, autoritario, sempre, e non si può ancora raccontare che sarebbe meglio far chiudere i battenti all’industria del porno ben sapendo che, invece, eventualmente bisogna solo fare in modo che il pubblico sappia che c’è anche altro, altri desideri, fantasie, che prima non sono state raccontate nello stesso modo. Questo obbliga l’industria del porno ad adeguarsi o a ritagliare uno spazio anche per quel genere di porno.

I contometraggi di Erika Lust, che ho recensito poco tempo fa su questo blog, sono belli, mi sono piaciuti, mi hanno eccitato e si, ho visto un tocco d’artista differente rispetto ad altri video ma è pur vero che non soddisfano l’intero pubblico al quale piace il porno. E qui mi spiace dire a certe femministe che un femminismo che entra nelle mutande delle persone per dare bollini di qualità all’immaginario erotico o alla maniera di fare sesso è oltre ogni possibile atto fascista. Tu non puoi dire a me qual è il sesso che mi piace, solo perché piace a te. Non esiste un sesso giusto e uno sbagliato e non esiste un porno apprezzabile e uno che apprezzo meno perché tutto ciò è soggettivo. Dunque, torniamo al punto, con il porno non si può giocare inserendo dettagli che lo rendono più affine ad alcune? Io dico di si. E voi?

 

1 pensiero su “Davvero esiste un feminist porn?”

  1. Queste femministe… poco femministe di cui parli, temo che abbiano questa visione distorta perché si collocano temporalmente ad almeno mezzo secolo fa ed oltre quando, per ragioni che nulla hanno a che vedere con l’hard, le donne erano decisamente molto sottomesse(voto,diritti ecc ecc) per cui la pornografia era solo un fatto maschile ed anche elitario. Oggi la società é cambiata e per fortuna anche le donne (oltre al resto degli uomini non d’élite!) hanno accesso al porno coi propri gusti come é giusto che sia!Non c’è nulla di sbagliato o riprovevole. Ci piace, piace a tanti…se ne facciano una ragione!

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