Lei scrive:
Qualche anno fa stavo adocchiando un libro che parlava delle violenze e lessi che la percentuale di donne che abusano di bambine è la più bassa in assoluto.
Questo mi ha rincuorato, ma mi ha reso ancora di più sola.
Quando si pensa a un adulto che violenta un bambino, si pensa subito a un uomo e se l’adulto è una donna si pensa che violenti un bambino. Quasi mai proprio una bambina.Inoltre la figura della madre è quasi sempre santificata, intoccabile e se si pensa ad una cattiva madre, è perché trascura i figli oppure al massimo dà a loro qualche schiaffo.
Non si pensa mai che una madre possa commettere qualche crimine sul proprio figlio.
Il fatto che queste cose avvengono, anche se succedono di meno, non deve assolutamente permettere che finiscano in silenzio.
Se dico questo non è solo per mia sensibilità, ma perché ci sono appunto passata.Ho passato la mia infanzia tra una violenza e l’altra, tra un abuso e un altro e tutto da mia madre.
Solo da qualche anno ho spezzato il silenzio ma solo con alcune persone care oppure in occasioni dove questo mio segreto mi sembrava troppo opprimente.
Lei mi faceva di tutto, mi picchiava ogni giorno, anche più volte, con ogni cosa, anche con la cinghia da parte della fibbia sulla schiena. Mi diceva che mi avrebbe ucciso e solo una decina di anni fa mi sono ricordata che lei ha tentato quando ero davvero piccola, una bambina all’inizio delle elementari. Poi ha continuato a dire che se facevo qualche cosa, mi ammazzava e io ero terrorizzata.Anche se avevo del tutto dimenticato quel ricordo, il senso di terrore che avevo era per me vivo.
Raramente mi toccava anche lì nella vagina.
Una volta è stata quando andavo alle medie e voleva “consolarmi”.
A volte c’erano anche dei momenti nei quali era buona e mi diceva che era cambiata e io pensavo che finalmente lei era la mia mamma.
Ma poi vedevo che ritornava sempre quella di prima.Ormai avevo da tempo abbandonato l’idea di trovare in lei la mia mamma e così cercai altre mamme, anche fittizie, anche inventate.
La cosa forse più sconcertante in tutto questo è che tutto quello che mi faceva, lo chiamava amore.
Anche quando mi diceva: “Io ti ho fatto e quindi io ti distruggo.”
Era “amore”. Era il suo modo di dirmi che era amore, che sono stata io a provocarla, a farle fare quelle cose e se andavo a dire qualcosa in giro mi ammazzava. Il tutto detto con una voce fintamente dolce.Crebbi ammalandomi di bulimia, autolesionismo ecc…
Fino a una decina di anni fa non sopportavo il minimo contatto umano.
Non so quante volte io abbia tentato il suicidio e per un po’ ci sono andata vicina poiché sentivo che tutto attorno a me stava per scomparire e ormai non me ne importava niente.
Se sono viva lo devo a me stessa.
In quel momento ero sola in casa e alla fine ebbi la forza di chiamare aiuto.
Sono in cura psichiatrica da quando avevo 18 anni, anzi li dovevo ancora compiere. Adesso però ci vado raramente perché almeno col tempo mi sono rinforzata. Comunque prendo ancora dei psicofarmaci in misura ridotta rispetto a prima.Ora ho poco più di 30 anni.
Se vivo ancora con lei? Sì e so che la cosa migliore sarebbe staccarsi da lei, ma la crisi colpisce.
Se mi fa ancora qualcosa? No. Per davvero.
In alcuni momenti adesso si dimostra preoccupata per me e lo so benissimo così come so il passato che lei ha.
Il perdono è qualcosa che non può essere imposto, che non ha bisogno dei moralismi.
Deve essere sentito.Io so solo che anche se sono tranquilla, nessuno può riuscire a farmi dimenticare la mia “infanzia”, quella che ho passato, quella che ho dovuto passare.
A volte mi guardo indietro e vorrei aver avuto la forza di dire qualcosa quando tutto ciò avveniva, ma avevo paura, paura di non essere creduta e di quello che mi avrebbe fatto la mia dolce “mammina” se l’avesse saputo.
Avrei tanto voluto dire anche ai miei nonni materni coi quali trascorrevo gran parte delle mie giornate, ma non volevo dare a loro un dolore aggiuntivo.
A ripensarci adesso, lo avrei tanto voluto dire.
Sono morti da qualche anno.Questa è la mia esperienza, il mio passato e credetemi che avere i primi ricordi della propria infanzia legati a violenze subite non è certamente una gran cosa.
Anche senza arrivare ad eccessi simili, vedo che molte madri considerano il proprio figlio come una loro appendice, una loro proprietà, come se il fatto di averli partoriti possa far nascere in loro un delirio di onnipotenza.
Si pensa tanto al far nascere questi bambini come se fosse la cosa più importante in assoluto, ma il farli crescere è qualcosa che spesso viene considerato di secondo piano.Io stessa ero cercata con gioia sia da mia madre, sia da mio padre divenuto poi assente anche se abitava con noi e da qualche anno morto.
Non ho pianto per la sua morte, ho pianto perché non sono mai riuscita a dirgli quanto male mi faceva il suo silenzio, quanto ho sperato da bambina che lui mi aiutasse.
Se ho deciso di raccontare la mia esperienza é perché spero fortemente che ci sia più attenzione verso i bambini.
I bambini chiedono aiuto anche a loro modo.
Io piangevo sempre ed ero vista come una frignona.Inoltre spero che il bambino venga considerato più come una persona a sé non come una bambola da vestire e alla quale puoi fare tutto quello che vuoi.
Ripeto, anche senza eccessi simili alla mia esperienza, desidero che il bambino cresca in linea con la sua personalità, che venga ascoltato e non considerato come un piccolo adulto al quale si possono scaricare le proprie frustrazioni, le proprie ambizioni.
Non è un processo quello che chiedo.E spero tanto che un bambino, che nessuno debba mai sentire in sé la voglia di morire perché è la via molto più semplice e meno dolorosa.
Inoltre vorrei dire a chi è stato abusato da qualsiasi persona, la vita non è finita.
Chiedete aiuto. Qualcuno ci sarà disposto ad ascoltarvi.
Io desidero guardare avanti anche se dimenticare è inutile e illusorio.
Desidero vivere la mia vita continuando a vederne le bellezze anche se mi capita ancora adesso di deprimermi.C’è in voi molta più forza di quanto voi immaginiate.
E quello che è passato non dipende da voi e soprattutto non deve bloccarvi in una vita futura pensando che quello che è successo ritornerà.
Ognuno ha i suoi tempi che vanno rispettati, tempi nei quali a volte ci si sentirà di andare indietro invece che avanti e questo non va visto come un fallimento.
Grazie per l’attenzione.
Benvenuta nel club, ristretto per fortuna, ma neanche poi tanto sai
Anche io sono figlia di una madre violenta. Rimangono poche parole, anche per la scarsa considerazione nella letteratura scientifica. Il mio silenzio è però carico di comprensione, vi abbraccio entrambe virtualmente.
Finalmente ho trovato qualcuno con cui condividere il mio dolore. Mamma violenta ed egoista che ha sconvolto la vita di una intera famiglia. Ancora oggi alla veneranda età di 84 anni, la sua cattiveria ed il suo egoismo, non solo non si sono placate, ma ulteriormente peggiorate.
Anche io ho una madre violenta ho capito che soffre di narcisismo maligno
È difficile parlarne perché la “mamma” è come la Madonna. Un mito intoccabile. E ci si sente quasi in colpa a dover “denunciare” -ma solo a pochi intimi- la violenza della propria madre. Soprattutto quando un figlio è diventato altrettanto antisociale come lei per la ben nota “identificazione con l’aggressore”.
Non ho fatto e non faccio come tue padre, io la mia cucciola l’ho difesa sempre e sempre la difenderò (nonostante il casino che tutto questo genera) potrei gettare la spugna ed egoisticamente rifarmi un’altra vita, ma non lo faccio e non lo farò mai perché voglio esserci per mia figlia … ad ogni costo! Leggi “Madre padrona” è interessante … e soprattutto attenta a non cercare un’uomo con cui “vincere” la battaglia per l’amore che la bambina che è in te vorrebbe ancora vincere … è la cosa che temo di più per il futuro di mia figlia … Un abbraccio, come se fossi tuo padre … (dopotutto ho 60 anni e potrei esserlo!).
Anch’io figlia di una madre violenta, impossibile dimenticare, faticoso andare avanti impegnandomi per trovare la mia identità, tanto soppressa dalle urla e dalle botte. Mi aiuta la psicoterapia da 15 anni ma la mia vita è segnata in modo indelebile. Il mio papà è mancato quando avevo 19 anni e non si era reso conto delle violenze che subivo…
Non c’è molto da dire, la vita è bella e ricca di emozioni, per chi come me e te, ha avuto una mamma violenta è tutto molto più difficile, la bellezza e l’amore ci sono e l’unica strada che ho trovato e’ cercare me stessa, andare a prendermi e volermi bene, poi qualcosa di buono da fuori arriva. Ti mando un abbraccio e spero che tu riesca ad allontanarti da tua mamma che è la cosa più difficile.