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#Firenze: Fortezza significa forza. Adesso non più!

Le motivazioni della sentenza di assoluzione ai sei accusati (dapprincipio) dello stupro di gruppo alla Fortezza da Basso di Firenze hanno fatto molto discutere. Per il moralismo evidente e perché il giudizio sulla vita privata e sessuale della ragazza sembrerebbe la motivazione principale che ha indotto i giudici a non crederle. Di fatto i sei, condannati in primo grado, sono stati assolti in secondo grado. Sulla sentenza vi rimando al pezzo su Il Fatto Quotidiano che descrive alcuni dei motivi per cui i giudici hanno assolto i sei. Nel frattempo, mentre il web si divide in innocentisti e colpevolisti, è arrivata la mail della ragazza che ha denunciato lo stupro. La pubblico, così com’è. A lei va un grande abbraccio, ma proprio grande, con tutta la mia solidarietà. Buona lettura!

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Vorrei riuscire a scrivere qualcosa che abbia un senso ma non posso perché un senso, questa vicenda, non ce l’ha. Sono io la ragazza dello stupro della fortezza, sono io.
Esisto. Nonostante abbia vissuto anni sotto shock, sia stata imbottita di psicofarmaci, abbia convissuto con attacchi di panico e incubi ricorrenti, abbia tentato il suicidio più e più volte, abbia dovuto ricostruir a stenti briciola dopo briciola, frammento dopo frammento, la mia vita distrutta, maciullata dalla violenza: la violenza che mi é stata arrecata quella notte, la violenza dei mille interrogatori della polizia, la violenza di 19 ore di processo in cui é stata dissezionata la mia vita dal tipo di mutande che porto al perché mi ritengo bisessuale.

Come potete immaginare che io mi senta adesso? Non riesco a descriverlo nemmeno io. La cosa più amara e dolorosa di questa vicenda é vedere come ogni volta che cerco con le mani e i denti di recuperare la mia vita, di reagire, di andare avanti, c’é sempre qualcosa che ritorna a ricordarmi che sì, sono stata stuprata e non sarò mai piú la stessa. Che siano state le varie fasi della lunghissima prima udienza, o le sentenze della prima e poi della seconda, ne ho sempre avuto notizia dai social media piuttosto che dal mio avvocato. Come mai questo accada non lo so. So soltanto che é come un elastico che quando meno me l’aspetto, mentre sono assorta e impegnata a affrontare il mondo, piena di cicatrici, ma cercando la forza per farcela, questo maledetto elastico mi riporta indietro di 7 anni, ogni maledetta volta.

Ogni maledetta volta dopo aver lavorato su me stessa, cercato di elaborare il trauma, espulso da me i sensi di colpa introiettati, il fatto di sentirmi sbagliata, sporca, colpevole. Dopo aver cercato di trasformare il dolore, la paura, il pianto in forza, in arte, ecco un altro articolo che parla di me. E io mi ritrovo catapultata di nuovo in quella strada, nel centro antiviolenza, nell‘aula di tribunale. Tutto questo mi sembra surreale come un supplizio di Tantalo.
La memoria é una brutta bestia. Nel corso degli anni si dimenticano magari frasi, l’ordine del prima e dopo, ma il corpo sa tutto. Le sensazioni, il dolore fisico, il mal di stomaco, la voglia di vomitare, non si dimentica.

Che poi quanti sforzi ho fatto per ritornare ad avere una vita normale, ricominciare a studiare, laurearmi, cercare un lavoro, vivere relazioni, uscire, sentirsi a proprio agio nel proprio corpo, nella propria città. E quante volte sono stata invece redarguita dal mio legale, per avere una “ripresa”. Per sembrare andare avanti, e non sconfitta, finita. “La vittima deve essere credibile”. Forse se quella volta avessi inghiottito più pasticche e fossi morta sarei stata più credibile? Forse non li avrebbero assolti?

Essere vittima di violenza e denunciarla é un’arma a doppio taglio: verrai creduta solo e fin tanto che ti mostrerai distrutta, senza speranza, finché ti chiuderai in casa buttando la chiave dalla finestra, come una moderna Raperonzolo. Ma se mai proverai a cercare di uscirne, a cercare, pian piano di riprendere la tua vita, ti sarà detto “ah ma vedi, non ti é mica successo nulla, se fossi stata veramente vittima non lo faresti”. Così può succedere quindi che in sede di processo qualcuno tiri fuori una fotografia ricavata dai social network in cui, a distanza di tre anni dall’accaduto, sei con degli amici, sorridi e non hai il solito muso lungo, prova lampante che non é stato un delitto così grave. Fondamentale, ovviamente.

A sette anni di distanza ancora ho attacchi di panico, ho flashback e incubi e lotto giornalmente contro la depressione e la disistima di me.
Non riesco a vivere più nella mia cittá, ossessionata dai brutti ricordi e dalla paura di ciò che la gente pensa di me. Prima la Fortezza da Basso era un luogo pieno di ricordi positivi, la Mostra dell’Artigianato, il Social Forum Europeo, i numerosi festival e fiere. Adesso é un luogo che cerco di evitare, un buco nero sulla mappa della cittá di Firenze.

Mi é stato detto, é stato scritto, che ho una condotta sregolata, una vita non lineare, una sessualità “confusa”, che sono un soggetto provocatorio, esibizionista, eccessivo, borderline. C’é chi ha detto addirittura che non ero che una escort, una donna a pagamento che non pagata o non pagata abbastanza, ha voluto rivalersi con una denuncia.

Perché sono bisessuale dichiarata, perché ho convissuto col mio ragazzo un anno prima che succedesse tutto ció, perché amo viaggiare e unito al fatto che non sono riuscita a vivere nella mia città dopo l’accaduto, ho viaggiato molto, proprio per quella sensazione di essere chiunque e di dimenticare la tua storia in un posto nuovo. Perché sono femminista e attivista lgbt e fin dai 15 anni lotto contro questo schifo di patriarcato che oggi come sette anni fa, cerca di annientarmi come ha fatto e fa continuamente, ovunque.

Perché mi vesto non seguendo le mode, e quindi se seguo uno stile alternativo, gothic o cose del genere, sono automaticamente tacciata per promiscua. Perché sono (?) un’attrice e un’artista e ho fatto happening e performance usando il corpo come tavolozza di sentimenti e concetti anche e soprattutto legati al mio vissuto della violenza (e sì, la Body art é nata negli anni 60, mica ieri. Che poi, qualcuno si sognerebbe forse di augurare o giustificare chi stuprasse Marina Abramovic perché si é mostrata nuda in alcuni suoi lavori?).

Ebbene sì, se per essere creduta e credibile come vittima di uno stupro non bastano referti medici, psichiatrici, mille testimonianze oltre alla tua, le prove del dna, ma conta solo il numero di persone con cui sei andata a letto prima che succedesse, o che tipo di biancheria porti, se usi i tacchi, se hai mai baciato una ragazza, se giri film o fai teatro, se hai fatto della body art, se non sei un tipo casa e chiesa e non ti periti di scendere in piazza e lottare per i tuoi diritti, se insomma sei una donna non conforme, non puoi essere creduta. Dato che non hai passato gli anni dell’adolescenza e della giovinezza in ginocchio sui ceci con la gonna alle caviglie e lo sguardo basso, cosa vuoi aspettarti, che qualcuno creda a te, vittima di violenza?

Sono stata offesa non solo come donna, per ciò che sappiamo essere accaduto. Ma come amica, dal momento in cui il capetto del gruppo era una persona che consideravo amica, e mi ha ingannato. Sono stata offesa dagli avvocati avversari e dai giudici come bisessuale e soggetto lgbt, che hanno sbeffeggiato le mie scelte affettive e le hanno viste come “spregiudicate”.

Sono stata offesa come femminista e attivista lgbt quando la mia adesione a una manifestazione contro la violenza sulle donne é stata vista come “eccessiva” e non idonea a una persona vittima di violenza, essendomi mostrata troppo “forte”. Sono stata offesa dalla corte e dagli avvocati avversari per essere un’artista e un’attrice (o per provarci, ad ogni modo), un manipolo di individui gretti che non vedono oltre il loro naso e che equiparavano qualsiasi genere di nudità o di rappresentazione che vada contro la “norma” (per es. scrivere uno spettacolo sulla prostituzione) alla pornografia.

Mi hanno perfino offeso in quanto aderente alla moda giapponese delle gothic lolita (e hanno offeso il buon senso), quando hanno insinuato che fosse uno stile che ha a che fare con pornografia, erotismo e chissà cos’altro. Hanno offeso, con questa assoluzione, la mia condizione economica, di gran lunga peggiore della loro che, se hanno vinto la causa possono dir grazie ai tanti avvocati che hanno cambiato senza badare a spese, mentre io mi sono dovuta accontentare di farmi difendere da uno solo. E condannandomi a dovere essere debitrice a vita per i soldi della provvisionale che ho speso per mantenermi negli ultimi due anni, oltre al fatto che nessuno ripagherà mai il dolore, gli anni passati in depressione senza riuscire né a studiare né a lavorare, a carico dei miei, e tutti i problemi che mi porto dietro fino ad adesso. Rischio a mia volta un’accusa per diffamazione, anche scrivendo questa stessa lettera.

Ciò che più fa tristezza di questa storia che mi ha cambiato radicalmente, é che nessuno ha vinto. Non hanno vinto loro, gli stupratori (accusati e assolti in II° ndb), la loro arroganza, il loro fumo negli occhi, le loro vite vincenti, per esempio l’enorme pubblicità fatta ai b-movie splatter del “capetto” del gruppo, sono andate avanti nonostante un’accusa di stupro.

Abbiamo perso tutti. Ha perso la civiltà, la solidarietà umana quando una donna deve avere paura e non fidarsi degli amici, quando una donna é costretta a stare male nella propria città e non sentirsi sicura, quando una giovane donna deve sospettare quando degli amici le offrono da bere, quando si giudica la credibilità di una donna in base al tacco che indossa, quando dei giovani uomini si sentiranno in diritto di ingannare e stuprare una giovane donna perché e’ bisessuale e tanto “ci sta”.

Quello che vince invece, giorno per giorno attraverso quello che faccio, é la voglia di non farmi intimidire, di non perdere la fiducia in me stessa e di riacquistarla nel genere umano, facendo volontariato, assistendo gli ultimi, i disabili, le persone con disturbi psichici (perché sì, anche quando si é sofferto di depressione e forse soprattutto per questo, si é capaci di essere empatia e d’aiuto).

Se potessi tornare indietro sapendone le conseguenze non so se sarei comunque andata al centro antiviolenza, da cui é poi partita la segnalazione alla polizia che mi ha chiamato per deporre una testimonianza tre giorni dopo. Ma forse si, comunque, per ripetere al mondo che la violenza non é mai giustificabile, indipendentemente da quale sia il tuo lavoro, che indumenti porti, quale sia il tuo orientamento sessuale. Che se anche la giustizia con me non funziona prima o poi funzionerà, cambierà, dio santo, certo che cambierà.

La ragazza della Fortezza da Basso

 

Ps: per fruire del diritto di replica scrivete a abbattoimuri@grrlz.net

—>>>Segnalo le dichiarazioni radio fatte dall’Avvocato Parrini, legale della ragazza

Rassegna Stampa. Ne hanno parlato su:

Huffington Post
Repubblica
Corriere
Fatto Quotidiano
Vanity Fair
Mattino Online
SoftRevolutionZine
Pasionaria
Globalist
Porto delle Nuvole
Il Giornale
Superstarz
TgCom24
Il Post

90 pensieri su “#Firenze: Fortezza significa forza. Adesso non più!”

  1. Scusate, non voglio fare la parte dell’insensibile ma dal link che è stato messo nel post stesso io leggo:
    “Inoltre “molte sono le contraddizioni” nel suo racconto: la sua versione è ritenuta “vacillante” e smentita “clamorosamente” dai riscontri.”
    Il fatto che la versione della ragazza sia stata “vacillante” può essere dovuta allo stress che la stessa ha dovuto subire nei giorni del processo ed è quindi auspicabile in futuro che gli avvocati e i PM si adeguino ai tempi dell’informazione veloce e invasiva per disporre di tattiche giudiziarie più incisive.
    La seconda cosa che mi viene in mente è che la giustizia in Italia ha dato prova — anche se non se ne sentiva certo il bisogno — di essere in grossa difficoltà. Ribaltamenti di questo genere tra il primo e il secondo grado su argomenti così pericolosi fanno pensare.
    Per farsi un’idea bisogna partire dai fatti. La legge — dopo — interpreta i fatti e verifica se quest’ultimi possono essere compresi in uno o più articoli del codice penale. (o codice civile)

    Quindi… o sono cambiati i fatti tra il primo e il secondo grado oppure due giudici hanno dato un’interpretazione diversa allo stesso fatto.

    Il primo caso non lo conosco perché dovrei leggermi le carte. Il secondo invece sarebbe alquanto inquietante. Ci sarebbe un terzo caso: e cioè che il fatto non è stato provato “oltre ogni ragionevole dubbio” e che l’avvocato dei ragazzi abbia insinuato il dubbio (basta quello) ai giudici. Ma, come dicevo, non ho i dettagli per esprimere un giudizio. Una cosa molto utile da fare sarebbe mettere le motivazione integrali del primo e del secondo grado e fare un parallelo.

    Un abbraccia alla ragazza.

  2. Fai ricorso alla CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO!
    Ne hai diritto e vincerai!
    Lo devi fare per te e soprattutto per tutte le altre ragazze d’Italia!!
    Non mollare, non mollare!!

  3. Il processo è finito, è andato male, ma è finito. La tua vita è un’altra cosa.
    I processi penali richiedono una rappresentazione dei fatti che non sempre coincide con la realtà, soprattutto quando devono raccontare sentimenti e sensazioni. Il tuo avvocato ha fatto bene a dirti di cercare di ‘sembrare più vittima’, ha fatto il suo lavoro…. Sa bene che oggi per vincere un processo di stupro la vittima deve apparire debole e il violentatore (o i violentatori) privo/i di morale….
    Purtroppo la storia è sempre la stessa: quando una donna viene violentata è perché ‘se l’è cercata’, perché ‘ha provocato’, perché ‘in fondo in fondo lo voleva’…..
    Questa è la mentalità maschilista ancora dominante, peccato che nel collegio giudicante ci fossero due donne……
    Però, vedi, è proprio grazie a persone come te che hanno il coraggio di denunciare che le cose possono cambiare. Una donna che, seppur umiliata nella sua essenza, ha il coraggio di alzare la testa e di difendere il suo modo di essere e le sue scelte è mille volte più forte di chi quella dignità cerca di togliergliela.
    La vittoria è tua.
    Tu sei uscita viva dalla tempesta, viva e a testa alta.
    Non ti trovi bene nella tua città? Cercane un’altra dove puoi vivere liberamente e serenamente.
    Non ti senti appoggiata dalla tua famiglia e dai tuoi ‘amici’? Cerca altre persone che ti appoggino senza riserve e senza giudizi.
    I giudizi morali li esprimono le persone che non hanno voglia (o la capacità) di vivere e fare scelte autonome.
    In bocca al lupo per tutto.

  4. il concetto abnorme e inaccettabile che si perpetua è che “la vittima è il colpevole” fa benissimo a lottare chi ne ha la forza, e lo ringrazio, in questo caso ringrazio la giovane sfortunata e coraggiosa ragazza, io personalmente esternamente mi sono arreso, anche se dentro non esiste più la persona che ero

  5. Ciao sono un Uomo fiero di esserlo e contento di tutti i miei istinti, Purtroppo ho già incontrato storie simili e miracolosamente le Donne riescono ancora ad amare la vita e anche gli uomini nonostante tutto. Non idealizzo le persone per appartenenza a colore sesso cultura o lingua e non mi voglio dilungare in inutili confronti o complessità. Quanta iniquità nella tua vicenda quanta ipocrisia quanto assurdo finto perbenismo e malcelata morbosità. Quanta confusione tra Uomini Donne sesso amore piacere senza comprenderne i confini e senza capire che lo stesso gesto in un contesto diverso è piacere o dolore. Quanta violazione della vita privata spiattellata in una arena dove si deve far male all’avversario per la vittoria a prescindere dalla ricerca della verità. Non sai quanto mi ha colpito e ricordato una mia preziosa amica finita nello stesso immenso pantano.
    Penso che la Tua Felicità (magari a tratti) sia la risposta…perdona è confuso e impreciso ma è quello che penso

  6. Sconcertato da una sentenza assurda. Quello che però mi sento di dire a questa ragazza è di non arrendersi. Ricorra in Cassazione, non può, non posso e non dobbiamo credere che questa sentenza aberrante possa restare in piedi ed esplicare i suoi nauseanti effetti.

  7. forse è inutile commentare, forse è inutile stare qui a giudicare la giustizia prima di guardare dentro di noi. Vorrei scriverti, ragazza della fortezza. Vorrei abbracciarti, perchè ti capisco. Ho subito una violenza nel 2012, l’ho confessata dopo qualche mese alla psicologa alla quale facevo riferimento. “DENUNCIALO”, mi disse. Lo feci, o almeno ci provai. In Italia una VITTIMA di stupro ha scadenza. 4 mesi se non erro. Il latte UHT degli italiani. Spalle al muro e depressione (con attacchi di panico ritornati e belli pesanti) che avanzava, ho dovuto ammettere, spiegare alla mia famiglia cosa mi era successo. “perchè eri sola con lui?”
    “perchè ero svenuta” “perchè TI SEI FATTA DROGARE?”. Da queste semplici frasi ho capito che non mi avrebbero mai creduto. E non l’hanno mai fatto, sai? nessuno. Nè mia madre, nè mia sorella, nè mio padre, mio fratello, forse. Ma mi sono vista uno schiaffo quando sono andata dalla polizia. LA GENTE NON DEVE SAPERE, Come se mi fossi calata una dose e mi fossi fatta arrestare nuda. La gente non sa. La gente non sa cosa si prova a vivere con il ricordo, con mille pastiglie da prendere ogni sera, con il fiato che ti manca, con la paura quando il tuo ragazzo ti tiene le mani durante un normale rapporto. La gente non sa che si muore lentamente, dentro. Ti sono vicina.

  8. Un abbraccio forte, perché possa passarti almeno un po’ della mia forza e sostegno. Dove lo Stato inciampa, ci siamo noi.

  9. Non so perche il mio commento non e stato pubblicato, forse c’e stato un errore, dunque eccolo di nuovo:
    Cara ragazza della lettera, Mi dispiace tantissimo quello che e successo. Quei giudici sbagliono, e se questo fosse successo in Inghilterra, sarebbero tutti in prigione. E importante continuare a lottare, al livello nazionale e al livello della Corte di Strasburgo. Vincera. In piu, vorrei dire che Lei scrive benissimo, che Lei ha un dono per scrivere, e che e importante sviluppare questo dono. Non so se Lei e all’universita. Se non e il caso, La incoraggio ad andare, anche se questo significa fare un prestito. Lavora duro, e legga molto, e sopratutto continua a scrivere cosi!

  10. Non possiamo ribaltare la sentenza, no, ma i tavoli di chi ancora giudica moralisticamente, quelli sì, dovremmo ribaltarli. Ho siglato la petizione e l’ho postata. E sono vicina a te, ragazza della fortezza da basso. Solidale, affranta, incazzata e orgogliosa che ci siano donne come te. Tu puoi camminare a testa alta: questo non te lo deve togliere nessuno.
    L’Italia è lenta, molti uomini non sono con noi, non capiscono. Ma lentamente ce la faremo a costruire un paese in cui i pregiudizi sessuali e di genere svaniscano. Non può essere altrimenti. Ho due figli maschi e cerco di insegnare loro che le donne sono libere quanto gli uomini, e che se una ragazza ha voglia di avere una storia leggera di sesso, non è una puttana ( e chiedo: perchè se lo fa un ragazzo viene considerato invece un figo?).
    Ma siamo così meschinamente e ottusamente intrisi di pregiudizi, il cammino è faticoso, e tu ne hai pagato e ne paghi sulla carne le conseguenze.
    Ti voglio bene

      1. l unica cosa che tecnicamente può dirsi, aldilà delle motivazioni della sentenza , è che è difficile ipotizzare un consenso con 8 uomini, a meno che non si provi l esatto contrario. la sentenza d appello a prima vista mi sembra debole, ricorra in cassazione

  11. Pingback: Elena

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