Una riflessione di Alice che ci invita alla discussione:
“Cara Eretica, ti scrivo per una riflessione sulle recenti questioni di matrimonio e genitorialità omosessuale, perché parlando con amici sono emersi molti punti di vista (…). Quando il matrimonio omosessuale è stato annunciato come approvato in tutti gli Stati Uniti, il punto su cui si è posto l’accento è l’amore. L’amore uguale per tutti, il volersi bene come fondamento dell’istituto matrimoniale.
Lo stesso argomento è tra i più radicati, o perlomeno più mediaticamente citati, in relazione alle adozioni e ai figli di genitori omosessuali: famiglia è dove c’è amore. A me, però, questa sembra una estremizzazione ideologica. Dal mio punto di vista gli omosessuali, esattamente come tutti gli altri, hanno il diritto di essere genitori perché cittadini e persone. Di conseguenza, hanno anche il diritto di essere cattivi genitori, genitori assenti, annoiati, recalcitranti.
Non che questa, per me, sia ovviamente la situazione ideale: un figlio e una figlia dovrebbero davvero nascere in un contesto che assicura amore, protezione, stima e sostegno durante la loro vita. Ma se questo non accade per madri e padri etero, perché dovrebbe essere un requisito fondamentale delle famiglie arcobaleno? Mi pare che, puntando tutte le “fishes” sulla casella dell’amore, si metta una nuova gabbia e nuove aspettative irrealistiche sui figli di omosessuali.
Ogniqualvolta una coppia omosessuale si mostrerà come una cattiva coppia di genitori, così, sarà un pretesto per mettere in discussione la bontà del diritto genitoriale omo tout court. Ogni volta che un bambino di madri o padri omo sarà maltrattato o subirà trattamenti violenti, umilianti o dolorosi, la colpa sarà attribuita all’orientamento sessuale di chi l’ha cresciuto, invece che alle sue scelte e comportamenti quotidiani.
In sintesi, quello che mi chiedo è se l’amore, che per me è, in tutte le sue forme, una vera benzina di vita, sia l’argomentazione più adatta e completa per sostenere il diritto gay alla famiglia, o se non si stia rischiando di chiudere queste persone in un nuovo recinto, dove saranno costrette ad essere per sempre felici e contente, pena lo shaming in pubblica piazza. Tu/voi che ne pensate?”
In Italia regole rigide sono previste per le famiglia con figli in affido o adozione (o in attesa di), mentre è difficile intervenire sui rapporti tra famiglie e figli naturali.
Non ho mai capito perchè.
la trovo una bella riflessione e sono totalmente d’accordo. è un “vediamo se te lo meriti”, d’altra parte molto coerente con il grado di accettazione della diversità che si respira. Però qualcosa si sta smuovendo…
Questo post mi ha fatto tornare in mente una frase di John Waters: “I’m for the rights of bad lesbian mothers!” Con la sua sottile ironia, aveva centrato esattamente il punto sulla questione dei diritti omogenitoriali. A nessun etero viene richiesto il “patentino di genitore perfetto” per poter figliare. Le persone gay invece sembrano ogni volta dover dimostrare di esserlo. Invece la parità di diritti consiste anche in questo, ad avere il diritto a poter essere anche un cattivo genitore (non che sia auspicabile in ogni caso, ovviamente… però è così).
Grazie del tuo punto di vista, nei miei confronti quotidiani non ho trovato spesso posizioni del genere. Per me, un’idea del buon genitore l’ha data Sclavi nel suo “Non è successo niente”, quando dice: “Forse non te ne rendi conto, ma i tuoi genitori ti hanno insegnato la sola cosa, mica l’educazione, o il rispetto, o l’onestà, o altre balle del genere. Quelle vengono dopo, vengono da sole, se tua madre o tuo padre ti danno l’unica cosa che tutti i genitori dovrebbero dare ai figli. L’unico DOVERE che hanno, proprio L’UNICA COSA: la gioia di vivere…”
Quando si parla di genitori omosessuali, però, si sembra dimenticare che si parla di persone, e si giudica il loro diritto alla famiglia solo in base al loro orientamento sessuale.
Una mia amica scriveva: ‘Io i miei diritti non li chiedo, li pretendo; anche se non amo un cazzo di nessuno e trombo tutto il giorno.’ Anche al di là della genitorialità, non sarebbe ora di parlare di diritti civili e di rispetto per le persone in quanto persone, e non in quanto innamorati?
Mi trovi d’accordo. La mia impressione è che oggi i diritti siano una questione di medaglie ed etichette: vengono riconosciuti solo se se ne possono esibire abbastanza, e di quelle giuste.
P.S.: Non specifico apposta se la mia amica sia etero, lesbica o bi.