In un articolo del Corriere, a proposito del militare accusato di aver stuprato la quindicenne romana (in questo VIDEO in fuga e inseguito dalle amiche della ragazza), è scritto che il luogo con cui aveva a che fare, per così dire, era una nave che si chiama “Grecale”, ora impegnata in azioni antipirateria. Nella stessa nave pare si sia verificato un fatto increscioso. Si parla di molestie alle marinaie e questo è quello che racconta un giornale come La Nazione a tal proposito. L’articolo è veramente orribile dunque lo analizzo perché è chiaro che rispetto alla violenza di genere ci sia un problema grave di comunicazione.
Nell’articolo si parla di quattro marinaie che sarebbero state vittime di molestie sessuali da parte di due marinai che stavano a bordo della fregata Grecale.
Da qui in poi il pezzo de La Nazione diventa un film. Il film di chi l’ha scritto. Parla di “spazi stretti e condivisi, navigazioni in alto mare e tentazioni in agguato“. Ovvero il problema non sono le molestie ma gli spazi stretti eccetera eccetera.
Insiste e scrive: “capita ai marinai, se a bordo ci sono le marinaie“. Dunque il problema è il fatto che la marina abbia aperta la via alla partecipazione di donne, la donna in se’ diventa una provocazione, giusto nell’attimo in cui respira.
Due sottocapi, così li chiama, all’epoca imbarcati sulla Grecale, avrebbero molestato quelle donne. Sono indagati per molestie sessuali con l’ipotesi del reato di violenza sessuale.
Allora La Nazione banalizza la questione e parla di palpeggiamenti, strusciamenti. La notizia invece parla del capo della Nave che ha denunciato quegli episodi.
Tutto pare risolversi, per adesso, con il trasferimento degli accusati verso un altro mezzo e altra destinazione. Dopodiché si parla di quel che fa la Procura rispetto alla denuncia.
Quando io mi rifiuto di avallare la tesi delle mele marce e insisto sul fatto che si tratti di un albero marcio, in quanto struttura patriarcale che scambia il sessismo con il “nonnismo goliardico” (che a sua volta, tra l’altro, può anche essere violenza sessuale), lo dico a ragion veduta. Allora chiedo: cosa si fa concretamente per tutelare il personale militare femminile? Cosa si fa per spiegare a questi uomini che si sentono Dio, rispetto a una ragazza incontrata all’esterno, che le donne non sono il divertimento del marinaio in libera uscita ma sono persone che hanno propri desideri e tutto il diritto di non vedere violato il proprio corpo? Quand’è che si parlerà di antisessismo in questi luoghi machisti? Perché non penso se ne parli molto. Giusto?
E un’ultima cosa: queste persone che sono coinvolte a vario titolo in queste inchieste sono forse dei Maro’? Perché suona strano che tutti abbiano evitato accuratamente di usare questa espressione. Pare di no ma io chiedo…
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