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#DitalinoPride – Raccontami di quando ti masturbavi e ti hanno detto che così non si fa!

Roma - Marcia per la Fica - Foto censurata perché anche facebook odia la masturbazione femminile.
Bologna – Mujeres Libres – Marcia per la Fica – Foto censurata perché anche facebook odia la masturbazione femminile.

 

Da tutta la discussione in contrasto con la fantomatica teoria gender, usando a discredito di corsi di educazione di genere parole decontestualizzate e morbosamente sottolineate tratta dalle linee guida dell’OMS in relazione all’educazione sessuale nelle scuole (e si tratta comunque di altro rispetto all’educazione di genere), quel che è venuto fuori, e che secondo me non è stato rilevato con più energia – forse perché in fondo ci sono molte persone che non tollerano di parlare di sessualità dei bambini e degli adolescenti – è una criminalizzazione palese della sessualità che i bambini, a modo loro, praticano. Con ciò non dico affatto che esistano corsi in cui si fanno masturbare i bambini in classe, ma gli operatori e gli insegnanti devono sapere che i bambini vivono una propria sessualità che non può essere repressa, traumatizzata e interrotta nel modo sbagliato. Bisogna agire nel modo giusto ed è a quello che le linee guida dell’OMS si riferiscono.

Bambini di 5 o 6 anni, ma anche meno a volte, vengono beccati spesso, a scuola o a casa, dalle maestre e dai propri genitori o familiari, mentre si toccano per darsi piacere. Esplorano alla scoperta del proprio corpo e il fatto che ciò accade, data la cultura profondamente sessuofoba di molte persone, imbarazza gli adulti che non fanno altro che proiettare la visione che essi hanno sul mondo mentre educano i propri figli. L’atteggiamento maggiormente censorio è dedicato alle bambine, perché ci sono casi in cui le madri o i padri rimirano i figlioli con il pene in mano e usano parole di apprezzamento, banalizzano, ci scherzano su o ridacchiano a gratificare la virilità mostrata dal bambino. Sono le bambine che devono stare a gambe strette perché altrimenti non va bene.

In ogni caso i bambini e le bambine si toccano e gli adulti reagiscono senza essere consapevoli dei traumi che possono provocare. Ci sono quelli che immaginano che i bambini si tocchino perché l’hanno visto fare ai grandi e subito urlano “al pedofilo” dimostrando una inadeguatezza al ruolo genitoriale nell’affrontare materie così delicate e complesse. Ci sono poi mamme o padri che semplicemente picchiano sulle mani i figli o le figlie, o urlano e intimano che tale gesto non debba più essere compiuto.

Io so di storie di molte donne che in conseguenza a rimproveri e a censure di quella portata non si sono più masturbate per molto tempo o non si masturbano perfino da adulte. C’è chi ha interiorizzato un modello sessuofobo e puritano di esercitare il diritto a vivere la propria sessualità e questo, che voi lo vogliate o no, si riflette nelle relazioni, nella qualità dei rapporti sessuali, nella possibilità di trarre piacere dal sesso o invece di subirlo.

Dato che, insomma, è diventato un argomento ancora più tabù di quel che era, giusto oggi che si respira aria da tempi dell’inquisizione, ho deciso che ospiterò sul mio blog una serie di storie di masturbazioni mancate, censurate, represse, o dignitosamente riconquistate e vissute con strafottenza, all’insegna del titolo “Ditalino Pride”. Chiunque abbia voglia di partecipare basta che scriva la propria storia di masturbazione a abbattoimuri@grrlz.net.

La prima storia è quella di Carla. Lei non si è mai masturbata e non lo fa neppure oggi. La prima volta che provò a toccarsi aveva cinque anni, o almeno è quello il suo ricordo principale. Si strofinava su una gamba del tavolo mentre stavano pranzando. Insisteva e ne traeva a suo modo piacere. Lei ricorda di un calore, diventò un po’ rossa, così mi disse, e suo padre, che se ne rese conto, la rimproverò davanti a tutti, madre, fratelli e sorelle (cinque in tutto), e le disse che se la beccava di nuovo a fare quella “porcheria” le avrebbe insegnato “l’educazione” a suon di botte. Così Carla, da quel momento, ogni volta che immaginava di poter compiere un’azione simile vedeva suo padre che l’avrebbe picchiata per punirla.

L’atteggiamento censorio e punitivo del padre le costò molti anni di sessualità vissuta male. Nessuna relazione finché non ebbe 17 anni. Poi incontrò un ragazzo abbastanza intelligente e sensibile da riuscire a farle vincere un po’ di paure e iniziò ad avere una regolare vita sessuale che però non ammette mai l’uso della masturbazione. Le ultime parole che mi ha detto, l’ultima volta che l’ho vista, sono riferite al fatto che una donna che è perfettamente soddisfatta del rapporto sessuale con il proprio compagno non si capisce perché debba masturbarsi.

In un modo o nell’altro, dunque, Carla continuava ad avere paura del padre perfino da adulta.

La seconda storia che voglio raccontarvi è quella di Valeria. Fu la madre a beccarla mentre si toccava, a quattro anni, sul tavolo della cucina. Lei non ha memoria di altre situazioni precedenti e il suo primo ricordo, ovviamente, si è radicato in un momento di inibizione della propria sessualità. La madre prese la mano di Valeria e la schiaffeggiò forte. Disse che non avrebbe dovuto farlo mai più. Non le disse di non farlo in pubblico ma che non avrebbe mai più dovuto farlo, ovunque e in ogni caso, e basta.

Valeria ricorda di aver smesso, in quel momento, ma di non aver subito l’influenza dell’autorità. Anzi. Essendo lei naturalmente antiautoritaria prese a farlo di più, anche se di nascosto. Le piaceva e così si strusciava fino a provocare uno strano senso di calore che lei all’epoca non riusciva a comprendere fino in fondo. Forse era un orgasmo, o forse qualcosa che andava vicino all’orgasmo. Chi lo sa.

Crescendo, Valeria, sperimentò vari giochi sessuali con cugini, compagne di scuola. Con una giocò al dottore e le mise una matita nell’ano per misurare la febbre. La madre della bambina le vide e proibì a Valeria di frequentare sua figlia, per sempre. Perfino con la sorella sperimentò la masturbazione. Le afferrò una gamba, di notte, mentre dormivano, e la strinse così forte tra le cosce da procurarsi un orgasmo. Non sa se la sorella fece finta di niente per l’imbarazzo oppure no. Il suo primo “fidanzatino” vero e proprio, l’ebbe a 15 anni. Erano al petting, da vestiti, lui si strofinava su di lei e lei stringeva le cosce di lui. La prima volta che fecerò sesso completo lei mostrò a lui il piacere che le provocava la masturbazione. Era consapevole e sapeva, dunque, quel che voleva. Ed è così che si evita di fare sesso, quando sei adolescente, senza sapere quello che vuoi e senza rischiare di subire quel che non ti piace. Insomma lei si masturbò e lui ne rimase così colpito che da lì in poi capì che le zone che procurano il piacere alle donne non sono poi così scontate.

E queste sono solo due tra le tantissime storie che sicuramente ciascun@ di voi può raccontare. Quanta fatica, tra proibizioni, inibizioni, censure. Quanta fatica per trovare il modo di procurarsi piacere per stare bene e vivere una sessualità consapevole e consensuale, con se stess* e con altr*. E se invece i genitori avessero un atteggiamento diverso nei confronti dei propri figli? Migliorerebbero le cose? Io dico di si. E voi?

5 pensieri su “#DitalinoPride – Raccontami di quando ti masturbavi e ti hanno detto che così non si fa!”

  1. Freud diceva che la sessualità di una persona nasce non appena si fuoriesce dall’utero materno. Nel primo anno di vita il piacere che trae il/la nascitur@ sta nell’allattamento, durante il secondo anno nella defecazione, o comunque nel soddisfacimento di un bisogno fisiologico. A partire dal terzo anno in poi il piacere sta nell’esplorare il proprio corpo cercando di scoprire le proprie parti intime. Ora.
    Anzichè leggere l’ultimo gossip su quel vip, perchè non comprare un bel libro di psicologia infantile?

  2. Mio figlio di 6 anni si masturba da sempre. E da sempre lo abbiamo lasciato fare. Ora, però, non solo lo fa davanti alla sorellina di 4 anni ma qualche volta li ho trovati a toccarsi reciprocamente i genitali. Non sono intervenuta. Secondo voi qual’è l’atteggiamento migliore da tenere?

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