Lei è una che potrebbe somigliare a tante tra voi. Vuole raccontare la sua esperienza e fornirci un importante spunto di discussione. Le sono, le siamo vicin*. Grazie a lei e buona lettura a voi!
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Ciao,
sono una ragazza di 28 anni. Sono una donna di quelle che si fa fatica a pensare possano avere problemi (ho un compagno meraviglioso, viviamo in una bella casa, sono giovane e di bell’aspetto) e ancor di più si fa fatica ad associare all’insulso stereotipo della femminista.
Sono una bella ragazza, dopo la laurea ho attraversato un periodo di disoccupazione molto pesante, che ha avuto effetti disastrosi sul mio equilibrio già fragile per altri motivi che qui sotto spiegherò.Ho trovato un lavoro saltuario, sono una hostess…lavoro solo perchè sono bella, si suppone sia anche stupida e a lavoro molti ci provano con me (pur avendo 20-30 anni più di me e non ricevendo da me alcun invito al flirt) perchè associano il lavoro della hostess alla ragazza che è lì per compiacere in ogni modo (non so come scrivere questa parte, non vorrei sembrare moralista…sto cercando di parlare di un rapporto di potere tra manager e ragazza carina ma scema con cui si può fare tutto ciò che si vuole, tanto sta lì solo per compiacere..senza alcun giudizio in merito a lavori di altri tipi).
Ho dovuto mettere da parte il mio cervello e i miei ideali che non mi danno da mangiare e lasciare che a farmi arrivare a fine mese fosse solo il fatto che io sia giovane e bella. E poi? quando verranno le rughe? Quando mi si afflosceranno le tette?Dove vanno le fighe una volta che si appiattisce il culo e vengono le borse sotto agli occhi?
Vengo da una famiglia fortemente patriarcale, dalla quale sono scappata lontano cercando di mantenere il più possibile ogni tipo di distanza. Mia madre ha sempre pensato e detto di me che sono una tipa strana, che sono “legno storto” e non sono buona per il matrimonio, che ho la “lingua amara”, non sto mai zitta e pretendo che il mio uomo faccia cose “da donna” (cucinare, tipo). Mio padre ha sempre detto che sono inutilmente petulante e polemica, che parlo troppo per essere una figlia femmina, che anzichè andare all’università e riempirmi la testa di un sacco di baggianate sarebbe stato meglio (e più naturale) fare un corso da parrucchiera, restare nel mio paese natale, sposarmi giovane, fare dei figli e prendere casa vicino alla sua, così da accudirlo in vecchiaia.
La mia vena polemica è sempre stata motivo di forte disappunto da parte di mio padre, che ha sempre cercato di correggermi a suon di botte e cinghiate. Sono stata picchiata fino ai 18 anni, quando sono andata via di casa.
Appena andata via di casa, dopo solo sei mesi, ho sviluppato una sindrome da ansia generalizzata e problemi con l’alimentazione. A 20 anni sono arrivata a pesare 37kg e a restare immobile e terrorizzata sul letto per più di 3mesi per la paura di vomitare (emetofobia). Nessuno mi ha seguito, i miei hanno pensato bene di mandarmi da uno psichiatra che mi ha imbottita di psicofarmaci. Dopo un anno sono riuscita a farmi forza e dopo ancora un bel pò di tempo sono riuscita ad uscirne.
Dopo la laurea e la disoccupazione pesa, si è affacciato nella mia vita il fantasma del dover tornare a casa dai miei.
Ho ricominciato a non mangiare, ad aver paura di uscire, a pensare sempre e solo al vomito, ad essere fortemente depressa. Grazie al mio compagno sono ancora lontana dalla mia famiglia e vado in terapia, cerco di affrontare giorno per giorno il male che mi affligge.
Cos’è questo mostro che mi perseguita?Dopo più di sei mesi di terapia posso finalmente dire che sì, da una parte è la situazione socio economica attuale, nella quale se hai due lauree non lavori se non perchè sei una bella figa (e da studentessa era più facile perchè a fare i lavoretti demmerda quando hai 24/25anni ti pigliano sempre), dall’altra è il non-amore della mia famiglia. L’astio che la mia famiglia ha nutrito nei miei confronti per non rispondere perfettamente all’idea che loro hanno della figlia femmina, le botte che ho preso perchè non stavo zitta di fronte ai soprusi, la costante disapprovazione per quello che dicevo, pensavo, facevo.
Il femminismo è stato per me la compagnia più dolce e rassicurante, mi ha dato strumenti utili a far fronte a tutti i momenti di incertezza, mi ha dato spunti di riflessione per trovare risposte alle domande che continuamente mi sono posta nella mia vita in merito alla mia “inadeguatezza”, è stato ed è una fortezza entro cui ritirarmi nei momenti peggiori.
A volte non basta avere intorno compagn* che ti aiutano a mantenerti salda attaccata alla tua fortezza, a volte i mostri entrano e devi combatterli. Ora sto combattendo ma mi sento forte perchè so che alle spalle ho tutto questo e che sono una donna forte e consapevole, che non può perdere.So che ci sono molte donne (e penso ci siano anche molti uomini) in situazioni simili alla mia e per questo ho pensato di scrivere questa “testimonianza”: non sono sola, non siete sol*. Adelante!
F.
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Anche io ho fatto la promoter, per cinque anni. Non mi sentivo bella, però, aggiustata con gonna stretta e un kg di trucco addosso, beh, apparivo magnifica. Il mio capo non aveva problemi se gli chiedevo di andare al lavoro in modo meno volgare. Potevo usare a mio piacimento i pantaloni o la gonna, i tacchi o le scarpe basse. Però, se hai gonna e tacchi, vendi di più rispetto al pantalone con le scarpe da ginnastica. E quindi adoperavo l’ultimo abbigliamento, pur di mantenermi il posto.
Le avance non mancavano. C’era il nonnetto che con la scusa della solitudine toccava il braccio, a volte le mani. Poi c’era il ragazzo del reparto che, pur essendo fidanzato, non sdegnava sguardi e battutine. Per carità, se era bello facevano anche piacere, ma poi, se lo incontravi fuori dal lavoro con la sua fidanzata sotto braccio, neanche salutava.
Ci fu qualcuno che provò a toccarmi il culo. Una guardia, nel retro del negozio, iniziò a sfottermi. Lui stava per sposarsi di lì a qualche mese. Lo mandai a cagare.
In tutto questo avrei potuto risolvere mettendo di mezzo il mio ragazzo. Però avrei perso il lavoro, e non potevo permettermelo.
Con la scusa della tesi lasciai il lavoro, e da quando sono laureata, cerco un impiego che possa essere almeno qualcosa di serio. Ma nulla.
Mio padre mi diede l’ultimo schiaffo (cinturata) a diciannove anni. Rimase la stampa dietro la spalla che le mie amiche la confusero per un succhiotto. Mi “punì” perchè avevo fatto tardi dal mare. Anzichè le 6 ero tornata alle 9 di sera, per una serie di problemi di cui non ne avevo colpa. Ilt reno del ritorno fece ritardo e l’amica che mi accompagnava finì in ospedale per un collasso. Mi picchiò perchè in realtà era mamma che lo aveva izzato a farlo. Avevo detto una bugia secondo loro, e quindi dovevo essere punita.
Però da allora iniziai a ribellarmi.
Iniziai a fare di testa mia dato che onestamente le cose non andavano bene. Quella della cinturata-succhiotto fu l’ultima volta, perchè poi iniziai a lavorare, a studiare e ad avere un fidanzato, quindi in un certo senso “avevo messo la testa a posto.”
ma esistono ancora famiglie così? non che sia la sola tipologia di famiglia disadattante .. ma così . pensavo fosse roba praticamente estinta da 40 anni o almeno 30.