Ho cominciato chiedendo di essere legata mentre facevamo sesso. Prima le mani, poi anche i piedi. Volevo anche essere bendata, poi invece cambiai idea. Volevo vedere tutto perché la preparazione, i primi approcci, mi eccitavano. Quando iniziai a diventare la sua schiava fu quasi una necessità. Sentivo che solo così potevo seguire la linea dei miei desideri. I rituali erano sempre molto espliciti e prendemmo l’abitudine di farlo anche davanti agli amici, a cena, per quanto questo causasse in loro grande imbarazzo. Noi dichiarammo subito quel che ci piaceva e se lui ordinava di essere servito ero io a servirlo. Io ero lì per esaudire ogni sua richiesta e desideravo mi coinvolgesse in ogni momento.
Sono rimasta tutta la notte in piedi a sentirlo respirare. Poi l’ho svegliato chiedendo che mi concedesse la possibilità di lavarlo. L’ho rivestito, senza pretendere alcun ringraziamento. Se mi chiamava mentre stavo lavorando mollavo tutto e andavo ovunque lui volesse. Poi fummo d’accordo di non mettere in discussione le nostre professioni perché sarebbe stato un casino per entrambi. Però ho continuato ad aspettare, delusa, le sue chiamate che in quelle occasioni si trasformavano in qualunque cosa lui volesse fare. Parlare seduti sul balcone mentre lui mi masturbava. Succhiarlo mentre lui stavain video chat erotica con qualcun@. A volte voleva solo che io rimanessi nuda, ferma, mentre lui svolgeva un lavoro. Diceva che con me vicino lavorava meglio.
Capitava anche che mi facesse cambiare posizione. In piedi, in ginocchio, a quattro zampe, testa reclinata e glutei in vista, così lui avrebbe potuto picchiettare la mia pelle e poi giocare con il mio ano e un dildo. In qualche occasione comandò che io accogliessi degli amici indossando un collare. Segno della mia volontà di essere slave. Mi hanno guardata come fossi un’idiota e lui come fosse un pervertito. Una mi disse che se avevo bisogno di aiuto avrei dovuto chiamarla. Un altro disse che era poco dignitoso per una donna vivere una relazione simile. Il fatto è che io ero felice. Stavo benissimo, e non mi pento di niente. I lividi furono il passo ulteriore. Era abituato a mordermi, succhiarmi i capezzoli fino a vedere il sangue. Teneva strette le mie cosce con una corda dalla quale non potevo liberarmi. I glutei arrossati, e io non facevo altro che aspettare di farlo eccitare. Ero io ad avere il potere, perché il suo desiderio era infinito. Era inevitabilmente innamorato.
Giocava con la mia vagina come fosse un luogo al quale consegnare mille segreti. Poi mi osservava da lontano, appassionato e quasi commosso. E se la notte mi consentiva di dormire tra le sue braccia io stavo benissimo.
La complicazione arrivò quando lui introdusse nei nostri incontri una terza persona, un’altra donna, non una slave ma una dominatrice. Così lui si era rivelato un switch e io ero comunque obbligata, dato il mio ruolo, ad accettare la sua scelta. Quello che accadde fu abbastanza inconsueto, almeno per me. Quando lo vidi nel ruolo di slave, completamente dominato dall’altra, io mi eccitai per la forza di quella donna e smisi di interessarmi a lui. D’altronde non stava nei patti. Lui sapeva che io mi eccitavo solo a essere dominata e non poteva di punto in bianco cambiare le carte in tavola. Partecipai a quei giochi finché quella donna non mi concesse il privilegio di essermi padrona. Quando però lei si trasferì in un’altra città io e lui rimanemmo a leccarci le ferite e c’era un vuoto che non riuscivamo più a colmare. Lui non mi bastava più e io non bastavo a lui. Ci siamo lasciati, con grande sofferenza, dopo un paio di mesi, e io sono stata quasi un anno senza stare con nessun@.
Di recente ho incontrato una donna che mi ha di nuovo eccitata all’idea di interpretare con lei il ruolo di sottomessa. È bello. Mi trovo bene e penso sia il momento in cui vivo la fase più matura della ricerca che mi ha portata a scegliere questo modello di sessualità. Sono una slave, bisessuale, aperta anche a relazioni poliamorose, mi piace provare dolore, mi eccita essere dominata ed è così che io mi sento bene. Qualcun@ può dirmi che non sono libera di scegliere? E perché mai? Se a me piace, sono solo affari miei. No?
Ps: è una storia vera. Grazie a chi me l’ha raccontata. Ogni riferimento a cose, fatti e persone, è puramente casuale.
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Nesun* può dirle che non è libera di scegliere, ma sono affari suoi finché tiene la la cosa per sé. Accogliere gli amici esibendo la propria sottomissione e causando imbarazzo, significa coinvolgere attivamente altre persone senza il loro consenso, e questo mi sembra scorretto. In ogni modo non vuol dire che non possa parlarne o che sia una cosa da nascondere e di cui vergognarsi, non lo è!
Infatti stavo pensando la stessa cosa! è un discorso un po’ ambiguo…
L’esibizionismo è, in un certo senso, una violazione di consensi, mi desta sempre confusione pensarci. Vediamo se riesco a formulare un pensiero: da un lato non volendo io, per prima, essere giudicata, non mi sento di giudicare un esibizionista come nessun altra persona portatrice sana di “Kink”, ma dall’altro lato, come io ho il tatto di non includere a forza persone che potrebbero provare disagio, vorrei lo stesso trattamento.
La chiave è avere la maturità necessaria di uscire dal fanatismo e dall’euforia causata dall’aver scoperto sé stessi (perché di questo si tratta, e comprendo che sia una ficata pazzesca, perché ci sono passata anche io) e scendere a patti con la realtà: ci sono luoghi per ogni cosa. Non è corretto e non è di buon gusto, e non è realistico, pensare di poter includere ogni luogo e ogni persona nella propria intimità. Non è questione di censurarsi, è questione di sapersi bilanciare con il mondo intorno a sé, senza vergogna, ma senza neanche noncuranza verso la sensibilità degli altri.