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Misogino è chi dice “non andrei mai con una prostituta”

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Di quanto è più machista la posizione dell’uomo che dice che non va mai a puttane. Lui è il meglio, più santo, più cavaliere, ce l’ha più lungo, perché non ha bisogno di pagare per scopare. E già si verifica lo scontro testosteronico tra uomini, gli uni a dileggiare quegli altri, a definirli come reietti, incapaci di trovare una donna, e così a darne un quadro patetico e poco virile.

Nell’atto di elevarsi dall’uomo che va a puttane, l’altro rivela una identità da bullo, da maschio alfa, invece l’altro è un miserabile, non può stare a capo di nulla, perché la leadership machista si realizza nella possibilità di penetrare fiche e ani perché a quelle femmine apparentemente piace. Il maschio alfa così promuove il modello di sessualità per cui lui le fa urlare e l’orgasmo delle donne è funzionale alla capacità di lui di raggiungere la vetta del successo in quanto conquistatore.

Invece le prostitute raccontano tutt’altro. Parlano di clienti intelligenti, stupidi, persone d’ogni tipo. Belli, brutti, alti, bassi, magri, grassi, padri di famiglia o sciupa femmine. A pensare che il sesso con le prostitute sia una cosa da sfigati è solo quel modello di paternalista che accompagna le pretese abolizioniste con tono da vero uomo, perché di là c’è il falso. Del destino, dei desideri, delle richieste delle donne, a un uomo così, non gliene fotte niente. Perciò io mi fiderei di più di un uomo che non ha pregiudizi e che non tratta le prostitute come fossero buchi di scarto, perché sono persone, e comprare i loro servizi sessuali è una scelta, talvolta un privilegio, e non vergognarsene fa di te un uomo con il quale io vorrei parlare.

Sei tu quello che non guarda le prostitute come poverine, vittime, bisognose della tua virile prestazione da cavaliere d’altri tempi. Sei tu che le consideri lavoratrici e le rispetti come rispetteresti qualunque altra persona che lavora. Quell’altro che dice di difenderle in realtà le disprezza, consegna stigmi, si sostituisce a loro, proietta su di loro una mentalità bigotta, sessuofoba e piena di pregiudizi.

images2Se tu consideri la prostituta una persona che può camminare a testa alta, soddisfatta della propria professione, invece che immaginarla a testa bassa, a rimuginare sul proprio destino da reietta, significa che non hai problemi a rapportarti con lei anche alla luce del giorno. E se in quel frangente incontri l’altro, colui che ti valuta a partire dalla femmina che tu hai conquistato o dalla quale hai comprato servizi sessuali, vedrai nei suoi occhi disprezzo, pietà, compassione, dileggio, a volte cattiveria. Quale immonda fica tu hai penetrato, e come ti permetti a dichiararti un uomo, ed è una dichiarazione frequente quella che racconta come il “vero” uomo, quello che agisce secondo norma prescritta dal mondo antico, non ha mai fatto sesso con una puttana.

E lì c’entra la mentalità fascista, al tempo in cui Mussolini esigeva di colonizzare terre d’Africa, per la quale la gestione dei bordelli serviva veramente a separare la scopata con la “negra” e quella con la donna bianca. Andare a puttane era comunque pericoloso perché si diceva fossero loro la fonte di malattie terribili, e non quegli uomini che non si lavavano neppure il cazzo.

sex workers 3Il pregiudizio, per cui una puttana non è degna d’esser frequentata dal vero maschio alfa, è quello che resiste ancora oggi in quegli uomini che sono cripto/misogini e ancora temono la fica autogestita, con un prezziario esplicito, più di quella che immaginano di aver conquistato. Sono ancora lì a esigere di essere i primi, di averla quasi vergine, a sentirsi dire che sono magnifici a letto e vogliono crederci davvero, perché con la puttana non ne sarebbero perfettamente convinti. Dunque si tratta di misogini e anche di narcisisti ai quali, seriamente, della sessualità delle donne, secondo me, interessa veramente poco.

Sono quelli che temono il confronto, che immaginano che esista una differenza tra le femmine perbene e quelle per male. Così chiamano altre a fare da servizio d’ordine di quelle donne da redimere per riportarle alla condizione antica di carezzevoli voci di sostegno missionario per il bene della autostima di questi stronzi che amano governare il mondo, così come le fiche, e amano normare la maniera in cui si scopa tra esseri adulti e consenzienti.

Mi dà fastidio quello che immagina di essere rispettoso nei confronti delle donne e invece è sessista fino all’osso e neppure se ne accorge. Ma quanto è fastidioso il modo che ha di cancellare desideri e rivendicazioni altrui per imporre i propri. Di quello sguardo pietoso e sessista e misogino e narcisista io so di non aver bisogno e mi dispiace vivamente che le prostitute debbano essere tanto offese nella propria intelligenza perché vorrei che le ascoltaste, senza alcuna remora, per capire quanto è disincantato il loro sguardo nei confronti di questi uomini che esigerebbero di essere targati in quanto salvatori.

Se fossi tu, e tu, e tu, direi che devi calare le brache e ascoltare veramente quello che hanno da dirti le donne. Non quelle che ti fanno stare bene perché riflettono la tua egocentrica versione della storia, ma quelle altre, autodeterminate, ché non tollerano patriarchi, aspiranti conduttori della fica, e se tu provi a sancire un patto per cui sarai tu a dirigere le loro scelte, ti mandano sonoramente a fare in culo. Così faccio io. Maschio alfa, tu che puoi fare ululare di piacere femmine che pensi di non aver pagato, per quanto poi ti porti appresso quella che hai comprato in esclusiva in altri modi, con l’illusione di essere un conquistatore, insomma, tu che guardi dall’alto in basso quelle come me, vedi di andare a fare in culo. Pagando, s’intende.

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41 pensieri su “Misogino è chi dice “non andrei mai con una prostituta””

  1. Già la definizione di “vero uomo” è sessista; andare con una puttana o sex worker o prostituta o peripatetica (oggi si abusa dell’integrazione verbale ma non reale ) non rende un uomo meno uomo di un altro…anche qui si tratta di scelte o gusti o forse paura; io sono per la legalizzazione della prostituzione che sarebbe un toccasana per chi sente la necessità di fare del sesso senza bisogno di “innamorarsi ” o anche da parte di chi pur essendo impegnato sente l’istinto di voler farsi una sana scopata (scusate il francesismo ) e poi tornare alla sua routine; poco si parla del prostituto per donne, anche qui vige un buon sano antifemminismo, quasi a dire che la donna o non sente pulsioni sessuali oppure deve reprimerle per essere una “donna vera”; il vero uomo è chi riesce ad amare e riesce anche a non nascondere la natura istintiva sessuale naturale…io non sono mai andato da una prostituta ma non perché disprezzo, solo perché non accetto la natura illegale collegata a stronzi sfruttatori…se fossi sicuro che la donna che si prostituisce lo facesse per sua scelta credo che ci andrei con più tranquillità!

    1. Bellissimo commento. Riprendendo la frase “per chi sente la necessità di fare del sesso senza bisogno di “innamorarsi ” ” vorrei pure aggiungere che nella nostra società spacciamo per innamoramento cose che con l’amore hanno poco a che fare (forse è per questo che hai messo “innamorarsi” tra virgolette?). Conoscere una ragazza che ti piace fisicamente, corteggiarla per mesi a colpi di cene costose e regali con l’obiettivo di portartela a letto, questo è amore? A me non sembra molto diverso dal pagare una prostituta, però andare a prostitute è ritenuto immorale, comprarti affetto e sesso con dei mazzi di fiori è più o meno la prassi. Infatti ci sono un sacco di persone (uomini e donne) che si indispettiscono non poco quando dopo cene e regali una ragazza rifiuta di “concedersi”. E allora dove sta l’amore? Dove sta il grande rispetto per la donna che non è un oggetto, e quindi non puoi “affittarla”?
      Perfino in discoteca la tattica per appartarsi con una ragazza è pagarle un tot di drink, e per questo motivo in certe serate le donne pagano meno o entrano gratis: sono una garanzia di consumazioni! E non è forse oggettificazione anche questa?

    2. “se fossi sicuro che la donna che si prostituisce lo facesse per sua scelta credo che ci andrei con più tranquillità”. Pur apprezzando il tuo commento in generale, e sicuramente anche questa frase, vorrei però farti notare che questa frase in altri contesti non la concepiamo neppure. Per esempio, mangiamo tutti i pomodori. E sappiamo tutti che chi li raccoglie è sfruttato, ‘pagato’ in nero, e fatto la propria ‘scelta’ in modo che non definirei affatto ‘libero’.

  2. In proposito del mestiere, molte volte professione, della vendita del sesso, leggo tante parole inutili che non leggo a proposito di tanti altri mestieri, dal metalmeccanico al dentista all’avvocato all’architetto, in ognuna delle quali c’è chi presta il proprio lavoro cercando di espletarlo al meglio, e chi compra codesto lavoro pagando ovviamente il giusto compenso.
    Ora non vedo cosa ci sia di diverso per quanto riguarda le lavoratrici e i lavoratori del sesso, mestiere che avrà le sue difficoltà, come tutti i mestieri, e le sue gratificazioni, sia economiche che esistenziali.
    Perdipiù aggiungo che ritengo che il sesso a pagamento sia la forma più bella, chiara e civile di vivere la propria sessualità, molto meno ambigua, prevaricatrice o addirittura dovuta, di qualsiasi altra forma di sessualità, compresa quella di coppia, e direi che questo ottimo articolo affronta molto bene la questione centrale di una sessualità ancora utilizzata in termini narcisisti e di potere da parte del maschio.
    Per cui qui ci troviamo di fronte ad un esclusivo problema di CIVILTA’ e di organizzazione del mondo del lavoro, sia sul piano della sicurezza che sul piano fiscale e delle garanzie per chi lo esercita, che proprio a causa di troppi falsi problemi “morali” e comodi a troppi risulta ancora troppo lasciato al caso nella nostra nazione.
    Per questo è più che ora di fare qualcosa anche in questo settore per portarlo più che si può alla luce del sole, come si merita più che ampiamente, al pari del settore del turismo, della ristorazione e di tutti gli altri.
    Altre scuse non ci sono e non devono più esserci.

  3. No, non ci sto!
    Io non sono mai stato con una prostituta e neppure cercata, per questo non mi sento un super uomo e men che meno un misogino.
    Credo di essere come quelle femministe degli anni 70 che gridavano nelle piazze che le donne non sono solo un buco, riferendosi al loro ruolo nella società, non al fatto di limitarne la sessualità.
    La prostituzione, a mio parere, è il risultato della misoginia che è nascosta in buona parte del genere umano maschile. Zombie che vagano come un branco di malati in ogni dove alla ricerca della donna su cui scaricare ogni repressione verso il mondo e se stessi. Una botta e torni felice, due botte e dimentichi, tre botte e ti senti in capo al mondo, quattro botte e nessuno ti ferma più. Allora, perché mai demonizzare un atto così salutare, così stabilizzante dell’umore, così prospero di nuova linfa per il maschio?
    D’altronde se una donna decide di prestarsi ad una tale esigenza avrà fatto i suoi conti e il tornaconto l’appaga per essersi venduta.
    Ma per me i conti non tornano, su questo argomento i conti non mi sono mai tornati e si che li ho fatti tante volte. Al rapporto “domanda uguale vendo”, “offerta uguale compro”, viene meno la variabile “perché” che è funzionale alla “scelta”.
    Mi sembra che i fattori non possano essere mischiati, perché solo uno compra e sceglie, mentre l’altro può solo vendere e sperare.
    A questi fattori si aggiunge una terza incognita: il “tempo”, che penalizza sempre e solo chi vende e spera.
    Quindi a meno di non dimostrarmi che il fattore “tempo” non è una variabile, per solo uno dei due fattori, ma per entrambi nella stessa misura, la prostituzione resta un espressione misogina dell’uomo.
    Dal punto di vista del pensiero filosofico logico lo potrei riassumere così: “se chi vende non trova più chi compra, perché il tempo ha macerato la sua unica mercanzia, e chi compra non resta mai senza scelte, possiamo logicamente affermare che c’è un valore inversamente proporzionale tra chi vende e compra: il tempo”.
    Se una donna si ritiene soddisfatta nell’essere pagata, per l’illusione che ha dato a un misogino, non ho nulla contro di lei, ma certo non posso pensare che abbia svolto una funzione sociale.
    Puoi frequentare una prostituta senza saperlo. E’ un male? Non credo.
    Puoi frequentare una prostituta sapendolo. E’ un male anche questo? Non credo, perché la differenza tra le due occasioni è solo il motivo per cui frequenti quella donna, nient’altro che questo.

    1. “D’altronde se una donna decide di prestarsi ad una tale esigenza avrà fatto i suoi conti e il tornaconto l’appaga per essersi venduta.”

      Ti dò una notizia: questa frase, oltre a essere misogina fino al midollo, è pure moralista e sessuofoba.

      Vorrei sapere, se domani mattina io, che sono maschio, mi alzo e vado a fare fellatio e cunnilinguus in giro “mi vendo”? Oppure io posso perché non devo rimanere casto e puro e fare sesso solo perammore?

      1. @M. Mi dispiace che tu abbia isolato un punto del mio intervento, quasi che condensasse quanto ho scritto.
        Non condivido il tuo intervento che si rivolge a me e non alle cose che ho scritto.
        Saluti

        1. Avevo scritto un poema sul resto del tuo intervento ma mi si è cancellato :-/

          Dove mi sarei rivolto a te e non a ciò che hai scritto?

  4. Incomincio ad essere insofferente nei confronti di articoli che parlano di sesso come se fossimo ancora negli anni ’50, ma questo passa davvero il limite del ragionevole: ma come, se vi si tocca sui fatti vostri siete pronte a scattare con le solite frasi fatte, trite e ritrite, sull’autodeterminazione e la sovradeterminazione e poi sugli uomini il ragionamento è “devi andare a puttane per forza”?

    Ma cos’ è un atto di cortesia nei confronti delle “signorine”?

    Prima di tutto ognuno è libero di scegliersi la vita sessuale che vuole ANCHE se non è omosessuale (quelli essendo i nuovi santi, intoccabili, giammai criticabili) e in questa scelta c’è anche il diritto a scegliere con chi accompagnarsi.

    In secondo luogo, questo articolo trasuda di autoreferenzialità tutta femminile (sì, care: parlate a fiumi, e si vede anche dalla quantità di byte inutilmente allocati su blog di ogni genere – con riferimento ad altro articolo): mica vi vine in mente che andare con una che ti considera solo per soldi e non perché le piaci non soddisfa quella sana dosedi narcisismo che alligna in qualunque persona. No, è un’offesa alla donna: ma cazzo, manco la Boldrini! Giammai che si prenda in considerazione ch epoi uno magari si avvicina ad una donna per amore o quasi poi, che cosa ridicola e borghese!! Magari vien fuori che è “roba da donnicciuole avvezze a romanzetti rosa”, l’omo vero deve da ingropparsele tutte e “far li su’ homodi” come diceva la figlia del Conte Mascetti, quella che sparecchiava.

    In terzo luogo, a me personalmente infilare la mia “spada de foco” laddove altri in gran copia ci han rinfoderata la loro mi garba assai poco. Anzi per dirla così come va detta mi fa un poco schifo. Epperciò me ne astengo.

    Ne avrò o no il diritto di fare della mia vita quello che più mi aggrada? E se questa è misoginia sai che ti dico: ma chi se ne frega…

    Meglio molto meglio essere preso per maschio alfa che fare quello che ti impone qualcedun altra che “ti vuole salvare” etichettandoti.

    1. “In terzo luogo”…perché invece quella che te la dà aggratis di “spade de foco” ne ha prese poche ?…ottimista 🙂

  5. Partiamo sempre dal presupposto che prima di tutto siamo (maschi e femmine)persone,ognuna con una propria identità fatta di mille sfaccettature per cui così come non tutte le donne sono uguali allo stesso modo non lo sono nemmeno tutti gli uomini.
    Ecco perchè posso solo parlare per quella che è la mia personale visione della questione. Non sono mai stato con una prostituta e non mi sento ne un superuomo ne un santo ne migliore ne peggiore di nessuno anche se, nei miei ricordi di gioventù spesso ho litigato con gli amici quando c’era il famoso puttan tuur. A me semplicemente dava fastidio e lo facevo notare.Dava fastidio perchè sapevo che 9 su 10 le donne che erano in strada erano donne vittime della malavita e eticamente non mi sembrava giusto sfottere chi già era vittima. Ma al tempo stesso non ho mai avuto niente contro chi sceglie consapevolmente e liberamente quella professione. Il fatto che non ci sia mai andato non ha nessuna connotazione morale o religiosa o di qualunque altro aspetto. Semplicemente la cosa non mi ha mai eccitato essendo io uno che ha bisogno di stabilire un legame alla pari con l’altro sesso dove mi piace che la donna mi dia perchè lei vuole dare e non perchè mi sta facendo un favore o mi sta fornendo un servizio. Ma è una mia personale esigenza questa per cui non giudico nessuno e chi ha l’esigenza di pagare non lo ritengo inferiore o reietto. Solo vorrei che in un mondo diverso la professione fosse svolta in modo libero ed autonomo per cui mi auspico che se da un lato vengano duramente puniti i mercanti di schiave dall’altro la si faccia finita con l’ipocrisia italica che, come tu stessa hai raccontato spesso impedisce di fatto di lavorare nei condomini. Se un giorno ci sarà da votare un referendum per legalizzare la professione avrà il mio si anche se non sono un fruitore. Ma se è per questo non sono nemmeno cattolico o musulmano o ebreo ma non per questo impedirò mai a nessuno di pregare ciò che vuole ed anzi ,fedele ai miei principi illuministi sarò sempre dalla parte di chi si batte per permettere di dire o fare anche cose che io non direi o farei(parlo ovviamente di cose lecite).
    In conclusione, ecco, credo che si può non avere l’esigenza di far sesso a pagamento e non essere misogini o per lo meno così è per quanto mi riguarda!

    1. Ti appoggio completamente, non mi è mai interessato per lo stesso motivo per cui non ho mai avuto interesse nel sesso occasionale ma mi sono sempre incazzato come una bestia quando si danno giudizi morali negativi su chi invece queste esigenze ce le ha. Questo articolo secondo ha un po’ toppato perché purtroppo ha considerati tutti gli uomini esseri identici con le stesse esigenze. Ci sono uomini come quelli descritti qui ma ci sono anche quelli a cui del sesso occasionale o di andare a prostitute veramente gliene passa per il cazzo (francesismo campano per dire che gliene frega meno di zero) 🙂

      1. Penso che la simpatica Eretica abbia come al solito voluto “provocare” lanciando un sasso nello stagno per guardare l’effetto che fa!Però se così non fosse vorrebbe dire che sono in disaccordo con lei e sarebbe una delle rare volte in cui ciò accade. In fondo non si può essere tutti uguali e pensarla sempre tutti allo stesso modo. Alla fine ciò che importa è che tu col tuo modo di essere stai bene così come sto bene io!Cosa fanno gli altri…chissenefotte!:-D

  6. Ovazione. Vantarsi di non andare a puttane, come vantarsi di farlo, come se l’una o l’altra cosa fosse un merito a prescindere, è pura idiozia.

  7. due cosucce:

    1 – Io alla mia psicologa racconto tutta la mia vita disagiata e lei sta zitta e ascolta per un’ora a settimana. Della sua vita non ne parliamo mai, potrebbe stare messa peggio di me, ma si parla sempre e solo di me. Immagino gli psicologi avvertano sempre il pericolo del transfert, a maggior ragione con clienti un po’ sex-addicted come me, per cui io stesso evito di farle domande che vadano oltre la formalità del “come va?”. Non mi sfugge che la oggettifico costantemente: di fatto, un paio di orecchie e un intelletto (e persino anni di studio) sono a mia disposizione per un ora, a pagamento.
    Ora, l’argomento che spesso si usa da posizioni criptopatriarcali sarebbe “l’invasività della prostituzione”, l’oggettificazione del corpo della donna (ché quello dell’uomo chi cazzo se ne frega, ovviamente), che renderebbe la vendita di servizi sessuali inequiparabile ad altri mestieri. Girala e rigirala come ti pare, in ultima istanza queste posizioni sono riducibili a impostazioni sessuofobe e/o misogine, oltretutto basate su una scissione categoriale tra corpo e mente tipica dei tre grandi monoteismi. La prostituta nell’ottica patriarcale deve essere salvata, non vende servizi sessuali ma “si vende” o “vende il proprio corpo” (peraltro non so voi, ma io quando vado con prostitut*, una volta usufruito del servizio, generalmente lascio mani/braccia/bocche/tette/fighe/cazzi etc. al loro legittimo proprietario, non è che visto che mi “ha venduto il corpo” me lo posso portare a casa. Cari appassionati di patriarcato, usate almeno il verbo “affittare”, se proprio avete sta ossessione del corpo). Nessuno ovviamente che si preoccupi di salvare la mia psicologa da me, spietato oggettificatore che eiaculo su di lei ore e ore di pensieri di una vita frustrante. [segnalo questa mia riflessione, perché spesso, giustamente, per affermare la dignità del sex-work si nominano altri mestieri che usano il corpo, tipo l’operaio o la badante. Secondo me citare il mestiere di psicolog@ è argomentativamente più efficace, proprio perché mette in discussione la dicotomia corpo-mente. Inoltre, almeno a me, il mestiere di psicolog@ appare addirittura più soggetto a dinamiche di invasione intima rispetto a quello di prostitut@].

    2 – Il fatto che le posizioni pseudofemministe, criptopatriarcali, abolizioniste etc. creino ostacoli alla vita delle persone che offrono servizi sessuali, per me è talmente evidente che irrita persino dover sempre argomentare la cosa. Comunque, tra gli effetti collaterali di questo mancato riconoscimento della dignità del lavoro sessuale ve n’è uno piuttosto nefasto. Continuando con la stigmatizzazione del “puttaniere” si ostacola infatti la formazione di una sorta di “galateo del cliente”.
    Quando usufruiamo di altri servizi (ad es. di psicolog@, estetista, barista, benzinai@ etc.) lo facciamo rispettando una serie di convenzioni sociali che, avendo istituzionalizzato la procedura di fruizione dei servizi, velocizzano il processo di mediazione degli interessi e delle esigenze di sicurezza delle parti coinvolte nella transazione. In relazioni internazionali si parla di misure di “confidence building” e in effetti possiamo immaginare ogni nostra relazione in termini di mediazione politica, di continua ricerca di un cessate il fuoco! Non avessimo questa sorta di “galateo del cliente” ogni volta, che so, che entriamo in un bar a prendere un caffé, dovremmo iniziare da capo la mediazione (non sapremmo cosa sarebbe ammissibile e cosa no, quali sarebbero le esigenze e gli interessi del barista, in che modo formulare la richiesta di fruizione di servizi, etc.).
    Questa istituzionalizzazione esiste in parte già anche nella “transazione commerciale più antica del mondo”, semplicemente si tratta di un insieme di convenzioni assai meno formalizzate di quelle che riguardano altri mestieri. Tornando al nostro caffettino al bar, se sulla transazione gravassero stigmi morali (“io sono un vero bevitore di caffé, non ho bisogno di pagare per farmi fare un caffé”; “come ti permetti, mi hai preso per una barista? io non sono mica ‘una di quelle’, che appena vedono un euro ti mettono lì la tazzina con la bustina di zucchero già pronta”) l’istituzionalizzazione verrebbe ostacolata e risulterebbe più fumosa, con conseguenti minori garanzie soprattutto dalla parte offerente (agendo in una situazione non legittimata, se mi va e se sono un po’ audace e sfrontato, tanto vale che sputi sul bancone, insulti il barista, pisci in un angolo, spacchi la tazzina di caffé una volta finito, rutti, magari scappi pure senza pagare etc.). Fuor di metafora: se già sono “puttaniere”, e questo termine esprime già un giudizio morale negativo, perché sforzarmi di esserlo eticamente, quando la società considera il “puttaniere etico” come un ossimoro insanabile? Perché sforzarmi di tenere presente le esigenze della parte offerente? Vado lì, magari puzzo, non mi sono lavato, se mi va l@ picchio pure, mi scelgo il buco che preferisco, tutto fregandomene del suo consenso: tanto il giudizio morale è già avvenuto: lei/lui è già una “puttana” e io sono già un “puttaniere”.
    Urgerebbe insomma dare dignità alla transazione sessuale per permettere l’istituzione di convenzioni sociali che giovino a offerenti e fruitori/fruitrici. Ma per pseudofemministi e criptopatriarcali ovviamente la vita concreta delle parti coinvolte nelle transazioni sessuali non conta nulla in confronto alla Verità superiore del sacro Corpo di beddamadresantissima, per citare Eretica.

    3 – Nota di frustrazione: se sei di sesso maschile come me, ti diranno che usi queste argomentazioni perché vuoi andare a puttane. Esattamente: voglio che ci sia la possibilità andare a puttane in un ambiente civile, rilassato, tranquillo.
    V’è poi il dettaglio che mi piace anche il cazzo e in futuro magari andrò anche con prostituti maschi. Ma, poveretti, a nessun pseudofemminista frega niente di loro, nessuno li salverà dalle mie lascive brame.

    1. Oh, sono completamente d’accordo con questo commento, che trovo peraltro assai meglio dello stesso articolo, il quale essendo più che altro uno sfogo non favorisce il ragionamento e la lettura rilassata, quanto più il litigio, una reazione scomposta e indignata di chi non parte da questa posizione ed un muro contro muro.

      Senz’altro è sbagliata l’equazione ‘non vado a puttane V giudico negativamente chi va a puttane = sono misogino’ come anche la caratterizzazione estremamente negativa del termine ‘narcisista’. Il punto è più che altro PERCHÉ ‘non vado a putttane’ e PERCHÉ ‘giudico negativamente chi va a puttane’…

  8. Purtroppo chi ha scritto questo articolo sa molto poco dei dialoghi tra uomini sulle prostitute. Alcune delle tesi di fondo (la libertà dei desideri è più sana della loro negazione; non c’è niente di male nel lavorare vendendo prestazioni sessuali) porta a uno schematismo disarmante e per di più a costruire stereotipi farseschi: “Sei tu quello che non guarda le prostitute come poverine, vittime, bisognose della tua virile prestazione da cavaliere d’altri tempi. Sei tu che le consideri lavoratrici e le rispetti come rispetteresti qualunque altra persona che lavora”…. Ecco, una frase così: quale conoscenza del cliente medio italiano di prostitute c’è dietro? Quale acume psicologico? Per la mia esperienza, “uso” (perché questo è il termine che spesso viene utilizzato) e disprezzo radicale, vanno invece a braccetto, coesistono senza problemi, fanno parte dello stesso vortice di umiliazione e sfruttamento. Conosco uomini il cui frequentare prostitute è basato in gran parte su questo sentirsi in una posizione di dominio sociale: io posso usarti e disprezzarti, perché tu sei niente, civilmente e socialmente. Uonini che, ove ci fosse un sacrosanto pubblico riconoscimento e regolamento del settore, continuerebbero di gran lunga a preferire il sommerso, l’irregolare, lo sfruttamento….

  9. Ma il vostro pensiero sarebbe condivisibile se le prostitute scegliessero liberamente di fare questo mestiere. Purtroppo non è così e l’uomo che va con queste povere ragazze non fa altro che contribuire a mantenerle sulla strada. Magari una piccola percentuale lo farà anche liberamente ma su questo dato tutto si può dire tranne che l’uomo che non andrebbe mai con una prostituta sia misogino!!! Ma ben vengano uomoni più evoluti cerebralmente che non considerano la donna come un oggetto , un corpo da affittare per una serata non curanti totalmente della situazione della ragazza!!

    1. Ma cosa ti aspetti da chi difende le posizioni di un vecchio bolso, un tempo interessante cantante pop (ora pallosissimo e patetico) che il “corpo della donna” l’ha affittato per comprarle i figli?

      Pare che un cartellone con una modella che posa per pubblicizzare un reggiseno sia un grave atto di mercificazione del “corpo della donna”. Pagare una donna per una gravidanza e poi rendere orfano il figlio per portarselo a casa a fare una vita da cucciolo dorato invece è un grande atto di progresso.

      Ecco se lo riferiamo al fatto che i fascisti Cileni o Argentini i genitori di quei bambini che poi davano ai gerarchi li facevano uccidere a suon di botte e volar giù da un aereo in mare, ecco forse sì: è un progresso. Almeno un par di mila euro la gestante li prende.

      Ma per tornare al tema, pure fosse la donna più libera del mondo che fa la prostituta per soldi perché ne guadagna a mazzi, ma io , da maschio, avrò o non avrò il diritto di scegliere il tipo di rapporto che voglio avere con una donna?

      O perché le “femministe” trovano liberatorio fare le puttane adesso io dovrei dar retta a loro, piuttosto che a me stesso.

      Io faccio quel che mi pare, perché “io sono mio”. E senza dubbio se una “femminista” mi dice cosa fare, faccio il contrario.

  10. Non saprei. Ti racconto la nostra esperienza, mio e di mio marito. Avendo voglia di un rapporto a tre abbiamo cominciato a cercare una donna che avesse voglia di stare con noi e di condividere un gioco sessuale. La strada più facile e veloce sarebbe stata quella di ricorrere ad una professionista, ma – dopo un confronto davvero lungo e approfondito sulle nostre ragioni e le nostre emozioni – ci siamo resi conto che non ce l’avremmo mai fatta a pagare del denaro in cambio di complicità, eccitazione, piacere, tenerezza, scambio, divertimento, sesso. Appoggiamo entrambi, nel nostro, tutte le lotte per l’affermazione dei diritti delle e dei sex workers ma (per noi, solo per noi eh) l’idea di stabilire un prezzo, di negoziare una tariffa, per poter godere della pelle e dei sospiri di una persona in un’offerta reciproca di corpo, pelle ma anche intimità, riconoscenza e amicizia, pur se questa è consenziente (e ci mancherebbe), ci inibisce e non ci rende sereni e aperti come vorremmo. Siamo misogini? Non penso. Noi cerchiamo piacere da scambiare e non da pagare. Non penso di dovermi sentire in colpa per questo.

  11. Ma sono sessisti, misogini, fascisti e paternalisti tutti gli uomini che non comprerebbero mai il sesso? Che categorizzazione squallida.
    Non so che uomini tu abbia conosciuto, ma mi dispiace molto per questo tuo giudizio finale “sessista, misantropo, fascista e paternalista” che spiega agli uomini come essere uomini.
    L’intimità e la complicità acquisita con la conoscenza degli aspetti felici e delle zone d’ombra del partner per tanti è una fonte di sicurezza che fa affrontare la vita quotidiana con più autostima. Ti dirò di più: è possibile non desiderare le prestazioni delle/dei sex workers esattamente come si può non desiderare la pizza. Mai mi schiererei contro chi compra la pizza e chi vende la pizza solo perché io non provo piacere nel mangiarla. E’ anche compatibile con la mia esistenza che, siccome la pizza ed il sesso tra adulti consenzienti non fa male a nessuno e soprattutto non fa del male a me, io possa desiderare che la legge permetta e tuteli questo scambio di prestazioni e denaro.

  12. Misogino? e perché? E’ un libero mercato, c’è chi è interessato a certa merce e chi no. O forse tu leggi in quella affermazione una valenza negativa, del tipo “che schifo”?

    Io non sono mai andato a prostitute e credo mai ci andrò (anche se nella vita ho imparato che “mai” è una affermazione eccessiva) semplicemente perché quello che hanno da offrire per me non ha valore. Ma se per altri ha valore, loro fanno bene ad andarci (ovviamente fatta salva l’assenza di sfruttamento)

  13. Stante il fatto che ritengo sempre che la cosa migliore sia frequentare il sesso a pagamento in coppia, tra partner veri che desiderino viversi una sana complicità di coppia possibilmente con una professionista che sappia bene quello che fa e non faccia perdere tempo in cazzate, ci sono infinite altre ragioni per cui si frequentano le professioniste del sesso.
    E qui gli esempi con il settore della ristorazione sono immediati, in quanto ci sarà chi amerà molto fare sesso e basta, chi invece amerà più specificamente le donne di per sè e vorrebbe vederle tutte mentre fanno sesso, chi avrà esigenze specifiche di determinate pratiche sessuali che necessitano di professionalità altrettanto specifiche, ecc., allo stesso modo in cui c’è chi tutte le sere cena a casa e chi ama andare anche al ristorante, oppure sempre, e magari cambiarlo sempre per provare cucine diverse, chi si accontenta di una pizza e chi desidera una cucina di livello e sofisticata, ecc.
    Ora non è che mi occupi poi molto degli eventuali problemi esistenziali del padrone del ristorante, o che lo disprezzi per il fatto che mi fa giustamente pagare quello che mangio, e ci mancherebbe solo più che non mi facesse pagare il suo lavoro, ma l’importante è che la qualità dei cibi che mi ha promesso sia poi quella effettiva e reale e che abbia fatto di tutto per farmi trovare bene, nel qual caso capiterà anche che ci ritorni, e chiuso.
    Dopodichè sarà ovvio che chi fa il ristoratore come minimo dovrà essere una persona che ama molto la cucina e il cibo, e non essere qualcuno che cucina piangendo perchè lo hanno obbligato a farlo a calci in culo, così come chi fa la sex worker sarà meglio che ami molto il sesso di suo e da sempre e lo sappia fare bene, e non che sia lì perchè gli stanno ricattando genitori e sorelle in qualche parte del mondo, perchè in tal caso si sentirà subito e i risultati saranno quelli che saranno.
    Insomma è sempre e solo una questione di idee chiare da parte del cliente, di inquadramento giusto di un settore senza mischiarlo con cose che non c’entrano niente, e di professionalità da parte del professionista di quel settore. Oltrechè di ovvia educazione, RISPETTO, cortesia e savoir vivre da parte di entrambi.
    Mentre gli altri problemi riguardano la vita, di ognuno di noi, ma non le professioni che si scelgono.

  14. Il fenomeno e’ ampiamente noto. Come ben sai concordo con te al 100%
    E ancor piu’ penosi sono quelli che dicono che non ci andrebbero mai e che, invece, poi, sono i clienti piu’ assidui. Misogini e bugiardi.

  15. Sono bisessuale, sono l’esatto opposto di un santo, non ce l’ho lungo.
    Non ho bisogno di andare con le sex workers: considererei umiliante pagare una donna (o un uomo), io non valgo meno di lei (o lui).
    Supporto la legalizzazione totale del sex work per motivi pratici ed etici.
    L’unica volta che ho provato ad andare con una sex worker avevo 20 anni, su insistenza di amici, e non mi ha funzionato. Forse il mio pene è misogino.

  16. Ma il fatto che si possa non andare a puttane perché si ritiene che il sesso sia uno scambio alla pari (dove non c’è una parte che fa un favore ad un altra e quindi tocca pagarla), e|o perché si vuole che una persona che venga con te lo faccia perché trovi in te qualcosa di attraente, a livello fisico o mentale, non viene considerato, o anche in questi casi si è degli sporchi maschilisti?

  17. Nulla di personale contro le prostitute, ma rimane il fatto che uno che non ha altri modi che andare con loro per scopare qualche problema ce l’ ha, inutile girarci intorno e indorare la pillola. Senza contare che l’ articolo è scritto da soggetto…di parte : perchè mai “una di quelle” dovrebbe disprezzare i suoi clienti? Sarebbe come sputare nel piatto in cui mangia!

  18. Esistono anche i Demisessuali e le persone che fanno sesso solo con amore e che, quindi, non andrebbero mai con una prostituta né farebbero mai sesso occasionale, semplicemente perché non fa parte della nostra natura.
    Ma noi non andiamo “di moda”, quindi siamo perennemente ignorati.

  19. Io non andrei mai a letto con una prostituta perché avrei la certezza di non essere ne desiderato ne amato. E la mia intimità la riservo a chi mi desidera e mi ama.

    1. è un buon articolo ma il titolo è abbastanza fuorviante.
      Anch’io detesto l’equazione “libertà sessuale=non hai rispetto per te stessa” e tutta la roba moralista che ci sta intorno, ma il “non andrei mai con una prostituta” ha anche diverse motivazioni e visto che la questione è spinosa ed è difficile far ragionare le persone, secondo me un titolo del genere proprio non aiuta.

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