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#FemminismoMoralista: Come può una tetta nuda umiliare “noi donne”?

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Il sito ThePostInternazionale pubblica un pezzo, corredato di foto, in cui si parla di una campagna, partita da una ragazza, che mira a rendere accettabile che le donne, sui social network, possano mostrare le tette. Per averle mostrate è stata insultata moltissimo, e dire che sta nella civilissima Islanda, per quanto ultimamente sia diventata bacchettona e sessuofoba tanto quanto altri paesi. Molte persone hanno pubblicato foto di tette in solidarietà, inclusa una parlamentare, se non sbaglio, con tanto di capezzolo in bella vista. Perché gli uomini possono pubblicare foto a torace nudo sui social e le donne invece no? Perché facebook fa questa cosa sciocca di censurare le foto con capezzolo in vista anche se sono tette mostrate per via di scelte autodeterminate? E figuratevi se io non sono d’accordo dato che la mia tetta (A Tetta Alta), assieme a quella di altre persone, ha fatto il giro del web in più occasioni, inclusa la campagna “Una tetta per la Vita” per un aborto garantito, consultori, contraccettivi disponibili, educazione sessuale, meno obiettori.

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Mille volte mi sono sentita dire le cose che sono state scritte a commento, sotto l’articolo di cui sto parlando, sulla pagina facebook del sito. A parte  una serie di commenti di uomini che lasciano lì una battuta sessista e idiota poi c’è l’intervento semipoliticizzato in stile Snoq, con la tizia che ploclama la tetta inutilizzabile per le battaglie in nome delle donne. Sarebbe “umiliante per NOI donne”, “esibizionismo”, e via di questo passo. A seguire, via via che scorre la discussione, la stessa signora rilancia e lancia strali contro le tette, le mostratrici di tette, le piaciatrici di tette, i tettamenti, le tettazioni, le robe tettoniche e via così.

Su questo genere di argomenti si basava un pezzo della campagna per la salvezza del corpo delle donne. Sullo stile dei conservatori religiosi e delle donne protettrici della morale di un tempo. Ecco perché ebbe così successo l’idea di censurare le pubblicità “sessiste”. Non per una assunta consapevolezza rispetto a quel che è in realtà il sessismo, ma solo per soddisfare un prurito moralista che si realizza nella censura di tutto quel che è nudo, statue incluse.

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Ho scritto varie volte di quanto sia destabilizzante, sovversivo, riappropriarsi dei corpi, i nostri corpi, per farli diventare il mezzo di diffusione di battaglie che ci riguardano. Non sono una grande amante delle Femen, a loro volta convenzionali e in fondo conservatrici. Mi piacciono parecchio le Slut Walk, le marce delle sgualdrine, che si realizzano in molte città e nazioni a partire da Toronto, città in cui, tempo fa, un ufficiale di polizia, se non erro, dichiarò che le ragazze devono vestirsi diversamente, non da sgualdrine, se vogliono prevenire gli stupri. Ecco, l’opinione di chi dice che sarebbe umiliante oltreché da esibizioniste mostrare il corpo per realizzare sovversione comunicativa, per renderlo un veicolo ribelle delle proprie lotte, è strettamente speculare a quella di chi dice che se ci spogliamo e ci violentano ce la siamo cercata. Diversamente da quel che pensate, però, questa storia dell’esibizionismo, che diventa individualismo e addirittura sottrazione del corpo all’individuo per farne un corpo sociale, appartiene anche ad alcune femministe – tanto più conosciute – che si sono pronunciate in merito. Con altre parole, tantissime parole, ma in sintesi esprimendo lo stesso concetto.

Il corpo è mio e lo gestisco io e non esiste un “noi donne”. Ci sei tu, ci sono io, e se la mia libera scelta non ti piace tu comunque devi fare in modo che sia semplice per me realizzarla. Allora, più che fare la morale alla tetta ignuda, bisogna esigere che si eviti di stigmatizzare in negativo quell’azione perché di lettere scarlatte ne abbiamo abbastanza e perché per farci rispettare non dobbiamo essere necessariamente vestite. Mi devi rispetto e devi considerarmi credibile con la mia tetta al vento, il mio corpo esposto e le mie scelte libere. Che ti piacciano o meno, tu hai il dovere di rispettare il mio diritto ad una scelta autodeterminata.

[Il corpo nudo è nostro e lo gestiamo noi. Beccatevi ‘sto video contro i tagli al sociale realizzato dalla commissione Femminista di Sol – Madrid]

Ps: segnalo che tempo fa Amanda Palmer fece scandalo per una tetta “scappata” durante un concerto. QUI potete leggere la risposta che lei diede al gossip moralista che ne conseguì. Ricordo anche che, ultimamente, il diktat riguardava le cosce chiuse quando si legge un libro. Strani pensieri che difficilmente potremo comprendere.

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6 pensieri su “#FemminismoMoralista: Come può una tetta nuda umiliare “noi donne”?”

  1. Sempre più convinto che i moralisti altro non siano che aspiranti peccatori a cui è mancata l’offerta… non perdono occasione per dimostrarlo a quanto pare. Un po’ come fanno certi critici, quando sfoggiano inconsapevolmente la loro invidia attraverso la ferocia di un intervento fuori dal coro.

  2. Sinceramente io trovo ridicolo un uomo che decide di mostrarsi a torso nudo non perché si trova al mare o al lago, ma per il puro gusto di farlo.
    Certo devo ammettere che non riesco a pensare la stessa cosa di una ragazza (che sia ridicola nel mostrarsi), ma ciò non toglie che per ambo i sessi sia patetico usare i social network come una vetrina in cui esporsi, mostrare la carne per vedere chi è disposto a comprarla.
    Poi queste donne possono anche avere ragione, in linea di principio, riguardo alla loro battaglia, ma il punto è che siamo succubi di una cultura pornografa e questo è il motivo per cui la gente si mostra su internet o in tv. E non è affatto moralismo, a mio modo di vedere, essere quantomeno coscienti di ciò, e se è moralismo allora non posso che portare quest’etichetta.

  3. Chiaramente concordo con il pezzo, ed ho io stesso abbondantemente commentato quella discussione. Sulla question della nudità, però, mi piacerebbe si aprisse una discussione più ampia.

    Liberare il proprio seno non deve essere soggetto a stigmatizzazioni, e non v’è dubbio.

    E per quanto riguarda la propria vagina? E per quanto riguarda i maschi, a loro è consentito liberare il proprio pene, se così vogliono?

    A mio parere, se si fa una battaglia per rivendicare l’uso autonomo del proprio corpo, disapprovano moralismi e censure sulla base di motivazioni che annettono al desiderio sessuale (come quella di questo signore qui), allora questa non può ammettere eccezioni e ne consegue che non esiste parte del corpo umano che non possa essere mostrata in pubblico, che sia maschile o femminile.

    Però, ho l’impressione che non sia questo il sentire comune anche di quelle persone che vorrebbero liberare le tette. O mi sbaglio?

    1. La differenza è che le tette non sono genitali, anche se qualcuno sembra esserne convinto. E infatti gli uomini sono considerati liberi di mostrare i capezzoli, nessuno lancia campagne e controcampagne per questo.
      Poi possiamo anche discutere dell’opportunità o meno di mostrare anche i genitali, ma è un’altra storia.

    2. Scusa Fabio, io sono un po’ perplesso su questo tuo commento, perché usi la parola libertà con un senso che per me è quantomeno nuovo, ma a prima vista non chiaro. Già mi risulta poco chiaro il senso di mostrarsi a seno nudo per fare una battaglia sulla parità di genere, ma si può discutere, vorrei capire cosa intendi con “liberare la propria vagina (o vulva o quello che è) o il proprio pene”. Liberare da cosa esattamente? E in che senso?

    3. Io credo che l’abominio delle societá moderne sia proprio questo, obbligare ad aderire a qualsiasi sovrastruttura.
      Se girassi nudo, qualcuno potrebbe esercitare su di me forza fisica.
      Ma perchè non posso girare nudo?
      Risposta non c’è.

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