Poliamore? Io sono monogama. Non riesco a immaginare che il mio compagno vada a letto con un’altra. Non lo tollero. Sono gelosa? Si, moltissimo. Non sospettosa, ossessionata. Gelosa, e basta. Se guarda un’altra mentre lui è con me, per quanto razionalmente io dica a me stessa che non ho motivo per essere insicura, mi sale il sangue agli occhi e sono in grado di piantargli una scenata lì, sul posto, davanti a tutti. Penso che la gelosia, almeno per me, sia la dimostrazione che l’amo. Non fosse così vorrebbe dire che di lui non me ne frega niente.
Sono monogama, rigorosamente monogama. Non giudico chi fa altre scelte ma non ho mai avuto attrazioni per altri mentre sto con qualcuno. Penso che la fedeltà sia un valore importante. Di certo non la imporrei per legge e non definirei adulterio quello di chi tradisce. Però per me è un tradimento, non solo perché irrazionalmente mi sentirei persa, minuscola, squalificata, oltreché scaraventata nel pieno di una fiction di pessimo gusto in cui lui la tradisce e lei poi lo perdona. Il mio compagno lo sa: se mi tradisce lo mollo. Ed è una decisione senza ripensamenti, perché se umanamente posso capire tutto, come sua compagna non ho il dovere di provare alcuna comprensione. Devo voler bene a me stessa e non a lui.
Non riuscirei a gestire il rapporto dopo un tradimento, vedrei sempre la faccia dell’altra, con la tentazione perenne di diventare sessista e darle della troia, e tutto cambierebbe aspetto. Mi dicono che dovrei farlo, dovrei perdonarlo, se ci sono figli in mezzo. Ché non posso pensare di troncare una relazione stabile buttando all’aria la “famiglia”. Ma io alla famiglia credo e per tenerla bene ho rispetto di tutti i patti che io e lui abbiamo stretto prima di metterci assieme. Un patto è un patto. Se eri uno che voleva tremila donne potevi dirmelo. E se sei stanco vattene, chi ti trattiene. Ma se vuoi stare con me tu devi essere consapevole che questo legame non può scindersi per un capriccio.
Così io giudico il voler andare a letto con un’altra con la quale non vuoi realizzare alcuna relazione stabile. Cosa può darti lei che io non ti do già? È per amore della curiosità? Del nuovo? Ma le persone non sono come giocattoli. Non vale che se ti stanchi le butti via. Potrei farlo anch’io, se volessi, ma quando ci impegniamo in una relazione ci assumiamo la responsabilità di nutrire quel rapporto, di voler bene all’altr@, di non ferirl@. Ti preoccupi anche del suo stato d’animo. Perché fargli del male se puoi perfettamente farne a meno? E’ così vitale la scopata con uno sconosciuto?
E mi dispiace se posso sembrare inutilmente moralista e giudicante nei confronti di altr* ma questo è quel che penso e forse moralista in realtà lo sono, perché applico la mia morale quando esprimo un’opinione non sul mondo ma almeno su quel che mi deve riguardare. Credo che sia una cosa che facciamo più o meno tutt*. Senza giustificarmi però vorrei dire che per me la solidità di un legame viene prima di tutto.
In una discussione una mi ha detto che affermo queste cose perché in realtà a me non capitano le occasioni, perché mi sono accomodata su un legame stabile e tento di tenermi stretto l’uomo suscitandogli sensi di colpa. Se lui volesse trasgredire la regola il mio mondo cadrebbe in pezzi, perché il mio investimento è stato unico e senza termini di scadenza. E in effetti non nego la mia fragilità, ma il fatto che non mi capiti occasione è una stronzata. Se anche fossi esteticamente sgradevole sono certa che troverei qualcuno disponibile. Però non ce la faccio. Proprio non mi viene.
Non penso sia una cosa che appartiene alla natura delle donne. Credo che le donne e gli uomini provano la stessa cosa, qualche volta. Qualunque coppia io conosca è realizzata su questi presupposti. È impossibile prescindere da questo. Se sono possessiva? A volte, e lo rivendico. Esigo cura, attenzione e non mi piace molto il fatto che lui stia a chattare per ore con persone sconosciute o che esca con gli amici senza coinvolgermi. D’altronde quel che può fare da solo può farlo anche con me. Un tempo diceva che io e lui ci divertivamo un sacco insieme. Non capisco perché non dovrebbe essere più così.
Però io credo nel fatto che l’amore debba essere anche un po’ forzato, qualche volta. Se mi ritieni fastidiosa allora non avresti dovuto metterti con me. Se non ti sta bene che io ti stia addosso puoi sempre separarti, ché io sono così e quindi mi devi pigliare per quello che sono. Mi occupo di te. Sono sempre presente. Ho il diritto di incazzarmi se resti per tre ore a ridere in chat con una che chiami “amica”. Neppure le parlate virtuali per me sono concepibili perché il tradimento inizia dall’idea, dal pensiero che tu dedichi all’altra.
Cosa farei se lui volesse lasciarmi? Non dico che gli farei del male fisico perché io non sono affatto violenta, però sicuramente non la passerebbe liscia. Intanto potrebbe scordarsi di vedere i nostri comuni amici, i figli, può scordarsi il mondo che era di entrambi, e per il danno che mi ha causato dovrebbe tirare fuori un po’ di soldi. D’altronde è lui che rompe il patto e lui dovrebbe risarcirmi. E’ lui che dopo aver fruito dei miei servigi, durati una vita, poi mi lascerebbe in mezzo alla strada. Lui sa queste cose. Mi conosce e sa cosa aspettarsi da me. Mi dice che si sente amato e che va bene così. Gli piace essere stretto forte prima di dormire, essere annusato e baciato quando facciamo l’amore, essere curato e coccolato e vivere in un contesto in cui io metto equilibrio anche al posto suo. Lui mi deve tanto. Mi deve tutto. Capisci perché io pretendo che mi sia fedele? Non lo capisci? E vabbè. Sono cazzi tuoi. Il resto ve lo racconto un’altra volta. Saluti e grazie.
Ps: è una storia vera. Grazie a chi me l’ha raccontata. Ogni riferimento a cose, fatti e persone è puramente casuale. Propongo come esercizio di rivolgerlo anche al maschile, perché questo vissuto potrebbe riguardare anche un uomo. Infine io ricordo che il racconto riflette l’opinione della persona che condivide il suo vissuto. Per comodità la narrazione si svolge in prima persona ma quella che parla, manco a dirlo, non sono io.
—>>>A gentile richiesta: ho capovolto la storia al maschile. Ditemi che effetto vi fa. E’ uguale se a dire queste cose è una donna o un uomo?
Il poliamore? Io sono monogamo. Non riesco a immaginare che la mia compagna vada a letto con un altro. Non lo tollero. Sono geloso? Si, moltissimo. Non sospettoso, ossessionato. Geloso, e basta. Se guarda un altro mentre lei è con me, per quanto razionalmente io dica a me stesso che non ho motivo per essere insicuro, mi sale il sangue agli occhi e sono in grado di piantargli una scenata lì, sul posto, davanti a tutti. Penso che la gelosia, almeno per me, sia la dimostrazione che l’amo. Non fosse così vorrebbe dire che di lei non me ne frega niente.
Sono monogamo, rigorosamente monogamo. Non giudico chi fa altre scelte ma non ho mai avuto attrazioni per altre mentre sto con qualcuna. Penso che la fedeltà sia un valore importante. Di certo non la imporrei per legge e non definirei adulterio quello di chi tradisce. Però per me è un tradimento, non solo perché irrazionalmente mi sentirei perso, minuscolo, squalificato, oltreché scaraventato nel pieno di una fiction di pessimo gusto in cui lei la tradisce e lui poi la perdona. La mia compagna lo sa: se mi tradisce la mollo. Ed è una decisione senza ripensamenti, perché se umanamente posso capire tutto, come suo compagno non ho il dovere di provare alcuna comprensione. Devo voler bene a me stesso e non a lei.
Non riuscirei a gestire il rapporto dopo un tradimento, vedrei sempre la faccia dell’altro, con la tentazione perenne di diventare sessista e dargli del figlio di puttana, e tutto cambierebbe aspetto. Mi dicono che dovrei farlo, dovrei perdonarla, se ci sono figli in mezzo. Ché non posso pensare di troncare una relazione stabile buttando all’aria la “famiglia”. Ma io alla famiglia credo e per tenerla bene ho rispetto di tutti i patti che io e lei abbiamo stretto prima di metterci assieme. Un patto è un patto. Se eri una che voleva tremila uomini potevi dirmelo. E se sei stanca vattene, chi ti trattiene. Ma se vuoi stare con me tu devi essere consapevole che questo legame non può scindersi per un capriccio.
Così io giudico il voler andare a letto con un altro con il quale non vuoi realizzare alcuna relazione stabile. Cosa può darti lui che io non ti do già? È per amore della curiosità? Del nuovo? Ma le persone non sono come giocattoli. Non vale che se ti stanchi le butti via. Potrei farlo anch’io, se volessi, ma quando ci impegniamo in una relazione ci assumiamo la responsabilità di nutrire quel rapporto, di voler bene all’altr@, di non ferirl@. Ti preoccupi anche del suo stato d’animo. Perché farle del male se puoi perfettamente farne a meno? E’ così vitale la scopata con uno sconosciuto?
E mi dispiace se posso sembrare inutilmente moralista e giudicante nei confronti di altr* ma questo è quel che penso e forse moralista in realtà lo sono, perché applico la mia morale quando esprimo un’opinione non sul mondo ma almeno su quel che mi deve riguardare. Credo che sia una cosa che facciamo più o meno tutt*. Senza giustificarmi però vorrei dire che per me la solidità di un legame viene prima di tutto.
In una discussione uno mi ha detto che affermo queste cose perché in realtà a me non capitano le occasioni, perché mi sono accomodato su un legame stabile e tento di tenermi stretta la donna suscitandole sensi di colpa. Se lei volesse trasgredire la regola il mio mondo cadrebbe in pezzi, perché il mio investimento è stato unico e senza termini di scadenza. E in effetti non nego la mia fragilità, ma il fatto che non mi capiti occasione è una stronzata. Se anche fossi esteticamente sgradevole sono certo che troverei qualcuna disponibile. Però non ce la faccio. Proprio non mi viene.
Non penso sia una cosa che appartiene alla natura degli uomini. Credo che gli uomini e le donne provano la stessa cosa, qualche volta. Qualunque coppia io conosca è realizzata su questi presupposti. È impossibile prescindere da questo. Se sono possessivo? A volte, e lo rivendico. Esigo cura, attenzione e non mi piace molto il fatto che lei stia a chattare per ore con persone sconosciute o che esca con le amiche senza coinvolgermi. D’altronde quel che può fare da sola può farlo anche con me. Un tempo diceva che io e lei ci divertivamo un sacco insieme. Non capisco perché non dovrebbe essere più così.
Però io credo nel fatto che l’amore debba essere anche un po’ forzato, qualche volta. Se mi ritieni fastidioso allora non avresti dovuto metterti con me. Se non ti sta bene che io ti stia addosso puoi sempre separarti, ché io sono così e quindi mi devi pigliare per quello che sono. Mi occupo di te. Sono sempre presente. Ho il diritto di incazzarmi se resti per tre ore a ridere in chat con uno che chiami “amico”. Neppure le parlate virtuali per me sono concepibili perché il tradimento inizia dall’idea, dal pensiero che tu dedichi all’altro.
Cosa farei se lei volesse lasciarmi? Non dico che le farei del male fisico perché io non sono affatto violento, però sicuramente non la passerebbe liscia. Intanto potrebbe scordarsi di vedere i nostri comuni amici, i figli, può scordarsi il mondo che era di entrambi, e per il danno che mi ha causato dovrebbe tirare fuori un po’ di soldi. D’altronde è lei che rompe il patto e lei dovrebbe risarcirmi. E’ lei che dopo aver fruito dei miei servigi, durati una vita, poi mi lascerebbe in mezzo alla strada. Lei sa queste cose. Mi conosce e sa cosa aspettarsi da me. Mi dice che si sente amata e che va bene così. Gli piace essere stretta forte prima di dormire, essere annusata e baciata quando facciamo l’amore, essere curata e coccolata e vivere in un contesto in cui io metto equilibrio anche al posto suo. Lei mi deve tanto. Mi deve tutto. Capisci perché io pretendo che mi sia fedele? Non lo capisci? E vabbè. Sono cazzi tuoi. Il resto ve lo racconto un’altra volta. Saluti e grazie.
Finalmente una persona normale! 🙂
Terrore puro di fronte a queste parole, intrise di paura e minaccia! Le proprie personali insicurezze usate come arma per assogettare un’altra persona che non è più neanche libera di prendere le distanze pena il non poter vedere più i figli (e sulla base di quale legge, di grazia?) e gli amici (se sono in comune, come fa a rivendicarne la “proprietà”?), per non parlare dei soldi che dovrebbe “tirar fuori” per “ripagare il danno”.
Terrore puro!
Infatti, a me ha dato i brividi…sono così felice di non sperimentare tutta questa tensione sulla mia pelle nei miei rapporti umani!
…anch’io rabbrividisco.
Parole sante..io in un testo cosi non vedo per niente una bella e sana coppia..vedo una galera..piu volte c’è la frase “è libero di andare se vuole” e poi tutto cio viene contraddetto con le minacce..bella roba
non dura
Non invidio il compagno di questa donna. Faccio veramente fatica a credere che una persona in grado di scrivere parole così violente, irrazionali e quasi folli poi non faccia sfociare la propria gelosia in tormento per lui se non direttamente abuso emotivo. Spero anche che il supposto lui sia perfettamente allineato alla visione di lei o patirà una vita d’inferno.
Poi vabe’, questa donna non ha capito granché di cosa sia il poliamore, ma non mi sembra molto ricettiva al dialogo. Non sembra esserlo col suo compagno, figuriamoci con gente che scrive su internet.
normale? può darsi, in senso statistico; dimostrazione d’amore? personalmente la chiamerei delirio di possesso… quanto al declinarla al maschile non ti bastano quelli che perseguitano le ex? (n.t.m. chi le uccide perchè “o mia o di nessun altro”…)
la sottile perfidia della normalità.
Penso che i patti d’amore siano fondamentalmente patti di libertà, e libertà non significa potenzialità illimitata di agire secondo il proprio arbitrio, ma capacità di scegliere consapevolmente nel pieno rispetto di se stessi e degli altri. Per come si è evoluta la mia sensibilità alcune delle cose raccontate in questo articolo mi sembrano violente, eccessive, ma capisco, pur non condividendolo, il punto di vista emotivo di chi ha scritto queste cose. Tuttavia, da un lato penso che la visione della cura femminile come ‘servigio’ provenga da un mondo di ruoli e gerarchie patriarcali, nella cui ottica radicale era giusto punire la violazione dell’ordine e dei ruoli con la messa al bando dalla comunità degli affetti, ma da cui oggi sarebbe bene prendere le distanze; dall’altro, mi rattrista che, come al solito, quando un monogamo parla d’amore o di coppia assolutizza il suo punto di vista: questo atteggiamento mi ricorda un po’ quello di coloro che negano l’amore omosessuale riducendolo al rango di ‘devianza’. Nell’articolo tutto questo non è detto esplicitamente, ma lo si percepisce da alcuni passaggi, dal modo in cui sono definite alcune cose (ad esempio tutta la questione del ridurre a ‘capriccio’ l’incontro amoroso con un’altra persona). Questo approccio sarebbe da evitare, per quanto capisco che un/una poliamoroso/a che afferma contemporaneamente il proprio amore profondo per il/la partner e la possibilità di provare altri amori e stringere altre relazioni sia quanto più destabilizzante possa esistere per un monogamo. Se fossimo tutt* meno imperativ* e più accoglient* verso sensibilità e visioni del mondo diverse dalle nostre, ma non per questo meno dignitose, forse saremmo tutt* un po’ più felic*.
Non credo invece che ciò che sostiene sia sbagliato. Se si fa coppia fissa con qualcuno è giusto sapere a priori con chi si sta. Se sta bene, ok, altrimenti la storia finisce. Le parole di questa donna, a mio parere, non nascondono un turbamento. Semplicemente ha messo i paletti ad alcuni valori in cui crede e che combatte a denti stretti. Ovviamente senza esagerare. Ogni persona in una coppia ha bisogno dei suoi spazi. Negare ciò significa oltrepassare il limite della privacy, anche solo nei pensieri.
Per il resto credo che la punizione del partner senza figli nè amici sia una conseguenza al tradimento.
Beh certo. Se fosse stato un uomo a voler interrompere il rapporto del/della partner con i figli, dagli al bruto. Se è una donna, va tutto bene. E l’uomo se lo è meritato perché è stronzo. Questo non è sessismo secondo te?
Io credo che dovremmo cambiare cultura e significato alla parola sessismo. Se sbaglia la donna, è legittimo applicare le stesse regole che la legge oggi applica quando a sbagliare è l’uomo. Separazione con addebito. Punto. Solo che se è l’uomo ad avvantaggiarsi dell’addebito, della casa, della convivenza con i figli, la cosa sembra strana.
Quando si sta con qualcuno, che sia uomo o donna, si accetta la persona per ciò che è e ciò che pensa. Non si può far di testa propria ed aspettarsi la clemenza dell’altro. Oggi vale per il testo che sto commentando. Magari domani varrà per qualche donna che avrà fatto del male ad un uomo.
Invito tutti i commentatori, prima di commentare, ad invertire i generi nella storia riportata. Se anche così le parole scritte non vi fan cambiare quello che avreste scritto, allora commentate. Perché in Italia, se un uomo dice: “Lei mi deve tanto. Mi deve tutto. Capisci perché io pretendo che mi sia fedele? Non lo capisci? E vabbè. Sono cazzi tuoi.” o “Cosa farei se lei volesse lasciarmi? Non dico che le farei del male fisico perché io non sono affatto violento, però sicuramente non la passerebbe liscia. Intanto potrebbe scordarsi di vedere i nostri comuni amici, i figli, può scordarsi il mondo che era di entrambi” arrivano i servizi sociali, la polizia, l’esercito e la Boldrini a cavallo di un rinoceronte viola brandendo una lancia che riporta la scritta: “No al femminicidio” mentre se lo fa una donna è “amore”..
io infatti avevo suggerito, alla fine, di realizzare mentalmente questo capovolgimento. però forse dovrei farlo io. riscrivo la storia al maschile. vediamo che succede. 🙂
fatto e pubblicato sotto il racconto della donna.
Questa persona non è affatto normale, è invece egocentrica e vendicativa, moralista e poco elastica, una dittatrice totalmente ignara delle leggi biologiche che regolano la riproduzione. Insomma un’assassina in nuce, altro che normale. Intelligenza è moderazione e adattabilità non deriva autoreferenziale, altro che amore!
è agghiacciante.quel: “lui mi deve tutto ” è pericoloso.e soprattutto è lontano un miglio da quello che è amore.”Finché c’è paura non c’è amore; il sentimentalismo e l’emotività non hanno assolutamente niente a che fare con l’amore.
E così l’amore non ha niente a che fare con il piacere e il desiderio…
Non sapete cosa realmente vuol dire amare qualcuno
– amare senza odio, senza gelosia, senza rabbia, senza volere interferire con quello che l’altro fa o pensa, senza condannare, senza far paragoni – non sapete cosa vuol dire?
La paura non è amore, dipendere non è amore, la gelosia non è amore, la possessività e il desiderio di dominare non sono amore, la responsabilità e il dovere non sono amore, l’autocommiserazione non è amore, l’angoscia di non essere amato non è amore…”
di Jiddu Krishnamurti
segnalo che vari commenti sono stati inseriti sulla pagina facebook dove la discussione procede ancora 🙂 https://www.facebook.com/AbbattoMuri/posts/800514023349093
Monogamia? Io sono poliamorsa! Non riesco ad immaginare di limitare il mio compagno nella sua affettività o sessualità… non lo tollero. Sono gelosa? Per niente. Lontana dai sospetti, dall’ossessione…. assolutamente non gelosa. Se lui guarda un’altra mentre è con me, sorrido, ci scherzo su, prendo atto che ha un bel corpo e/o magari la tipa interessa anche a me. Per il mio compagno sono attraente, ma non sono mica l’unica sulla faccia della terra, come l’aspetto fisico non è l’unica cosa che conta e che può portarmi via l’amore del mio compagno. Guardando non mi manca di rispetto, si guardano i prati fioriti, si guardano i quadri, si guardano le montagne e si guardano pure i corpi scolpiti, gli occhi profondi, i volti attraenti… la bellezza è negli occhi di chi guarda, ed è fatta per essere ammirata.
Non sarei in grado di piantargli alcuna scenata in pubblico, davanti a tutti, MAI. Il mio compagno è un essere umano pensante non un cagnolino da sgridare perché fa la pipì dove non dovrebbe o tira troppo il guinzaglio. Se il mio compagno dimostra dei desideri e delle necessità mi sentirei una personaccia limitandolo o fregandomene solo perché non li capisco o non li condivido… magari “a me proprio non viene” ma mi sembra abbastanza normale se sono i suoi e non i miei, non posso imporgli quel che viene a me. Idem da parte sua mi aspetto massima comprensione dei miei momenti e dei miei bisogni. Penso che la gelosia non sia dimostrazione d’amore bensì di sfiducia nei confronti dell’altro, propri o del rapporto. Che tiene a me lo vedo nella cura che mi dimostra, nelle attenzione, nel suo spronare le mie inclinazioni.. per me limitare un adulto dotato di facoltà d’intendere e di volere non è MAI amore ma egoismo. Sono poliamorosa, assolutamente poliamorosa questo non mi esclude periodi magari anche lunghi di monogamia ma non chiude le porte al nuovo quando e se arriva, o ne ho voglia. Penso che la fedeltà sia un valore importante. Fedeltà alle promesse fatte, agli accordi presi tra due o più persone, al rispetto del consenso ed alla sincerità. Non mi sento persa, minuscola, squalificata né in nessuna fiction se il mio compagno va a letto con un’altra bensì felice della sua felicità, perché arricchendosi lui arricchirà anche me ed il nostro rapporto. E son felice anche perché io godo della stessa libertà.
Il mio compagno lo sa: se va con un’altra non lo mollo. Se vado con un altro non lo mollo. Continuo ad amarlo ed il mio amore si moltiplica col numero delle persone coinvolte. Lui sa che non c’è bisogno di mentirmi e se è sempre sincero con me ci molliamo solo se non andiamo più d’accordo o l’amore tra noi finisce. Ma se finisce tra noi non c’entrano persone esterne, c’entriamo solo noi. Ho il timore della monogamia in cui si deve scegliere uno escludendo l’altro, è così bello poter includere tutti! La mia è una decisione senza ripensamenti, posso capire tutto e come sua compagna ho il dovere di provare tutta la comprensione. Devo voler bene a me stessa ma anche a lui, la mia felicità è mia e la sua felicità anche. Le persone non sono giocattoli, le persone sono indipendenti e han diritto alla libertà. Ci si deve trovare tra persone con lo stesso grado di libertà e con gli stessi valori, altrimenti ci sarà sempre qualcuno che obbliga qualcun altro. A me quel qualcuno obbligato fa tanta pena perché vivrà una vita sacrificata non totalmente sua, e chi lo obbliga non vale meno di un oppressore, d’un dittatore. Amore per la curiosità, voglia di vivere novità, entusiasmo per il nuovo, sperimentazione, affetto… qualunque cosa muova verso qualcuno non può essere repressa, . La solidità d’un legame viene prima di tutto. Un legame diventa solido quando le persone sono felici, e le persone son felici quando sono libere ed amate nella loro libertà di mostrarsi per chi sono. Una persona che per una cottarella entusiasta deve lasciare il legame d’una vita è una persona infelice. Una persona che per il legame della vita non può vivere una cottarella entusiasta è una persona infelice…e che sotto sotto finirà per odiare il proprio legame.
Gli ultimatum fanno male. La scelta tra tutto o niente è irreale perché mai abbiamo tutto e niente, siamo sempre nel mezzo. Il pensare che la vita – amore compreso – debba essere tutto un sacrificio, un impegno con rinunce altrimenti non ha valore è un insegnamento che il cattolicesimo poteva pure tenersi per sè invece di marchiarcelo a fuoco dentro l’anima.
Tutto quello che non si chiama Amore non è amore. È gelosia, possesso, aspettativa, insicurezza personale, egoismo, limitazioni, richieste, regole socialmente imposte, moralità indotta. L’amore è Amore e basta a sé stesso. E l’amore non si divide, è infinito, e più si prova più si moltiplica.
Accetto le decisioni e le scelte degli altri anche molto diverse dalla mia fin quando però non scendono in piazza in piedi a voler limitare la libertà altrui che a loro non leva niente.
Cara Alice, posso ripubblicare il tuo commento come post, vero? 🙂
ecco: https://abbattoimuri.wordpress.com/2015/03/30/la-monogamia-rivendico-il-poliamore-e-la-liberta-per-chi-amo/
Che meraviglia arrivare a una tale maturità. Vorrei riuscirci, condivido tutto ciò che dici ma faccio ancora delle resistenze. Mi hanno comunque insegnato un’idea d’amore tradizionale, comprensiva della monogamia. Io non pretendo l’esclusività ma l’attenzione ai miei bisogni, questo intendo per amore, così come io faccio con la persona a cui tengo.
Valentina, l’amore non si insegna… si prova dentro. E’ che non ci hanno insegnato ad ascoltare bene noi stesse ma soltanto a copiare le relazioni già esistenti. C’è un sito e ci sono gruppi fb sul poliamore in cui trovare supporto (es. “policome”) e comunità di persone che s’incontrano in varie parti d’Italia che non vogliono certo sradicare la monogamia, ma la monogamia imposta. Se pensata e vissuta come una scelta consapevole la monogamia è buona per alcuni come il poliamore per altri. Se senti di voler approfondire il tema fossi in te un giretto in questi posti me lo farei, poi arriverai tu alle tue conclusioni, magari uguali a quelle che ti hanno insegnato, ma saranno veramente tue. In bocca al lupo, e buon amore!
Il miglior commento di sempre, mi ritrovo in pieno.
vabbè.. oggi mi sento buonista e voglio raccontarmela così.
Si dovrebbe tener conto che chi scrive ad Eretica, a volte può anche essere che si racconti dando più voce a una parte di sè con cui magari sta facendo i conti e magari non va d’accordo… ma c’è. Che fare? La nasconde sotto il tappeto? Fa finta di essere quello che non è pure con sè stesso/a?
Allora magari questa parte di sè la lascia vivere di vita propria in un racconto che può servire a lei e a molti e a molte per guardarsi allo specchio e prendere meglio le misure tra quello che si è, quello che si vorrebbe essere e come i modelli che interiorizziamo più o meno consapevolmente emergono in questo gioco. Magari ci vanno ancora bene. Magari no. Il vissuto di altri ci può aiutare a interpretare il nostro. Dove c’è autocensura e autonegazione c’è autoritarismo e rimozione di pezzi di me che poi stanno in agguato e mi aggrediranno quando meno me lo aspetto. Capita a tutti di scoprirsi meno tolleranti, aperti, liberi da pensieri discriminanti e più giudicanti, prevaricatori di quello che si vorrebbe essere, non è una tragedia, l’importante è non negarlo a sè stessi.
Perciò aggiungerei al disclaimer finale che “il racconto non riflette necessariamente l’opinione della persona che condivide il suo vissuto. ”
La metto così…ecco 🙂
Del resto, questo blog non cerca forse di essere anche uno laboratorio di autocoscienza?
Nel frattempo ringrazio il cielo di non essere il compagno della donna del racconto 🙂
in un certo senso hai ragione, ma in ogni caso io non censuro niente delle storie che mi vengono raccontate. ascolto e ne faccio una sintesi, se non l’hanno già espressa loro. ma, come dici tu, inibire la narrazione di parti di se che non sono effettivamente popolari non giova a nessuno. 🙂
Spesso ti accusano di manipolare i racconti, e comprendo che puoi aver percepito una insinuazione ma ti assicuro che non è il mio caso.
Mi spiego meglio allora. Sottolineo che è una mia sensazione tutta personale, ma la tipa mi sembra troppo appunto “possessiva & controllante” per essere “tutta lei”. E con questo non intendo dire che tu abbia omesso e/o manipolato il suo racconto, ma che forse a monte ti è arrivata una consapevole proiezione di questa donna stimolata dai tuoi post sul poliamore (tu…sempre a fomentare il disordine eh? ;)) che si sta interrogando su quello che sente, magari ingigantendolo. Stiamo parlando di gelosia (la foto che hai scelto è bellissima:) ), chiunque la conosce. Magari ha scritto qualcosa che avrebbero scritto molti/e altri/e.
Anche nei racconti delle madri che ti hanno scritto (che lurko sempre con interesse) non è detto che la donna che dice di odiare l’odore dei bambini e che qualcuno ha detto “saresti una madre terribile” non possa essere già madre. Magari non sarà la stessa che, grandiosa come una Dea :), dice: “Io vivo i miei parti naturali come dimostrazione di potenza. La mia potenza”, ma magari è una madre proprio del tipo dal quale nel suo racconto prende le distanze, quasi con toni sprezzanti. O magari anche no, certo.
Ma alla fine, credo, quello che conta è il racconto e come viene “usato”, per le ragioni che ho già detto.
Alle elementari (inizio anni ’80) c’era un libro con i racconti di situazioni di attrito tra bambini/e tipo litigi per un giocattolo, esclusioni dal gioco di X da parte dei suoi compagni y,z,w per una certa ragione(x bara, x è l’ultimo arrivato, x è antipatico a y che è simpatico a tutti), etc e poi le domande “cosa faresti al posto di x, y, z?” “Come ti sentiresti al posto di x, y, z Perchè?” E poi anche di raccontare la vicenda scegliendo di impersonare x,y,z
Le storie erano verosimili, dei modelli. Non saranno accadute così come venivano raccontate ma erano buoni stimoli. 🙂
no no, io non interpreto. se non mi mandano le storie già belle e scritte ma devo raccontare dopo chiacchierate via mail o messaggi, io uso le parole che usano loro. le incastro in una narrazione coerente che riflette esattamente il loro punto di vista e non il mio. ovvio che nella narrazione sfugge a volte la complessità. quello è l’aspetto che voleva raccontare e fare emergere. e anche per le madri, ti assicuro, quel che narrano è esattamente quel che pensano. invece mi dice molto il tuo rifiuto verso la loro narrazione. a volte bisogna solo ascoltare, senza retropensieri, ma ascoltare perché quel che dicono è esattamente quel che vogliono dire. le madri che si raccontano non sono in fondo in fondo attaccatissime ai figli e il loro racconto non è frutto dello stress temporaneo. so che è difficile da accettare ma ci sono donne che non vogliono dei figli. capita. semplicemente. 🙂
Mannaggia. Non ho detto che tutte le madri in fondo in fondo sono contente di esserlo e attaccatissime ai bimbi, etc pensavo fosse chiaro da quell’inciso: “O magari anche no, certo”. Volevo solo sottolineare che indipendentemente da quanto questi racconti siano “in fase” con la persona che “si racconta”, non si entra in rapporto con la persona (che potrebbe anche essere altro dal suo racconto) ma con queste testimonianze in quanto racconti che poi uno/a mette in relazione col suo vissuto. Non ha dunque senso prendersela con la persona (“sei una madre terribile”). Non mi sembrava di aver detto che interpreti le loro storie..
Nel mio primo commento ero appunto autoironico, sul fatto di non voler credere ad un atteggiamento (per me) tanto prevaricatore, non con te o con il tuo modo di raccogliere storie, ci mancherebbe, anzi grazie 🙂
allora non avevo capito un tubo. effettivamente sono sulla difensiva, perché mi rompono le scatole ogni volta che racconto una storia che non piace al mondo. come se la narrazione dell’umanità, che io non ho la presunzione di poter descrivere tutta quanta, debba necessariamente ricalcare una traccia dogmatica. oltretutto la veridicità delle storie si vede dal fatto che chi racconta segue la pagina, il blog, loro per prim* mi sputerebbero (a ragione) se io manipolassi le loro storie.
vabbè, scusa, chiarito e capito. grazie 🙂
mi sento soffocare mentre leggo quest’articolo. Mi sarei fatta strada a morsi per uscire da una relazione così centrata sui bisogni e le insicurezze di un partner e totalmente disconnessa dai bisogni unici dell’altr*, dal suo diritto ad autodeterminare cosa sente e cosa vuole. Immagino che chi scrive abbia la sensazione che la sua volontà di controllare il suo piccolo mondo imponendogli una serie di regole e limitazioni possa proteggerl* dal sentire la mancanza delle attenzioni e dell’amore, possa garantirgli le attenzioni e l’amore che quando è sol* non sente, perchè da solo non si permette di darsi. Leggendo sento prima pulsare la rabbia e poi riconosco l’esterndersi rilassante della tenerezza che custodisce molto molto dispiacere. Il fatto che l’autrice della lettera porti la sua verità “assoluta” di aver visto “funzionare” e “durare” a lungo termine solo coppie pubblicamente monogamiche, come un’argomentazione pragmatica e di buon senso mi emoziona molto perchè è un giudizio che ho rivolto contro me stessa per molti anni ed è stato uno dei motivi per cui mi sono odiata, per la convinzione che quello che sentivo avrebbe comunque ferito me e gli altri, che avrei potuto solo scegliere fra essere infelice da sola ed esserlo con altre persone a cui facevo del male. Immagino che scoprire tanti non monogami felici non cambierebbe il suo modo di sentire, ma ai non monogami che leggono quell’articolo e non si accettano, sì, io credo che a loro ascoltarci cambierebbe le cose. Non credo di violare regole fb o di netiquette, nel caso, mi scuso e modificherò il commento, ci sono due gruppi fb molto attivi di confronto e supporto del poliamore: Polyamory Italy e Policome; e molti non monogami in Italia e nel mondo che vivono relazioni complesse e nutrienti, in cui ogni persona riconosce come obiettivo importante per il benessere proprio e delle sue relazioni, ascoltarsi e vivere in accordo con il proprio bisogno di sentirsi libero assieme a persone compatibili e felici di fare lo stesso.
Il problema poi non è nemmeno la gelosia. Anche una persona poliamorosa può essere gelosa, perché è un’emozione che può toccare tutt* noi. Quello che Fa la differenza è il modo di affrontarla. Se sono gelosa è perché ho paura di qualcosa, quindi invece delle piazzate sarebbe molto più maturo riflettere ed affrontare queste paure, senza pretendere di limitare la libertà del/la partner, per non affrontarle. Questo vale in qualsiasi relazione, non confondiamo la dipendenza, il possesso, l’ossessione, con la monogamia. Perché si può essere maturi ed equilibrati anche in una relazione monogama.
Son pienamente d’accordo con te Sara, il testo parla d’una monogamia morbosa e a mio parere malata. Si può esser monogami lasciandosi i propri spazi personali, potendo uscire con i propri amici, mantenendo la propria indipendenza, facendo comunque sesso ed amando un’unica persona. Come si può essere poliamorosi provando ogni tanto gelosie, paure, possesso, e cercando di vincerle perchè invece si vuol stare sereni e felici in più di due.
Io però vorrei dire una cosa molto semplice: questa contrapposizione poliamore-monogamia sta un po’ stancando, almeno nei termini in cui è presentata (e non è una critica a Eretica, ma alle persone che scrivono certe cose in un certo modo). Sono stanca di leggere i “difensori del poliamore” che additano gli altri come egoisti e immaturi (chi lo dice che il poliamore è maturo e la monogamia no, scusate?), così come sono stanca di leggere i “difensori della monogamia” che additano gli altri come persone indifferenti e non realmente innamorate (che ne sapete, ci siete voi nella testa di queste persone?).
Ma uno/a sarà libero di sentire e percepire le cose come diamine gli/le pare senza ricevere giudizi dall’altra “barricata”?
Tutto ciò ovviamente non condividendo questo post in tutte le sue parti, perché quelle cose da voi giustamente evidenziate (i ricatti che coinvolgono amici e figli, per fare un esempio) proprio non si possono sentire.
Concordo. Dico solo che secondo me dalla parte dei monogami c’è una “affezione”, spesso preconfezionata e non veramente consapevole, al concetto di amore-tradimento-coppia prettamente biblico-classico che ci è stato inculcato negli anni. Questo, per me, rende immature queste persone: non sanno nemmeno loro, o non si rendono nemmeno conto, del perché e di come mai difendono a spada tratta questo tipo di relazione.
Se chi vuole essere monogamo mi dice che ci ha riflettuto allora non ho nulla in contrario, ma se non lo vuole fare e si fossilizza su dei concetti che ha preso belli e fatti da chissà dove non ce la faccio a tollerarlo… Perché la sua non è nemmeno considerabile una opinione, dato che non pensa con la sua testa.
Questa testimonianza mi terrorizza e mi metterebbe molta ansia conoscere una persona simile.
Sono assolutamente anche io per la monogamia, per la fedeltà, sacrosanto che una persona tradita abbia tutto il diritto di lasciare e non perdonare il partner, ma trovo esagerate alcune uscite.
Innanzitutto piantare una scenata perché lui guarda un’altra mi sembra davvero fuori dal mondo, oltre che estremamente imbarazzante e pazzesco. Avere degli occhi, un senso estetico, non sono qualità che si perdono dopo il fidanzamento, osservare una ragazza oggettivamente carina, come osservare un ragazzo oggettivamente carino, non penso sia tradimento, penso sia semplicemente riconoscere che esistano degli esseri umani dall’estetica gradevole al mondo. E anzi, il fatto che lui (o lei, a seconda!) riesca a guardare un’altr@, riconoscere che sia decisamente piacente e comunque rimanere con la persona che ha a fianco mi sembra una prova di solidità dell’unione! Come dire, si, lo vedo che quel/la supermodell@ è davvero bell@ ma mi piaci tu, amo te, sto con te perché tra noi c’è più di semplice attrazione fisica!
“Non penso sia una cosa che appartiene alla natura delle donne” è davvero una frase assurda che quasi giustifica il tradimento maschile più di quello femminile, perché presuppone che appartenga alla natura degli uomini. No, sbagliato, non siamo più allo stato brado, non siamo più a livello “il maschio deve fecondare più femmine possibili per assicurarsi la prole” ormai abbiamo così tante influenze dall’ambiente, dalla società, da chi ci sta intorno che se una persona è poco avvezza alla monogamia probabilmente è anche per influenze esterne, non per un semplice fatto di “natura”.
Condivido l’ “esigere” cura, attenzione, non ha senso stare con una persona che nemmeno ti considera, anche io inizierei a farmi due domande sulla sua attrazione e il suo interesse nei miei confronti, ma a tutto c’è un limite.
Io ho i miei amici, lui ha i suoi, molti sono in comune, ma sinceramente trovarmi il mio fidanzato a ogni uscita, a ogni evento, ogni singolo minuto della giornata mi metterebbe un’ansia pazzesca. Nella coppia ci vuole condivisione, ma ci vuole anche una sana dose di spazio privato, senza contare che magari alle mie amicizie piacerebbe anche incontrarmi da sola ogni tanto, oltre che con lui!
Ne faccio una questione personale: ho un gruppo di amiche molto strette, ci conosciamo da anni, dai tempi del liceo, e ogni settimana ci troviamo per parlare, spettegolare, discutere spesso e volentieri dei nostri fatti più privati. Non avendo lo stesso rapporto (ovviamente!!) stretto con lui darebbe loro fastidio se fosse perennemente presente, come a me darebbe fastidio parlare di miei fatti privati con il fidanzato di una di loro (senza contare che probabilmente lui si annoierebbe a morte in alcune situazioni..!) Stesso dicasi per i miei amici maschi, se hanno bisogno di parlare di fatti privati non me lo porto dietro a “impicciarsi” come io non vado a impicciarmi dei fatti privati dei suoi di amici, se lui mi facesse una scenata di gelosia per questo mi arrabbierei tantissimo!
“Mi occupo di te. Sono sempre presente […] dopo aver fruito dei miei servigi, durati una vita […] Lui mi deve tanto. Mi deve tutto” cara, sei la sua fidanzata, non la sua badante che pretende un ritorno per le cure che gli presta, e non sei nemmeno la sua ombra, lascialo respirare ogni tanto! E fatti una vita. Fatevela, entrambi.
“Intanto potrebbe scordarsi di vedere i nostri comuni amici” ah, quindi non solo pretendi di manipolare e controllare la sua vita dopo la separazione, ma pretendi di controllare anche quella dei vostri amici! Magari con ricatti “se lo vedi sei un@ stronz@ e non ti parlo più” Molto sano come comportamento, per un bimbo dell’asilo.
“i figli” bene, abbiamo rovinato la vita al fidanzato, agli amici, facciamo lo stesso pure coi figli!
“Lui sa queste cose. Mi conosce e sa cosa aspettarsi da me. Mi dice che si sente amato e che va bene così. Gli piace essere stretto forte prima di dormire, essere annusato e baciato quando facciamo l’amore, essere curato e coccolato e vivere in un contesto in cui io metto equilibrio anche al posto suo” Grazie al cielo le sa, significa che vi siete proprio trovati, contenti voi contenti tutti!
Personalmente non tengo all’esclusività sessuale o relazionale, ma trovo comunque molto comprensibile questo punto di vista. Penso che le persone possano stare bene in relazione se condividono alcuni valori fondamentali, una concezione simile dell’amore e della relazione, e anche rispetto e comprensione per i rispettivi limiti, quali che essi siano. Costruire una relazione intorno a presupposti che si crede siano condivisi quando invece così non è, e trovarsi a scoprire che l’altro tradisce la nostra fiducia, è dolorosissimo.
Aggiungo che di questo punto di vista condivido molto l’esigenza di onestà, del resto è proprio questo un presupposto delle relazioni poliamorose. “Un patto è un patto. Se eri uno che voleva tremila donne potevi dirmelo. E se sei stanco vattene, chi ti trattiene”: è un discorso che in linea teorica non fa una piega, e ampiamente condivisibile. Il problema è che una cultura come la nostra, che da una parte condanna socialmente il tradimento mentre dall’altra lo tollera in larghissima misura (per esempio chi, sapendo di un’infedeltà consumata alle spalle di un amico, si assumerebbe la responsabilità di denunciarlo?), è una cultura che alimenta la tendenza a nascondere e ingannare. L’omertà e la condanna morale intorno al tradimento ne impediscono una reale comprensione. Molto spesso l’infedeltà è vissuta clandestinamente proprio perché si teme il giudizio, del partner in primo luogo ma anche degli altri, e il giudizio negativo è anzi rivolto in primo verso se stessi, come è inevitabile dal momento che la concezione dell’amore più diffusa prevede che amare qualcuno implichi non desiderare o essere attratti da altri. La realtà dei vissuti emotivi però è piuttosto lontana da questo ideale, e chi senza averlo messo in conto si trova poi a sperimentare una situazione simile spesso non trova altro modo di gestire la situazione che questo, viversela di nascosto.
il problema è contrattuale. Decido che una delle caratteristiche della mia relazione è la monogamia. lo decidi anche tu. sappiamo che la cosa ha dei risvolti e delle conseguenze. Quando decidi che non ce la fai più il minimo è che tu me lo venga a dire. Il contratto si scioglie, le penali si pagano. Le penali si pagano *sempre* , nel senso che le scelte hanno sempre delle conseguenze. Nel poliamore io credo sia esattamente la stessa cosa: venitemi a raccontare che il poliamore non da mai casi di dipendenza psicologico affettiva di cui l’altro/a si approfitta perchè in posizione favorevole…e io non ci crederò.
Dei santissimi. A me la storia ha fatto lo stesso effetto sia al maschile che al femminile: un senso di ribrezzo crescente. Perchè se posso ben capire il bisogno di vivere una relazione monogama (ognuno si tiene i vestiti che gli stanno meglio, secondo me), non capisco la gelosia indiscriminata. Io ho una relazione monogama con il mio ragazzo, ma abbiamo la mente molto aperta (lui un po’ più di me a dire il vero) e io mai, MAI, mi sognerei di fargli scenate perchè esce da solo con i suoi amici o perchè chatta per ore con una sua amica (ecco, in quest’ultimo caso se è a casa mia e dovremmo passare il tempo assieme magari gli spengo il computer in faccia, visto che è mio -il computer, intendo). Perchè non esiste! Se lui mi facesse delle scenate per robe del genere, ma un calcio in culo, altroche gelosia! Non esiste solo il partner, e far girare tutto il tuo mondo e tutto il tuo futuro su una persona che non sono io…è assurdo. Io e lui abbiamo i nostri momenti assieme, i nostri progetti, il nostro linguaggio, ma abbiamo anche altro. Qualcosa che esula dal nostro piccolo mondo e lo arricchisce. Se no sai che du’ palle?
Ma chi è ‘sta talebana??? Fa venire i brividi solo a leggere, sia al femminile che al maschile! Mamma mia…
Anche io credo nelle relazioni monogame, non vorrei una relazione poliamorosa semplicemente perchè non fa per me. Leggendo questo articolo però, mi è venuta l’ansia…mi sembra scritto da una persona veramente possessiva e rancorosa. Qualche anno fa ero anche io così, ma fortunatamente sono cambiata. Avere una relazione monogama non vuol dire essere così come viene descritto nell’articolo…l’ho imparato con il tempo! Serve un equilibrio in ogni rapporto.
Leggendo però l’articolo dedicato alle relazioni poliamorose, penso non ci sia nulla di male in queste, alla base di ogni relazione basta che ci sia l’onestà e la sincerità di dire come stanno le cose…
Era già terrorizzante declinato al femminile. Trasposto al maschile mi ha messo i brividi. Però la cosa che mi fa arrabbiare è che socialmente la declinazione al femminile è accettata e anzi, forse, stimata. La declinazione al maschile è sinonimo di “quel bastardo maschilista”.
Non entro nel merito del vissuto della persona che ha scritto. Voglio tuttavia mettere un puntino sulle i e ben importante: in tutto ció il poliamore non ha niente a che vedere. Si parla di tradimenti – cosa che il poliamore rifugge dato che tutto si basa sul consenso esplicito – e di sesso, ennesima versione mainstream di chi non vuole capire l’essenza di coloro i quali pensano che l’amore si moltiplichi e non si divida.
Ma almeno prima di scrivere, capire di che si scrive?
Non si parla di poliamore, ma di infedeltà.
E comunque, che violenza verbale. Veramente sgradevole. Meglio soli tutti la vita che con una così.
Io invece ci vedo solo una persona normale, che sa bene quel che vuole, che ha una sua etica di vita e che mette chiaramente dei paletti. Sia al maschile che al femminile. E se il/la partner tradisce paga lo scotto della sua scorrettezza, ovvero la chiusura della relazione e l’allontanamento in toto dalla vita del/la ex. Non ci vedo nulla di sbagliato.