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Lettera aperta a un@ cattolic@: chi ha paura di me?

Foto di Ilaria Sagaria
Foto di Ilaria Sagaria

Rifletto, scrivo, manifesto un’opinione e poi qualcun@ dice che certe affermazioni risulterebbero violente perché c’è chi teme di veder sgretolarsi il proprio mondo. Ma cosa posso sgretolare io che non ho forza né potere contrattuale. Io precaria, povera, non aderente a nessun gruppo che abbia la facoltà di far pesare il proprio punto di vista?

Scrivo dal margine e quel che scrivo non viene restituito in forma corale. Rispetto il punto di vista altrui e lo ascolto con attenzione, anche quando è lontanissimo dal mio modo di vedere, perché non ho difficoltà a mettermi in discussione e perché penso che in fondo bisogna cercare e trovare un modo di parlarsi, di comunicare, anche tra persone che la pensano in modo differente.

In questi giorni si discute di famiglia, figli, fede, religione e c’è chi dice che i cattolici sono asserragliati dietro le barricate perché temono di vedere scardinate le proprie certezze. Io gradirei poterne discutere senza dover misurare sintesi d’isterismo collettivo o offese di alcun genere. Mi piacerebbe capire come sia possibile che una delle comunità più potenti del mondo, per numero, capacità di influenza, potere di imposizione del proprio credo, teme che io possa scardinare qualcosa.

Dovete capire che io gioco in difesa e non in attacco. Io parlo, penso, libero opposizioni e critiche giacché sento oppresso il mio diritto a pensare quel che voglio e passo il tempo a liberarmi da stereotipi e oppressioni secolari che mi volevano moglie, madre, subordinata, partoriente. Non sono certo io che ho imposto ruoli di genere e che ne ho tratto addirittura la convinzione che derivassero dalla “natura” o dalla volontà di Dio. Vorrei soltanto che nel mondo ci fosse un po’ di posto anche per me, senza che io debba rischiare d’esser messa al rogo. Vorrei che al mondo la tolleranza si misurasse in termini di disponibilità nei confronti delle diversità senza che sia necessario costruire barriere fatte di paura.

Se io la penso diversamente, ditemi, come potrei impedire a voi di sposarvi, fare figli, vivere secondo la vostra convinzione? Non sono certo io che ostacolo il vostro cammino. Sono io che vedo normata la mia esistenza e che ad ogni passo trovo qualcuno che mi dice come devono vivere, quel che è giusto o sbagliato, quando sono intera o malata.

Cosa temi, tu, per essere tanto accanit@ nei miei confronti. Perché mai non ti è possibile accettare che in questo mondo anch’io ho diritto di respirare? E bada che il mio respiro non toglie ossigeno a te. Non è così che vanno le cose. Ti chiedo solo di condividere un po’ d’aria, immaginando che cielo, sole, terra e vita appartiene a tutti e che non è possibile insistere mantenendo il tuo potere attraverso il controllo sul mio corpo, la mia sessualità, la mia libertà di scelta in fatto di maternità.

Cos’altro posso fare per farti intendere che io non ho alcuna voglia di sostituire le mie idee alle tue, perché mi piacerebbe crescessimo insieme, avendo un confronto sereno, fatto di contaminazione reciproca. Capisco che tu vedi il mondo in modo diverso da come lo vedo io. Capisco il fatto che tu tema l’impatto che possa avere sul tuo futuro quello che a me sembra giusto. Ma non trovi che non sia più tempo, per nessuno, imporre ad altri la propria convinzione?

Sono cresciuta in una famiglia tradizionale e non credo nella famiglia tradizionale. Sono cresciuta per essere femmina, moglie, madre, e ho fatto tanta strada per poter dirmi persona. Sono cresciuta tra chi mi ha detto che l’unica sessualità è quella etero e il mio dogma doveva essere la religione cattolica. La mia sessualità è solo mia e sono atea, anarchica, libertaria.

Le mie parole non sono bombe, le mie convinzioni non cambieranno la tua vita. Potrai continuare a costruire le tue chiese, pregare, vivere secondo i tuoi principi ma non puoi obbligare me a fare quel che fai tu. Le leggi devono riguardare te e me. Non possono essere sempre e solo il frutto delle tue convinzioni. Dobbiamo metterci d’accordo, parlarne, se non per le leggi scritte almeno per quelle che rappresentano le regole di civiltà che abbiamo in mente di seguire tutti i giorni.

Ti è chiaro il fatto che se tu dici che di un gay bisogna aver paura non passerà molto tempo fino a che un branco di fascisti picchierà un omosessuale? Ti accorgi che se dici che l’unica famiglia possibile è la tua capiterà che altre famiglie non potranno usufruire di nessun diritto? Possibile che non ti renda conto del fatto che se io non voglio avere figli devi consentirmi di usare contraccettivi, inclusi quelli di emergenza, e all’occorrenza devi fornirmi assistenza sanitaria prima che io muoia di aborto clandestino? Sai che anche i tuoi figli e le tue figlie fanno abitualmente sesso e che hanno bisogno di consultori ed educazione sessuale per non beccarsi alcuna malattia sessualmente trasmissibile o qualche gravidanza indesiderata?

Io sono certa che i tuoi figli studiano, guardano il mondo che esiste oggi e non hanno difficoltà a parlare con il gay, la lesbica, la persona trans, la straniera, la musulmana, provando a realizzare un dialogo utile alla pacifica convivenza. Vuoi che i tuoi figli vivano in pace o li vuoi istigare a fare la guerra? Vuoi che crescano in un clima di umana solidarietà o di discriminazione, paura e odio? Che futuro vuoi per i tuoi figli? Davvero vuoi continuare a dire a loro che i gay sono pericolosi, le femministe sono streghe e i migranti sono tutti terroristi? Davvero pensi siano così poco intelligenti?

Il mondo del futuro dipende da noi. Siamo tanti e tante, la priorità dovrebbe essere quella di evitare di guardarci con sospetto e di lottare contro la precarietà. La libertà non è qualcosa che si concede. La libertà si guadagna e io non voglio le briciole. Io voglio tutto. Lo voglio per me. Per te. Per chiunque. Allora smetti di avere paura di me?

Eretica

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9 pensieri su “Lettera aperta a un@ cattolic@: chi ha paura di me?”

  1. amica mia, tu parli alle persone sbagliate di concetti sbagliati nel modo sbagliato 😉 I cattolici disposti a confrontarsi con te non sono quelli che tu paventi possano impedirti di essere diversa, quelli con te non dialogano. Poichè mi hai citato per nome e cognome, che non è Tomas Elli, mi sento di dire senza sensi di colpa, che se non inizi a distinguere tra il potere e il sapere, ogni discussione è falsata sul nascere. Ci sarebbe tanto da dire, ma ho appena finito con 12 ore continuate di lavoro e devo pedalare per un’ora per arrivare a casa, dove troverò un’altra battaglia. Perciò transigo. Bye.

    1. Si ma io ti ho taggato perché eri coinvolto nella discussione di ieri e non perché ti identifico con un gruppo in particolare. 🙂 volevo solo una tua opinione come delle altre persone che ieri mi facevano notare cose che sono distanti dalla mia area politica di riferimento.

        1. grazie della risposta articolata. interessante la divisione tra i due gruppi, anche se non condivido l’ultima parte del discorso. è vero che non hai paura di me ma hai paura dei gay se pensi che un bambino in mano a loro stia malissimo. hai talmente tanta paura, come altri ce l’hanno, al punto tale che immagini ci sia la necessità di agire nell’interesse dei bambini per salvarsi da quella che chiami “barbarie”. chiedo: hai mai conosciuto una famiglia omogenitoriale? hai mai conosciuto bambini cresciuti in famiglie omogenitoriali? io si, e per quel che può contare la mia piccola esperienza, posso dirti che erano stati cresciuto meglio quei figli che non altri nati e vissuti entro famiglie etero. sulla malattia, secondo me, non è un’opinione. si tratta di uno stigma che non coincide tra l’altro con quanto la stessa medicina dice. l’omosessualità smette di essere considerata una malattia da molti anni e non lo era neppure prima, come non lo era l’isteria per le donne. ci sono cose difficili da comprendere perché riassumono delle diversità, delle quali, appunto, si ha molta paura. basterebbe però guardare un po’ da vicino. solo considerando le grandi differenze e potenzialità degli esseri umani. tutti quanti. 🙂

          1. la frittata girata è sempre una frittata. Onestamente le tue considerazioni mi sembrano talmente leggere che non vale la pena discuterne, però … 1 hai mai letto le statistiche medie sulla salute e la qualità di vita dei bambini nati con metodiche artificiali? Se le hai lette sai che non si può chiamare quelle metodiche altro che “barbare”. Metodiche giustificate dalla sessuofobia contemporanea: se una coppia è sterile, ricorrere a metodiche artificiali per ingravidare lei significa aver paura di farla scopare con altri. Se Elton John voleva un figlio, si poteva scopare chi voleva, magari con l’accordo che il figlio lo avrebbe adottato. Ma la paura del sesso apre le porte all’assurdo. Io non temo i gay, temo l’irrazionale. 2 Chi sono io per giudicare chi vive SECONDO coscienza? Se una coppia gay cresce positivamente dei figli, mi fa piacere, ma le statistiche internazionali dicono che IN MEDIA non va così 3 sull’omosessualità come malattia devo dire che purtroppo parli di ciò che proprio non conosci. Ma poichè sono tanti a farti compagnia, credete che il numero sopperisca al ragionare.

            1. io so di tante ricerche che invece concludono come i figli di coppie lesbiche o gay vivono benissimo e sono veramente sereni. è la società attorno che condiziona, casomai, la loro crescita per via di una mentalità omofoba che li fa sentire parecchio discriminati.

  2. “Se io la penso diversamente, ditemi, come potrei impedire a voi di sposarvi, fare figli, vivere secondo la vostra convinzione?”
    Forse perché i pastori sanno che ben poche delle pecore vivono secondo una “convinzione”, e che molte fuggirebbero se si convincessero che al di là dell’ovile non è poi così male 🙂

  3. Ma è legittimo imporre l’insegnamento gender a scuola? Non è violenza questa? L’ora di religione è facoltativa, non è il caso di imitare l’esempio per altre materie?

  4. …E queste istanze cosiddette libertarie della sinistra servono da alibi morale e da supporto ai valori della destra finanziaria e funzionano come due mandibole

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