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Quando è tuo padre a insegnarti la libertà

E’ autosabotaggio. Non so dare altra spiegazione. Autosabotaggio romantico.

Sono una psicologa, dovrei saperne molto degli esseri umani, invece quel che non ti dà un buon libro dovrò prenderlo dall’esperienza. Non ne ho abbastanza, e per esistere senza compiere troppi errori mi affido a mio padre, uomo sensibile, colto, curioso, ironico. Non va d’accordo con mia madre e anzi hanno litigato parecchio in passato per ogni piccola cosa. Mio padre andò via di casa che io avevo 12 anni. L’ho visto poco, per via del fatto che serviva a tutti tempo per una minima riorganizzazione familiare e perché mia madre non vedeva di buon occhio che frequentassi casa di mio padre ché era sempre piena di varia gente.

Gran bigotta, la mia mamma. Una donna tutta casa, chiesa e famiglia, e con l’età è peggiorata. Si è rifugiata nel bel mondo dei credenti ed era diventata una fanatica che pretendeva la seguissi in tutto e per tutto. Contrariamente ad altre situazioni nella mia vita ho contato molto di più su mio padre per parecchie cose. Sessualità, libertà, respiri, scelte, relazioni. Non mi faceva da ruffiano, però è sempre stato un uomo che mi ha trattata da persona e non da vergine destinata al matrimonio. Fu lui a spiegarmi dell’esistenza dei contraccettivi. Lui mi portò dalla ginecologa e ancora lui lottò contro mia madre per favorire la mia inclinazione allo studio della psiche umana.

Contro la mistica della fede io sceglievo di non aver fede in nulla. Studiavo la mente umana sapendo che si tratta di un studio in divenire, senza certezze fisse, senza dogmi. Ogni teoria può evolversi da quella precedente e il fondamento di tutto è il pensiero. Così mi fu più facile capire le modalità materne e dichiararmi autonoma per poi andare a vivere con mio padre senza sentirmi in colpa. Non senza ostacoli, comunque. Mia nonna diceva che una figlia deve restare con sua madre, deve avere cura di lei, perché mi ha generato. Io, però, mi sentivo soffocare. Non volevo stare con lei e avevo bisogno di lasciarmi contaminare dalla ricchezza intellettuale di mio padre.

Supportò i miei studi, le superiori, l’università. Mi ha fatto viaggiare tanto e mi ha insegnato molte cose. Grazie a lui ho potuto conoscere persone straordinarie che mi hanno trasmesso la capacità di guardare il mondo senza pregiudizi. E’ una persona bella, quell’uomo che siede sulla poltrona e legge. Con le sue abitudini, la sua chiacchiera forbita, il suo tono calmo e i suoi amori vissuti sempre senza grandi scosse. Da quando è andato via di casa ha avuto altre storie, con donne rispettose, che hanno percorso tratti di vita assieme a lui, ed è quello che mio padre ha sempre detto: le relazioni ti accompagnano e nessuno ti appartiene in eterno, perché si cambia e quando tu vuoi mutare il tuo tragitto devi convincerti che nessuno potrà convincerti a restare.

Così ho imparato ad andare e tornare, perché comunque mio padre è rimasto un mio gran punto di riferimento, e dopo aver conosciuto il dolore di una separazione e aver spento l’interruttore della ricerca del piacere fisico, sono tornata da lui, ancora, per chiedergli come sia riuscito a ricominciare. L’amore per me stesso – dice – mi ha condotto lontano. Ho sempre seguito una linea retta, il mio orizzonte, da egoista, perché se mi fossi fermato e piegato al volere di tua madre o di altre persone, per sottostare al loro ricatto affettivo, per paura della solitudine, sarei stato un infelice.

Gli spiego che ho difficoltà ad essere come lui. Mi lego, ho il timore di essere abbandonata, nonostante il fatto che io abbia recuperato il rapporto con mio padre. Ho bisogno di stabilità, mi serve avere radici e mio padre è una farfalla inafferrabile, libera, così come spesso vorrei essere io. Gli chiedo: papà, mi insegni ad essere una farfalla? Mi dice: vola, sappi che dura poco, perché il tuo volo ti consumerà più in fretta e vivrai solo un giorno. E’ il prezzo che devono pagare tutti i soggetti liberi. Vivi, segui la tua curiosità, ti porterà lontano e se anche ti consumerà più in fretta vedrai che ne varrà la pena.

Allora torno a pensare che il mio sia davvero un autosabotaggio. Forse voglio apparire più amabile per farmi apprezzare da mio padre. Forse provo a somigliargli e quando la mia relazione diventa troppo stabile la distruggo poco prima delle grandi promesse. Niente fidanzamenti, convivenze, matrimoni. L’unico uomo che vorrei accanto in eterno è mio padre, così discreto, intelligente, rispettoso dei miei sentimenti. Libero, come lo è chiunque dichiari di non avere bisogno di te. Come si fa a innamorarsi di qualcuno se sei già innamorata di tuo padre?

Sono adulta, gli sembrerà così strano. Mi avvicino a lui e mi accoccolo sul pavimento, con la testa piegata sulle sue ginocchia. Lui legge e con una mano mi accarezza. Ed è tutto quello di cui ho bisogno. Adesso.

Ps: è una storia vera. Grazie a chi me l’ha raccontata. Ogni riferimento a cose, fatti e persone è puramente casuale.

 

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