Pubblicità Vodafone. Sembra la descrizione del mondo secondo chi asserisce che la teoria giender sta rovinando il mondo. Perciò è meglio ribadire che le differenze di sesso sarebbero indispensabili. Come farebbe d’altronde una bambina a crescere bene se non sapesse, un giorno, di poter indossare una scarpina di vetro per poi auspicare uno sponsalizio con un bel principe? E come fa un bambino a sopravvivere all’idea che le favole parlino di una eroina invece che di un eroe?
Nulla di più sessista che ritenere che le donne siano lì apposta a colorare il mondo per dare un senso alle favole strapiene di stereotipi sessisti e nulla di più maschilista che ritenere che i bambini possano reagire in un modo o nell’altro, bene o male, a seconda del fatto che i ruoli femminili e maschili delle favole siano capovolti.
Una bambina non ha dentro di se’ innato l’auspicio a poter diventare una principessa e un bambino non immagina di poter diventare per forza un principe azzurro che salva la sua bella. Queste storie sono sessiste e senza volerle raccontare in modo diverso, sicuramente non in modo ridicolo, egualmente stereotipato, giusto per dare l’idea che si tratti di un’idea malvagia, si può comunque sperare che i bimbi possano ascoltare, come già fanno, altre storie, in cui Cenerentola smette di aspettare di essere salvata dal Principe azzurro, studia, va all’università, manda ‘affanculo la matrigna e le sorellastre e manda a quel paese anche il principe e va in giro per il mondo a cercare un lavoro. Così la bella smette di cercare il buono che c’è nella bestia perché la categoria di donna da “ti salvo io” ha rotto le ovaie e di vedere rappresentate, tra l’altro, le donne come guaritrici, curatrici dei cazzi altrui, siamo abbastanza stufe.
Potrei andare avanti un bel po’ ma infine mi soffermo sull’offerta speciale di Vodafone per l’otto marzo, data usata per fare marketing alle aziende e vendere di più in nome delle donne. Ma se l’immagine delle donne che viene venduta è questa, ovvero quella di chi avrebbe la responsabilità di decorare, abbellire, in senso favoleggiante, il mondo, che cosa ce ne facciamo noi di tutte queste date brandizzate da chi fa business sulla nostra pelle?
E ora, vi mollo un po’ di immagini alternative, che sovvertono il significato di quelle che conoscete già. Un grande lavoro è stato fatto da Dina Goldstein con le sue Fallen Princesses.

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Fortuna che la fantasia dei bambini e delle bambine (se lasciata esprimersi in modo libero) lo sa già: ricordo giochi in cui le principesse mollavano il castello e giravamo il mondo, oppure si armavano per salvare il regno (ben prima di “Mulan”). Come c’erano amichetti che facevano ginnastica ritmica o volevano giocare a fare il papà.
Grazie, aspettavo questo post che condivido pienamente.
non ci crederai, ma quando ho visto quella pubblicità, mi è tornato in mente, un post del 2008 credo, da femminismo a sud, proprio sulle favole e, sapevo che ne avresti scritto.
non mi hai delusa, grazie 🙂