Antiautoritarismo, Autodeterminazione, Critica femminista, R-Esistenze

Un 8 marzo dedicato a tutt*

Oggi lo dedico al riconoscimento delle libere scelte delle donne. Non devo necessariamente condividerle ma devo fare in mondo che non siano stigmatizzate, censurate, e che nessuno provi a inibirle con un atteggiamento normativo. Molte volte mi sono trovata ad ascoltare storie di donne che non interpretano precisamente il ruolo prescritto. Alcune non sono madri e non vogliono essere tali. Alcune sono pentite di aver figliato o non riescono a capire perché mai ci sia così tanta pressione sociale a valorizzare la maternità, insultando ogni donna che è e resta tale anche se non vorrà mai partorire. Ascolto storie di donne che vorrebbero essere comprese quando dicono di voler fare dei mestieri in cui serve mostrare il corpo. Non sono vittime, non si dichiarano tali, e anche a loro va dedicato rispetto. Perciò riconosco la libera scelta di chi si esibisce svestita in televisione, di chi gira film porno o chi lavora negli strip club o chi, ancora, lavora come sex worker chiedendo una regolarizzazione per quelle che non sono sfruttate.

Ascolto donne che sono precarissime, non trovano elementi di sorellanza con quelle altre che parlano una lingua tanto diversa, perché esistono delle differenze, tra donne, e quindi puoi trovare quelle ricche, le altre povere, quelle che appartengono a una cultura e una etnia diversa, quelle che temono sempre di essere sovradeterminate perché quando arriva la femminista bianca, occidentale, borghese, difficilmente coglie il fatto che a mettersi in cima al corteo, rappresentando istanze altrui, si finisce per realizzare neocolonialismi e a condurre le donne in direzioni che non sono a loro congeniali.

Quel che voglio dire è che la libertà di scelta delle donne va rispettata in ogni caso e così va riformulato anche il concetto di violenza di genere. Il non rispetto della autodeterminazione di ciascuna è violenza quando lei vuole lasciare qualcuno e lui la picchia, la stupra o la uccide. È violenza quando lei vuole abortire e trova davanti a se’ un muro fatto di obiettori di coscienza che ad ogni passo ti impediscono anche di respirare. Violenza è anche non riconoscere la soggettività delle singole donne alle quali non viene riconosciuta la possibilità di formulare rivendicazioni indipendenti. Lo è quando parli di donne col velo senza invitare le donne col velo. Lo è ogni volta che si parla di prostitute, per esempio, senza coinvolgere le prostitute. Lo è quando parli di pornografia senza invitare le donne che vivono di quel mestiere e lo è ogni volta che una lotta di liberazione diventa invece una imposizione di valori morali che non è detto riguardino tutte.

Perciò dedico la giornata anche a quegli uomini che non si sostituiscono a noi, che non ci trattano da bambine, che non immaginano di essere di fronte a persone incapaci di intendere e volere. Uomini che non hanno bisogno di rifarsi l’ego rivendicando il loro presunto diritto ad esercitare tutoraggio o cavalierato sulla nostra pelle.

Preferisco di gran lunga quegli uomini che non scelgono di diventare patriarchi buoni, perché un patriarca, buono o cattivo che sia, finirà sempre per esigere controllo sul tuo corpo, per importi regole e indurti a pensare che tu non potrai mai salvarti da sola. Mi piacciono gli uomini che non usano le donne per colorare di rosa luoghi istituzionali in cui le donne, poi, non hanno davvero voce in capitolo, o quelli che prima di fare una legge che possa essere utile a prevenire la violenza di genere smettono di pensare a un modello securitario che non ci rappresenta e stiano a sentire quelle che di prevenzione alla violenza sanno un po’ di più. Ci servono strumenti per liberarci da sole e non militari che intervengano dopo che una donna è morta.

Mi piacciono gli uomini che non urlano all’attentato alla loro mascolinità se si parla di omosessualità, e mi piacciono, ancora di più, quelli che un bel giorno smettono di ritenere che il loro punto di vista sia universale fingendo che abbia origini naturali, e manifestano così la propria parzialità, come io stessa oggi faccio.

Oggi è il giorno in cui celebro la nostra forza, di andare controcorrente innanzitutto, di trasgredire, disobbedire, spogliarsi degli abiti imposti per vestire quelli che ti renderanno libera di essere chi vuoi. Puoi essere una persona che ama un uomo, un’altra donna, chiunque tu voglia. La tua sessualità sarà vissuta seguendo i tuoi desideri. Tu sei mia sorella anche se biologicamente non sei nata donna. Lo sei perché la libertà di scelta ti riconosce il diritto di vivere la vita che vuoi senza perciò obbligarti a subire alcuna discriminazione, sopruso, attacco omotransofobo. Perciò chiunque ti darà della malata non sa nulla né di libertà né del rispetto dovuto nei tuoi confronti e userà soltanto una modalità normativa per costringerti in una galera della quale tutte dobbiamo, una alla volta, liberarci.

Allora dedico questa giornata a chiunque abbia vissuto in galera e ne è uscita. Lo dedico a quelle che dietro quelle sbarre ci sono ancora perché non hanno reddito e casa per sfuggire ad altre imposizioni. Auguro a tutte di poter costruire una propria autonomia perché domani, donne, uomini, gay, lesbiche, trans, migranti, precarie, sex workers, possiamo marciare per porre fine ad ogni prigionia. Buon otto marzo a tutt*!

[Post già pubblicato su La27esimaOra]

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