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Sono una sex worker e questi sono i conti di una come me

images copiaQuando ho le mestruazioni non posso lavorare. I clienti non amano moltissimo fare sesso con chi piscia sangue. Comunque andrebbero dalla concorrenza o preferirebbero le trans che di questi problemi non ne danno. Allora sono 4/5 giorni di vacanza forzata ogni mese. Contate che devo riposare almeno un giorno a settimana e sono altri 4 giorni che sommati agli altri fanno 10 giorni, circa, di lavoro in meno. Poi può succedere che un giorno devo svegliarmi presto per sbrigare delle faccende, vivere, andare a trovare i familiari, perché anche le puttane hanno famiglia, e allora, in fin dei conti, lavoro pressappoco dai 15 ai 20 giorni al mese.

Tenendo conto del fatto che non posso lavorare a casa ma devo industriarmi per lavorare altrove sommate 700 euro di affitto per il mio bilocale e altre 500 per un monolocale in periferia in cui ci alterniamo in due. In tutto, tra affitti, utenze telefoniche, bollette, condominio, varie ed eventuali, spendo al mese, più o meno, una media di 1.700/1.800 euro al mese. Non posso andare ad abitare con altre persone perché le coinquiline si beccherebbero l’accusa di favoreggiamento o sfruttamento perché il semplice passaggio dei miei soldi a loro sarebbe già reato. Perciò sono condannata a vivere da sola e a nascondere a chiunque il secondo affitto, che in realtà è un sub/affitto, in nero, ed ecco perché costa tanto, perché chi mi permette di andare a lavorarci rischia esattamente le stesse accuse.

images2Ho il brutto vizio di mangiare, almeno un paio di volte al giorno e questo mi costa più o meno 200/250 euro al mese. Devo comprare cosmetici, trucchi di scena, abiti adeguati al mio mestiere e abiti che uso durante il giorno, ed è tutto materiale che non posso scalare dalle tasse, quindi non è rimborsabile. Spendo in questo almeno 500 euro al mese. Faccio almeno due visite ginecologiche ogni 3/4 settimane e compro preservativi e contraccettivi di altri tipo. Uso anche dei dildi, lubrificanti e altro materiale utile per il mio lavoro. Le visite mediche, private, costano pressappoco 250 euro, inclusi i farmaci, la pillola. Preservativi, dildi, lubrificanti e affini, dato che deve essere materiale più che igienicamente sicuro e controllato, preferisco non prenderli mai in prestito o a basso costo. Serve almeno una spesa di 400 euro ogni 3/4 mesi. Ho una piccola automobile e tra bollo, assicurazione, benzina, spendo più o meno, e vado per difetto, 100 euro al mese. Quindi facciamo che in un mese, a conti fatti, io spendo 1800 + 250 + 500 + 250 + 100 + 100 = 3000 euro.

Io arrotondo sempre per eccesso perché non si sa mai quel che può succedere. Qualche volta mi è capitato il cliente che non vuole pagare o quello che alla fine della partita mi minaccia e mi rapina. Mi è capitato solo due volte in un tot di anni, ma non si sa mai. Allora aggiungete alle mie spese annuali spray per gli occhi, simil/manganelli, materiale vario di autodifesa, includendo costumi e strumenti sadomaso per chi apprezza il genere. Sono 1000 euro all’anno, circa. Perciò vedete bene che si arriva oltre i 3000 al mese senza problemi. Tenete conto anche del fatto che la concorrenza è tanta e in una situazione di clandestinità e irregolarità, che è quel che caratterizza la prostituzione dalle nostre parti, i prezzi tendono a calare. Per racimolare quella cifra, che è quanto servirebbe a garantirti una vita decente, devo lavorare parecchio. Per venti giorni al mese, sempre se riesco a lavorare sempre, che piova o ci sia caldo, con la neve o senza, giusto per garantirmi anche un po’ di denaro da mettere da parte o che serva per altre evenienze, dovrei guadagnare circa 2/300 euro al giorno.

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Se becchi un buon cliente, sei carina e richiesta, fai 300 euro anche solo con lui, però in generale prendi da un minimo di 50 euro ad un massimo di 80/100 euro a servizio sessuale. Se lavori per appuntamenti, perché in strada la storia è molto più difficile e più grama, non perdi, comunque, quasi mai meno di 5/6 ore della tua serata/giornata per racimolare quella cifra. Capirete come sia molto meglio pensare di essere una impiegata dipendente di un posto al chiuso, un centro massaggi o un locale di incontri particolari, con chi ti fissa gli appuntamenti, ti evita di pensare a tutto e ti consente di lavorare senza problemi e con garanzia di una maggiore sicurezza.

Il fatto è che io vi sto descrivendo una situazione idilliaca perché in realtà, chi lavora in strada, così come ho fatto io in alcune, per fortuna ancora rare, occasioni, lo fa per pochi spiccioli e per trovare i soldi per pagarsi il pane, il riscaldamento, l’affitto, una coperta per tenerti al caldo d’inverno. E poi c’è chi ha il coraggio di chiederci le tasse, come se guadagnassimo chissà cosa. Come se fossimo tutte escort di lusso. Non è così e quello che serve a tante di noi è un posto sicuro, al chiuso, in compagnia di altre ragazze, senza papponi che rubano il guadagno, ma con imprese, cooperative tra prostitute che si autogestiscono e controllano tutta la faccenda, dalla produzione alla fruizione del servizio sessuale. Perché non si può fare? Perché la legge non lo permette. La legge punisce per favoreggiamento chi affitta un appartamento ad una prostituta, punisce per sfruttamento della prostituzione chi avvia una attività al chiuso insieme ad altre. La legge ci vuole sole, al chiuso o in strada, al freddo e, soprattutto se straniere, ci consegna alla criminalità organizzata che si propone a protezione per quel che potrebbe succedere con i clienti violenti. Essere autonome in questo mestiere, come vedete, costa e non è così tanto remunerativo. Certo, è più remunerativo fare questo che fare la commessa o la cameriera per 10 ore e una paga di 60 euro al giorno, quando e se te la danno, tra l’altro in nero, ma è bene essere realiste e valutare ogni dettaglio della questione.

E’ l’attuale legge che ci rende ricattabili e non ci consente di lavorare serenamente. Perciò prima sarà cambiata e meglio è. Prima regolarizzeranno questo mestiere, che tante, tra noi, fanno per scelta, perché non c’è alternativa, perché altri lavori non ti fanno guadagnare altrettanto e non ti lasciano tempo per fare null’altro, incluso studiare e formarti per trovare altro lavoro nel futuro, e meglio è per tutte. Non siete d’accordo? O è meglio che emigriamo tutte in Svizzera?

Ps: questa è una storia vera. Grazie a chi me l’ha raccontata. Ogni riferimento a cose, fatti e persone è puramente casuale.

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2 pensieri su “Sono una sex worker e questi sono i conti di una come me”

  1. Beh se un cliente sceglie indifferentemente tra un trans ed una donna, allora non vale più neppure il regime di mercato in concorrenza monopolistica.

    Se il problema sono le mestruazioni, col trans non ci si va ugualmente.

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