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Quelle che “se non sei madre non vali niente”

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Lo sappiamo: uno degli argomenti preferiti di alcune donne che hanno voglia di vedere in giro loro cloni è quello della maternità. Pare che non abbiano di meglio da fare che rompere le ovaie a quelle che di figli non ne hanno, per una qualunque tra le mille ragioni possibili, così da sentirsi forse, non so, più realizzate? Migliori? Superiori? Non si sa. Fatto sta che tante, purtroppo, sono le “amiche” che dopo aver stra-bestemmiato per la fatica che fanno ogni giorno, devono pur vedere compensato quel sommo sacrificio.

E cosa c’è di meglio che dire a se stesse di aver compiuto la scelta giusta dicendo alle altre che stanno facendo quella sbagliata? Su questo blog il tema della maternità, de-sacralizzato, parodiato, reso in forma più o meno realistica, è trattato in varie parti. A partire dalle parentesi ritagliate sulle “Preoccupazioni paterne” poi quelle della “Beddamatresantissima” e quell’altra, più analitica, che ragiona di madri cattive, inesistenza di istinto materno and so on. In basso trovate alcuni dei link che vi conducono in quelle vie (per l’inferno… uhhhhh), ma prima vi invito a leggere la bella mail che mi ha inviato una lettrice/amica che così racconta:

Ciao, ti do del tu perché a furia di leggerti mi sei affine, o per lo meno mi dai questa sensazione.
Ho sempre trovato il tuo lavoro molto interessante: crei dibattiti su temi che spesso qui in provincia sono proibiti e crei anche momenti di solidarietà e incontro difficili nella vita reale tra donne.
Ti scrivo perché ho appena vissuto una serata tremenda, al limite tra l’assurdo e il grottesco e vorrei condividerla con qualcuno che capisca cosa sto provando ancora.
Mi spiego meglio: cena tra colleghi e amici del mio compagno, tutte coppie, con più figli, di età dai 18 ai 50 anni.
I bambini giocano, gli adulti parlano: uomini fuori al barbecue e donne dentro ad apparecchiare la tavola.
Poco male, c’è freddo e mi fa comodo stare al caldo dentro casa.
La bambina più piccola, 18 mesi, mi si avvicina e per farla passare da un lato all’altro del tavolo la prendo in braccio e da lì inizia la tragedia.
Noi abbiamo chiuso i battenti, ma tu perché non li hai ancora aperti? Vedi come ti sta bene addosso?” esordisce la 50enne capobanda delle mamme per anzianità della serata.
Io la guardo, guardo la bambina che tengo sospesa sul tavolo e penso che non possa essere seria perché a me la bambina non sembra un vestito da indossare una sera “che mi può stare bene addosso“.
Sto zitta e consegno la bambina alla giovane mamma di 18 anni (io ne ho 25).
Prosegue però l’attacco: “non capisco cosa aspettiate, il tuo compagno ha quasi 30 anni e poi lo sai che col lavoro che fanno…” e lascia cadere la frase mentre a me rotolano le ovaie sotto al tavolo ben farcite di cisti.
Continuo a fissarla per capire dove vuole arrivare e per non creare inutili dissapori, visto che ancora la cena non era iniziata.
Forse dovresti pensare di farlo un biologico, se non lo fate adesso…” interviene un’altra e lì per lì non capisco che dice con questo biologico, rifletto un po’ e chiedo una spiegazione.
Il biologico è il figlio programmato in modo che nasca durante il fermo biologico, periodo in cui i mariti/compagni sono a casa.
Annuisco, visibilmente poco convinta, senza però aggiungere nulla sperando che cambino argomento, ma il mio gioco del silenzio non funziona e le argomentazioni pro iniziano a fioccare: non starai sola, poi invecchi, lui invecchia, i soldi non fanno la felicità, dove si vive in due si vive in tre etc…
Mi limito ad annuire e cercando di smorzare la tensione dico che stiamo bene così coi nostri figli pelosi.
Dentro, però, in quella bolgia di madri mi sento quasi inadeguata, incompleta, fuori posto. Spero che da un momento all’altro entrino gli uomini con la carne e le loro chiacchiere più leggere e che si aprano le bottiglie di vino.
Niente, non succede nulla di tutto questo e non so come e perché si passa a parlare del mio matrimonio che ancora non c’è intenzione di celebrare ma che loro vivamente consigliano di celebrare in chiesa con quel prete che è un po’ caro ma delizioso.
Affermo che non sono credente e riesco ad ottenere il gelo e finalmente il silenzio.
Onestamente sono felicissima di quell’attimo di pace.
Rientrano gli uomini, si siedono, si mangia. Bocche piene e niente chiacchiere.
Sono salva, forse.
Mentre mastico con entusiasmo, sfogando la tensione accumulata, penso al piccolo stipendio del mio compagno, alla casa in affitto, alla macchina da pagare, al mio precariato, alle mie ovaie policistiche, al “quando vorrà una gravidanza ci penseremo” del ginecologo e mi chiedo perché manchi solidarietà anche tra donne e perché se non hai un figlio sei un’aliena.
Vorrei potergli dare un po’ di stabilità a questo figlio che non so nemmeno se riusciremo a generare e vorrei che nascesse senza pressioni o tempi stabiliti da altri.
Ma forse chiedo troppo, per loro, sono solo una creatura di cristo che non produce frutto.

Leggi anche:

– La saga delle Preoccupazioni materne, da QUI, seguendo i link in fondo al post

– I post raggruppati su Tag Beddamatre Santissima

L’istinto materno non esiste

– Costruendo un discorso antimaterno

– Liberare la maternità – di Brigitte Vasallo

– Come hackerare il ruolo materno!

9 pensieri su “Quelle che “se non sei madre non vali niente””

  1. Nella cultura latina del Sud America ci si trova in una situazione ancora più estremizzata, la radice di pensiero è però la stessa, se non spingi almeno un passeggino perde valore il rapporto e la persona.

  2. Buonasera,
    sono Vittoria Cabras, addetta all’ufficio stampa per il progetto Lunàdigas, il web doc, realizzato dalle autrici Marilisa Piga e Nicoletta Nesler, che indaga sulla scelta di molte donne di non avere figli. Dopo aver letto con piacere il vostro articolo vorrei invitarvi a visionare il documentario web disponibile sul sito webdoc.lunadigas.com.
    Vi porgo

  3. Brr.
    Personalmente ho sempre pensato di non volere figli, poi quando mi sono ritrovata a stare bene con un uomo, ho sognato figli, famiglia e matrimonio.
    Forse è naturale arrivare a desiderare certe cose, perché è come dire che alla nostra relazione diamo quella importanza e solennità che c’è dietro i suddetti passi.
    Tuttavia il non compierli non rende meno solenne una relazione, se è appena nata – ad esempio – e ancora non se ne è parlato e si è immaturi come coppia.
    E certamente il non volere/avere figli non rende una donna meno donna, come se per identificarci in quello che già siamo dobbiamo anche portare medaglie sul petto solo da esporre.

    1. Non è detto che la maturità di coppia coincida con il fare dei figli; io stò con il mio compagno da quando eravamo adolescenti, quindi da più di dieci anni e di avere figli non ne vogliamo neppure sentir parlare. Non é una questione di lavoro poichè io non ho un occupazione ne di problemi economici che non abbiamo, Ma di una scelta ponderata che ci permette di vivere appieno la nostra armonia di coppia e di dedicarci alle nostre passioni.

  4. Mi sento “fortunata” perché alla domanda “perché non fate un piccolo?” posso rispondere “sono sterile”. Vivo questo mio stato a periodi: a volte credo che è veramente una fortuna e vista la mia situazione finanziaria non devo preoccuparmi degli “imprevisti”, a volte invece penso che se un giorno la mia situazione finanziaria cambierà non avrò mai quella scelta tra l’avere e il non avere. Guardo i miei nipoti e so che gli amo con tutto il mio cuore. Magari se avessi avuto la possibilità di avere un figlio io, avrei potuto regalargli tutto il mio amore che si è accumulato negli anni e che non ho mai saputo a chi dare. O forse sarei impazzita cercando di tirare su un essere senza una casa e senza un lavoro fisso. Però su una cosa sono certa: sarebbe uno sbaglio enorme fare queste scelte appoggiandosi sull’opinione degli altri. Nessuno saprà mai meglio dei diretti interessati se la vostra coppia è pronta di proliferare o meno. Ma anche se sapessero tutto quando di voi rimarrebbe sempre il fatto che non sono ca**i loro.

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