Comunicazione, Critica femminista, Questa Donna No, R-Esistenze

Le pubblicità che evocano il modello di donna anni ’50

Unknown2Giorni fa sentivo mia figlia bestemmiare. Le chiedo: cara, che succede? Mi dice che non ne può più di vedere in tv la donna sullo stile anni ’50 che non fa altro che cucinare per la famigghia (etero), o si immola sull’altare della patria dichiarando di averci l’istinto materno. E poi, mi dice: “c‘è quella tipa della pubblicità del latte in polvere che mi fa venire l’orticaria. Ogni volta che la vedo spuntare ho voglia di avere in mano un lanciafiamme, e ti giuro che non sono affatto violenta, anzi. Ma se c’è un pensiero che mi viene spontaneo è quello che dice “abbattetela”“. Ovviamente non intende in senso reale, la mia prole scherza e non farebbe del male ad una mosca, ma è un modo colorito e oltremodo diretto di esprimere la sua opinione.

Allora guardo attentamente ‘ste pubblicità e lei mi ripropone quella che per l’appunto avevo commentato solo qualche giorno fa con altri amici e amiche. La tipa che dice che senza il dado nella caponata non c’è famiglia. A parte il fatto che ha una pronuncia siciliana che neanche Camilleri avrebbe osato tanto e poi dove si è mai sentito che metti un concentrato di glutammato nella caponata? E le olive snocciolate? Davvero? Insomma la tizia mi sembra recitare per davvero il ruolo della moglie/madre felice e pronta a soddisfare il palato di marito e figli. Poi c’è l’altra che parla di latte in polvere, come se fosse la panacea per tutti i mali, e ‘sta signora in rosa che fa dei versi strani, al punto che se fossi io la figlia direi, ma va là, per favore, cresci un pochino. Cosa c’entra il latte in polvere con l’istinto di mamma poi non s’è capito. E davvero le mamme hanno l’istinto materno? Ci sarebbero mille ragioni per dire che non ce l’hanno affatto. Noi non abbiamo l’istinto materno e l’indole da strafelici curatrici familiari.

cucinare con la mammaMi viene in mente anche un vecchio film in cui c’era la scuola che generava la moglie perfetta per fare felice il proprio uomo. Tutte con la stessa acconciatura e l’abito elegante, i tacchi mentre si sta in cucina e l’unico hobby che avevano era l’incontro settimanale per l’acquisto di cosmetici.

In mezzo a queste pubblicità c’è quella dei pasti che si riscaldano in microonde che parla di una coppia gay, e per quanto sia gradevole ascoltare qualcosa di diverso, a rappresentare altro genere di relazioni, quasi mi dispiace che almeno loro non trasgrediscano quel quadretto teneramente familiare in cui non ci sono contraddizioni e autonomie svelate.

Cosa gli prende ai pubblicitari che si sono fissati con questi personaggi, quelli femminili, vecchi di un secolo? E mi viene in mente una sola risposta. Tutto va di pari passo al regresso culturale del paese, al paternalismo che regna sovrano, al fatto che le donne tornano a casa, sotto tutela, senza neanche più cercare un lavoro perché non c’è e ci viene prospettata una ricetta vecchissima di una ipotetica felicità irrealizzabile al giorno d’oggi, in special modo se si fissano ruoli di genere così marcati.

Pubblicità-dei-cioccolatini-Whitmans-per-la-Festa-della-Mamma-1951Questa cosa va di pari passo anche col “monitoraggio” sulla comunicazione “sessista” che oramai è diventato un modo inquisitorio di censurare donne seminude e trasgressive. Viene censurata la figura di donna che soddisfa il proprio piacere senza ulteriori fini. La sex symbol viene sostituita con la fidanzata che si aspetta in regalo un gioiello o con la mamma felice, la casalinga che gioisce perché ha eliminato ogni filo di polvere dai mobili, o con la solita figura di donna che se adulta è incontinente, con la dentiera, con il prurito intimo e con l’impossibilità di esibire, che so, un capo intimo per adulte.

Tutto ciò mentre puoi guardare a ripetizione spot che parlano di un modello unico di perfezione femminile. E fai gli addominali, scrocchia i muscoli con quell’altro strumento, accattativillu, sudate e ri-sudate perché altrimenti non vi si piglia nessuno. Allora chiedo: è solo mia figlia, o io, che ipotizziamo un regresso culturale che ci porterà in luoghi spiacevoli o sta accadendo veramente? Voi che ne dite?

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6 pensieri su “Le pubblicità che evocano il modello di donna anni ’50”

  1. Che non ho mai visto una pubblicita’ che aiuti le donne lavoratrici con prole e marito a sbarcare il lunario. E che ne dici della pubblicita’ con lei che ha il ciclo mestruale e sbatte fuori il compagno???? Mica in quei giorni siamo criminali!

  2. vi segnalo un paio di articoli di un blog che certamente ha scopi e argomenti completamente diversi da questo, ma in fondo sulla pubblicità del latte artificiale dice qualcosa di analogo: lo scopo della pubblicità è quello di convincere le donne che sono delle inette, che sbagliano tutto e non sono in grado di fare il meglio per i loro figli fino a che non vengono in loro soccorso le case produttrici di baby food. Gli articoli sono questi: http://www.autosvezzamento.it/pubblicita-latte-proseguimento-artificiale-donne/?PageSpeed=noscript http://www.autosvezzamento.it/pubblicita-istinto-di-mamma/ a loro segnalerò il vostro. 😉

  3. La pubblicità prende dall’esistente e lo amplifica di quel pochissimo necessario ad essere notata e ricordata. La pubblicità è uno specchio che riflette il malcostume, l’ovvietà gli stereotipi… Per questo non gioisco e non credo in un progresso nemmeno quando vedo pubblicità con coppie gay, perchè sono semplicemente entrati anch’essi nell’immaginario collettivo con uno stereotipo ,diverso da prima magari, ma sempre limitante.

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