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Chi dice che le donne che indossano il velo non siano “libere”?

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Vi ricordate l’Oriana Fallaci ultima maniera? Scriveva cose perfettamente affini alla politica di Bush e paventava una presunta minaccia islamica che avrebbe colpito l’occidente. I suoi ultimi scritti, se non erro, furono pubblicati su Il Giornale o Libero. Lei ricevette il plauso del centro destra nel quale spiccava una Santanché intenzionata a liberare le donne dal velo, anche se quelle donne non volevano essere liberate e poi c’erano i leghisti che lanciavano strali ogni volta che qualcuno pronunciava la parola “moschea”.

In occasione dell’attacco americano in Afghanistan, spacciato per una spedizione di liberazione per le donne, quelle di Rawa dissero che restituire il potere ai talebani non fu esattamente una buona idea. Il punto era che gli americani usarono le donne come giustificazione per buttare bombe in quella terra e piazzare al potere un governo più affine agli interessi economici occidentali. Delle donne, infatti, non gliene fregava un accidenti e il nuovo governo applicò restrizioni alle loro vite senza che Bush battesse ciglio.

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La politica anti-islamica è realizzata da Israele che usa la presunta arretratezza culturale e il sessismo palestinese, e del mondo arabo in generale, come giustificazione per buttare bombe su Gaza e dintorni. L’ossessione per la “minaccia islamica” viene svelata anche nelle politiche di alcuni paesi europei. La Francia, per esempio, non ha mai abbandonato la propria indole neocolonialista e ha fatto molto discutere la posizione dei vari governi, di destra o sinistra, senza distinzione alcuna, uniti nell’idea di dover salvare le donne dalle costrizioni cui sarebbero state sottoposte dagli uomini musulmani. Sempre pronti a vedere il maschilismo altrove, meno che nelle case dei francesi doc, decisero che le donne musulmane non avrebbero potuto usare il velo nei luoghi di lavoro e che avrebbero dovuto civilizzarsi, ovvero “occidentalizzarsi”.

Questo genere di posizioni islamofobe sono state diffuse anche dalle Femen, che tra una tetta scoperta e l’altra, soprattutto in Francia, hanno pensato di essere in diritto di usare la faccenda di Amina per andare a offendere i musulmani tutti e a dichiarare le musulmane velate non sane di mente. Ed è questa la cosa più antipatica che emerge dalle posizioni di questi “femminismi” così preoccupati di colonizzare il cuore e la testa delle donne che hanno tutto il diritto di rintracciare entro la propria cultura strategie di liberazione che potrebbero perfino non corrispondere alle nostre. Difficile è per i femminismi neocolonialisti accettare l’idea che non bisogna infantilizzare le donne, in generale, sostituendosi a loro nella proposizione di rivendicazioni e istanze. Chi sono io per dire di cosa avrebbe bisogno una donna musulmana? Chi sono io per dire che quelle donne hanno bisogno di importare il mio concetto di libertà? Senza contare il fatto che per ogni ingerenza occidentale ai percorsi di liberazione autonomi dei vari territori la reazione di difesa di alcuni contesti arabi è quella di imporre ulteriore integralismo e assoluta fedeltà ai propri principi. Basta vedere come si vestivano, prima delle ingerenze americane, le donne in Iran, Palestina, e come si vestono ora. Le donne non portavano il velo e negli anni settanta andavano perfino in minigonna.

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Capirete perciò quanto mi stranisce leggere il post di Marina Terragni in cui dal titolo si capisce che le donne occidentali dovrebbero correre ai ripari e rifugiarsi sotto il cappello protettivo delle potenze occidentali per sventare la minaccia “islamista”. Parte con una critica alla misoginia di certi contesti irrispettosi nei confronti delle donne e li addebita all’Islam, come se io dicessi oggi che tutta la misoginia presente in Italia è (de)merito della religione cattolica, senza fare distinzioni tra zone estremamente rigide e zone libertarie e laiche. Parla di culture “tribali” e afferma che l’islamizzazione di vari luoghi “va di pari passo con l’imposizione di quegli usi che hanno a che vedere con la limitazione della libertà femminile”. Parla di una presunta ipocrisia nel rispetto della cultura e delle tradizioni delle donne che “scelgono liberamente di velarsi” e stabilisce che non è vero niente. Da donna occidentale qual è, Marina Terragni, sceglie di sostituirsi alle scelte di quelle donne e stabilisce che non sono libere affatto. Si velano, tutte, perché costrette.

E questo è lo stesso principio sostenuto dalle abolizioniste della prostituzione o dalle femministe antiporno quando stabiliscono che le donne sono libere solo quando compiono scelte a loro affini, diversamente sono tutte schiave. Terragni, in un passo, parla poi della debolezza Europea che avrebbe “ceduto alla forza di quel credo” e non capisco cosa voglia dire. Bisogna impedire loro di praticare la religione in cui credono? Bruciamo le moschee? Arrestiamo la gente musulmana? Li facciamo convertire al cattolicesimo con la forza? E qui mi vengono in mente parentesi inquisitorie descritte dallo storico Renda quando parla, per esempio, dell’operato di nobili e cardinali ai danni di persone di religione musulmana obbligate, con la forza, a convertirsi. Lo stesso veniva fatto, tanto per capirci, con gli ebrei, perchè quando si prende la via dell’imposizione di un’idea superiore alla quale tutti dovrebbero sottomettersi non si capisce davvero quale possa essere il limite.

Terragni però dice che la tolleranza e l’atteggiamento dialogante sarebbe frutto di “Ignavia borghese” (?!?) e che lei, a differenza di altre, non vuole più tacere. Dichiara di voler rompere il silenzio e di riconoscere la “misoginia come costitutiva dell’islamismo”.

Ho avuto modo di conoscere molte persone di mentalità diversa dalla mia e mai mi sono sognata di parlare di misoginia costitutiva di questa o quella cultura. Parto dal presupposto che per me un po’ tutte le religioni sono origine di pensieri di superiorità, ora di quella etnia e ora dell’altra. Non mi riesce semplice parlare di quel che si potrebbe fare per le donne di tutto il mondo perché per me il problema non sono le “religioni” o i contesti nei quali queste donne tentano un percorso di emancipazione. Il maschilismo è presente ovunque e mi risulta che le leggi a tutela delle donne che subiscono violenza non discriminino nessuno, a meno che non si voglia fare diventare il tema della violenza sulle donne qualcosa a sfondo etnico quando sappiamo benissimo che le donne subiscono violenza principalmente dagli italiani. Dunque a cosa si mira? A leggi discriminatorie e un po’ razziste come quella francese? A norme dettate da una mentalità sovradeterminante e destrorsa che intende colonizzare la testa delle donne che non ci somigliano? E davvero si ritiene così di favorire i percorsi di liberazione? O piuttosto capiterà di vedere quelle donne rifugiarsi in un integralismo ancora più diffuso?

Io non porto il velo, e l’imposizione che avverto oggi è quella che riguarda l’esposizione del mio corpo. Un’altra religione, femminil/femminista, dice che il mio corpo nudo rappresenterebbe un mancato rispetto della mia dignità di persona. Le donne che portano il velo si sentono dire che dovrebbero toglierlo per mostrare di essere più libere. Quando ci convinceremo del fatto che la libertà delle donne non è frutto dell’imposizione di chi vuole colonizzare il mondo con una sola idea di libertà? Quando ci convinceremo del fatto che le donne sono tante e diverse e dobbiamo accettarle e crescere con loro, nel pieno rispetto delle loro culture? Quando ci convinceremo del fatto che bisognerebbe supportare le rivendicazioni a partire da chi le espone in propria rappresentanza, a nome proprio e non a nome di altre che così diventano mute e invisibili? Quante volte le donne dovranno sentirsi dire che non è affatto vero che sono libere anche se dichiarano di esserlo?

Appena ieri scrivevo di un femminismo che infantilizza le donne. Ecco: il percorso inverso sarebbe quello di chiedere alle dirette interessate cominciando a considerarle soggetti invece che oggetti: voi, donne dell’Islam, musulmane, arabe, quel che volete voi, cosa desiderate? Quali sono le vostre rivendicazioni? In cosa io posso esservi utile? In cosa la Terragni può esservi utile?

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#Francia: dopo l’attentato ecco l’isteria collettiva e la spinta islamofoba

11 pensieri su “Chi dice che le donne che indossano il velo non siano “libere”?”

  1. E’ un tema molto complesso e certi binomi donne-cultura presenti in determinati paesi sono di difficile comprensione se si ignorano tanti fattori cruciali e soprattutto se si adoperano dei casi “emblematici” per usarli a scopo di propaganda.Un pò come accade con l’India di cui mai si è parlato tanto in italia se non dopo l’episodio in cui sono implicati i due soldati. Da quel momento ogni giorno in italia vengono riportati episodi di stupri ecc utili a dipingere il paese come arretrato.
    Il guaio è che a chi fa ciò in realtà non importa nulla ne delle donne indiane ne tantomeno delle donne italiane. Detto ciò, personalmente trovo che determinate religioni nascano come mezzo di potere e nascano maschiliste a prescindere. E’ Eva a nascere da Adamo e non viceversa.Lo stesso dio che prima crea dalla creta poi però usa Maria per mettere al mondo il suo figlio dimenticandosi che poteva usare di nuovo la creta!La donna viene comunque sempre dopo. E nelle altre religioni è anche peggio. Questo per dire che, un pò tutte risentono delle culture maschiliste delle origini per cui, fosse per me le combatterei un pò tutte a prescindere.Ma non con le bombe ovviamente!Le combatterei col dialogo certo che la dove l’illuminismo ha migliorato tanti aspetti delle nostre vite potrebbe migliorare anche altre culture e noi stessi potremmo prendere quel che c’è di buono dalle altre.Solo se ci si apre e confronta si cresce. I muri non servono se non a chi ha interesse a costruirli prima per bombardarli poi.

    1. Ti ho letto volentieri, ma io credo che la premessa di un dialogo qualunque debba essere l’onestà intellettuale e una maggiore attenzione a quello che l’altra effettivamente dice. Per esempio, tu scrivii che io parlerei di “un’Europa debole e sfinita che ha ceduto alla forza di quel credo”. Ebbene, quello non è affatto un pensiero mio. Ma per niente. Quello è un pensiero di Houellebecq che io sto riferendo: perché lo attribuisci a me, con tutte le considerazioni che ne conseguono? Inoltre ho constatato che molte e molti confondono il termine islamista con il termine islamico. La differenza è abissale. L’islamista non è un islamico, ovvero un fedele dell’Islam. L’islamista è un fanatico religioso che crede nel jihad e applica l’orrenda sharia. C’è una bella differenza, non credi? La minaccia islamista è quella roba lì: jihad, sharia, illibertà, mancanza di diritti, esecuzioni sommarie, prigionia, tortura, morte, sofferenza di milioni di donne, uomini, bambini. Questa minaccia è riconosciuta e stigmatizzata da tutto il femminismo musulmano. E perfino dal presidente egiziano al Sisi. Perché non da te?

      1. Cara Marina, ti ringrazio intanto per la risposta e le precisazioni. Forse neppure io sono riuscita a farmi comprendere e ovviamente chiedo scusa se ti ho attribuito pensieri che non ti appartengono. Mi era sembrato tu li avallassi in todo e quel che volevo raccontare era il pericolo di una generalizzazione. E’ ovvio che io riconosco estremismi ovunque. Così è per chi pratica la religione cattolica e così anche per chiunque altro. Alla spinta emotiva che deriva dall’attentato francese però ho visto seguire interventi – incluso il tuo o i tuoi post sulla tua pagina facebook – che secondo me inducono alla generalizzazione. Non tutti i musulmani sono estremisti o maschilisti, così come non lo sono molti cattolici che ereditano un credo senza che questo tolga loro laicità. Parlare delle donne musulmane come sottomesse, tutte, per esempio, a me sembra proprio un modo tutto occidentale di sgravarsi di responsabilità proprie sovradeterminando la libertà di scelta di quelle donne. E’ possibile trovare un punto di equilibrio per evitare di prestare il fianco alla deriva islamofoba che dimostrano tante persone di destra?

  2. Essere contrari al velo allo stesso modo in cui si è contrari al bigottismo che spesso descrivi in questo blog non solo è giusto, bensì sacrosanto: sono sicuro che non hai nulla in contrario se una donna decide di vivere secondo rigidi dettami morali che impediscono di comportarsi in modo del tutto normale (e libero), tuttavia non lesini critiche a questo modo di pensare così arcaico e irrispettoso della libertà. Ogni donna che accetta di portare il velo perchè la donna, per definizione, ha un ruolo subalterno rispetto all’uomo sarà una persona che educherà i propri figli alla violenza (non saprei come altro chiamare questi comportamenti). Leggi che impediscano di portare il velo sono stupide perchè inefficaci, ma tutto quello che si può fare per parlar male del velo e di altri simboli di oppressione deve essere propagandato il più possibile.

  3. Non ho mai parlato delle donne musulmane come “sottomesse tutte”. Ho amiche musulmane fieramente libere, con cui sono in costante dialogo politico. Semmai ho detto che la sottomissione delle donne è uno dei perni intorno ai quali gira il fondamentalismo islamista. Che sta cercando anche di sbranarsi l’amica Turchia. Vedo un significativo legame tra il nostro backlash e l’islamizzazione un numero sempre più grande di nazioni (onde evitare equivoci, islamizzazione=instaurazione di regimi islamisti, dove vige la sharia). Mi pare che troppa gente- soprattutto troppe donne- rifiuti di vedere quello che sta accadendo. Un’ignavia che potrebbe costare molto cara. Riconoscere che gli jihadisti sono nazisti assassini -a proposito: uno dei 2 ostaggi giapponesi è stato decapitato da poco- non significa essere islamofobi, né, come mi sono sentita incredibilmente dire, stare con Israele contro la Palestina. Un cretinismo che mi dà l’angoscia.

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