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Sono schiava del ruolo di cura e vorrei disertare

Lui parla parla parla, io devo sopportarlo. Ho un suocero che soffre di una serie di disturbi per i quali abbiamo dovuto rivolgerci ad uno psichiatra. Se gli dici di fare un attimo di silenzio perché il mal di testa mi massacra lui si arrabbia e fa un gesto con la mano come per minacciarmi di prendermi a legnate. Ho paura, francamente, di restare da sola con lui, ma mio marito non mi crede, sottovaluta e mi dice di non esagerare. In ogni caso non sapremmo a chi affidarlo perché l’ospedale lo piglia per assegnargli delle terapie e poi assegna a noi la responsabilità di fargliele prendere.

Sono una di quelle donne che non crede nell’invasività della psichiatria e non penso che i farmaci possano essere una panacea per tutti i mali, perché tanti problemi diagnosticati in psichiatria, secondo me, sono problemi sociali. Giuro di essere una persona disponibile e che non avrei mai pensato di poter dire queste cose, ma non ce la faccio più. Mi sono ritrovata a suggerire l’assunzione di una badante e subito dopo a sentirmi in colpa perché affidare mio suocero ad un’altra donna sarebbe un atto di pura cattiveria. D’altronde mio marito lavora tutto il giorno e quindi non resto che io a badare a lui oltre che ai due figli, per fortuna grandi, che vivono con noi.

Non so come facessero ai tempi in cui vivevano tutti assieme, all’ombra del grande padre padrone, il capo della stirpe, ma oggi è davvero impossibile sopportare queste cose. Vi giuro che non sono una persona cattiva ma qualche volta, in cuor mio, ho anche sperato che mio suocero morisse e mi sento molto male solo per averlo pensato. Mio marito è affezionato a suo padre, anche se il padre, in effetti, lo tratta a pesci in faccia. Però mio marito ha una sorta di timore reverenziale nei confronti di suo padre, come se sperasse, ancora, di riuscire a farsi voler bene. Fa di tutto per farsi dire una parola buona e dalla bocca di suo padre escono soltanto maledizioni e bestemmie.

Qualche giorno fa lui non si è limitato a tirare su la mano per accennare un pugno, mi ha proprio scaraventato addosso una sedia che ho scansato per miracolo. Mio suocero è violento, con la testa completamente andata e un percorso di pensieri di cui non comprendo né l’origine né la conclusione. Quello che mi chiedo è perché mai io non possa raccontare queste cose a nessuno. Perché devo confidarle ad una blogger che non conosco, sapendo che custodirà il mio segreto e non creerà conflitti con mio marito. Perché non posso parlarne con lui? Perché devo tenermi in casa un uomo che potrebbe creare un danno a me o ai miei figli?

Allora ho deciso di fare la parte della cattiva, giacché le nuore che non fanno le schiave dei familiari fino in fondo sono sempre considerate cattive. Metto da parte i miei sensi di colpa e reclamo il mio spazio, la sicurezza nel mio privato, ché io non debba ritrovarmi un bel giorno accoltellata o massacrata di pugni da questo vecchio fuori di testa. Non so chi potrà badare a lui e non voglio che lui finisca sotto i ponti o rinchiuso da qualche parte ma ho bisogno d’aria, di respiro, di spazio e di non vivere nella paura e nell’insicurezza che quell’uomo mi genera. Mi spiace che mio marito continui a nutrire per suo padre un timore che scambia per rispetto, ben sapendo che quell’uomo, per lui, non ha fatto assolutamente nulla, ma io non sono sua figlia e anche se lo fossi non gli devo comunque niente.

Ditemi, perché mai una donna che ha a cuore la propria vita deve essere considerata una sorta di disertrice del ruolo di cura? Perché tutti quanti non fanno altro che dirmi cose che mi fanno sentire in colpa? Perché deve essere questa la mia condanna?

Ps: questa è una storia vera. Grazie a chi me l’ha raccontata. Ogni riferimento a cose, fatti e persone è puramente casuale. Con un augurio di buon tutto anche per lei.

3 pensieri su “Sono schiava del ruolo di cura e vorrei disertare”

  1. Circondati di persone che ti comprendono piuttosto che di giudici moralisti e ri-prenditi i tuoi spazi, se ci riesci. Buona fortuna!

  2. E triste vedere come tante persone, alla disperata ricerca di un affetto che mai hanno avuto e mai avranno, siano disposte a sacrificare le famiglie che si sono formati a propria volta.
    Un abbraccio.

  3. ma chi lo dice che non puoi? tu devi disertare…se i tuoi figli sono adulti, dunque osservatori di questo disagio e della pericolosità, alleati con loro per parlare a cuore aperto con tuo marito, la patologia di tuo suocero necessita di cure ed anche di ” sorveglianza”, dunque nessun senso di colpa, anche se fosse tuo padre, ci sono situazioni che non si possono gestire in famiglia.Spero che tui marito per il bene di tutti capisca la situazione. Un augurio sincero.

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