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La #Fiorentina e il paternalismo di un’immagine antiviolenza

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Analisi della comunicazione di quel che abbiamo visto ieri. Immagini di donne con i lividi, uomini pronti a difenderle. Donne impotenti e paternalismo a go’ go’. La sintesi di questi concetti espressi con una cattiva comunicazione sta nell’immagine diffusa dalla Fiorentina (squadra di calcio) che potete vedere sopra. Ci sono gli uomini che proteggono le donne. Fossero state le donne avanti a tutti a dire che si difendono da sole o che sono, al massimo, affiancate, dai loro colleghi, il messaggio sarebbe stato completamente diverso. Così invece si investe sul paternalismo maschile, i tutori, i cavalieri, che difendono donne incapaci di farlo da sole.

Ho già scritto del fatto che giusto un pezzo di femminismo e movimento antiviolenza ha deciso di sollecitare il lato peggiore degli uomini. Donne che reinterpretano un maternage antico che sollecitano gli uomini ad assumere il ruolo che per tradizione sessista gli spetta. Dovranno osservare, controllare e difendere le donne.

Ma la violenza non si risolve in questo modo e mandare in giro queste immagini significa educare le donne a delegare e ad affidarsi all’uomo forte, alle istituzioni, allo Stato, ai tutori, invece che alla propria percezione e alla propria capacità di reazione per liberarsi. Sollecitare e galvanizzare il paternalismo maschile, poi, non ci fa molto bene perché quella dei patriarchi buoni non è che l’altra faccia della medaglia. Si tratta comunque di un linguaggio maschile, di cultura patriarcale. Si tratta di un messaggio che non mette in primo piano la forza delle donne, il loro protagonismo e la loro soggettività.

La violenza non si risolve sollecitando risse testosteroniche tra uomini. Chi crea campagne in cui è l’uomo a difendere la donna che subisce violenza non ha ben compreso il senso di una battaglia che va fatta affinché le donne guadagnino in autostima, sicurezza, soggettività, protagonismo. No alle campagne come quella fatta da calciatori e sportivi che ribadiscono un paternalismo insopportabile.

Bocciata, dunque, per quel che mi riguarda questa immagine assieme a molte altre nelle quali le donne sono state descritte come delle amebe, incapaci di intendere e volere, esteticamente a posto, livido incluso. La comunicazione antiviolenza non è un gioco e non ci si può improvvisare così, per buona fede e ottime intenzioni. Sarebbe il caso, se mai qualcuno volesse inventare un’altra campagna antiviolenza chiedere a chi si occupa di questo da tanto tempo. Sarebbe il caso.

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7 pensieri su “La #Fiorentina e il paternalismo di un’immagine antiviolenza”

  1. E si, il messaggio che arriva è quello del principe azzurro a cui ambire. Beh, non mi sono mai sentito un principe azzurro e anche questa è una immagine stereotipata da superare. Avrei preferito una immagine di uomini e donne affiancati dove nessuno protegge nessuno perché non ce n’è bisogno.

  2. quindi per capire…se vedo una donna per strada che viene picchiata da un compagno non devo intervenire perchè sono un uomo? dovrei chiamare un’altra donna per farlo oppure devo solo fare il tifo da lontano per la donna? Cioè visto che il femminismo lo avete inventato, ci avete guadagnato i giusti diritti, e poi lo avete trasformato in sessismo mascherato al contrario, fate sapere cosa volete che facciano gli uomini in questi casi

    1. stiamo parlando di comunicazione e non di responsabilizzazione delle persone, in generale, che scelgono o meno di sentirsi coinvolti quando la vicina di casa o la passante è coinvolta in una situazione di violenza. la comunicazione non tende a sollecitare il paternalismo degli uomini. se la fai per dare fiducia alle donne devi puntare sulla loro autostima. l’investimento sull’autostima del tutore e del cavaliere mi pare che sia stato fatto da secoli. anche basta. ora.
      il punto è: si riesce a fare una battaglia culturale rinunciando ad assegnare protagonismo agli uomini quando quel protagonismo dovrebbe essere assegnato alle donne?
      vedi anche questo pessimo spot https://abbattoimuri.wordpress.com/2014/11/27/benetton-lantiviolenza-e-il-paternalismo-di-uno-spot/

    2. Chemist è il messaggio che è sbagliato, gli uomini che fanno un cordone di sicurezza, rinsalda lo stereotipo della donna debole bisognosa di protezione. Quando sappiamo che non è così. Intervenire quando viene commesso un crimine di violenza o un abuso è un atto di solidarietà sociale al di là del sesso di chi interviene, pensa che io stessa 17 anni (sprezzante del pericolo,) ho difeso una ragazzina da un “maniaco” che allungava le mani sull’autobus. Se ti senti in grado di aiutare una persona in difficoltà nessuna ti dic eche sei maschilista.

  3. Poi al limite io mica ho bisogno di un uomo che si dica pronto a difendermi, sarei già felice di un uomo che si dica pronto a non offendermi, anche quando magari gli viene scomodo (ovvero che non offendendo, io posso avere più potere di lui, guadagnare più di lui, essere magari io in condizione di proteggerlo). Ma a parte lo scomodo, ecco, quello che è il punto è stato detto benissimo nel post.

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