Negli Stati Uniti la pressione antiabortista è forte. Qualche Stato ha concesso l’aborto legale e tra questi c’è il Tennessee salvo che, su pressione antiabortista, esige infinite verifiche prima di riconoscere il diritto di scelta delle donne. Negli ultimi anni è intervenuta una norma che dice che la donna che vuole abortire dovrà superare controlli, perizie psichiatriche e dovrà anche sottoscrivere mille documenti in cui afferma di non essere stata in nessun modo obbligata da nessuno a compiere quella scelta.
La filosofia che sta alla base di questa via crucis è la stessa che si vorrebbe applicata anche in Italia. Le donne sono soggetti deboli, i corpi delle donne vengono affidati alla tutela dello Stato, la nostra decisione non viene presa in considerazione fintanto che non dimostriamo di essere in grado di intendere e volere e per verificare le nostre condizioni mentali, per il nostro bene, da molti anni, ormai, tentano in ogni modo possibile di fare accedere la gente dei movimenti no/choice nei consultori. Sicché gli antiabortisti sono sempre sul piede di guerra e le donne sono perennemente obbligate a lottare anche solo per il mantenimento in vita dell’unica, inapplicata, legge che abbiamo, la legge 194.
Dicevo dunque del Tennessee. Gli antiabortisti non hanno mai mollato effettivamente il colpo, così continuano a premere, in una logica misogina, affinché le donne incinta siano sempre tenute sotto controllo. Da quelle parti quello che porti in grembo appartiene allo Stato ed è consegnato alla sua tutela, lo è a tal punto che una recente legge ha stabilito di incriminare le donne che per disgrazia decidono di fare uso di droghe durante la gravidanza. Proibizionismo vuole che ti arrestano se ti fai una canna ma non se bevi i fumi sigarette.
Se la questione a qualcuno potrebbe sembrare di buon senso in realtà non lo è affatto, perché è indice di un livello di autoritarismo tale da non tenere conto della volontà della donna. Se tu sei incinta non esisti più. Sei sotto controllo, una sorvegliata speciale, perché devi generare il figlio della patria a costo di smettere di essere soggetto autodeterminato. La determinazione in questo caso si riferisce al proprio stato di salute, perché il concetto che passa è che tu puoi anche spararti in testa, se lo vuoi, ma il tuo ovulo fecondato appartiene allo Stato e ad esso rispondi se gli creerai un danno.
Il primo arresto di una donna è stato celebrato dalla stampa di recente e quello che sconvolge è come non si reperisca, almeno in rete, una voce femminista autorevole che almeno dica che è gravissimo mettere sotto tutela una donna incinta fregandosene in realtà del suo stato di salute. Non è di lei che importa qualcosa ma è il feto che deve essere tutelato.
Da parte degli antiabortisti questa è in qualche modo una conquista perché si stabilisce un serio precedente per rivendicare l’espropriazione della determinazione di una donna quando è incinta. Il prossimo passo quale sarà? Che lei sarà arrestata perché ha deciso che prima di un embrione veniva la sua personale decisione ad abortire?
E in Italia? Dobbiamo aspettarci una cosa del genere? Soprattutto ora che perfino alcune femministe cominciano a dire che “il tuo corpo non è il tuo”, richiamando il concetto fascista di corpo come bene sociale, abbiamo qualche speranza di scamparla?
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